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Francesco Lauretta – Finisterre
Francesco Lauretta non teme l’olografia e ama assumersi grandi rischi quando sceglie di dipingere in maniera realistica e iperdettagliata scene di vita quotidiana legate alla storia e al paesaggio meridionale
Comunicato stampa
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In contemporanea con la grande mostra dedicata ai capolavori di Renato Guttuso, le sale storiche di Palazzo Bricherasio ospitano la personale di Francesco Lauretta, siciliano di Ispica (provincia di Ragusa), attivo da molti anni a Torino.
Ed è ben più che una coincidenza, in quanto la poetica di Lauretta è legata a doppio filo con la sicilianità, non solo perché propria terra d’origine ma anche in quanto condizione esistenziale che, inevitabilmente, condiziona lo sguardo sul mondo.
Francesco Lauretta non teme l’olografia e ama assumersi grandi rischi quando sceglie di dipingere in maniera realistica e iperdettagliata scene di vita quotidiana legate alla storia e al paesaggio meridionale. Il titolo della mostra Finisterre, ovvero luoghi di fine, descrive un viaggio che comincia da una moderna Vucciria provocatoriamente denominata Avanguardia, realizzata con intenti ed effetti figurativi tradizionalisti e banali, e una Conversione, una tela dipinta in bianconero che rappresenta la “lapidazione” del pittore, metafora del disagio esistenziale per un artista che opera in luoghi dove la comunicazione è quasi impossibile, se non insostenibile.
”Ho occupato cinque sale del Palazzo Bricherasio – spiega Lauretta - in modo che una volta visitata la mostra, lo spettatore possa raccogliere la sensazione per cui questa pittura sembra venire da lontanissimo e comprenderne il motivo della resistenza al moderno e all’omologazione.” I temi sono così le feste religiose, una mattanza significativamente intitolata Viaggio Sentimentale, nature morte, contadini, il funerale del nonno, per chiudersi in un paesaggio plumbeo, Finisterre appunto, di Agrigento vista dalla Valle dei Templi, “l’atroce futuro raccolto sotto un cielo metallico e tagliente che pare sputare lacrime.” C’è un’attitudine malinconica e archeologica lungo il percorso che tende ad allontanare lo sguardo sui resti umani: alla leggerezza spettacolare della Vucciria di guttusiana memoria d’inizio, risponde la pesantezza severa e indimenticabile della fine di Agrigento. L’ uscita è una liberazione, una benedizione che bisogna scontare, sostenere, “ allontanare”.
Accanto alle opere pittoriche Francesco Lauretta presenta una selezione di video, dallo stile sarcastico, tagliente e grottesco, vicino per ispirazione al linguaggio del cinema di Ciprì e Maresco, interpreti “contro” della sicilianità come luogo comune.
In occasione della mostra verrà edito un catalogo con un testo critico di Luca Beatrice frapposto ad una conversazione con l’artista.
Ed è ben più che una coincidenza, in quanto la poetica di Lauretta è legata a doppio filo con la sicilianità, non solo perché propria terra d’origine ma anche in quanto condizione esistenziale che, inevitabilmente, condiziona lo sguardo sul mondo.
Francesco Lauretta non teme l’olografia e ama assumersi grandi rischi quando sceglie di dipingere in maniera realistica e iperdettagliata scene di vita quotidiana legate alla storia e al paesaggio meridionale. Il titolo della mostra Finisterre, ovvero luoghi di fine, descrive un viaggio che comincia da una moderna Vucciria provocatoriamente denominata Avanguardia, realizzata con intenti ed effetti figurativi tradizionalisti e banali, e una Conversione, una tela dipinta in bianconero che rappresenta la “lapidazione” del pittore, metafora del disagio esistenziale per un artista che opera in luoghi dove la comunicazione è quasi impossibile, se non insostenibile.
”Ho occupato cinque sale del Palazzo Bricherasio – spiega Lauretta - in modo che una volta visitata la mostra, lo spettatore possa raccogliere la sensazione per cui questa pittura sembra venire da lontanissimo e comprenderne il motivo della resistenza al moderno e all’omologazione.” I temi sono così le feste religiose, una mattanza significativamente intitolata Viaggio Sentimentale, nature morte, contadini, il funerale del nonno, per chiudersi in un paesaggio plumbeo, Finisterre appunto, di Agrigento vista dalla Valle dei Templi, “l’atroce futuro raccolto sotto un cielo metallico e tagliente che pare sputare lacrime.” C’è un’attitudine malinconica e archeologica lungo il percorso che tende ad allontanare lo sguardo sui resti umani: alla leggerezza spettacolare della Vucciria di guttusiana memoria d’inizio, risponde la pesantezza severa e indimenticabile della fine di Agrigento. L’ uscita è una liberazione, una benedizione che bisogna scontare, sostenere, “ allontanare”.
Accanto alle opere pittoriche Francesco Lauretta presenta una selezione di video, dallo stile sarcastico, tagliente e grottesco, vicino per ispirazione al linguaggio del cinema di Ciprì e Maresco, interpreti “contro” della sicilianità come luogo comune.
In occasione della mostra verrà edito un catalogo con un testo critico di Luca Beatrice frapposto ad una conversazione con l’artista.
12
aprile 2005
Francesco Lauretta – Finisterre
Dal 12 aprile al primo maggio 2005
arte contemporanea
Location
PALAZZO BRICHERASIO
Torino, Via Giuseppe Luigi Lagrange, 20, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Luigi Lagrange, 20, (Torino)
Biglietti
Intero: € 7; Ridotto: € 5; Gruppi e convenzioni: € 6
Orario di apertura
lunedì 14.30–19.30. Da martedì a domenica 9.30–19.30
Apertura serale: giovedì e sabato fino alle 22.30
Vernissage
12 Aprile 2005, ore 19
Autore
Curatore