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Franko B – “We are f***t”
L’8 maggio 2025 inaugura da Peekaboo a Torino “WE ARE F***T”, personale di Franko B. Installazioni, sculture e interventi tessili esplorano le tensioni socio-politiche, la violenza e le dinamiche di potere, offrendo uno sguardo lucido sulle contraddizioni del presente.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugura l’8 maggio 2025 presso l’associazione Peekaboo, in via Vanchiglia 11 a Torino, la mostra personale di Franko B: WE ARE F***T.
Viene presentata una serie di recenti lavori, realizzati con tecniche e materiali diversi, che da vari punti di vista approcciano l’attuale situazione socio-politica, con uno sguardo che spazia dai drammatici eventi che investono larghe parti del mondo al loro impatto nella sfera personale dei singoli individui.
Il dramma della violenza e dei conflitti viene approcciato attraverso immagini o idee tratte dalla cronaca mediatica, ricamate su vecchie vesti da camera o tuniche bianche: bambini-soldato, guerriglieri armati, corpi feriti o anche controversi e contraddittori momenti di intimità, oppure brevi moniti scritti evocano la difficile realtà dei nostri giorni, spesso rimossa o diluita nella retorica di regime.
Nella parete centrale, al fondo della sala, spicca, solitaria, una scultura che riproduce il corpo di un bambino interamente ricoperto d’oro, che giace abbandonato, esanime, con i pantaloni calati sotto il ginocchio: può essere la vittima di un bombardamento, ma anche un migrante che non ha retto le difficoltà della traversata, o ancora la vittima di un abuso violento coperto dalle ipocrisie della benpensante società borghese, ma poco importa. Ciò che conta è puntare il dito sul fatto che viviamo in un contesto in cui l’infanzia si trova continuamente esposta alle offese di un’organizzazione fondata sul cinismo e sulla cristallizzazione dei privilegi dell’economia di classe.
Vi è poi un riferimento diretto ai centri del potere, concentrato nell’opera The last supper, un polittico di tredici tele che ritraggono i volti delle personalità più potenti nella politica e nell’economia, con il chiaro riferimento al rovesciamento concettuale di quello che fu uno dei momenti centrali della fondazione delle basi ideologiche della società moderna, l’Ultima cena evangelica, passaggio topico della visione cristiana.
Altre due opere dalla presenza vistosa approcciano il tema da prospettive diverse: una è la grande installazione intitolata L’Italia rotta, riproduzione della penisola e delle isole maggiori allestita con cocci e frammenti di lavori in ceramica; l’altra è una grande croce ritagliata da una lastra di lamiera di ferro ossidata, icona che ritorna spesso nel lavoro di Franko, più volte tatuata sul suo stesso. Essa rimanda in generale al sacrificio cristiano, ed è anche il segno (la croce rossa) con cui si identificano i luoghi come ospedali, centri di raccolta, mezzi e strutture di assistenza. Ma, nel vissuto dell’artista, è il marchio che contrassegnava quelle istituzioni che nei momenti più critici della sua infanzia, anziché fornire sostegno e protezione si sono rivelati luoghi di abuso, di mortificazione e di abbandono.
Nel suo insieme la mostra dunque non fornisce risposte, non esprime un punto di vista, ma piuttosto una sensazione, o meglio un complesso di sensazioni, di stati d’animo, rivolti a contrastare qualunque forma di accettazione, o anche solo di rassegnazione, davanti a tutto ciò che non va.
Viene presentata una serie di recenti lavori, realizzati con tecniche e materiali diversi, che da vari punti di vista approcciano l’attuale situazione socio-politica, con uno sguardo che spazia dai drammatici eventi che investono larghe parti del mondo al loro impatto nella sfera personale dei singoli individui.
Il dramma della violenza e dei conflitti viene approcciato attraverso immagini o idee tratte dalla cronaca mediatica, ricamate su vecchie vesti da camera o tuniche bianche: bambini-soldato, guerriglieri armati, corpi feriti o anche controversi e contraddittori momenti di intimità, oppure brevi moniti scritti evocano la difficile realtà dei nostri giorni, spesso rimossa o diluita nella retorica di regime.
Nella parete centrale, al fondo della sala, spicca, solitaria, una scultura che riproduce il corpo di un bambino interamente ricoperto d’oro, che giace abbandonato, esanime, con i pantaloni calati sotto il ginocchio: può essere la vittima di un bombardamento, ma anche un migrante che non ha retto le difficoltà della traversata, o ancora la vittima di un abuso violento coperto dalle ipocrisie della benpensante società borghese, ma poco importa. Ciò che conta è puntare il dito sul fatto che viviamo in un contesto in cui l’infanzia si trova continuamente esposta alle offese di un’organizzazione fondata sul cinismo e sulla cristallizzazione dei privilegi dell’economia di classe.
Vi è poi un riferimento diretto ai centri del potere, concentrato nell’opera The last supper, un polittico di tredici tele che ritraggono i volti delle personalità più potenti nella politica e nell’economia, con il chiaro riferimento al rovesciamento concettuale di quello che fu uno dei momenti centrali della fondazione delle basi ideologiche della società moderna, l’Ultima cena evangelica, passaggio topico della visione cristiana.
Altre due opere dalla presenza vistosa approcciano il tema da prospettive diverse: una è la grande installazione intitolata L’Italia rotta, riproduzione della penisola e delle isole maggiori allestita con cocci e frammenti di lavori in ceramica; l’altra è una grande croce ritagliata da una lastra di lamiera di ferro ossidata, icona che ritorna spesso nel lavoro di Franko, più volte tatuata sul suo stesso. Essa rimanda in generale al sacrificio cristiano, ed è anche il segno (la croce rossa) con cui si identificano i luoghi come ospedali, centri di raccolta, mezzi e strutture di assistenza. Ma, nel vissuto dell’artista, è il marchio che contrassegnava quelle istituzioni che nei momenti più critici della sua infanzia, anziché fornire sostegno e protezione si sono rivelati luoghi di abuso, di mortificazione e di abbandono.
Nel suo insieme la mostra dunque non fornisce risposte, non esprime un punto di vista, ma piuttosto una sensazione, o meglio un complesso di sensazioni, di stati d’animo, rivolti a contrastare qualunque forma di accettazione, o anche solo di rassegnazione, davanti a tutto ciò che non va.
08
maggio 2025
Franko B – “We are f***t”
Dall'otto maggio all'otto giugno 2025
arte contemporanea
Location
Peekaboo.project
Torino, Via Vanchiglia, 11, (TO)
Torino, Via Vanchiglia, 11, (TO)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-13 e 15-20
su prenotazione
Vernissage
8 Maggio 2025, dalle 18.00 alle 22.00
Sito web
Autore
Autore testo critico
Produzione organizzazione






