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Futurismo di massa
Il 2009 è stato il centenario del Futurismo, la Pinacoteca civica Amedeo Modigliani lo celebra ospitando opere dei firmatari del manifesto dell’Aereopittura futurista, redatto da Marinetti nel 1929. In mostra quindici sculture di Mino Rosso e dipinti di aereopittori piemontesi e dell’unica donna appartenente al gruppo, Marisa Mori.
Comunicato stampa
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FUTURISMO DI MASSA
a cura di Maria Chiara Valacchi
supervisione di Alessandro Agostinelli
31 ottobre 2009 -10 gennaio 2010
La Pinacoteca Civica di Follonica celebra il Futurismo con un evento particolare che ha come obiettivo quello di mettere in risalto il secondo periodo di questo importante momento culturale.
Il 2009 è stato il centenario del Futurismo, la Pinacoteca civica Amedeo Modigliani lo celebra ospitando opere dei firmatari del manifesto dell’Aereopittura futurista, redatto da Marinetti nel 1929. In mostra quindici sculture di Mino Rosso e dipinti di aereopittori piemontesi e dell’unica donna appartenente al gruppo, Marisa Mori.
La volontà dei curatori Maria Chiara Valacchi con la supervisione del direttore della Pinacoteca, Alessandro Agostinelli è quella di offrire una visione specifica sul periodo del secondo Futurismo e sull’unico scultore del gruppo Mino Rosso.
Le opere provenienti da un’importante collezione italiana sono pubblicate in un catalogo, edito per l’evento, che invita alla riscoperta dell’ultimo celebre movimento culturale ed artistico presente in Italia che riuscì a coinvolgere molti aspetti della vita, dalla pittura alla poesia, dalla fotografia alla letteratura per giungere fino alla culinaria, moda e architettura.
Fu pubblicato per la prima volta, timidamente, il 5 febbraio del 1909 sulla Gazzetta dell’Emilia, ma esplose in tutto il suo fragore sulla prima pagina de Le F**arò di Parigi quindici giorni dopo. Era il manifesto futurista redatto da Filippo Tommaso Marinetti. che negli undici punti declamava la distruzione di una società bigotta troppo legata al classicismo, l’annientamento di musei e accademie e la nascita di un nuovo modello di bellezza, la velocità. Il linguaggio artistico prolisso che derivava dal neoclassicismo aveva ormai stancato gli intellettuali di inizio novecento. C’era il desiderio di una rivoluzione culturale radicale, un’insurrezione che doveva germinare dall’annientamento di tutto ciò che era legato al mondo antico. Si auspicava alla guerra vera pulizia del mondo e si desiderava far tabula rasa di tutto per poter rinascere con una nuova coscienza, una nuova cultura. Il veicolo pubblicistico era l’arma vincente per fare in modo che il movimento futurista si insinuasse tra il popolo. Furono redatti manifesti, volantini, regole esplicative che determinavano come si doveva scrivere, parlare, mangiare, far teatro, politica, dipingere, ovvero vivere da Futuristi. I manifesti, pubblicati a migliaia, vennero distribuiti nei primi febbrili anni del movimento, capillarmente. Arrivò la prima guerra mondiale che si portò con se la vita di Boccioni e Sant’Elia, artisti fondamentali del movimento. La realtà era differente dal sogno e la carica ideale e rivoluzionaria del Futurismo si attenuò. Molti protagonisti del primo Futurismo come Luigi Russolo, Gino Severini, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Achille Funi e Mario Sironi si staccarono dal movimento e si dedicarono ad una pittura più naturalista, “passatista”. Ma alle defezioni si accompagnarono nuove adesioni quelle di Enrico Allimandi, Mino Rosso, Marisa Mori, Arturo Ciacelli, Primo Conti, Tullio Crali, Renato Di Bosso, Nicolaj Diulgheroff, Gerardo Dottori, Farfa, Fillia e Pippo Oriani e fu l’inizio del secondo Futurismo con la conseguente invenzione dell’aereopittura. Già da tempo Marinetti, aveva individuato nell’aereo e nei mezzi meccanici la forma più dinamica per rappresentare la contemporaneità e da qui la voglia di una nuova rappresentazione legata alla prospettiva del volo. Mino Rosso, precursore di una sintesi formale del movimento fu l’unico scultore a firmare il manifesto dell’aereopittura. Le sue molteplici opere in bronzo attinsero all’esperienza scultorea di Boccioni, indagando gli aspetti di una società in evoluzione con una ricercata articolazioni di piani, di geometrie e con un gioco chiaroscurale che trasformò in tridimensione le regole compositive del futurismo. Nicolaj Diulgheroff, Farfa, e Enrico Allimandi. furono invece tra gli esponenti del futurismo torinese, movimento fiorito grazie al capogruppo Fillia che negli anni venti sancì il rilancio di una seconda, ma potente, fase Futurista. Fillia incontrò Marinetti nel 1922, e nell’anno seguente, insieme a Farfa, fondò il gruppo a Torino, a cui aderirono successivamente Nicolay Diulgheroff (nel 1926), Filippo Oriani (nel 1927), Mino Rosso (nel 1927) e Enrico Allimandi (nel 1929). Marisa Mori, unica donna, ne prese parte, nel 1931, invitata da Fillia per la sua pittura matura e decisa e per lo spirito avventuriero e tenace che la rese una degna rappresentante dell’ultimo vero e proprio movimento culturale italiano. Testo in catalogo di Maria Chiara Valacchi
a cura di Maria Chiara Valacchi
supervisione di Alessandro Agostinelli
31 ottobre 2009 -10 gennaio 2010
La Pinacoteca Civica di Follonica celebra il Futurismo con un evento particolare che ha come obiettivo quello di mettere in risalto il secondo periodo di questo importante momento culturale.
Il 2009 è stato il centenario del Futurismo, la Pinacoteca civica Amedeo Modigliani lo celebra ospitando opere dei firmatari del manifesto dell’Aereopittura futurista, redatto da Marinetti nel 1929. In mostra quindici sculture di Mino Rosso e dipinti di aereopittori piemontesi e dell’unica donna appartenente al gruppo, Marisa Mori.
La volontà dei curatori Maria Chiara Valacchi con la supervisione del direttore della Pinacoteca, Alessandro Agostinelli è quella di offrire una visione specifica sul periodo del secondo Futurismo e sull’unico scultore del gruppo Mino Rosso.
Le opere provenienti da un’importante collezione italiana sono pubblicate in un catalogo, edito per l’evento, che invita alla riscoperta dell’ultimo celebre movimento culturale ed artistico presente in Italia che riuscì a coinvolgere molti aspetti della vita, dalla pittura alla poesia, dalla fotografia alla letteratura per giungere fino alla culinaria, moda e architettura.
Fu pubblicato per la prima volta, timidamente, il 5 febbraio del 1909 sulla Gazzetta dell’Emilia, ma esplose in tutto il suo fragore sulla prima pagina de Le F**arò di Parigi quindici giorni dopo. Era il manifesto futurista redatto da Filippo Tommaso Marinetti. che negli undici punti declamava la distruzione di una società bigotta troppo legata al classicismo, l’annientamento di musei e accademie e la nascita di un nuovo modello di bellezza, la velocità. Il linguaggio artistico prolisso che derivava dal neoclassicismo aveva ormai stancato gli intellettuali di inizio novecento. C’era il desiderio di una rivoluzione culturale radicale, un’insurrezione che doveva germinare dall’annientamento di tutto ciò che era legato al mondo antico. Si auspicava alla guerra vera pulizia del mondo e si desiderava far tabula rasa di tutto per poter rinascere con una nuova coscienza, una nuova cultura. Il veicolo pubblicistico era l’arma vincente per fare in modo che il movimento futurista si insinuasse tra il popolo. Furono redatti manifesti, volantini, regole esplicative che determinavano come si doveva scrivere, parlare, mangiare, far teatro, politica, dipingere, ovvero vivere da Futuristi. I manifesti, pubblicati a migliaia, vennero distribuiti nei primi febbrili anni del movimento, capillarmente. Arrivò la prima guerra mondiale che si portò con se la vita di Boccioni e Sant’Elia, artisti fondamentali del movimento. La realtà era differente dal sogno e la carica ideale e rivoluzionaria del Futurismo si attenuò. Molti protagonisti del primo Futurismo come Luigi Russolo, Gino Severini, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Achille Funi e Mario Sironi si staccarono dal movimento e si dedicarono ad una pittura più naturalista, “passatista”. Ma alle defezioni si accompagnarono nuove adesioni quelle di Enrico Allimandi, Mino Rosso, Marisa Mori, Arturo Ciacelli, Primo Conti, Tullio Crali, Renato Di Bosso, Nicolaj Diulgheroff, Gerardo Dottori, Farfa, Fillia e Pippo Oriani e fu l’inizio del secondo Futurismo con la conseguente invenzione dell’aereopittura. Già da tempo Marinetti, aveva individuato nell’aereo e nei mezzi meccanici la forma più dinamica per rappresentare la contemporaneità e da qui la voglia di una nuova rappresentazione legata alla prospettiva del volo. Mino Rosso, precursore di una sintesi formale del movimento fu l’unico scultore a firmare il manifesto dell’aereopittura. Le sue molteplici opere in bronzo attinsero all’esperienza scultorea di Boccioni, indagando gli aspetti di una società in evoluzione con una ricercata articolazioni di piani, di geometrie e con un gioco chiaroscurale che trasformò in tridimensione le regole compositive del futurismo. Nicolaj Diulgheroff, Farfa, e Enrico Allimandi. furono invece tra gli esponenti del futurismo torinese, movimento fiorito grazie al capogruppo Fillia che negli anni venti sancì il rilancio di una seconda, ma potente, fase Futurista. Fillia incontrò Marinetti nel 1922, e nell’anno seguente, insieme a Farfa, fondò il gruppo a Torino, a cui aderirono successivamente Nicolay Diulgheroff (nel 1926), Filippo Oriani (nel 1927), Mino Rosso (nel 1927) e Enrico Allimandi (nel 1929). Marisa Mori, unica donna, ne prese parte, nel 1931, invitata da Fillia per la sua pittura matura e decisa e per lo spirito avventuriero e tenace che la rese una degna rappresentante dell’ultimo vero e proprio movimento culturale italiano. Testo in catalogo di Maria Chiara Valacchi
31
ottobre 2009
Futurismo di massa
Dal 31 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
PINACOTECA CIVICA
Follonica, Piazza Del Popolo, 1, (Grosseto)
Follonica, Piazza Del Popolo, 1, (Grosseto)
Autore
Curatore