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Giuseppe Flangini – Altri Cieli, Altri Colori
A Desenzano sono esposte opere teatrali e locandine oltre a disegni inediti sul paesaggio lacustre, foto e lettere di celebri personaggi del tempo legati all’artista da rapporti di stima e d’amicizia. Tra le opere il famoso Autoritratto del 1925.
Comunicato stampa
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È decisamente l’anno di Giuseppe Flangini. La partecipazione a Europalia 2003 Italia (in rappresentanza dell’arte italiana su nomina del Ministero degli Esteri), la pubblicazione del Catalogo generale delle opere, una serie di importanti mostre in Italia e all’estero confermano il rinnovato interesse per questo artista eclettico che all’arte, nelle sue varie espressioni (teatro, ceramica, grafica, pittura), dedicò la sua esistenza.
Le prime opere, recentemente ritrovate ed eccezionalmente in mostra, risalgono agli anni ‘20-‘21. Nel 1924, a soli 26 anni, esordisce come pittore alla Biennale Nazionale d’Arte di Verona, dove torna a esporre, quasi ininterrottamente, fino al 1961. Fa parte del Centro Artistico San Babila e del gruppo La Colonna. Alle iniziative promosse da La Colonna prendono parte anche Guttuso, Migneco, Zigaina, Birolli e Sassu. Flangini li conosce e frequenta, ma la sua ricerca si sviluppa in modo autonomo. Artista versatile e colto, approfondisce la letteratura e la cultura del centro-nord Europa con viaggi all’estero soprattutto in Francia, Belgio e Olanda. Pittore di forte carattere e acuta sensibilità, si dedica per molti anni al teatro.
A Desenzano sono esposte opere teatrali e locandine oltre a disegni inediti sul paesaggio lacustre, foto e lettere di celebri personaggi del tempo legati all’artista da rapporti di stima e d’amicizia. Tra le opere il famoso Autoritratto del 1925 che ritrae il busto di Flangini, prodotto dell’amico Arturo Martini, nel singolare atteggiamento di chi guarda “dentro” la tela anziché verso l’osservatore.
L’appuntamento è l’occasione per una ricognizione storica e critica sull’artista, utile per capire anche la sua visione dell’uomo “come essere fragile e impotente, in balia della natura” (Stipi, 2004). Il suo è un profondo pessimismo tramutato in tormentata rassegnazione. Come scrive Giovanni Stipi nella presentazione del Catalogo generale delle opere “la presenza dell’uomo non è sempre necessaria a Flangini per manifestare il proprio sconsolato sentimento della vita. Molte volte la figura umana è assente, ma i paesaggi del Nord, sia quelli urbani e industriali, sia quelli agresti, si intonano perfettamente con lo stato d’animo dell’autore. E il risultato non muta”.
La mostra è arricchita dalla proiezione del cortometraggio Il teatro della pittura, che narra le vicende artistiche del pittore con riferimenti al rapporto artista-natura-società nella prima metà del secolo scorso.
Sarà inoltre possibile effettuare visite guidate( per i ragazzi dai 12 ai 19 anni)
Sono previsti percorsi di gioco ( per alunni dai 7 agli 11 anni): accanto alla spiegazione delle opere, è previsto l’incontro con alcuni personaggi teatrali e le loro maschere, che saranno poi realizzate direttamente dai ragazzi. Un percorso divertente e istruttivo, che mira a stimolare una visione nuova e dinamica dell’arte, in pieno accordo con il pensiero del maestro Flangini, che il teatro lo dipinse, ma lo ultilizzò anche come forma di comunicazione
Nota biografica di Giuseppe Flangini (Verona, 1898-1961)
Giuseppe Flangini, primo di cinque figli, nacque a Verona il 12 ottobre 1898.
Conseguito il diploma alla Scuola Normale A. Manzoni di Verona il 27 giugno 1916, iniziò presto la professione di insegnante elementare che continuò anche dopo il suo trasferimento a Milano, avvenuto nel 1944. Fino a quel momento Flangini fu per così dire, polivalente: pedagogo o insegnante, commediografo, pittore, disegnatore, dotato di uno strano potere in ogni campo si cimentasse. Poi la pittura prevalse, ma rimasero svegli in lui, non separati né addormentati, gli interessi multipli, la cultura indeterminata (G. Altichieri). Disegnò manifesti e copertine di libri, ma soprattutto si dedicò alla pittura e al teatro collaborando con la rivista teatrale Controcorrente.
La sua prima esposizione fu quella, significativa per il clima culturale del periodo, organizzata dalla Società di Belle Arti a Verona nel 1921. Da quell’anno partecipò, tranne qualche breve interruzione, a tutte le biennali nazionali fino al 1959. Varie e importanti le manifestazioni artistiche nazionali alle quali prese parte. Tra le più prestigiose la Quadriennale d¹Arte di Roma e le mostre tenute dal 1948 al 1961 al Palazzo della Permanente di Milano.
A Milano insegnò fino al 1950: in seguito lasciò la scuola e si dedicò completamente alla pittura, avviando scambi epistolari e animate discussioni a Milano, al Centro Artistico San Babila di Corso Venezia (con Lilloni, De Rocchi, Labò, Bartolini, Contardo Barbieri, ecc.) e a Forte dei Marmi con Carlo Carrà. I suoi viaggi all’estero erano iniziati nel 1922, ma divennero presto annuali pellegrinaggi estivi alla ricerca dei luoghi che avevano ispirato gli impressionisti. Solo nel 1946 incominciò il suo Wanderung, fino ad allora appunto limitato all’estate, nei Musei di Parigi, Bruxelles, Bruges, Amsterdam, Monaco alla ricerca dei maestri ideali. A partire dal 1950 approfondì la matrice espressionistica della sua pittura.
Durante una delle permanenze estive a Ostenda aveva stretto amicizia con Ensor con il quale, in numerose occasioni, si trovò a discutere d’arte. Quadri come Kermesse, cioè la rappresentazione delle feste popolari mascherate, sono l’ideale omaggio al maestro, ma soprattutto l’approfondimento di un tema, la maschera, molto caro a Flangini, uomo di teatro.
Gli ultimi anni di Flangini, dal 1959 al 1961, furono caratterizzati dalla nascita di un nuovo e felice cromatismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di Vlaminck in particolare. Faro di Ostenda e soprattutto Mulino a Bruges, ultima opera dell’artista rimasta incompiuta sul cavalletto del suo studio alla sua morte, restano come testimonianza del perdurare di una ricerca ancora aperta e vitale (A. Di Lieto).
Nell’agosto 1961 Flangini, a seguito di una breve malattia, morì improvvisamente a Verona.
Negli anni successivi sono state allestite circa quaranta esposizioni, in Italia e all’estero, per ricordare la figura e l’opera del maestro. Le più recenti in ordine di tempo e di importanza sono quelle tenute presso La Fondazione Stelline (Milano), a Pietrasanta (Lucca), presso le Cercle Municipal (Lussemburgo) e a Palazzo Te (Mantova).
Le prime opere, recentemente ritrovate ed eccezionalmente in mostra, risalgono agli anni ‘20-‘21. Nel 1924, a soli 26 anni, esordisce come pittore alla Biennale Nazionale d’Arte di Verona, dove torna a esporre, quasi ininterrottamente, fino al 1961. Fa parte del Centro Artistico San Babila e del gruppo La Colonna. Alle iniziative promosse da La Colonna prendono parte anche Guttuso, Migneco, Zigaina, Birolli e Sassu. Flangini li conosce e frequenta, ma la sua ricerca si sviluppa in modo autonomo. Artista versatile e colto, approfondisce la letteratura e la cultura del centro-nord Europa con viaggi all’estero soprattutto in Francia, Belgio e Olanda. Pittore di forte carattere e acuta sensibilità, si dedica per molti anni al teatro.
A Desenzano sono esposte opere teatrali e locandine oltre a disegni inediti sul paesaggio lacustre, foto e lettere di celebri personaggi del tempo legati all’artista da rapporti di stima e d’amicizia. Tra le opere il famoso Autoritratto del 1925 che ritrae il busto di Flangini, prodotto dell’amico Arturo Martini, nel singolare atteggiamento di chi guarda “dentro” la tela anziché verso l’osservatore.
L’appuntamento è l’occasione per una ricognizione storica e critica sull’artista, utile per capire anche la sua visione dell’uomo “come essere fragile e impotente, in balia della natura” (Stipi, 2004). Il suo è un profondo pessimismo tramutato in tormentata rassegnazione. Come scrive Giovanni Stipi nella presentazione del Catalogo generale delle opere “la presenza dell’uomo non è sempre necessaria a Flangini per manifestare il proprio sconsolato sentimento della vita. Molte volte la figura umana è assente, ma i paesaggi del Nord, sia quelli urbani e industriali, sia quelli agresti, si intonano perfettamente con lo stato d’animo dell’autore. E il risultato non muta”.
La mostra è arricchita dalla proiezione del cortometraggio Il teatro della pittura, che narra le vicende artistiche del pittore con riferimenti al rapporto artista-natura-società nella prima metà del secolo scorso.
Sarà inoltre possibile effettuare visite guidate( per i ragazzi dai 12 ai 19 anni)
Sono previsti percorsi di gioco ( per alunni dai 7 agli 11 anni): accanto alla spiegazione delle opere, è previsto l’incontro con alcuni personaggi teatrali e le loro maschere, che saranno poi realizzate direttamente dai ragazzi. Un percorso divertente e istruttivo, che mira a stimolare una visione nuova e dinamica dell’arte, in pieno accordo con il pensiero del maestro Flangini, che il teatro lo dipinse, ma lo ultilizzò anche come forma di comunicazione
Nota biografica di Giuseppe Flangini (Verona, 1898-1961)
Giuseppe Flangini, primo di cinque figli, nacque a Verona il 12 ottobre 1898.
Conseguito il diploma alla Scuola Normale A. Manzoni di Verona il 27 giugno 1916, iniziò presto la professione di insegnante elementare che continuò anche dopo il suo trasferimento a Milano, avvenuto nel 1944. Fino a quel momento Flangini fu per così dire, polivalente: pedagogo o insegnante, commediografo, pittore, disegnatore, dotato di uno strano potere in ogni campo si cimentasse. Poi la pittura prevalse, ma rimasero svegli in lui, non separati né addormentati, gli interessi multipli, la cultura indeterminata (G. Altichieri). Disegnò manifesti e copertine di libri, ma soprattutto si dedicò alla pittura e al teatro collaborando con la rivista teatrale Controcorrente.
La sua prima esposizione fu quella, significativa per il clima culturale del periodo, organizzata dalla Società di Belle Arti a Verona nel 1921. Da quell’anno partecipò, tranne qualche breve interruzione, a tutte le biennali nazionali fino al 1959. Varie e importanti le manifestazioni artistiche nazionali alle quali prese parte. Tra le più prestigiose la Quadriennale d¹Arte di Roma e le mostre tenute dal 1948 al 1961 al Palazzo della Permanente di Milano.
A Milano insegnò fino al 1950: in seguito lasciò la scuola e si dedicò completamente alla pittura, avviando scambi epistolari e animate discussioni a Milano, al Centro Artistico San Babila di Corso Venezia (con Lilloni, De Rocchi, Labò, Bartolini, Contardo Barbieri, ecc.) e a Forte dei Marmi con Carlo Carrà. I suoi viaggi all’estero erano iniziati nel 1922, ma divennero presto annuali pellegrinaggi estivi alla ricerca dei luoghi che avevano ispirato gli impressionisti. Solo nel 1946 incominciò il suo Wanderung, fino ad allora appunto limitato all’estate, nei Musei di Parigi, Bruxelles, Bruges, Amsterdam, Monaco alla ricerca dei maestri ideali. A partire dal 1950 approfondì la matrice espressionistica della sua pittura.
Durante una delle permanenze estive a Ostenda aveva stretto amicizia con Ensor con il quale, in numerose occasioni, si trovò a discutere d’arte. Quadri come Kermesse, cioè la rappresentazione delle feste popolari mascherate, sono l’ideale omaggio al maestro, ma soprattutto l’approfondimento di un tema, la maschera, molto caro a Flangini, uomo di teatro.
Gli ultimi anni di Flangini, dal 1959 al 1961, furono caratterizzati dalla nascita di un nuovo e felice cromatismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di Vlaminck in particolare. Faro di Ostenda e soprattutto Mulino a Bruges, ultima opera dell’artista rimasta incompiuta sul cavalletto del suo studio alla sua morte, restano come testimonianza del perdurare di una ricerca ancora aperta e vitale (A. Di Lieto).
Nell’agosto 1961 Flangini, a seguito di una breve malattia, morì improvvisamente a Verona.
Negli anni successivi sono state allestite circa quaranta esposizioni, in Italia e all’estero, per ricordare la figura e l’opera del maestro. Le più recenti in ordine di tempo e di importanza sono quelle tenute presso La Fondazione Stelline (Milano), a Pietrasanta (Lucca), presso le Cercle Municipal (Lussemburgo) e a Palazzo Te (Mantova).
02
ottobre 2004
Giuseppe Flangini – Altri Cieli, Altri Colori
Dal 02 ottobre all'otto dicembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA CIVICA GIAN BATTISTA BOSIO – PALAZZO TODESCHINI
Desenzano Del Garda, Piazza Malvezzi, 38, (Brescia)
Desenzano Del Garda, Piazza Malvezzi, 38, (Brescia)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 15.00-19.00
sabato e domenica 10.00-12.00, 15.00-19.00
Vernissage
2 Ottobre 2004, ore 18.00
Sito web
www.giuseppeflangini.com




