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Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano dall’estrazione all’uso
Serre, giardini d’inverno, finestre, lettighe e persino alveari. Per tutta l’età romana il lapis specularis ha rappresentato la soluzione naturale per chiudere ogni sorta apertura, lasciando passare la luce. Solido, trasparente, facile da tagliare a lastre, è stato ampiamente usato come vetro fin dall’età giulio-claudia; nel Medioevo il suo impiego si è ridotto alle vetrate, decadendo progressivamente fino al solo utilizzo in ambito rurale nell’area attorno alla Vena del Gesso.
Comunicato stampa
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Serre, giardini d’inverno, finestre, lettighe e persino alveari. Per tutta l’età romana il lapis specularis ha rappresentato la soluzione naturale per chiudere ogni sorta apertura, lasciando passare la luce. Solido, trasparente, facile da tagliare a lastre, è stato ampiamente usato come vetro fin dall'età giulio-claudia; nel Medioevo il suo impiego si è ridotto alle vetrate, decadendo progressivamente fino al solo utilizzo in ambito rurale nell'area attorno alla Vena del Gesso.
La scoperta di un’antica cava di lapis specularis nel territorio di Brisighella, all’interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola, ha stimolato la ricerca e il confronto su questo tema, sostanziati nel convegno internazionale che ha riunito per la prima volta archeologi, speleologi, storici e geologi.
Promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e dal Parco della Vena del Gesso Romagnola e inaugurata a margine del convegno, la mostra “Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano dall'estrazione all'uso” illustra la storia di questo affascinante minerale che, sfogliandosi in strati sufficientemente sottili e trasparenti, ha le stesse caratteristiche del vetro.
Allestita fino al 15 dicembre 2013 nel Centro “M. Guaducci” di Zattaglia (Via Provinciale, località Zattaglia, Brisighella, RA), a poca distanza dal Monte Mauro dov’è stata individuata la Grotta della Lucerna, offre l’occasione per vedere per la prima volta i materiali archeologici che, con i segni scolpiti sulla roccia, hanno consentito di identificare la prima cava di lapis specularis italiana.
Tra i reperti esposti spiccano quelli rinvenuti nella Grotta della Lucerna: frammenti di brocche e piccoli contenitori, un cospicuo numero di lucerne, integre o frammentate, datate dalla prima età imperiale alla tarda antichità, e una moneta dell’imperatore Antonino Pio (138- 161 d.C.).
Altri materiali sono legati alla scoperta di un edificio in legno e argilla di età romana ( I sec. d.C) presso Cà Carnè. La sua insolita posizione in un'area non votata all'insediamento e i numerosi reperti rinvenuti al suo interno, anche di una certa qualità, permettono di ipotizzarne un utilizzo legato allo sfruttamento delle cave di lapis specularis. La mostra espone gli oggetti rinvenuti all’interno della struttura crollata a causa di un incendio: olle, coppe e bicchieri in ceramica, una zappa in ferro, un dado in pietra e un frammento di lamina in bronzo argentato, raffigurante forse una divinità.
Completano l'esposizione una selezione di materiali rinvenuti nel territorio del Parco, tra cui spicca un raro bollo laterizio, e una serie di oggetti recuperati nella Grotta dei Banditi, dall’età protostorica al Medioevo.
La mostra è integrata da materiali ricostruttivi donati alla Soprintendenza dagli archeologi spagnoli dell’Asociación Lapis Specularis intervenuti al convegno di Faenza: si tratta di indumenti tipici dei cavatori (realizzati in sparto, una fibra tenace che tuttora cresce nella Meseta spagnola), riproduzioni di lastre in lapis, ceramiche e altri oggetti utilizzati nella vita della cava e dei cesti che servivano per il trasporto del materiale estratto.
Accanto a queste riproduzioni troviamo anche quelle realizzate dal Gruppo Speleo Gam Mezzano, oltre ai calchi delle pareti e delle nicchie della cava della Lucerna.
Corredano la mostra anche i due filmati presentati al Convegno: quello realizzato dall’Asociación Lapis specularis, intitolato "Mineria en Hispania", che illustra le cave di lapis spagnole, e il filmato evocativo "Lapis specularis: la luminosa trasparenza del gesso", curato da Danilo De Maria, Elisa Tinti e Francesco Grazioli.
La scoperta di un’antica cava di lapis specularis nel territorio di Brisighella, all’interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola, ha stimolato la ricerca e il confronto su questo tema, sostanziati nel convegno internazionale che ha riunito per la prima volta archeologi, speleologi, storici e geologi.
Promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e dal Parco della Vena del Gesso Romagnola e inaugurata a margine del convegno, la mostra “Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano dall'estrazione all'uso” illustra la storia di questo affascinante minerale che, sfogliandosi in strati sufficientemente sottili e trasparenti, ha le stesse caratteristiche del vetro.
Allestita fino al 15 dicembre 2013 nel Centro “M. Guaducci” di Zattaglia (Via Provinciale, località Zattaglia, Brisighella, RA), a poca distanza dal Monte Mauro dov’è stata individuata la Grotta della Lucerna, offre l’occasione per vedere per la prima volta i materiali archeologici che, con i segni scolpiti sulla roccia, hanno consentito di identificare la prima cava di lapis specularis italiana.
Tra i reperti esposti spiccano quelli rinvenuti nella Grotta della Lucerna: frammenti di brocche e piccoli contenitori, un cospicuo numero di lucerne, integre o frammentate, datate dalla prima età imperiale alla tarda antichità, e una moneta dell’imperatore Antonino Pio (138- 161 d.C.).
Altri materiali sono legati alla scoperta di un edificio in legno e argilla di età romana ( I sec. d.C) presso Cà Carnè. La sua insolita posizione in un'area non votata all'insediamento e i numerosi reperti rinvenuti al suo interno, anche di una certa qualità, permettono di ipotizzarne un utilizzo legato allo sfruttamento delle cave di lapis specularis. La mostra espone gli oggetti rinvenuti all’interno della struttura crollata a causa di un incendio: olle, coppe e bicchieri in ceramica, una zappa in ferro, un dado in pietra e un frammento di lamina in bronzo argentato, raffigurante forse una divinità.
Completano l'esposizione una selezione di materiali rinvenuti nel territorio del Parco, tra cui spicca un raro bollo laterizio, e una serie di oggetti recuperati nella Grotta dei Banditi, dall’età protostorica al Medioevo.
La mostra è integrata da materiali ricostruttivi donati alla Soprintendenza dagli archeologi spagnoli dell’Asociación Lapis Specularis intervenuti al convegno di Faenza: si tratta di indumenti tipici dei cavatori (realizzati in sparto, una fibra tenace che tuttora cresce nella Meseta spagnola), riproduzioni di lastre in lapis, ceramiche e altri oggetti utilizzati nella vita della cava e dei cesti che servivano per il trasporto del materiale estratto.
Accanto a queste riproduzioni troviamo anche quelle realizzate dal Gruppo Speleo Gam Mezzano, oltre ai calchi delle pareti e delle nicchie della cava della Lucerna.
Corredano la mostra anche i due filmati presentati al Convegno: quello realizzato dall’Asociación Lapis specularis, intitolato "Mineria en Hispania", che illustra le cave di lapis spagnole, e il filmato evocativo "Lapis specularis: la luminosa trasparenza del gesso", curato da Danilo De Maria, Elisa Tinti e Francesco Grazioli.
27
settembre 2013
Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano dall’estrazione all’uso
Dal 27 settembre al 15 dicembre 2013
archeologia
Location
SEDI VARIE – Brisighella
Brisighella, -, (Ravenna)
Brisighella, -, (Ravenna)
Orario di apertura
sabato, domenica e festivi dalle 14.30 alle 18.30
Tutti gli altri giorni su prenotazione 0546.015154
Sito web
www.archeobologna.beniculturali.it




