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Giorgio Cutini – Canto delle Stagioni
Una grande antologica dedicata al fotografo perugino, uno dei protagonisti più significativi della ricerca fotografica italiana, che ne ripercorre alcune tappe essenziali.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 18 luglio al 30 settembre, la Mole Vanvitelliana di Ancona presenta la mostra Giorgio Cutini. Canto delle Stagioni, una grande antologica dedicata al fotografo perugino, uno dei protagonisti più significativi della ricerca fotografica italiana, che ne ripercorre alcune tap-pe essenziali.
La mostra, curata da Gabriele Perretta, organizzata dal Consiglio Regionale delle Marche, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ancona, presenta oltre 200 opere fotografiche, molte delle quali inedite, che rivelano il contesto intuitivo e concettuale nel quale sono state scattate.
Giorgio Cutini. Canto delle stagioni è una mostra pensata come percorso di introspezione artistica e umana assolutamente personale, ma anche un viaggio universale dello sguardo dell’artista attraverso le età dell’uomo.
L’esposizione si snoda nelle sale della Mole Vanvitelliana seguendo una suddivisione tematica, focalizzata sulle serie e su quelle immagini che hanno costruito la cifra stilistica più caratteristica di Giorgio Cutini, che da sempre evita i luoghi comuni e mette in discussione i presupposti visivi dell’istantaneo contemporaneo. Nella sua profonda e continua fuga dall’ordinario non ci sono solo ritratti di cose, oggetti o realismi effimeri: le sue fotografie documentano quello che il paesaggio muove nell’animo, in scatti sempre espressivisti e visionari, in cui il suo occhio intellettuale si interessa e si incuriosisce di ciò che lo circonda.
Tra le serie presenti in mostra c’è Inquietudine, che racconta come l’eccedenza della natura e delle cose soggioghi l’artista e si sottragga costantemente al suo tentativo di controllo, facendo convivere uno stato di eccitazione, meraviglia e disagio; viene messa in dubbio la sicurezza della tecnica e della duplicazione del reale, e nascono così le condizioni per la scoperta di nuove possibilità espressive.
Silenzio è la serie in cui Cutini tende con sempre maggiore decisione al bianco e al nero assoluti: qui l’immagine del padre perduto in tenerissima età diventa occasione di riflessione sull’irriducibile assenza di cui vive la fotografia. Il silenzio è vertigine, indagato dall’artista negli spazi sovrumani di un Appennino che diventa metafora di uno stato dell’anima, disposta a misurarsi con un silenzio potenzialmente definitivo.
“Giorgio Cutini ha fissato le intensità del grigio, del nero, ma anche gli intervalli armonici, il pensiero senza parole, l’ombra del vento, tenendo sempre la physis come spazio privilegiato per l’osservazione della realtà, oltre che del suo paesaggio agreste. Giorgio Cutini ‘tratta’ il suo lavoro come un manifesto, esponendo le sue convinzioni in maniera diretta, vera e colta, rivoluzionando così il ruolo della fotografia e di quella che oggi, in maniera negativa, è precipitata nel contraddittorio post-fotografico.” - spiega il curatore della mostra Gabriele Perretta.
La solitudine è un tema frequente nella poetica di Cutini: la si trova quando la maturità esige un momento di sosta, un faccia a faccia diretto, che trova risposte solo nella solitudine, nell’opzione di un rapporto personale e individuale. Un rapporto esemplificato nella serie Egl’io, dove la natura è protagonista tanto quanto l’artista: Cutini, infatti, interpella l’archetipo dell’albero in dialogo con se stesso, portando all’estremo il bisogno di identificazione con il paesaggio naturale e con la ricerca di una riflessione interiore.
Requie(m) è il lavoro più recente del fotografo, spazio di quiete e di essenziale spiritualità che costruisce un’immagine di una minima riconoscibilità che contiene insieme un concetto di finito e infinito, di armonia dei paesaggi interiori approfonditi da dettagli simbolici e naturalistici. In questi scatti si mantiene una tensione tra definitivo annientamento della rappresentazione e rivelazione di figure al di là dell’inganno consueto del reale; il nero è il colore dominante e non è negazione radicale della fotografia, bensì rivelazione, per dire allo spettatore che c’è ancora la speranza di un’immagine possibile.
Afferma Gabriele Perretta: “Tutto quello che l’autore scatta si identifica con lui, comprendendo nella sua identità anche una fase di compenetrazione col paesaggio, ovvero il geologico, la vegetazione e la terra. “Il Canto delle stagioni” espositivamente si articola come metafora percettiva nella sua interezza e, al tempo stesso, è anche un viaggio fatto di visioni o di affreschi dell’immaginazione. Il viaggio si ammanta della dimensione dell’infinito, ossia dell’oltre, dell’incommensurabile e del dialogo con l’altro.”
Accompagna la mostra un catalogo, Editore Ephemeria, con testi di Gabriele Perretta, Gilberto Mar-coni. Flavia Orsati, Enzo Carli, Giorgio Cutini.
La mostra, curata da Gabriele Perretta, organizzata dal Consiglio Regionale delle Marche, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ancona, presenta oltre 200 opere fotografiche, molte delle quali inedite, che rivelano il contesto intuitivo e concettuale nel quale sono state scattate.
Giorgio Cutini. Canto delle stagioni è una mostra pensata come percorso di introspezione artistica e umana assolutamente personale, ma anche un viaggio universale dello sguardo dell’artista attraverso le età dell’uomo.
L’esposizione si snoda nelle sale della Mole Vanvitelliana seguendo una suddivisione tematica, focalizzata sulle serie e su quelle immagini che hanno costruito la cifra stilistica più caratteristica di Giorgio Cutini, che da sempre evita i luoghi comuni e mette in discussione i presupposti visivi dell’istantaneo contemporaneo. Nella sua profonda e continua fuga dall’ordinario non ci sono solo ritratti di cose, oggetti o realismi effimeri: le sue fotografie documentano quello che il paesaggio muove nell’animo, in scatti sempre espressivisti e visionari, in cui il suo occhio intellettuale si interessa e si incuriosisce di ciò che lo circonda.
Tra le serie presenti in mostra c’è Inquietudine, che racconta come l’eccedenza della natura e delle cose soggioghi l’artista e si sottragga costantemente al suo tentativo di controllo, facendo convivere uno stato di eccitazione, meraviglia e disagio; viene messa in dubbio la sicurezza della tecnica e della duplicazione del reale, e nascono così le condizioni per la scoperta di nuove possibilità espressive.
Silenzio è la serie in cui Cutini tende con sempre maggiore decisione al bianco e al nero assoluti: qui l’immagine del padre perduto in tenerissima età diventa occasione di riflessione sull’irriducibile assenza di cui vive la fotografia. Il silenzio è vertigine, indagato dall’artista negli spazi sovrumani di un Appennino che diventa metafora di uno stato dell’anima, disposta a misurarsi con un silenzio potenzialmente definitivo.
“Giorgio Cutini ha fissato le intensità del grigio, del nero, ma anche gli intervalli armonici, il pensiero senza parole, l’ombra del vento, tenendo sempre la physis come spazio privilegiato per l’osservazione della realtà, oltre che del suo paesaggio agreste. Giorgio Cutini ‘tratta’ il suo lavoro come un manifesto, esponendo le sue convinzioni in maniera diretta, vera e colta, rivoluzionando così il ruolo della fotografia e di quella che oggi, in maniera negativa, è precipitata nel contraddittorio post-fotografico.” - spiega il curatore della mostra Gabriele Perretta.
La solitudine è un tema frequente nella poetica di Cutini: la si trova quando la maturità esige un momento di sosta, un faccia a faccia diretto, che trova risposte solo nella solitudine, nell’opzione di un rapporto personale e individuale. Un rapporto esemplificato nella serie Egl’io, dove la natura è protagonista tanto quanto l’artista: Cutini, infatti, interpella l’archetipo dell’albero in dialogo con se stesso, portando all’estremo il bisogno di identificazione con il paesaggio naturale e con la ricerca di una riflessione interiore.
Requie(m) è il lavoro più recente del fotografo, spazio di quiete e di essenziale spiritualità che costruisce un’immagine di una minima riconoscibilità che contiene insieme un concetto di finito e infinito, di armonia dei paesaggi interiori approfonditi da dettagli simbolici e naturalistici. In questi scatti si mantiene una tensione tra definitivo annientamento della rappresentazione e rivelazione di figure al di là dell’inganno consueto del reale; il nero è il colore dominante e non è negazione radicale della fotografia, bensì rivelazione, per dire allo spettatore che c’è ancora la speranza di un’immagine possibile.
Afferma Gabriele Perretta: “Tutto quello che l’autore scatta si identifica con lui, comprendendo nella sua identità anche una fase di compenetrazione col paesaggio, ovvero il geologico, la vegetazione e la terra. “Il Canto delle stagioni” espositivamente si articola come metafora percettiva nella sua interezza e, al tempo stesso, è anche un viaggio fatto di visioni o di affreschi dell’immaginazione. Il viaggio si ammanta della dimensione dell’infinito, ossia dell’oltre, dell’incommensurabile e del dialogo con l’altro.”
Accompagna la mostra un catalogo, Editore Ephemeria, con testi di Gabriele Perretta, Gilberto Mar-coni. Flavia Orsati, Enzo Carli, Giorgio Cutini.
18
luglio 2025
Giorgio Cutini – Canto delle Stagioni
Dal 18 luglio al 30 settembre 2025
fotografia
Location
MOLE VANVITELLIANA
Ancona, Banchina Giovanni Da Chio, 28, (Ancona)
Ancona, Banchina Giovanni Da Chio, 28, (Ancona)
Biglietti
Intero € 8
Ridotto € 5 per residenti, studenti, over 65, under 25 e possessori di card: Feltrinelli, Coop, Marche Teatro, iscritti al FAI, Italia Nostra, Touring Club e ICOM, soci ACI / famiglie con minori al seguito.
La riduzione è prevista inoltre per coloro che:
- pranzano in un ristorante di Ancona;
- hanno soggiornato almeno una notte nelle strutture ricettive marchigiane;
- visitano la mostra con un accompagnatore residente nel Comune di Ancona.
Gratuito under 16, giornalisti muniti di tesserino, guide turistiche iscritte all’albo nazionale, ospiti, per almeno 2 notti, nelle strutture ricettive di Ancona, disabili e accompagnatori.
Tutti i giorni dalle 18 alle 20:30 visita della mostra e del marciaronda (con vista su Ancona) con guida, su prenotazione € 10 (minimo 10 persone) (possibilità di aperitivo presso The Mole – Caffè Letterario al prezzo di € 10, anziché € 15) (per prenotazioni: 333 6166898 – pinacoteca@anconaservizi.it).
Reciprocità di ingresso ridotto tra mostra e Collezione Design del Museo Statale Tattile Omero.
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 17 alle 21
(lunedì chiuso)
Editore
Editore Ephemeria
Ufficio stampa
Maria Chiara Salvanelli Press Office & Communication
Autore
Curatore
Produzione organizzazione










