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Il grande Olivieri
Venerdì 21 novembre, alle ore 18.00, verrà inaugurata nella galleria Maco Arte in via Ognissanti 33 a Padova la mostra a ingresso libero: Il grande Olivieri. Incentrata su opere, realizzate tra il 1967 e il 2010, di grande formato.
Comunicato stampa
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Venerdì 21 novembre, alle ore 18.00, verrà inaugurata nella galleria Maco Arte in via Ognissanti 33 a Padova la mostra a ingresso libero: Il grande Olivieri. Incentrata su 12 opere, realizzate tra il 1967 e il 2010, l’esposizione presenta, grazie ad alcuni dei suoi esiti espressivi più alti, l’esperienza pittorica di Claudio Olivieri (Roma, 1934 – Milano, 2019) e in particolare il suo confrontarsi con le superfici di ampio respiro.
È nelle opere di grande formato che il ricercare dell’artista, tra i massimi esponenti dell’astrazione italiana, ha espresso compiutamente la sua vocazione a “diventare spazio”. Sono lavori che assorbono lo sguardo dell’osservatore, rendendo l’esperienza percettiva profonda e coinvolgente.
Negli anni Sessanta, in un clima internazionale percorso da tensioni concettuali e da una diffidenza crescente verso i linguaggi tradizionali, la pittura sembrò per molti versi giunta al capolinea. Tuttavia, già all’inizio del decennio successivo, un gruppo di artisti cominciò a riaprire la questione del dipingere, decidendo di tornare al gesto, alla superficie, al colore, ma in un modo nuovo: non più come forma espressiva immediata, bensì come campo di indagine.
Il termine “Pittura Analitica” fece la sua comparsa nel dicembre 1974 in occasione della mostra Geplante Malerei, un momento cruciale che diede nome e visibilità a questa rinnovata consapevolezza: la pittura come progetto, come interrogazione metodica dei suoi elementi primi quali tela, pigmento, luce, tempo.
Gli artisti di quella stagione, pur provenendo da esperienze differenti, avevano in comune una volontà radicale: riconsiderare il quadro come luogo in cui il pensiero prende forma attraverso la pittura stessa, restituendo dignità a un mezzo che sembrava aver esaurito le sue possibilità. È in questo contesto che si inserisce l’opera di Claudio Olivieri, tra le figure più alte e originali dell’astrazione italiana.
La galleria Maco Arte presenta ora Il grande Olivieri, una mostra che raccoglie dodici opere realizzate tra il 1967 e il 2010 e che si concentra su quella parte della sua produzione in cui il grande formato diventa spazio di intensità e respiro, luogo di attraversamento percettivo.
Le tele monumentali scelte per l’esposizione rivelano la qualità più profonda della sua ricerca: un modo di concepire la pittura non come superficie, ma come evento. Qui la luce non illumina: accade. Affiora nella zona centrale delle opere come materia cangiante, soffusa, quasi pulviscolare, assumendo la forma di un’apparizione, colta nel momento in cui prende vita. Una sensazione di epifania visiva: come se l’artista avesse solo sollevato un lembo di sipario per rendere visibile ciò che altrimenti sarebbe rimasto irrimediabilmente nascosto. Di fronte a queste tele — quadri-palcoscenico, quadri-monadi, quadri-cellule che sembrano alludere alle origini e alle estremità dell’universo — lo sguardo viene spontaneamente risucchiato in una profondità che ricorda quella delle grandi volte barocche, quando la pittura apriva le pareti al cielo.
Alla monumentalità di Olivieri, Mattia Munari ha scelto di affiancare le opere di tre maestri dell’astrazione internazionale: Tancredi Parmeggiani, Paul Jenkins e Sam Francis. Il dialogo che ne scaturisce è atmosferico. Tancredi, con il suo segno lirico e vibrante, rappresenta uno snodo fondamentale dell’astrazione italiana del dopoguerra: nelle sue opere, la tensione cromatica e la scrittura gestuale aprono spazi di rarefazione e di energia che risuonano con la sensibilità luminosa di Olivieri. Paul Jenkins, figura centrale della Lyrical Abstraction americana, porta in mostra la sua straordinaria capacità di far scorrere il colore come fenomeno naturale, lasciando che la materia cromatica generi da sé luce, trasparenze e dinamiche imprevedibili. È questa qualità quasi organica, fluida e metamorfica a renderlo un interlocutore ideale delle superfici di spazio tempo e luce catturate da Olivieri. Sam Francis, infine, con le sue distese di colore sospese su sfondi bianchi e le aperture amplissime che caratterizzano la sua pittura più matura, offre un’altra forma di meditazione sul rapporto tra colore, spazio e respiro del quadro: una riflessione affine, per intensità e vastità, alla dimensione spaziale ricercata da Olivieri.
La mostra, curata da Mattia Munari in collaborazione con Eleonora Olivieri, figlia dell’artista e fondatrice dell’Archivio a lui dedicato, si accompagna a un catalogo che raccoglie la riproduzione delle opere esposte e un testo critico di Nicola Galvan.
Munari ricorda così il suo legame personale con il maestro: “Claudio era un amico. Ricordo la nostra prima mostra insieme, era il 2008 e titolava Per ora: prendeva il titolo da una sua opera. Questa, invece, è la prima mostra che realizzo dopo la sua scomparsa insieme all’archivio dell’autore, con il prezioso contributo della figlia Eleonora”.
È in questo intreccio di memoria, affetto e rigore curatoriale che nasce Il grande Olivieri, una restituzione luminosa e intensa all’eredità di un artista che ha saputo trasformare la pittura in un varco verso l’invisibile.
Claudio Olivieri nasce a Roma il 28 novembre 1934. Dal 1953 frequenta a Milano l’Accademia di Brera, diplomandosi in pittura. La sua formazione avviene nell’ambito della gestualità segnica e cromatica dell’Informale. Nel 1960 apre la sua prima mostra personale al Salone dell’Annunciata. Sei anni più tardi viene invitato ad esporre per la prima volta alla Biennale di Venezia, a cui parteciperà anche nel 1980, nel 1986 e nel 1990 con sale personali. Nel corso degli anni partecipa in tre occasioni alla Quadriennale d’Arte di Roma e, nel 1977, a Documenta 6 di Kassel. Nel 1993 gli viene assegnata la Cattedra di Arti Visive e Pittura alla Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano, insegnamento a cui si dedica fino al 2011. Si spegne a Milano il 16 dicembre 2019.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026. Orari: da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30, oppure su appuntamento.
Grazie per darne notizia
Info: https://www.macoarte.com/
Cell: +39 393 186 0510
È nelle opere di grande formato che il ricercare dell’artista, tra i massimi esponenti dell’astrazione italiana, ha espresso compiutamente la sua vocazione a “diventare spazio”. Sono lavori che assorbono lo sguardo dell’osservatore, rendendo l’esperienza percettiva profonda e coinvolgente.
Negli anni Sessanta, in un clima internazionale percorso da tensioni concettuali e da una diffidenza crescente verso i linguaggi tradizionali, la pittura sembrò per molti versi giunta al capolinea. Tuttavia, già all’inizio del decennio successivo, un gruppo di artisti cominciò a riaprire la questione del dipingere, decidendo di tornare al gesto, alla superficie, al colore, ma in un modo nuovo: non più come forma espressiva immediata, bensì come campo di indagine.
Il termine “Pittura Analitica” fece la sua comparsa nel dicembre 1974 in occasione della mostra Geplante Malerei, un momento cruciale che diede nome e visibilità a questa rinnovata consapevolezza: la pittura come progetto, come interrogazione metodica dei suoi elementi primi quali tela, pigmento, luce, tempo.
Gli artisti di quella stagione, pur provenendo da esperienze differenti, avevano in comune una volontà radicale: riconsiderare il quadro come luogo in cui il pensiero prende forma attraverso la pittura stessa, restituendo dignità a un mezzo che sembrava aver esaurito le sue possibilità. È in questo contesto che si inserisce l’opera di Claudio Olivieri, tra le figure più alte e originali dell’astrazione italiana.
La galleria Maco Arte presenta ora Il grande Olivieri, una mostra che raccoglie dodici opere realizzate tra il 1967 e il 2010 e che si concentra su quella parte della sua produzione in cui il grande formato diventa spazio di intensità e respiro, luogo di attraversamento percettivo.
Le tele monumentali scelte per l’esposizione rivelano la qualità più profonda della sua ricerca: un modo di concepire la pittura non come superficie, ma come evento. Qui la luce non illumina: accade. Affiora nella zona centrale delle opere come materia cangiante, soffusa, quasi pulviscolare, assumendo la forma di un’apparizione, colta nel momento in cui prende vita. Una sensazione di epifania visiva: come se l’artista avesse solo sollevato un lembo di sipario per rendere visibile ciò che altrimenti sarebbe rimasto irrimediabilmente nascosto. Di fronte a queste tele — quadri-palcoscenico, quadri-monadi, quadri-cellule che sembrano alludere alle origini e alle estremità dell’universo — lo sguardo viene spontaneamente risucchiato in una profondità che ricorda quella delle grandi volte barocche, quando la pittura apriva le pareti al cielo.
Alla monumentalità di Olivieri, Mattia Munari ha scelto di affiancare le opere di tre maestri dell’astrazione internazionale: Tancredi Parmeggiani, Paul Jenkins e Sam Francis. Il dialogo che ne scaturisce è atmosferico. Tancredi, con il suo segno lirico e vibrante, rappresenta uno snodo fondamentale dell’astrazione italiana del dopoguerra: nelle sue opere, la tensione cromatica e la scrittura gestuale aprono spazi di rarefazione e di energia che risuonano con la sensibilità luminosa di Olivieri. Paul Jenkins, figura centrale della Lyrical Abstraction americana, porta in mostra la sua straordinaria capacità di far scorrere il colore come fenomeno naturale, lasciando che la materia cromatica generi da sé luce, trasparenze e dinamiche imprevedibili. È questa qualità quasi organica, fluida e metamorfica a renderlo un interlocutore ideale delle superfici di spazio tempo e luce catturate da Olivieri. Sam Francis, infine, con le sue distese di colore sospese su sfondi bianchi e le aperture amplissime che caratterizzano la sua pittura più matura, offre un’altra forma di meditazione sul rapporto tra colore, spazio e respiro del quadro: una riflessione affine, per intensità e vastità, alla dimensione spaziale ricercata da Olivieri.
La mostra, curata da Mattia Munari in collaborazione con Eleonora Olivieri, figlia dell’artista e fondatrice dell’Archivio a lui dedicato, si accompagna a un catalogo che raccoglie la riproduzione delle opere esposte e un testo critico di Nicola Galvan.
Munari ricorda così il suo legame personale con il maestro: “Claudio era un amico. Ricordo la nostra prima mostra insieme, era il 2008 e titolava Per ora: prendeva il titolo da una sua opera. Questa, invece, è la prima mostra che realizzo dopo la sua scomparsa insieme all’archivio dell’autore, con il prezioso contributo della figlia Eleonora”.
È in questo intreccio di memoria, affetto e rigore curatoriale che nasce Il grande Olivieri, una restituzione luminosa e intensa all’eredità di un artista che ha saputo trasformare la pittura in un varco verso l’invisibile.
Claudio Olivieri nasce a Roma il 28 novembre 1934. Dal 1953 frequenta a Milano l’Accademia di Brera, diplomandosi in pittura. La sua formazione avviene nell’ambito della gestualità segnica e cromatica dell’Informale. Nel 1960 apre la sua prima mostra personale al Salone dell’Annunciata. Sei anni più tardi viene invitato ad esporre per la prima volta alla Biennale di Venezia, a cui parteciperà anche nel 1980, nel 1986 e nel 1990 con sale personali. Nel corso degli anni partecipa in tre occasioni alla Quadriennale d’Arte di Roma e, nel 1977, a Documenta 6 di Kassel. Nel 1993 gli viene assegnata la Cattedra di Arti Visive e Pittura alla Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano, insegnamento a cui si dedica fino al 2011. Si spegne a Milano il 16 dicembre 2019.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026. Orari: da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30, oppure su appuntamento.
Grazie per darne notizia
Info: https://www.macoarte.com/
Cell: +39 393 186 0510
21
novembre 2025
Il grande Olivieri
Dal 21 novembre 2025 al 31 gennaio 2026
arte contemporanea
Location
Maco Arte
Padova, Via Ognissanti, 33, (PD)
Padova, Via Ognissanti, 33, (PD)
Orario di apertura
da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30, oppure su appuntamento.
Vernissage
21 Novembre 2025, 18
Sito web
Autore
Curatore





