Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Isabella Cuccato – Incontri con Palladio
L’artista ha reinterpretato le tavole del trattato di Palladio, grande architetto del Rinascimento, trasformandole attraverso la pittura. Colorare le tavole significa mutarne il significato e aprirle a un diverso immaginario. La mostra è nella ex filanda di Soncino, nei pressi di Cremona.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Isabella Cuccato
Incontri con Palladio
Mostra di pittura a Soncino (Cremona),
nella ex Filanda Meroni, accanto al Castello sforzesco
------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La mostra è aperta
da sabato 12 aprile 2025
a lunedì 21 aprile,
tutti i giorni dalle ore 11.00 alle 19.00
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Inaugurazione sabato 12 aprile alle ore 16.00
La mostra nasce dalla reinterpretazione delle tavole del trattato di Andrea Palladio, grande architetto del Rinascimento.
La mostra
Nella ex-filanda di Soncino, nella grande sala detta della Ciminiera, Isabella Cuccato presenta dal 12 al 21 aprile, con il patrocinio del Comune, la mostra di pittura intitolata Incontri con Palladio.
«Molti anni fa ho iniziato un ciclo di pitture su Palladio, architetto veneto del ’500 autore non solo di opere famose, ma dei Quattro Libri dell’Architettura. Ne ho ingrandito le tavole su grandi tele e le ho colorate in modo intenso e vivo. Il disegno è diventato supporto del quadro e il quadro ne ha modificato il senso. Ho ingigantito dei dettagli di capitelli, trabeazioni e soffitti, e i dettagli sono diventati quadri astratti o composizioni floreali».
Il corpo principale delle opere presenti in mostra sono 30 tele circa dipinte ad olio e di grandi dimensioni, di 180 x 130 centimetri. Sono le tavole del trattato. Altre tele sono dettagli, interpretazioni libere e montaggi. I dipinti sono accompagnati da disegni su cartoncino colorati con pastelli a olio.
La filanda, accanto al Castello di Soncino, è una grande navata unitaria di 40 metri per 8. I quadri maggiori sono disposti su due lati, formano un percorso e sono facciate di una strada. Ai due capi del percorso, una sala apre la mostra e un’altra sul fondo la conclude. In due stanze laterali esterne alla navata, sono esposte una serie di quadri in rosa e una serie in blu.
Biografia
Isabella Cuccato è nata nel 1947 a Roncade, nella campagna veneta tra Treviso e Venezia, e dal 1962 vive a Milano. Si è laureata in architettura a Venezia con Aldo Rossi e ha lavorato negli studi di alcuni dei più importanti maestri milanesi: di Ignazio Gardella per diversi anni, di Marco Zanuso, di Franco Albini e Franca Helg. Con Daniele Vitale ha lavorato ad opere e progetti in Italia e all’estero. Su invito di Aldo Rossi ha partecipato nel 1981 alla mostra Architettura/Idea alla Triennale di Milano e nel 1985 alla Biennale di Venezia, con due progetti ora conservati nell’Archivio del Centre Pompidou di Parigi.
Dal 1987 si è dedicata a tempo pieno alla pittura, dipingendo a olio e con altre tecniche soprattutto su tavola e su tela. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero, in Grecia, Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera. In interni pubblici e privati ha eseguito pitture murali su parete e su soffitto. Da oltre un decennio lavora a un ciclo di tele di grande dimensione sui disegni di Palladio.
Su di lei hanno scritto critici, scrittori, poeti, architetti: tra gli altri Mario De Micheli e Rossana Bossaglia, Giovanni Raboni e Vivian Lamarque, Guido Canella e Manlio Brusatin.
I dipinti di Isabella Cuccato sono ricchi di riferimenti alla pittura antica, ma anche legati alle esperienze e alle vicende dell’arte moderna. Lo mette in evidenza nel 1997 Giovanni Raboni, scrittore e poeta, parlando per i quadri di Mantova di «grandiose macchinazioni fiabesco-allegoriche» e sostenendo in generale che «Isabella Cuccato è davvero una pittrice ‘antica’, anche se il suo Mantegna e il suo Masaccio sono così naturalmente e audacemente compatibili con i Matisse dell’Hermitage».
Educazione alla pittura
«Non ho formazione accademica. Ho imparato dai miei disegni di architettura e da quelli degli altri. Sono autodidatta e ho imparato provando e riprovando. Hanno contato gli amici pittori, le frequentazioni di opere e persone, le gallerie e i musei che visitavo dall’adolescenza, i viaggi, le città, i quadri naturali. Una grande palestra sono stati i lavori su commissione, in particolare quelli su parete. Sono lavori duri, nei quali si entra e dai quali non si sa quando si esce. Ma ho dipinto solo per passione e sulla spinta del piacer mio. Ho sempre amato le terre brune e i paesaggi di città sui fondali dei quadri di Mantegna, Bellini, Cima da Conegliano.
Pittura e architettura
La formazione di architetto ha sempre contato nella mia pittura. Ne ha costituito l’impronta. Ha contato nella composizione dei quadri. Ha contato nella scelta dei temi, edifici, interni, città, paesaggi. Il suolo si è mutato in realtà costruita. Le case sono diventate capanne. Il mondo è diventato minerale e il tempo vi è sospeso. Scenari contemporanei e icone della classicità convivono all’interno dello stesso quadro. Così, alla fine e lentamente, è arrivato il nuovo ciclo sui disegni di Palladio.
Il mio Palladio
«Le ville venete sono parte di un paesaggio che ho frequentato e vissuto da sempre, dall’infanzia, alla giovinezza, all’età matura. Ma Palladio non è solo nelle sue ville, nei palazzi, nelle chiese; Palladio è anche il trattato, e la sua universalità prima che nelle opere sta nel trattato. L’ho scoperto più tardi, studiando. Le sue tavole sfuggono alle convenzioni nel rappresentare piante, alzati e sezioni, e nel collegare l’edificio ai dettagli. Sono frutto di un’arte combinatoria spregiudicata e accostano e sovrappongono in modo sperimentale elementi di architettura diversi, di grande e piccola scala. Ho esplorato le tavole con pennelli e colori e mi è sembrato di scoprirne i segreti. Il colore le ha cambiate e le ha contraddette. Da una finzione è nata un’altra finzione, e da un impianto formale uno nuovo e inatteso.
«Ho lavorato su due dimensioni diverse. Ho riprodotto le tavole su grandi tele, di 190 x 130 centimetri, e le ho ridipinte ad olio. Attaccavo più tele sulle pareti dello studio e lavoravo per confronto, perché ogni disegno suggeriva agli altri. Ho anche riprodotto le tavole su cartoncini di 46 x 32 centimetri e li ho colorati con pastelli a olio. La piccola dimensione e la libertà della mano mi hanno consentito maggiore libertà nel colore, e nell’infrangere la combinazione di elementi che Palladio aveva voluto. Ho a volte colorato la stessa tavola in modi diversi. Lavorare su una trama offerta da un altro, è differente che lavorare su una trama che io stessa ho definito e, per paradosso, apre di più all’imprevisto.
«Il lavoro, specie quello del pittore, ha tanti aspetti del gioco, e un gioco ne chiama un altro. Ho ingrandito dei dettagli dai disegni di Palladio, talvolta molto piccoli, sino a renderli irriconoscibili. Talvolta si riuscivano a identificare solo un elemento, una voluta, degli ovuli, le foglie di un capitello corinzio. Dipingendoli cambiavano ancora e il quadro diventava astratto. Ogni quadro astratto nasce da un principio di realtà e insieme da uno stravolgimento o da una deformazione. Le foglie del capitello corinzio diventavano piccole curve o girini naviganti nel blu. Le scritte e le misure che Palladio aveva inserito ad illustrare le fabbriche, si convertivano in geroglifici. Particolari piccolissimi del mondo vegetale di un capitello corinzio o composito, o di un soffitto in gesso, si mutavano in giganteschi e coloratissimi fiori. I fiori sono diventati una serie e ciò che era marmo o gesso è tonato ad essere fiore.
«Avevo imparato a progettare soprattutto da Aldo Rossi, e per molti anni avevo lavorato come architetto. Da Rossi avevo capito quanto le analogie attraversino il reale e quanto le forme siano sorelle di altre: quanto oggetti, architetture e natura, contro le apparenze, possano essere tra loro vicini. Alle immaginazioni del passato si è sovrapposto Palladio, il mio Palladio, quello di cui mi ero impadronita e che avevo allontanato dal grande architetto. Così, nei quadri nuovi che sto dipingendo, mi accade di mescolare piante di edifici, capitelli, lesene, fiori, volti.
Palladio, dice Goethe nelle sue parole famose, ha «la forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza».
Incontri con Palladio
Mostra di pittura a Soncino (Cremona),
nella ex Filanda Meroni, accanto al Castello sforzesco
------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La mostra è aperta
da sabato 12 aprile 2025
a lunedì 21 aprile,
tutti i giorni dalle ore 11.00 alle 19.00
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Inaugurazione sabato 12 aprile alle ore 16.00
La mostra nasce dalla reinterpretazione delle tavole del trattato di Andrea Palladio, grande architetto del Rinascimento.
La mostra
Nella ex-filanda di Soncino, nella grande sala detta della Ciminiera, Isabella Cuccato presenta dal 12 al 21 aprile, con il patrocinio del Comune, la mostra di pittura intitolata Incontri con Palladio.
«Molti anni fa ho iniziato un ciclo di pitture su Palladio, architetto veneto del ’500 autore non solo di opere famose, ma dei Quattro Libri dell’Architettura. Ne ho ingrandito le tavole su grandi tele e le ho colorate in modo intenso e vivo. Il disegno è diventato supporto del quadro e il quadro ne ha modificato il senso. Ho ingigantito dei dettagli di capitelli, trabeazioni e soffitti, e i dettagli sono diventati quadri astratti o composizioni floreali».
Il corpo principale delle opere presenti in mostra sono 30 tele circa dipinte ad olio e di grandi dimensioni, di 180 x 130 centimetri. Sono le tavole del trattato. Altre tele sono dettagli, interpretazioni libere e montaggi. I dipinti sono accompagnati da disegni su cartoncino colorati con pastelli a olio.
La filanda, accanto al Castello di Soncino, è una grande navata unitaria di 40 metri per 8. I quadri maggiori sono disposti su due lati, formano un percorso e sono facciate di una strada. Ai due capi del percorso, una sala apre la mostra e un’altra sul fondo la conclude. In due stanze laterali esterne alla navata, sono esposte una serie di quadri in rosa e una serie in blu.
Biografia
Isabella Cuccato è nata nel 1947 a Roncade, nella campagna veneta tra Treviso e Venezia, e dal 1962 vive a Milano. Si è laureata in architettura a Venezia con Aldo Rossi e ha lavorato negli studi di alcuni dei più importanti maestri milanesi: di Ignazio Gardella per diversi anni, di Marco Zanuso, di Franco Albini e Franca Helg. Con Daniele Vitale ha lavorato ad opere e progetti in Italia e all’estero. Su invito di Aldo Rossi ha partecipato nel 1981 alla mostra Architettura/Idea alla Triennale di Milano e nel 1985 alla Biennale di Venezia, con due progetti ora conservati nell’Archivio del Centre Pompidou di Parigi.
Dal 1987 si è dedicata a tempo pieno alla pittura, dipingendo a olio e con altre tecniche soprattutto su tavola e su tela. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero, in Grecia, Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera. In interni pubblici e privati ha eseguito pitture murali su parete e su soffitto. Da oltre un decennio lavora a un ciclo di tele di grande dimensione sui disegni di Palladio.
Su di lei hanno scritto critici, scrittori, poeti, architetti: tra gli altri Mario De Micheli e Rossana Bossaglia, Giovanni Raboni e Vivian Lamarque, Guido Canella e Manlio Brusatin.
I dipinti di Isabella Cuccato sono ricchi di riferimenti alla pittura antica, ma anche legati alle esperienze e alle vicende dell’arte moderna. Lo mette in evidenza nel 1997 Giovanni Raboni, scrittore e poeta, parlando per i quadri di Mantova di «grandiose macchinazioni fiabesco-allegoriche» e sostenendo in generale che «Isabella Cuccato è davvero una pittrice ‘antica’, anche se il suo Mantegna e il suo Masaccio sono così naturalmente e audacemente compatibili con i Matisse dell’Hermitage».
Educazione alla pittura
«Non ho formazione accademica. Ho imparato dai miei disegni di architettura e da quelli degli altri. Sono autodidatta e ho imparato provando e riprovando. Hanno contato gli amici pittori, le frequentazioni di opere e persone, le gallerie e i musei che visitavo dall’adolescenza, i viaggi, le città, i quadri naturali. Una grande palestra sono stati i lavori su commissione, in particolare quelli su parete. Sono lavori duri, nei quali si entra e dai quali non si sa quando si esce. Ma ho dipinto solo per passione e sulla spinta del piacer mio. Ho sempre amato le terre brune e i paesaggi di città sui fondali dei quadri di Mantegna, Bellini, Cima da Conegliano.
Pittura e architettura
La formazione di architetto ha sempre contato nella mia pittura. Ne ha costituito l’impronta. Ha contato nella composizione dei quadri. Ha contato nella scelta dei temi, edifici, interni, città, paesaggi. Il suolo si è mutato in realtà costruita. Le case sono diventate capanne. Il mondo è diventato minerale e il tempo vi è sospeso. Scenari contemporanei e icone della classicità convivono all’interno dello stesso quadro. Così, alla fine e lentamente, è arrivato il nuovo ciclo sui disegni di Palladio.
Il mio Palladio
«Le ville venete sono parte di un paesaggio che ho frequentato e vissuto da sempre, dall’infanzia, alla giovinezza, all’età matura. Ma Palladio non è solo nelle sue ville, nei palazzi, nelle chiese; Palladio è anche il trattato, e la sua universalità prima che nelle opere sta nel trattato. L’ho scoperto più tardi, studiando. Le sue tavole sfuggono alle convenzioni nel rappresentare piante, alzati e sezioni, e nel collegare l’edificio ai dettagli. Sono frutto di un’arte combinatoria spregiudicata e accostano e sovrappongono in modo sperimentale elementi di architettura diversi, di grande e piccola scala. Ho esplorato le tavole con pennelli e colori e mi è sembrato di scoprirne i segreti. Il colore le ha cambiate e le ha contraddette. Da una finzione è nata un’altra finzione, e da un impianto formale uno nuovo e inatteso.
«Ho lavorato su due dimensioni diverse. Ho riprodotto le tavole su grandi tele, di 190 x 130 centimetri, e le ho ridipinte ad olio. Attaccavo più tele sulle pareti dello studio e lavoravo per confronto, perché ogni disegno suggeriva agli altri. Ho anche riprodotto le tavole su cartoncini di 46 x 32 centimetri e li ho colorati con pastelli a olio. La piccola dimensione e la libertà della mano mi hanno consentito maggiore libertà nel colore, e nell’infrangere la combinazione di elementi che Palladio aveva voluto. Ho a volte colorato la stessa tavola in modi diversi. Lavorare su una trama offerta da un altro, è differente che lavorare su una trama che io stessa ho definito e, per paradosso, apre di più all’imprevisto.
«Il lavoro, specie quello del pittore, ha tanti aspetti del gioco, e un gioco ne chiama un altro. Ho ingrandito dei dettagli dai disegni di Palladio, talvolta molto piccoli, sino a renderli irriconoscibili. Talvolta si riuscivano a identificare solo un elemento, una voluta, degli ovuli, le foglie di un capitello corinzio. Dipingendoli cambiavano ancora e il quadro diventava astratto. Ogni quadro astratto nasce da un principio di realtà e insieme da uno stravolgimento o da una deformazione. Le foglie del capitello corinzio diventavano piccole curve o girini naviganti nel blu. Le scritte e le misure che Palladio aveva inserito ad illustrare le fabbriche, si convertivano in geroglifici. Particolari piccolissimi del mondo vegetale di un capitello corinzio o composito, o di un soffitto in gesso, si mutavano in giganteschi e coloratissimi fiori. I fiori sono diventati una serie e ciò che era marmo o gesso è tonato ad essere fiore.
«Avevo imparato a progettare soprattutto da Aldo Rossi, e per molti anni avevo lavorato come architetto. Da Rossi avevo capito quanto le analogie attraversino il reale e quanto le forme siano sorelle di altre: quanto oggetti, architetture e natura, contro le apparenze, possano essere tra loro vicini. Alle immaginazioni del passato si è sovrapposto Palladio, il mio Palladio, quello di cui mi ero impadronita e che avevo allontanato dal grande architetto. Così, nei quadri nuovi che sto dipingendo, mi accade di mescolare piante di edifici, capitelli, lesene, fiori, volti.
Palladio, dice Goethe nelle sue parole famose, ha «la forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza».
12
aprile 2025
Isabella Cuccato – Incontri con Palladio
Dal 12 al 21 aprile 2025
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
EX FILANDA MERONI
Soncino, Largo Cattaneo, (Cremona)
Soncino, Largo Cattaneo, (Cremona)
Orario di apertura
Dalle ore 11.00 alle ore 19.00
Vernissage
12 Febbraio 2025, Ore 16.00
Sito web
Autore
Autore testo critico
Allestimento
Patrocini









