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Gift
Gift L’arte dello scambio (e del dono) a cura di Ivan Quaroni
David Bacter, C. Bonomi, D. Brevi, M. Caccia, G. Cella, M. Circhirillo, M. Felisi, D. Ferro, E. Fiore, S. Forte, F. Giampietro, Peter Hide 311065, Olinsky, F. Molinario, I. Rigamonti, M. Romani, M. Rotondi, L. Santoli, G. Sesia, G. Zanet
Comunicato stampa
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Manusardi Studio Fotografico
via Tortona 26, Milano
22-29 novembre 2025
a cura di Ivan Quaroni
David Bacter, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Massimo Caccia, Gianni Cella,
Marco Circhirillo, Manuel Felisi, Davide Ferro, Enzo Fiore, Sara Forte,
Fabio Giampietro, Peter Hide 311065, Olinsky, Fabrizio Molinario,
Isabella Rigamonti, Massimo Romani, Michael Rotondi, Leonardo Santoli,
Giovanni Sesia, Giulio Zanet
Gift. L’arte dello scambio (e del dono)
di Ivan Quaroni
«L’inclinazione allo scambio, al baratto, alla permuta di un oggetto con un altro, è comune a tutti gli uomini e non si trova in nessun’altra razza di animali.»
(Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, 1776)
Gift, è una parola del lessico inglese che significa “regalo”, ma anche “dono”, due termini simili, ma che hanno sfumature diverse. Un regalo è qualcosa che si fa in occasione di una festa o come scambio personale tra due persone. Un dono, invece, è qualcosa che possiede un valore simbolico o che è connesso a un gesto rituale.
In questa mostra le opere sono realizzate sia come forma di scambio, che come dono. Si tratta, infatti, di un progetto collaborativo che raccoglie venti artisti – David Bacter, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Massimo Caccia, Gianni Cella, Marco Circhirillo, Manuel Felisi, Davide Ferro, Enzo Fiore, Sara Forte, Fabio Giampietro, Peter Hide 311065, Olinsky, Fabrizio Molinario, Isabella Rigamonti, Massimo Romani, Michael Rotondi, Leonardo Santoli, Giovanni Sesia, Giulio Zanet – invitati a concepire altrettante opere, una per ognuno dei partecipanti, da inserire in venti scatole… venti scrigni preziosi.
L’idea è quella di dare forma a una sorta di organismo plurale, un mosaico di micro-universi che convergono in un unico sistema distributivo, dove il gesto del dare e del ricevere diventa il motore di un dispositivo espositivo. Lo stesso titolo, Gift, rimanda all’idea di un’offerta che stabilisce un rapporto tra chi crea e chi colleziona, innescando un circuito di reciprocità. In questo scenario l’opera d’arte si muove su un piano diverso da quello consueto, perché la sua destinazione non è il semplice possesso, ma l’incontro.
Il progetto prende spunto da una precisa genealogia, che affonda le radici nel cuore del Novecento. Senza dubbio, la Boîte-en-Valise di Marcel Duchamp, un museo portatile composto da repliche e miniature delle sue opere, costituisce il primo esempio di campionario mobile e personale. In quella serie di venti valigette realizzate in collaborazione con il marchio Louis Vuitton, ciascuna diversa per dettagli e contenuti, Duchamp condensava la propria opera omnia in forma tascabile, restituendo all’osservatore un archivio di segni e tracce che possono essere trasportate e condivise. La stessa tensione, ma declinata in una forma intima e poetica, si ritrova nelle scatole di Joseph Cornell, reliquiari di mondi interiori che trasformano gli oggetti comuni in strumenti di visione, e, con un diverso spirito, nelle Accumulazioni di Arman, nei Tableaux-pièges di Daniel Spoerri, nelle microesposizioni di Fluxus. In tutte queste esperienze, l’opera non si limita a occupare uno spazio, ma si condensa in un contenitore che la ospita e la mette in relazione con altri frammenti, in un flusso di continuità tra gesto artistico, oggetto e spettatore.
Nelle edizioni concepite da George Maciunas per Fluxus, da Fluxus 1 a Fluxkit, fino a Flux Year Box 2, questa pratica diventava addirittura sistematica. Ogni artista contribuiva con un frammento, un oggetto, un’azione. Il contenitore, la scatola, diventava, così, un campo di possibilità, una struttura creativa aperta al gioco e alla partecipazione.
Gift riprende e attualizza questo principio, trasformando le venti scatole in un laboratorio collettivo in cui gli artisti depositano frammenti del proprio linguaggio, schegge creative che si condensano in piccole epifanie visive. L’insieme produce una cartografia di segni, materiali e procedure che riflette la varietà delle pratiche contemporanee e, allo stesso tempo, la volontà di costruire un’esperienza condivisa.
Ogni scatola raccoglie e ordina i materiali iconici degli artisti coinvolti, diventando una sorta di archivio, di reliquiario portatile delle memorie individuali. La dimensione ridotta delle opere permette agli artisti di sperimentare forme più intime, rapide, talvolta ironiche, talvolta enigmatiche, che mantengono intatte le singole specificità linguistiche. Il risultato è un articolato affastellamento, dove pittura, disegno, scultura e piccoli oggetti trovano una sintesi dentro un contenitore che li ospita e li mette in relazione.
Gift introduce anche un’idea di collezione come pratica di scambio. La logica è quella della circolazione. Ogni scatola contiene opere di venti autori diversi, una sintesi che sfugge alla singolarità e propone invece un modello cooperativo, dove l’identità individuale si connette in un tessuto comune. Il dono diventa dunque non solo gesto simbolico ma dispositivo operativo, uno strumento per costruire comunità, memoria, trasmissione. L’arte, in questo quadro, assume la forma di un sistema di relazioni, di una rete che tiene insieme linguaggi, materiali, storie personali e sensibilità collettive.
L’atto del donare, che per Marcel Mauss è un gesto fondatore delle società arcaiche, ha una lunga tradizione nel contesto artistico. Da sempre gli artisti si scambiano le opere o le usano come strumento per ottenere beni e servizi. Spesso - e questo posso testimoniarlo in prima persona - gli artisti donano le proprie opere in segno di amicizia e riconoscenza. Ma questa è un’altra storia…
In Gift il principio relazionale assume un connotato concreto, la metafora diventa oggetto fisico, che ha la forma di una scatola pien di regali. Gli artisti, nel momento in cui inseriscono la propria opera nel contenitore comune, attivano una catena di scambi che coinvolge anche chi osserva, raccoglie, tocca, apre e riapre le scatole. Questo movimento restituisce all’arte una dimensione tattile e partecipativa, riportando l’esperienza estetica a una scala umana, quasi domestica, senza rinunciare alla sua intensità simbolica.
Il progetto, con il suo inevitabile bagaglio di riferimenti storici, opera su un terreno attuale. La scatola diventa, infatti, un network portatile che si presta alla circolazione e alla migrazione in nuovi e diversi contesti espositivi. Ogni scatola può essere letta come un micro-museo, ma anche un kit operativo, un tassello di un’opera più grande che si compone nella mente e nelle mani di chi la riceve. E, in questo senso, Gift può diventare qualcosa di più di una semplice esposizione, ma un dispositivo narrativo che trasforma la mostra in una struttura diffusa, fatta di micro-eventi e di azioni ripetute, sempre rinnovabili.
Il carattere corale del progetto, di volta in volta variabile, può allora diventare una specie di imperfetta cartografia della scena artistica contemporanea, che promuove l’incontro tra pratiche e sensibilità diverse.
Questa mostra è un esperimento che porta le pratiche concettuali di scambio e collaborazione nel contesto attuale, ma è anche una riflessione sulla natura stessa dell’opera e sul suo ruolo sociale. Così, in venti contenitori e quattrocento piccole opere, Gift riporta l’arte a una delle sue funzioni più antiche: quella di creare legami.
via Tortona 26, Milano
22-29 novembre 2025
a cura di Ivan Quaroni
David Bacter, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Massimo Caccia, Gianni Cella,
Marco Circhirillo, Manuel Felisi, Davide Ferro, Enzo Fiore, Sara Forte,
Fabio Giampietro, Peter Hide 311065, Olinsky, Fabrizio Molinario,
Isabella Rigamonti, Massimo Romani, Michael Rotondi, Leonardo Santoli,
Giovanni Sesia, Giulio Zanet
Gift. L’arte dello scambio (e del dono)
di Ivan Quaroni
«L’inclinazione allo scambio, al baratto, alla permuta di un oggetto con un altro, è comune a tutti gli uomini e non si trova in nessun’altra razza di animali.»
(Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, 1776)
Gift, è una parola del lessico inglese che significa “regalo”, ma anche “dono”, due termini simili, ma che hanno sfumature diverse. Un regalo è qualcosa che si fa in occasione di una festa o come scambio personale tra due persone. Un dono, invece, è qualcosa che possiede un valore simbolico o che è connesso a un gesto rituale.
In questa mostra le opere sono realizzate sia come forma di scambio, che come dono. Si tratta, infatti, di un progetto collaborativo che raccoglie venti artisti – David Bacter, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Massimo Caccia, Gianni Cella, Marco Circhirillo, Manuel Felisi, Davide Ferro, Enzo Fiore, Sara Forte, Fabio Giampietro, Peter Hide 311065, Olinsky, Fabrizio Molinario, Isabella Rigamonti, Massimo Romani, Michael Rotondi, Leonardo Santoli, Giovanni Sesia, Giulio Zanet – invitati a concepire altrettante opere, una per ognuno dei partecipanti, da inserire in venti scatole… venti scrigni preziosi.
L’idea è quella di dare forma a una sorta di organismo plurale, un mosaico di micro-universi che convergono in un unico sistema distributivo, dove il gesto del dare e del ricevere diventa il motore di un dispositivo espositivo. Lo stesso titolo, Gift, rimanda all’idea di un’offerta che stabilisce un rapporto tra chi crea e chi colleziona, innescando un circuito di reciprocità. In questo scenario l’opera d’arte si muove su un piano diverso da quello consueto, perché la sua destinazione non è il semplice possesso, ma l’incontro.
Il progetto prende spunto da una precisa genealogia, che affonda le radici nel cuore del Novecento. Senza dubbio, la Boîte-en-Valise di Marcel Duchamp, un museo portatile composto da repliche e miniature delle sue opere, costituisce il primo esempio di campionario mobile e personale. In quella serie di venti valigette realizzate in collaborazione con il marchio Louis Vuitton, ciascuna diversa per dettagli e contenuti, Duchamp condensava la propria opera omnia in forma tascabile, restituendo all’osservatore un archivio di segni e tracce che possono essere trasportate e condivise. La stessa tensione, ma declinata in una forma intima e poetica, si ritrova nelle scatole di Joseph Cornell, reliquiari di mondi interiori che trasformano gli oggetti comuni in strumenti di visione, e, con un diverso spirito, nelle Accumulazioni di Arman, nei Tableaux-pièges di Daniel Spoerri, nelle microesposizioni di Fluxus. In tutte queste esperienze, l’opera non si limita a occupare uno spazio, ma si condensa in un contenitore che la ospita e la mette in relazione con altri frammenti, in un flusso di continuità tra gesto artistico, oggetto e spettatore.
Nelle edizioni concepite da George Maciunas per Fluxus, da Fluxus 1 a Fluxkit, fino a Flux Year Box 2, questa pratica diventava addirittura sistematica. Ogni artista contribuiva con un frammento, un oggetto, un’azione. Il contenitore, la scatola, diventava, così, un campo di possibilità, una struttura creativa aperta al gioco e alla partecipazione.
Gift riprende e attualizza questo principio, trasformando le venti scatole in un laboratorio collettivo in cui gli artisti depositano frammenti del proprio linguaggio, schegge creative che si condensano in piccole epifanie visive. L’insieme produce una cartografia di segni, materiali e procedure che riflette la varietà delle pratiche contemporanee e, allo stesso tempo, la volontà di costruire un’esperienza condivisa.
Ogni scatola raccoglie e ordina i materiali iconici degli artisti coinvolti, diventando una sorta di archivio, di reliquiario portatile delle memorie individuali. La dimensione ridotta delle opere permette agli artisti di sperimentare forme più intime, rapide, talvolta ironiche, talvolta enigmatiche, che mantengono intatte le singole specificità linguistiche. Il risultato è un articolato affastellamento, dove pittura, disegno, scultura e piccoli oggetti trovano una sintesi dentro un contenitore che li ospita e li mette in relazione.
Gift introduce anche un’idea di collezione come pratica di scambio. La logica è quella della circolazione. Ogni scatola contiene opere di venti autori diversi, una sintesi che sfugge alla singolarità e propone invece un modello cooperativo, dove l’identità individuale si connette in un tessuto comune. Il dono diventa dunque non solo gesto simbolico ma dispositivo operativo, uno strumento per costruire comunità, memoria, trasmissione. L’arte, in questo quadro, assume la forma di un sistema di relazioni, di una rete che tiene insieme linguaggi, materiali, storie personali e sensibilità collettive.
L’atto del donare, che per Marcel Mauss è un gesto fondatore delle società arcaiche, ha una lunga tradizione nel contesto artistico. Da sempre gli artisti si scambiano le opere o le usano come strumento per ottenere beni e servizi. Spesso - e questo posso testimoniarlo in prima persona - gli artisti donano le proprie opere in segno di amicizia e riconoscenza. Ma questa è un’altra storia…
In Gift il principio relazionale assume un connotato concreto, la metafora diventa oggetto fisico, che ha la forma di una scatola pien di regali. Gli artisti, nel momento in cui inseriscono la propria opera nel contenitore comune, attivano una catena di scambi che coinvolge anche chi osserva, raccoglie, tocca, apre e riapre le scatole. Questo movimento restituisce all’arte una dimensione tattile e partecipativa, riportando l’esperienza estetica a una scala umana, quasi domestica, senza rinunciare alla sua intensità simbolica.
Il progetto, con il suo inevitabile bagaglio di riferimenti storici, opera su un terreno attuale. La scatola diventa, infatti, un network portatile che si presta alla circolazione e alla migrazione in nuovi e diversi contesti espositivi. Ogni scatola può essere letta come un micro-museo, ma anche un kit operativo, un tassello di un’opera più grande che si compone nella mente e nelle mani di chi la riceve. E, in questo senso, Gift può diventare qualcosa di più di una semplice esposizione, ma un dispositivo narrativo che trasforma la mostra in una struttura diffusa, fatta di micro-eventi e di azioni ripetute, sempre rinnovabili.
Il carattere corale del progetto, di volta in volta variabile, può allora diventare una specie di imperfetta cartografia della scena artistica contemporanea, che promuove l’incontro tra pratiche e sensibilità diverse.
Questa mostra è un esperimento che porta le pratiche concettuali di scambio e collaborazione nel contesto attuale, ma è anche una riflessione sulla natura stessa dell’opera e sul suo ruolo sociale. Così, in venti contenitori e quattrocento piccole opere, Gift riporta l’arte a una delle sue funzioni più antiche: quella di creare legami.
22
novembre 2025
Gift
Dal 22 al 29 novembre 2025
arte contemporanea
Location
Manusardi Studio Fotografico
Milano, Via Tortona, 26, (MI)
Milano, Via Tortona, 26, (MI)
Orario di apertura
Sabato 22 inaugurazione dalle 17:00 alle 20:00
Domenica 23 e Sabato 29 dalle 15:00 alle 19:00
da Lunedì a Venerdì dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento Instagram Manusardi_Studio_Fotografico
Vernissage
22 Novembre 2025, dalle 17:00 alle 20:00
Sito web
Autore
Curatore




