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Franco Rognoni – Colore e Segno
Per l’occasione saranno esposte una trentina di opere rappresentative del percorso artistico del pittore milanese scomparso nel 1999.
Comunicato stampa
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Franco Rognoni nasce a Milano il 20 settembre 1913 da Giuseppe e Giuseppina Carabelli in una famiglia della piccola borghesia. Giovanissimo inizia a interessarsi del disegno e della pittura e, adolescente, frequenta le scuole tecniche di tessitura e quindi la Scuola superiore d’Arte applicata del Castello Sforzesco. Il critico Raffaello Giolli è il suo primo sostenitore, un importante riferimento culturale che consente a Rognoni di aprire nuovi orizzonti. Fin dal 1934 collabora come disegnatore a importanti riviste e quotidiani mentre nel ’38 espone per la prima volta. La sua formazione è influenzata da artisti come Sironi, de Pisis, Modigliani mentre la passione per i libri lo avvicina alle soluzioni grafiche e pittoriche dell’Espressionismo tedesco. Luino, sul Lago Maggiore, lo accoglie durante la guerra e qui si concentra sulla sua produzione che si arricchisce di incisioni, illustrazioni, mantenendo così un’importante collaborazione con molti periodici e dei contatti fondamentali con gli editori e i collezionisti. Nel primo dopoguerra torna a Milano e nel 1946 sposa Mariuccia Noè, con la quale condividerà per tutta la vita significativi interessi culturali. Nello studio di Lambrate nascono nuovi disegni e dipinti che hanno già in sé le tematiche fondamentali dell’artista. In particolare egli sviluppa un personalissimo linguaggio antiaccademico. Guido Ballo lo presenta a Milano nel 1953, in una personale che apre nuovi interessi nella critica. Quattro anni dopo la Rai gli propone un progetto di scenografo-costumista e la stessa attività viene svolta per la Piccola Scala e La Fenice di Venezia. Il pubblico e la critica apprezzano l’originalità di interpretazione degli spazi teatrali, aspetti che confluiscono nella pittura tramite l’utilizzo di una commistione tra decorazione, illustrazione, grafica e scenografia. Una contaminazione che si riflette anche nella mescolanza di ironia e dramma, con un gusto che non è azzardato definire musicale. E anche le amicizie dell’artista abbracciano soprattutto l’ambito letterario e musicale: Riccardo Malipiero, Vittorio Sereni, Piero Chiara, Dante Isella. Gli anni Cinquanta sono contraddistinti dal legame in esclusiva con la Galleria dell’Annunciata di Milano e con le mostre organizzate in tutta Europa. Tra gli anni Settanta e Ottanta la sua attenzione si sposta sulla figura umana, vista con connotazioni critiche e scettiche, e la città, rappresentata sempre più come contesto straniante. Accanto a questa connotazione appare un aspetto sognante, legato alla memoria. Il lago, altro luogo privilegiato della sua rappresentazione e della sua esistenza che si alterna tra Milano e Luino, esalta questa dimensione pittorica che fissa dei protagonisti sospesi tra realtà e immaginazione. L’ultimo decennio, gli anni Novanta, vedono l’artista impegnato nella rappresentazione della vitalità. Ampio spazio è quindi dedicato alla cromia, in una direzione pittorica che diventa sempre più mitteleuropea, nel segno del Simbolismo e dell’Espressionismo. Di lui si sono occupati, tra gli altri, Raffaello Giolli, Guido Ballo, Dante Isella, Stefano Crespi, Fabrizio D’Amico, Sergio Torresani, Roberto Senesi, Sebastiano Grasso, Sandro Parmiggiani, Paola Artoni. L’artista è scomparso a Milano l’11 marzo 1999.
“… Immediatamente riconoscibili, apparentemente semplici, sono le immagini che Rognoni è venuto rappresentando: volti e figure, città e paesi, strade e giardini, cantastorie e danzatrici, attacchini e strilloni, nature morte di frutta e strumenti musicali, interni accoglienti scaldati dal tepore di un corpo di donna e solitari esterni nebbiosi, terrazze che si protendono nell’azzurro di un lago e Venezie accese dal tramonto. Si è sempre affidato all’essenza della pittura: colore e segno. … Nonostante il colore sia, per Rognoni, mezzo fondamentale di espressione, mai, tuttavia, egli può rinunciare al segno, a questo che è, insieme, strumento di rappresentazione della realtà e specchio dell’anima, arabesco virtuoso e slancio giocoso, abbandono e perdita di sé nel vuoto - come avviene solo in certi giochi dell’infanzia. … ”
Testo tratto da “La cognizione della vita”
di Sandro Parmiggiani
“… Immediatamente riconoscibili, apparentemente semplici, sono le immagini che Rognoni è venuto rappresentando: volti e figure, città e paesi, strade e giardini, cantastorie e danzatrici, attacchini e strilloni, nature morte di frutta e strumenti musicali, interni accoglienti scaldati dal tepore di un corpo di donna e solitari esterni nebbiosi, terrazze che si protendono nell’azzurro di un lago e Venezie accese dal tramonto. Si è sempre affidato all’essenza della pittura: colore e segno. … Nonostante il colore sia, per Rognoni, mezzo fondamentale di espressione, mai, tuttavia, egli può rinunciare al segno, a questo che è, insieme, strumento di rappresentazione della realtà e specchio dell’anima, arabesco virtuoso e slancio giocoso, abbandono e perdita di sé nel vuoto - come avviene solo in certi giochi dell’infanzia. … ”
Testo tratto da “La cognizione della vita”
di Sandro Parmiggiani
25
ottobre 2008
Franco Rognoni – Colore e Segno
Dal 25 ottobre al 29 novembre 2008
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA STEFANO FORNI
Bologna, Piazza Cavour, 2, (Bologna)
Bologna, Piazza Cavour, 2, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
25 Ottobre 2008, ore 18
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