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Giorgio Albertini – Nuove avventure di forma/colore
Le opere si compongono di due parti distinte: una tela rappresenta la mimesi del naturale in ogni minimo particolare; una riproduzione tecnicamente perfetta, così precisa e così estrema da sembrare paradossalmente innaturale. Una seconda tela riproduce invece la visione cromatica di quella stessa realtà: puro colore che scivola e si espande per tutta la superficie del quadro
Comunicato stampa
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Giorgio Albertini nasce nel 1930 a Milano, città nella quale vive e lavora attualmente. Le prime mostre risalgono agli anni Sessanta nell’ambito di una pittura tecnicamente informale, ma con evidenti riferimenti naturalistici. Con il passare degli anni la sua attenzione si sposta verso soggetti semplici che appartengono al mondo reale: in primo luogo i fiori, con il loro prodigioso ensemble cromatico, poi le montagne e le acquamorfosi, ovvero i giochi ottici creati dall’acqua.
Le opere si compongono di due parti distinte: una tela rappresenta la mimesi del naturale in ogni minimo particolare; una riproduzione tecnicamente perfetta, così precisa e così estrema da sembrare paradossalmente innaturale. Una seconda tela riproduce invece la visione cromatica di quella stessa realtà: puro colore che scivola e si espande per tutta la superficie del quadro.
La pittura di Albertini spesso è stata definita iperrealista, e se si considera la maestria della sua tecnica, lo è. Il suo dipingere però prende le distanze dalle motivazioni del movimento originario (volto a sottolineare la banalità ed il nonsenso della vita quotidiana), per concentrarsi invece su di un particolare della realtà da fare suo, per giocare con le immagini e con la loro rappresentazione.
Nelle opere più recenti , presenti in mostra, i fiori rimangono protagonisti assoluti, ma l’unità dell’opera si tramuta in trittico, dove la tela figurativa diventa il punto di partenza centrale dal quale si irradiano i bagliori cromatici sulle tele vicine. Non è più un uso del colore sgocciolato, Albertini abbandona il dripping per concentrarsi sull’uso di un colore pieno, che sembra implodere in se stesso piuttosto che esplodere sulla tela. L’intimità di questi quadri racconta l’intimità della nostra quotidianità.
Le opere si compongono di due parti distinte: una tela rappresenta la mimesi del naturale in ogni minimo particolare; una riproduzione tecnicamente perfetta, così precisa e così estrema da sembrare paradossalmente innaturale. Una seconda tela riproduce invece la visione cromatica di quella stessa realtà: puro colore che scivola e si espande per tutta la superficie del quadro.
La pittura di Albertini spesso è stata definita iperrealista, e se si considera la maestria della sua tecnica, lo è. Il suo dipingere però prende le distanze dalle motivazioni del movimento originario (volto a sottolineare la banalità ed il nonsenso della vita quotidiana), per concentrarsi invece su di un particolare della realtà da fare suo, per giocare con le immagini e con la loro rappresentazione.
Nelle opere più recenti , presenti in mostra, i fiori rimangono protagonisti assoluti, ma l’unità dell’opera si tramuta in trittico, dove la tela figurativa diventa il punto di partenza centrale dal quale si irradiano i bagliori cromatici sulle tele vicine. Non è più un uso del colore sgocciolato, Albertini abbandona il dripping per concentrarsi sull’uso di un colore pieno, che sembra implodere in se stesso piuttosto che esplodere sulla tela. L’intimità di questi quadri racconta l’intimità della nostra quotidianità.
11
febbraio 2006
Giorgio Albertini – Nuove avventure di forma/colore
Dall'undici febbraio al 15 marzo 2006
arte contemporanea
Location
MANDELLI ARTE CONTEMPORANEA
Seregno, Via Giuseppe Garibaldi, 89, (Milano)
Seregno, Via Giuseppe Garibaldi, 89, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10.30 / 12.30 – 15.30 / 19.30 ; domenica 16.00 / 19.00
Vernissage
11 Febbraio 2006, ore 18
Autore

