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Henrik Olai Kaarstein – Well Received Lies
Henrik Olai Kaarstein evoca idee di una trasgressione imminente così da illustrare l’affinità esistente tra immagini diverse, che includono sia fotografie di amici e amanti che variazioni cinematografiche su temi come ‘amore impossibile’ o politiche del mondo.
Comunicato stampa
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L’espressione “è complicato” viene oggi usata per descrivere alcune situazioni sentimentali. La sua inflessione da cliché fa spaventare alla sola pronuncia. Eppure, è inevitabilmente alla portata di mano di chiunque indaghi sullo stato delle relazioni attuali. Facebook ha persino inserito la suddetta espressione come una categoria tra le varie situazioni sentimentali da selezionare, assieme a “in una relazione” e “single”. Forse, il dichiarare che si è “in una relazione complicata” sarebbe onesto in ogni caso, dal momento che tutte le relazioni dipendono dalla dichiarazione di una delle due parti, e vengono poi portate avanti da certi comportamenti che abbracciano la fedeltà esclusivamente al fine di rassicurare l’altro. Sotto la patina dell’impegno tramano sempre impulsi meno ammirevoli. In occasione della sua mostra alla T293 dal titolo Well Received Lies, Henrik Olai Kaarstein evoca questa idea di trasgressione imminente così da illustrare l’affinità esistente tra immagini diverse, che includono sia fotografie di amici e amanti che variazioni cinematografiche su temi come ‘amore impossibile’ o politiche del mondo.
Un vestito da sposa color rosa viene appeso al soffitto e lasciato dondolare al di sopra di un tappeto volutamente kitsch, ornato con finte rose rosse. La parte inferiore del vestito è adornata con stampe di recenti riunioni politiche relative all’intervento degli Stati Uniti nel mondo arabo (Powel e Reagan ad un pranzo ufficiale, Rice in posa con Gheddafi, Bush Senior che incontra un principe saudita). Alcuni scalini permettono un incontro un po’ più intimo tra lo spettatore e l’opera, smorzando quell’aria solenne che sia le immagini che il vestito invece trasmettono. Una tale parvenza di rappresentazione politica viene fatta collassare (in senso sia letterale che figurato) sull’amore romantico. L’esame minuzioso del matrimonio costringe alla divulgazione. In seguito a Wikileaks, una certa trasparenza post-coitale ha sparso sangue dalla camera da letto fino alle relazioni internazionali. Ciò che viene consigliato è quell’intimità globale che solo l’accesso illimitato alle informazioni consente.
Anche la nuova serie di ritratti di Kaarstein mette in risalto la qualità degli indumenti che la compongono, sia per il loro aspetto che per la loro vicinanza al corpo nudo che viene ritratto. Immagini ritrovate in una cartella privata del computer dell’artista, e ritraenti amici ed amanti colti in diversi momenti di intimità (il primo piano di un busto di un uomo con un corsetto, un altro uomo che si distende nudo su un letto, una donna che si appoggia ad una sedia con noncuranza, un gatto che dorme), sono state stampate in grandi formati in bianco e nero, per poi essere ri-lavorate con carbone e gesso. I tratteggi ondeggianti di Kaarstein contribuiscono a creare l’illusione di un volume, come anche l’effetto di una vertigine, fondendo insieme le figure con gli sfondi. Il contenuto pittorico viene così scambiato con l’ambiente. La sua cauta estetizzazione è favorita dalle gradazioni del bianco e nero. I suoi soggetti vengono estrapolati dal dominio affettivo di un ‘soft porno’ fatto in casa, e vengono trascinati all’interno di un arredamento dalla bassa levatura, adatto a una cultura di accessori che cambiano costantemente. Tutti i titoli si riferiscono, con diversi gradi di esattezza, a posizioni geografiche (Hans Holmboes Gate; Oslo; Documenta 13; Roma; Rio), schematizzando così lo sforzo continuo di mettere ordine tra luoghi e persone.
Un sottile varco composto da larghi e lascivi collage, risultanti da sezioni congiunte di carta e raso, viene sospeso alle travi che si distendono lungo tutta la galleria. Immagini tratte da film incentrati su amori difficili o impossibili (Brokeback Mountain, Hiroshima Mon Amour, Birth, Monster, Crazy/Beautiful, Secretary) sono state stampate grazie ad una piattaforma online che si occupa dell’assemblaggio di locandine amatoriali per film. Queste stampe sono state poi ritagliate, e le sezioni più larghe delle immagini rimosse. Linee astratte e aree di colore diluito galleggiano intorno a questi abbracci isolati. La proliferazione di mani senza corpi che adesso palpano blande astrazioni piuttosto che nuda carne suggerisce il trasferimento di energia libidica verso le superfici apatiche delle opere d’arte (o degli schermi) – la genesi di un patto tra una carne calda e sensibile e un oggetto completamente diverso. “Gli amanti, loro mentono così meravigliosamente.”
Stian Gabrielsen
Un vestito da sposa color rosa viene appeso al soffitto e lasciato dondolare al di sopra di un tappeto volutamente kitsch, ornato con finte rose rosse. La parte inferiore del vestito è adornata con stampe di recenti riunioni politiche relative all’intervento degli Stati Uniti nel mondo arabo (Powel e Reagan ad un pranzo ufficiale, Rice in posa con Gheddafi, Bush Senior che incontra un principe saudita). Alcuni scalini permettono un incontro un po’ più intimo tra lo spettatore e l’opera, smorzando quell’aria solenne che sia le immagini che il vestito invece trasmettono. Una tale parvenza di rappresentazione politica viene fatta collassare (in senso sia letterale che figurato) sull’amore romantico. L’esame minuzioso del matrimonio costringe alla divulgazione. In seguito a Wikileaks, una certa trasparenza post-coitale ha sparso sangue dalla camera da letto fino alle relazioni internazionali. Ciò che viene consigliato è quell’intimità globale che solo l’accesso illimitato alle informazioni consente.
Anche la nuova serie di ritratti di Kaarstein mette in risalto la qualità degli indumenti che la compongono, sia per il loro aspetto che per la loro vicinanza al corpo nudo che viene ritratto. Immagini ritrovate in una cartella privata del computer dell’artista, e ritraenti amici ed amanti colti in diversi momenti di intimità (il primo piano di un busto di un uomo con un corsetto, un altro uomo che si distende nudo su un letto, una donna che si appoggia ad una sedia con noncuranza, un gatto che dorme), sono state stampate in grandi formati in bianco e nero, per poi essere ri-lavorate con carbone e gesso. I tratteggi ondeggianti di Kaarstein contribuiscono a creare l’illusione di un volume, come anche l’effetto di una vertigine, fondendo insieme le figure con gli sfondi. Il contenuto pittorico viene così scambiato con l’ambiente. La sua cauta estetizzazione è favorita dalle gradazioni del bianco e nero. I suoi soggetti vengono estrapolati dal dominio affettivo di un ‘soft porno’ fatto in casa, e vengono trascinati all’interno di un arredamento dalla bassa levatura, adatto a una cultura di accessori che cambiano costantemente. Tutti i titoli si riferiscono, con diversi gradi di esattezza, a posizioni geografiche (Hans Holmboes Gate; Oslo; Documenta 13; Roma; Rio), schematizzando così lo sforzo continuo di mettere ordine tra luoghi e persone.
Un sottile varco composto da larghi e lascivi collage, risultanti da sezioni congiunte di carta e raso, viene sospeso alle travi che si distendono lungo tutta la galleria. Immagini tratte da film incentrati su amori difficili o impossibili (Brokeback Mountain, Hiroshima Mon Amour, Birth, Monster, Crazy/Beautiful, Secretary) sono state stampate grazie ad una piattaforma online che si occupa dell’assemblaggio di locandine amatoriali per film. Queste stampe sono state poi ritagliate, e le sezioni più larghe delle immagini rimosse. Linee astratte e aree di colore diluito galleggiano intorno a questi abbracci isolati. La proliferazione di mani senza corpi che adesso palpano blande astrazioni piuttosto che nuda carne suggerisce il trasferimento di energia libidica verso le superfici apatiche delle opere d’arte (o degli schermi) – la genesi di un patto tra una carne calda e sensibile e un oggetto completamente diverso. “Gli amanti, loro mentono così meravigliosamente.”
Stian Gabrielsen
04
aprile 2016
Henrik Olai Kaarstein – Well Received Lies
Dal 04 aprile al 14 maggio 2016
arte contemporanea
Location
T293
Roma, Via Ripense, 6, (Roma)
Roma, Via Ripense, 6, (Roma)
Orario di apertura
Martedì-Sabato, dalle 14 alle 19.
Vernissage
4 Aprile 2016, ore 19
Autore