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GASTONE BIGGI / CARLO D’ORTA / CIOGLI
Tre mostre
Comunicato stampa
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PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE
presenta
GASTONE BIGGI. Antologica
CARLO D’ORTA. La Biologia dell’Inorganico
CIOGLI. Nuova Memoria
OPENING: sabato 16 marzo 2013 ore 15:00
Preview stampa: sabato 16 marzo 2013 ore 12:00
Le mostre proseguono fino al 26 maggio 2013
Tutte le info su www.palazzocollicola.it
Contatti stampa: info@palazzocollicola.it
GASTONE BIGGI. Antologica
A cura di Gianluca Marziani
La storia della pittura italiana disegna costellazioni complesse e affascinanti. Se poi quella storia tocca Spoleto con le sue memorie evocative, le presenze informali, le mostre, il Premio Spoleto, il Festival dei Due Mondi, allora il passato diviene materia viva su cui disegnare una speciale galassia del presente. Gastone Biggi appartiene alle vicende metamorfiche del Dopoguerra, al momento in cui le diatribe tra figurazione e astrattismo tenevano banco teorico. Non è un caso che l’artista abbia sempre usato la scrittura come atto di sintesi critica e memoria dinamica, a conferma di una generazione che alimentava la pratica del dipingere
con una seria militanza morale. Come artista della pittura Biggi si è affidato al concetto primordiale di punto, sviluppato in forma elastica, con profetica veggenza su stili e temi ancora oggi diffusi. Nei decenni quel punto si è trasformato in una matrice aperta da moltiplicare, colorare, vestire, allungare, costruire, spogliare, decostruire… in sintesi, un codice sorgente per ricalcare simbolicamente le azioni generali di una società civile, usato come modello espressivo per dare superficie, volume e pelle al punto da cui tutto si genera. Pensateci: cellula e punto sono le due partenze primordiali, gli elementi generativi che danno
struttura alla vita (cellula) e alle esperienze che, durante la vita, determinano la nostra storia (punto). Dalla cellula si crea un organismo complesso, così come dal punto si edificano linee, curve, parallele, volumi e altre geometrie che nella traslazione incarnano i fatti del reale. L’esperienza di Biggi implica il metabolismo della vita nella sua trasposizione pittorica: come se ogni ciclo nascesse da un’istanza organica del punto, da una spinta espansiva di un organismo monocellulare che ambisce ad organizzare strutture complesse. Il punto come segno inquieto, sintesi diaristica di un’ambizione evolutiva, archetipo mentale della
mimesi davanti al mondo. Partire dall’informe per arrivare alla civiltà iconografica, ad un paesaggio pittorico che del punto conservi la trama originaria.
L’antologica di Gastone Biggi ricalca il progetto del 2011 presso l’Urban Planning Exhibition di Shanghai.
Anche a Spoleto si seguirà un andamento per cicli tematici, distribuiti con la progressione temporale della sua lunga carriera, coprendo un arco che parte dagli anni Sessanta e attraversa i decenni fino al presente. A chiudere la mostra il grande ciclo dedicato a New York, allestito nella lunga Galleria del Piano Mostre.
Gastone Biggi nasce a Roma nel 1925. Attualmente vive e opera a Langhirano (Parma).
Catalogo Maretti Editore
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CARLO D’ORTA. La Biologia dell’Inorganico
A cura di Gianluca Marziani
Palazzo Collicola Arti Visive prosegue la sua indagine nella Fotografia Contemporanea, indagando i nuovi margini di ricerca, le aperture di senso, i contenuti tecnologici e le recenti attitudini di un linguaggio sempre più complesso e stimolante.
Carlo D’Orta è un “biologo” del paesaggio contemporaneo, un ricercatore sottocutaneo che scava sotto il primo strato dell’apparenza urbana, dove le strutture diventano sinapsi architettoniche, dove i macroelementi richiamano il micromondo cellulare. Il suo occhio ragiona con un principio scientifico e un’attitudine pittorica, secondo equilibri complessi mai automatici, sul filo di una razionalità che interpreta i codici del reale, scovando l’ambiguità praticabile tra figurazione e astrattismi.
BIOCITIES ruota attorno agli aspetti odierni della vita architettonica, nel ciclo produttivo della città funzionale, sulla pelle dei nuovi materiali e dei volumi a basso impatto inquinante. Berlino, Londra, Milano, Roma… le immagini ampliano la natura del dettaglio, infondendo autonomia ai particolari che D’Orta racconta. Il rigore complessivo fa giustamente pensare a un’attitudine scientifica, ogni foto ragiona per entropia ed equilibrio ingegneristico. In parallelo, quel rigore infonde sensazioni calde, dando un respiro sotto il vetro, il cemento e l’acciaio. L’occhio pensa per modulazioni che sono tipiche di una certa pittura, fatta di asciuttezza del tratto, sintesi geometrica, vibrazioni del colore.
Se con “Biocities” era la natura architettonica a definire lo spettro pittorico, RE(FINEART) modifica la realtà industriale con un’interpretazione dal cuore pittorico, cambiando minimi dettagli, contrastando con liturgia poetica, riperimetrando singoli frangenti. Lo spunto sono i luoghi dell’industria pesante (petrolio, chimica, acciaio), plasmati da una funzionalità estetica che ha agito sul nostro immaginario e sulla vita del terziario postindustriale. D’Orta è partito da qui e ha scelto una raffineria petrolifera in Austria, diventandone interprete visivo senza moralismi, senza piglio da reporter ma con approccio “impressionista”, così da reinventare il realismo, ridefinendolo, appunto, con spostamenti minimi ma indicativi.
Nelle (S)COMPOSIZIONI l’artista ha agito sulla natura primaria della foto, creando un doppio scultoreo che scompone e ricompone la stampa. La sua idea è una perfetta equazione: i volumi netti si frammentano per sdoppiamento tramite lastre sagomate, così da smontare la foto in un processo installativo dalle molteplici soluzioni. Una sorta di chiusura del cerchio teorico davanti al cortocircuito del reale, un passaggio che apre verso margini ambiziosi e ricchi di sorprese.
Dice l’artista: “Attraverso questa serie di immagini cerco di cogliere l’essenza più pura di alcuni soggetti architettonici, guidando l’attenzione sui rapporti bidimensionali tra le linee, depurati dal rumore del contesto e della profondità. Con il ciclo delle “(S)Composizioni” recupero la tridimensionalità dei luoghi fotografati, ma reinterpretandola. Gli artisti cubisti identificavano l’essenza delle forme, la esaltavano e infine riassemblavano il tutto sulla tela, raccontandoci il soggetto in modo nuovo, indagatore, sorprendente. In qualche modo io cerco di fare lo stesso attraverso la fotografia…”
Scrive in catalogo Valerio Dehò: “…Il percorso di D’Orta parte sempre dalla ricerca di un realismo astratto e arriva a questo nuovo paradigma che è l’assoluto visivo. Mentre in precedenza si rimaneva nel solco della tradizione, a metà tra arte e fotografia, oggi l’artista cerca una strada molto personale. Le ‘Biocities’ sono l’embrione di questo lavoro progressivo di spoliazione delle immagini e nello stesso tempo di loro rafforzamento…”
Catalogo Romberg Edizioni (Testi di Gianluca Marziani e Valerio Dehò. Intervista a Carlo D’Orta a cura di Gaia Conti)
www.carlodortaarte.it
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C I O G L I Nuova Memoria
A cura di Gianluca Marziani
A pochi mesi dall’evento presso la Emmeotto Living Gallery di Roma, C I O G L I prosegue la sua indagine tra pittura, suono e colore. Artista visivo e compositore sperimentale, attraverso il software da lui ideato e brevettato (Paint Sound) sta aprendo nuovi confini elaborativi e percettivi. Il suo metodo traduce il suono ambientale in opere/immagini dinamiche dove il segno grafico prende vita attraverso il colore corrispondente ad ogni suono. Dice l’artista: “Molti artisti prima di me hanno cercato e realizzato rapporti specifici tra note musicali e colore, come ad esempio Newton, Wagner, Veronesi e Kandinsky. Nel mio lavoro ho unito questi due emisferi percettivi, creando una codifica/linguaggio divenuta, di conseguenza, anche un'applicazione”.
La scansione del progetto si divide in quattro sale dinamiche.
Sala Uno. C I O G L I parte da un blocco di quadri (in apparenza) monocromi dove descrive, da un punto di vista improbabile, una sovrapposizione di linee legate al movimento sequenziale di una figura nello spazio. La proiezione su uno di questi quadri, azionata dai suoni d’ambiente, completerà l’opera attraverso la dimensione plastica del colore.
Sala Due. C I O G L I interviene direttamente sui muri con alcuni disegni perimetrali, mantenendo la necessità di rappresentare movimenti di corpi nello spazio fisico. Una proiezione su uno di questi disegni, azionata dai suoni d’ambiente, completerà l’opera attraverso la forma plastica del colore.
Sala Tre. C I O G L I agisce su oggetti tridimensionali che si animano rivelando il rapporto tra suono, colore e movimento. Anche qui sarà il suono delle voci ad azionare il meccanismo cromatico.
Sala Quattro. C I O G L I interviene sul muro con una proiezione che ha lo stesso principio d’accensione delle altre sale. Il muro è bianco, quadri e oggetti sono scomparsi ma l’immagine completa quanto abbiamo vissuto nei tre passaggi dinamici.
Il quadro non rappresenta più il passaggio finale ma un’apertura relazionale tra opera e funzione tecnologica. La natura del progetto trasporta il disegno del quadro nella dimensione scenica del muro, recuperando il segno primigenio sulla quinta del reale. Da qui il terzo passaggio verso l’oggetto fisico, animato da una nuova memoria pittorica che decreta un processo iconografico. Fino al momento che chiude il cerchio, una proiezione finale in cui scompaiono la materia (quadro), la linea (disegno) e il volume (oggetti), a favore di una sintesi tecnologica che raccolga il concetto nell’unicum luminoso.
L’artista indaga la forma dentro lo spazio, ne sente i pesi e volumi, le energie e il carico relazionale.
Procede per spostamenti semantici, lavorando sul confine tra manualità e tecnologismi. Chiaro il suo obiettivo: recuperare la dimensione reale dell’oggetto, appropriarsi della natura viva di una forma, una visuale da designer evoluto che applica modelli scientifici ad un approccio creativo e liberatorio. Non è un caso che la pittura sia puro strumento d’indagine, svincolata dalle tecniche e materie compositive. E non è un caso che l’artista stia sperimentando superfici pittoriche su oggetti reali, così da connettere la virtualità residuale della pittura con la concretezza simbolica delle forme vive.
Max Ciogli (1975). Artista visivo e compositore.
www.ciogli.it
16
marzo 2013
GASTONE BIGGI / CARLO D’ORTA / CIOGLI
Dal 16 marzo al 26 maggio 2013
arte contemporanea
Location
PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE – MUSEO CARANDENTE
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Vernissage
16 Marzo 2013, ore 15:00
Autore
Curatore