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Giosetta Fioroni – Iconica
Sabato 13 dicembre 2025 alle ore 18 si inaugura presso la Galleria Lombardi di Roma, nella sede di Via Panico 13 (Lombardi Project), la mostra Iconica, personale di GIOSETTA FIORONI (Roma, 1932), un progetto espositivo con il quale la Galleria continua il suo lavoro di ricerca e approfondimento sulla grande stagione artistica italiana a partire dal dopoguerra. Protagonista, questa volta, l’opera di una grande artista, una dei maggiori e più originali esponenti della Pop Art degli anni ’60, nell’ambito della ormai mitica “Scuola di Piazza del Popolo”: un’opera sviluppatasi in seguito, sino ad oggi, in numerosi cicli pittorici, scultorei e grafici, di grande raffinatezza e di straordinaria potenza visiva, protagonisti, negli anni, di numerose esposizioni internazionali.
Vengono qui presentate diciotto opere pittoriche di Giosetta Fioroni, realizzate tra il 1964 e il 2022, molte delle quali sono assolutamente inedite.
Catalogo in Galleria, con un testo di Silvia Pegoraro.
Già nel ’56 Giosetta Fioroni viene invitata, giovanissima, alla Biennale di Venezia. Compie un passo decisivo quando, all’inizio degli anni ’60, con Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mario Ceroli e pochi altri a Roma, propone una rivoluzione in pittura, abbandonando i modelli della ricerca informale. Diventa così una dei più interessanti artisti della “Scuola di Piazza del Popolo”, versione romana della Pop Art. A questo proposito, riveste un ruolo fondamentale la galleria La Tartaruga, fondata nel 1954 da Plinio De Martiis .
Dopo Burri e Afro, Colla e Capogrossi, Novelli e Perilli, Dorazio, Turcato e Rotella, all’aurora degli anni ’60 “una nuova generazione di pittori romani sta impetuosamente venendo alla ribalta”: una generazione artistica “di maturazione precoce e con caratteri più organici e compatti delle due precedenti”, come scrive all’epoca il critico Cesare Vivaldi. Giosetta Fioroni, insieme agli amici Angeli, Festa e Schifano, è tra coloro che meglio caratterizzano la cosiddetta “scuola di Piazza del Popolo”, spesso fatta coincidere con la “Pop Art italiana”, o con il suo settore maggioritario. Tuttavia, se e vero che la Pop Art si era imposta anche in Italia a seguito della Biennale di Venezia del 1964, questi artisti, pur avendo guardato con grande attenzione alle coeve esperienze d’oltreoceano, hanno sempre dimostrato una loro spiccata originalità per temi, posizioni ideologiche e abilità tecnica, in consonanza con la gloriosa tradizione artistica italiana.
I primi “Quadri d’argento” della Fioroni, spesso accostati ai lavori di Warhol per il riferimento al negativo fotografico, sono addirittura precedenti ad essi: vengono infatti realizzati già nel 1960, mentre i primi lavori di Warhol sul negativo fotografico risalgono solo al 1962. Del resto, se Warhol vuole eliminare dall’immagine ogni segno della mano, consegnandola alla luce senza tempo della tecnologia, la Fioroni, al contrario, riscatta la freddezza della tecnica fotografica di riferimento con la forte presenza di “tracce” della mano, di una dimensione gestuale e “fabbrile”, intensamente pittorica che si svilupperà in mille varianti, intimistiche e fiabesche, poetiche e narrative, sino agli anni più recenti.
Tutto, nel lavoro di Giosetta Fioroni, è abitato dal ritmo della vita, anche il vuoto, il bianco quasi abbagliante delle tele e delle carte, che spesso s’accende di armonie fatte di nulla: rari segni, segmenti minimi, miniature fluttuanti in delicate lagune cromatiche. Si avverte sempre la volontà di fissare sulla carta o sulla tela, o nel materiale di una scultura, un’"'impressione" del cuore, il palpito fuggitivo dell’esistenza, la labilità delle cose e l’attimalità delle sensazioni. Una “maniera”, dunque, tutta europea e italiana, la sua, lontana dalle tecniche prettamente industriali utilizzate dal Pop americano, e fondata su complesse stratificazioni culturali. Decisa, soprattutto a non rinunciare alla manualità della pittura, intesa come amalgama di sensuale fantasia e di rigore, mosaico di richiami culturali e immediatezza espressiva.
Già dagli anni ’60 è significativa la presenza, nei dipinti della Fioroni, di figure infantili, sagome fluttuanti, dapprima nel vuoto della superficie bianca, poi su sfondi cromatici sempre più articolati, intensi e cangianti, come immersi nella dimensione mitica e fiabesca in cui l’adulto proietta i ricordi dell’infanzia. La dimensione temporale delle opere di Giosetta Fioroni è stratificata e complessa: le icone della contemporaneità vengono trasfigurate e riportate a una dimensione temporale ‘altra’, come se le immagini del presente, rese impalpabili ed eteree dalla vernice argentata, a volte dorata, dalle velature di colore sovrapposte, trattenessero e ravvivassero il ricordo di un passato indeterminato e ormai inafferrabile.
Al 1969-70 risalgono i primi lavori esplicitamente ispirati alle fiabe: accanto alle icone della modernità, compaiono ora immagini tratte da racconti le cui origini si perdono nel tempo. Questo è il punto d’avvio per le ricerche sul folklore e la fiaba di magia che l’artista svilupperà nei decenni successivi, sino a oggi, e che si legano a particolari letture: Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione (1890) di James Frazer e, soprattutto, gli studi sulla fiaba di Vladimir Propp ed Eleazar M. Meletinskij, in particolare la Morfologia della fiaba (1928) di Propp, riferimento culturale importante per tutti gli intellettuali italiani attivi negli anni Sessanta e Settanta interessati allo strutturalismo.
I riferimenti sempre più frequenti e pregnanti al mondo delle fiabe, nei lavori di Giosetta Fioroni, naturalmente richiamano in causa la sua dimensione psicologica ed esistenziale, coi suoi continui rimandi all’infanzia, tanto da far pensare alle parole di Goffredo Parise: “Giosetta Fioroni, cercando la sua infanzia perduta, dipinge sempre lo stesso quadro”. Il suo colore, del resto, va sempre di più verso una febbrile intensità, sin quasi a farsi, nei lavori più recenti, ossessione, suggestione onirica. La pittura funziona come catalizzatore di emozioni, come potenziamento di una tensione dell’immaginario verso il territorio del mito.
NOTA BIOGRAFICA
Giosetta Fioroni nasce nel 1932 a Roma in una famiglia di artisti: il padre è scultore e la madre è pittrice e marionettista. Studia all'Accademia di Belle Arti di Roma, allieva di Toti Scialoja. Espone alla VII Quadriennale di Roma del 1955 e l'anno successivo alla XXVIII Biennale di Venezia. Nel 1957 allestisce presso la Galleria Montenapoleone di Milano la sua prima personale. Con Angeli, Festa e Schifano frequenta l'ambiente di rinnovamento artistico che si riunisce intorno alla Galleria La Tartaruga di Roma, entrando a far parte di quella che è stata definita "Scuola di Piazza del Popolo". Nel 1961 espone, in una personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, una serie di opere nelle quali si sintetizzano alcuni elementi che, in quegli anni, caratterizzeranno la sua pittura, tra cui l’uso dell’argento, colore-non colore, che diviene una superficie come quella dello specchio, intrigante perché assorbe e restituisce le immagini. Nel 1964, è invitata da Calvesi alla Biennale di Venezia. Si susseguono poi varie esposizioni collettive e personali (Galleria La Tartaruga di Roma, Galleria Il Naviglio di Milano, galleria Il Cavallino di Venezia). Dal 1965 in poi si manifestano nella sua pittura immagini rivisitate di grandi opere del Rinascimento italiano (come la nascita di Venere di Botticelli), in riferimento alle quali si è parlato di "citazionismo". Il 1969 segna l’inizio di un ciclo legato all’interesse per la fiaba, in seguito alla lettura dei formalisti russi e in particolare degli scritti di Vladimir Propp.
Nel corso degli anni Settanta, vive lunghi periodi nella campagna trevigiana, insieme allo scrittore veneto Goffredo Parise, suo compagno di vita per oltre vent’anni. Nel 1990 ha luogo una grande antologica alla Calcografia Nazionale di Roma, dedicata al suo lavoro su carta. Nel 1993 è presente alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nello stesso anno inizia a lavorare la ceramica presso la storica Bottega Gatti di Faenza: questa tecnica la impegnerà costantemente negli anni successivi, e la porterà alla creazione di importanti cicli scultorei.
Giosetta Fioroni – Iconica
Roma, Via Panico, 13, (Roma)





