Si inaugura lunedì 28 febbraio 2005, presso la Galleria A.A.M. ARCHITETTURA ARTE MODERNA, una mostra dedicata a Franco Purini, che con la nuova serie di disegni dal titolo “INIZI”, elaborata appositamente per l’occasione espositiva, festeggia i suoi primi quarant’anni di lavoro sul progetto attraverso disegni che, senza alludere ad una promessa di immediata progettualità, si pongono come veri e propri paesaggi teorici di riflessione sull’architettura. Si tratta di sedici disegni a china 40 x 40 cm su supporto di 70 x 50 cm che per l’architetto si pongono come una nuova importante occasione per compiere la costruzione della superficie tramite il segno grafico. Ciò che ne risulta è una stratificazione di linee e punti tale da assegnare ai disegni una compattezza materica e una corporeità che rendono queste opere molto “romane” nel loro suggerire in chi le osserva un senso di durevolezza, solidità, gravità. L’elemento uniformante dei disegni è il prorompente porsi alla ribalta visiva di forme geometriche elementari e di elementi primari che con grande energia fuoriescono da un fondo magmatico. Questa “materia oscura e metamorfica”, in cui si condensa l’essenza germinale della serie e si nasconde il “custode” del significato primo dell’opera, non appare però mai tenebrosa né luttuosa, perché liddove il nero si fa più impenetrabile, tagli di luce intervengono a interrompere questa profonda oscurità e a dare ulteriore risalto alla forza con cui sono tracciati i segni e ribadite le geometrie. Nonostante i titoli caratterizzino in senso architettonico tutta la sequenza, questi non fanno che accentuare l’ambiguità dell’intera serie rendendo difficile l’esegesi della stessa proprio perché tutta impostata sulla ripetizione di pochi elementi primari, sottoposti a variazioni minime ma necessarie. Ma c’è una tavola tuttavia che potrebbe suggerire la chiave di interpretazione dell’intero lavoro, quella in cui una piramide e il suo doppio, viste dall’alto, vengono definite “Dall’origine”. È quella trasposizione dell’occhio di Dio come piramide visiva a chiarire il senso dell’autore come veggente, che oltre a suggerire l’origine stessa della forma piramidale si assume il ruolo di interprete dell’intero universo formale. Allora si comprende come, nonostante i disegni non ricerchino alcun riferimento esplicito con l’universo architettonico, evocato in maniera diretta soltanto dai loro titoli, un pensiero architettonico sia pur sempre alla base di questo nuovo processo creativo che ancora una volta vede Purini intento a sondare il degré zero de l’écriture. Ed è proprio attraverso queste analisi ricorrenti sulle infinite potenzialità degli archetipi e delle geometrie elementari che le sue opere raggiungono un alto livello di complessità, che è tanto più compiuta quanto meno manifesta. Convinto della fondatezza della sentenza mieisana del less is more, che però egli interpreta non come la necessità di elidere gli elementi ma di nasconderli trasformandoli in assenze virtualmente presenti, l’architetto rifiuta l’autoreferenzialità e la subitaneità mediatica per tendere piuttosto a un’enigmatica implosione dei segni. Così l’addensarsi e il sovrapporsi delle linee e dei punti nella materia oscura non implica un loro annullarsi, al contrario sancisce il raggiungimento di un tale livello di astrazione da rasentare l’assoluto, in una dimensione in cui il prima dell’architettura e il dopo coincidono.

A conferma dell’avvio di una collaborazione tra la galleria A.A.M. e la libreria Punto Einaudi di Via Giulia 81/A, presso quest’ultima viene esposto un lavoro di Franco Purini.