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Hýbris, la dismisura come pratica di comunicazione
Officine dell’Immagine, galleria impegnata nella promozione dell’arte contemporanea internazionale, torna ad accogliere nel proprio spazio espositivo le nuove tendenze dell’arte italiana con la mostra intitolata “Hýbris, la dismisura come pratica di comunicazione”.
Comunicato stampa
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Officine dell'Immagine, galleria impegnata nella promozione dell'arte contemporanea internazionale, dopo la mostra personale dell'artista iraniana Gohar Dashti torna ad accogliere nel proprio spazio espositivo le nuove tendenze dell'arte italiana con la mostra intitolata "Hýbris, la dismisura come pratica di comunicazione". L'esposizione, curata da Andrea Lacarpia e corredata da un catalogo Vanilla Edizioni, raggruppa una selezione di opere recenti di Enrica Berselli (Modena 1984), Silvia Forese (Verona 1984) ed Elena Monzo (Brescia 1981), disposte nelle diverse sale dello spazio espositivo ad indicare tre diverse interpretazioni dell'odierna cultura dell'eccesso.
La dismisura, attualmente elevata a prassi dai meccanismi dell’economia globalizzata, nel mondo greco era identificata nella hýbris, concetto che indica la tracotanza dell’uomo contrapposta al senso della misura voluto dagli dei per proteggere la stabilità del cosmo: una tensione tra ordine e caos che, espressa nella tragedia greca come in molte attuali espressioni artistiche, mantiene in ogni epoca i medesimi fini catartici.
Il percorso si apre con le opere di Elena Monzo, tecniche miste su carta di grandi dimensioni, sulle quali campeggiano eccentriche figure femminili, rese grottesche dalla necessità di conformarsi ai modelli estetici della cultura di massa. La compulsiva aspirazione ad un'aliena bellezza che deforma i corpi e le espressioni, viene tradotta dall'artista in figure aggressive e spigolose, impegnate in complesse contorsioni ed inserite in un caleidoscopio di linee e colori squillanti. I materiali utilizzati da Elena Monzo sono molteplici, con una predilezione per le superfici riflettenti e iridescenti associate ad un disegno dai tratti taglienti e caricaturali. Alle opere bidimensionali l’artista associa oggetti e materiali che invadono lo spazio creando uno straniamento percettivo che riporta all’evasione dalla realtà quotidiana, reazione alle norme borghesi come nelle espressioni del pop camp e della psichedelia.
La seconda sala dello spazio espositivo ospita le opere di Silvia Forese, un’affollata composizione di piccoli dipinti su cartoncino che presentano ognuno un oggetto d’uso comune, specchio delle contraddizioni della società contemporanea tesa tra molteplicità e omologazione. I soggetti sono tratteggiati con grafica essenzialità come fossero oggetti senza peso, svuotati dalla propria materialità per assurgere allo status di pura immagine, definita con i colori saturi e sgargianti tipici della comunicazione pubblicitaria. Una levità, quella dei piccoli dipinti, che l’artista mantiene anche in un’altra opera realizzata all’interno dello spazio espositivo: un disegno composto da nastro adesivo colorato, disposto sulle pareti della galleria a formare le siluette di oggetti, ridotti ai minimi termini e svuotati dalla loro concretezza per divenire impalpabili tracce di un problematico dialogo tra presenza e assenza.
La penombra del piano sotterraneo della galleria invita alla riflessione con le opere di Enrica Berselli, dalla severa gamma cromatica variante dal bianco e nero dei disegni inchiostro su carta ai toni bruni e metallici dei dipinti olio su tela. Partendo dalla necessità di riattivare la concretezza del corpo e il suo legame con l’ambiente esterno, dal quale è sempre più isolato da una società alienata dove tutto è ridotto a merce, Enrica Berselli illustra tentativi d’attualizzazione della ritualità propria degli antichi misteri, nei quali l’artista fa convergere citazioni dall’ambito medico - scientifico come da quello magico – mitologico, in una sorprendente sintesi di sensualità delle forme, perizia calligrafica e profondità di significato. Nei dipinti sono fissati emblematici attimi di rituali privati, nei quali l’artista s’immerge in elementi naturali o artificiali, ottenendo un isolamento sensoriale tale da riportare il corpo al suo stato prettamente organico. Nei disegni compare lo stesso mondo organico, tradotto attraverso audaci ibridazioni di figure femminili, ben definite nell’anatomia esterna, con dettagli tratti dalla biologia interna, il tutto delineato con piccoli punti di penna rapidograph posti con l’ausilio della lente d’ingrandimento, più o meno fitti a seconda del chiaroscuro che l’artista vuole ottenere. Il corpo diviene così luogo d’incontro del macrocosmo con il microcosmo, spazio nel quale la prevaricazione dell’uomo ha insieme il suo esprimersi fisico e il suo limite metafisico.
06
marzo 2014
Hýbris, la dismisura come pratica di comunicazione
Dal 06 marzo al 12 aprile 2014
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
OFFICINE DELL’IMMAGINE
Milano, Via Carlo Vittadini, 11, (Milano)
Milano, Via Carlo Vittadini, 11, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15-19
sabato ore 11-19
Vernissage
6 Marzo 2014, ore 19.00
Autore
Curatore