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Giorgia Atzeni – Girls
La mostra Girls è nata un po’ per caso: si tratta di un “attraversamento” nel mondo dell’illustrazione intesa come fatto espressivo e modalità comunicativa della contemporaneità
Comunicato stampa
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La mostra “GIRLS” è nata un po’ per caso: si tratta di un “attraversamento” nel mondo dell’illustrazione intesa come fatto espressivo e modalità comunicativa della contemporaneità. L’illustrazione, infatti, vive una nuova stagione: essa si fonde sempre più con l’Arte e trova spazio nelle riviste, nella pubblicità, nel packaging e soprattutto nei libri per ragazzi, per diventare la forma più originale di arte applicata. Questa premessa, al di là dei soggetti e delle raffigurazioni prescelte da Giorgia Atzeni per la sua esposizione – un mondo di bambine di carta - , induce fondamentalmente a riflettere sul ruolo dell'illustrazione nell’era della comunicazione digitale: l'importanza del rapporto tra testo ed immagine, il gioco di equilibrio e rispetto tra le due parti, il suo slittare da un ambito all’altro, dal testo all'immagine, dall'immagine al testo.
La tradizione ci insegna ad intendere le tavole illustrate come un modo per rendere visibili eventi o concetti di uno scritto, un mezzo capace di rendere con immediatezza una situazione o un evento descritti in un testo. Com’è noto, infatti, fino al sec. XV la storia dell’illustrazione libraria si identificò con quella della miniatura, alla quale, con l’avvento della stampa tipografica, si affiancò, prendendo poi rapidamente il sopravvento, l’incisione: prima su legno, poi su metallo.
Ma già nel Cinquecento l’illustrazione, facendosi più ricca e ornata, cominciò a tendere all’indipendenza stilistica e di impaginazione nei confronti del testo scritto: spesso a tutta pagina, fu talvolta riprodotta e venduta separatamente dal testo.
Solo diversi secoli dopo, nacque il “libro d'artista”: concettualmente introdotto per la prima volta all'inizio del diciannovesimo secolo, come germoglio del Movimento Romantico, fu consolidato dai Simbolisti e successivamente diventò una forma importante di espressione creativa per i principali Modernisti. L'idea era quasi sempre trovare un testo, antico o moderno, di valore e usarlo come base per una serie di illustrazioni che, nello stesso tempo, esprimessero la personalità dell'artista e ampliassero e approfondissero la comprensione delle parole sulla pagina. Gli artisti, tuttavia, non sempre contenti di essere al servizio di un autore classico o moderno, spesso usavano i libri come veicoli per le loro proprie idee e fantasie creative, espresse in un modo assai diretto. È chiaro che l'efficacia di un libro, così inteso, non risiede nell'impatto che offre la singola illustrazione. È l'intera sequenza, e il rapporto di una immagine con l'altra, che consegna il messaggio.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad immagini in successione, piccole tavole coloratissime, concatenate e connesse da un filo d’Arianna rosso tenue: figure di bambine, di ragazzine, di donne, incarnazione della fragilità e della forza nel contempo. Marmocchie che giocano, ascoltano storie, stanno in silenzio; ragazzine che sognano, chiuse nella loro cameretta, che indossano jeans, twin set e calze a righe. Creaturine dotate d'autonomia, di complessità e di spessore psicologico come quelle che ispirarono il mondo di Charles Lutwidge Dogson, alias Lewis Carroll ("Alice nel paese delle meraviglie", 1865), il famoso reverendo matto per le bambine. Fanciulle che costruiscono la loro immagine con fatica e tormento, reagendo agli stereotipi dominanti ma anche risentendo delle contraddizioni di una cultura che celebra valori e codici di comportamento confusi e spesso opposti. Innocenti, isolate rendono esplicita l'ansia di crescere oggi in una società in cui la violenza fisica, psicologica ed economica, con diverse modalità, stravolge o annienta l'essere bambina.
Le parole di Francesco Abate, Franco Meloni e Simona Pagliari hanno un ruolo apprezzabile nella riuscita dell’operazione “GIRLS”. Invitati a servirsi di parole per sottolineare il senso delle minute icone, concepite e trasferite su carta da Giorgia Atzeni, compiono un’operazione inconsueta e contraria alla norma: raccontare, favoleggiare su personaggi d’invenzione, interpretare i segni, i colori, le figure in maniera spontanea e fresca, solo dopo aver visto i soggetti e i temi raffigurati. Nascono così brevi racconti e filastrocche, che svelano i segreti di fanciulle e giovani donne in età adolescenziale. Le parole si integrano perfettamente con un progetto che prevedeva, in principio, una narrazione per immagini senza parole e pertanto fine a se stessa. Le tavole si dispiegano in sequenze ordinate e occupano le pareti bianche della Galleria Arcivernice di Cagliari quasi si trattasse di un libro aperto. L’illustrazione riacquista così la sua forza e il suo grande merito di prenderci per mano per poi lasciarci liberi di riflettere.
La tradizione ci insegna ad intendere le tavole illustrate come un modo per rendere visibili eventi o concetti di uno scritto, un mezzo capace di rendere con immediatezza una situazione o un evento descritti in un testo. Com’è noto, infatti, fino al sec. XV la storia dell’illustrazione libraria si identificò con quella della miniatura, alla quale, con l’avvento della stampa tipografica, si affiancò, prendendo poi rapidamente il sopravvento, l’incisione: prima su legno, poi su metallo.
Ma già nel Cinquecento l’illustrazione, facendosi più ricca e ornata, cominciò a tendere all’indipendenza stilistica e di impaginazione nei confronti del testo scritto: spesso a tutta pagina, fu talvolta riprodotta e venduta separatamente dal testo.
Solo diversi secoli dopo, nacque il “libro d'artista”: concettualmente introdotto per la prima volta all'inizio del diciannovesimo secolo, come germoglio del Movimento Romantico, fu consolidato dai Simbolisti e successivamente diventò una forma importante di espressione creativa per i principali Modernisti. L'idea era quasi sempre trovare un testo, antico o moderno, di valore e usarlo come base per una serie di illustrazioni che, nello stesso tempo, esprimessero la personalità dell'artista e ampliassero e approfondissero la comprensione delle parole sulla pagina. Gli artisti, tuttavia, non sempre contenti di essere al servizio di un autore classico o moderno, spesso usavano i libri come veicoli per le loro proprie idee e fantasie creative, espresse in un modo assai diretto. È chiaro che l'efficacia di un libro, così inteso, non risiede nell'impatto che offre la singola illustrazione. È l'intera sequenza, e il rapporto di una immagine con l'altra, che consegna il messaggio.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad immagini in successione, piccole tavole coloratissime, concatenate e connesse da un filo d’Arianna rosso tenue: figure di bambine, di ragazzine, di donne, incarnazione della fragilità e della forza nel contempo. Marmocchie che giocano, ascoltano storie, stanno in silenzio; ragazzine che sognano, chiuse nella loro cameretta, che indossano jeans, twin set e calze a righe. Creaturine dotate d'autonomia, di complessità e di spessore psicologico come quelle che ispirarono il mondo di Charles Lutwidge Dogson, alias Lewis Carroll ("Alice nel paese delle meraviglie", 1865), il famoso reverendo matto per le bambine. Fanciulle che costruiscono la loro immagine con fatica e tormento, reagendo agli stereotipi dominanti ma anche risentendo delle contraddizioni di una cultura che celebra valori e codici di comportamento confusi e spesso opposti. Innocenti, isolate rendono esplicita l'ansia di crescere oggi in una società in cui la violenza fisica, psicologica ed economica, con diverse modalità, stravolge o annienta l'essere bambina.
Le parole di Francesco Abate, Franco Meloni e Simona Pagliari hanno un ruolo apprezzabile nella riuscita dell’operazione “GIRLS”. Invitati a servirsi di parole per sottolineare il senso delle minute icone, concepite e trasferite su carta da Giorgia Atzeni, compiono un’operazione inconsueta e contraria alla norma: raccontare, favoleggiare su personaggi d’invenzione, interpretare i segni, i colori, le figure in maniera spontanea e fresca, solo dopo aver visto i soggetti e i temi raffigurati. Nascono così brevi racconti e filastrocche, che svelano i segreti di fanciulle e giovani donne in età adolescenziale. Le parole si integrano perfettamente con un progetto che prevedeva, in principio, una narrazione per immagini senza parole e pertanto fine a se stessa. Le tavole si dispiegano in sequenze ordinate e occupano le pareti bianche della Galleria Arcivernice di Cagliari quasi si trattasse di un libro aperto. L’illustrazione riacquista così la sua forza e il suo grande merito di prenderci per mano per poi lasciarci liberi di riflettere.
16
aprile 2005
Giorgia Atzeni – Girls
Dal 16 al 29 aprile 2005
disegno e grafica
Location
GALLERIA ARCIVERNICE
Cagliari, Via Lodovico Baylle, 115, (Cagliari)
Cagliari, Via Lodovico Baylle, 115, (Cagliari)
Vernissage
16 Aprile 2005, Ore 18
Autore


