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Javier Fernandez Perez de Lis / Vanessa Santullo
doppia personale
Comunicato stampa
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Architetture pulsanti per acquisire il punto di vista delle costruzioni sullo spazio circostante, quasi avessero un anima e un pensiero.
La galleria Aka presenta per la prima volta in Italia due artisti con alcuni punti in comune tra video e fotografia.
Dal primo lavoro sul Barrio del Cura, ovvero uno dei palazzi storici di Vigo, sono diversi gli edifici in Spagna destinati a convertirsi ad altre funzioni. Il paese sta vivendo un momento di esultanza economica e sociale e Javier Fernàndez da qualche anno ha deciso di immedesimarsi con l¹upgrade in classe A della sua periferia. Classe '79, fotografo di architettura per vari magazine, dopo un corso speciale alla Universidad Politécnica de Valencia, focalizza la sua attenzione sulla fluidità del paesaggio urbano, e insegna a basare molta della sua ricerca nelle aree destinate al mutamento, con l'obiettivo puntato sull'immediatezza delle architetture create per l'uomo, laddove la presenza umana sembra temporaneamente nascosta. Tutto è pervaso di luce cangiante, i luoghi sembrano avere un sesto senso. Javier cerca il lato romantico dell'urbanistica in via di estinzione, sia essa per evoluzione o per necessità, e ritrae senza commenti la trasformazione centripeta e centrifuga della città sopra cui si pone come un osservatore attento ai dettagli fuori posto e alle interferenze rispetto alla normalità. Registra tutte le cose che a suo parere stanno dando impulso alla trasformazione da città media a città grande, come nel caso di Vigo e i suoi dintorni. A volte prevale la bizzarra osservazione dei luoghi ancora in cerca di identità, a volte il collocamento di oggetti stranianti, l'utilizzo di spazi comuni per funzioni diverse da quelle per cui sono destinati: altalene in zone selvagge, docce nei parcheggi, luoghi remoti che valgono per azioni non previste, come un autobus sulla spiaggia. Elementi che sopravvivono in luoghi dove non dovrebbero stare. Ovunque dominante è la luce, le sue rifrazioni, i cromatismi inaspettati, la saturazione dei toni. A volte l'immagine è grezza ma è un intreccio in cerca di un rapporto vero con l' attualità.
Una ricerca simile e con esiti totalmente differenti è attuata da Vanessa Santullo, presente nel basement di AKA con due video, entrambi ironici e poetici al contempo. L'artista francese adora perlustrare quello che le accade intorno in maniera inesorabile, con un senso di attesa premiato dalla possibilità di cogliere eventi inattesi. Dopo il diploma alla scuola superiore di Fotografia di Arles, vive tra Roma e Marsiglia dove è nata nel '75. Lavora con il video e la fotografia e utilizza tutti i media per interrogarsi sulla natura dei luoghi e sul loro rapporto con l¹individuo.
In questo caso al posto delle architetture in divenire, Vanessa interroga l¹umanità, la studia, ne traccia i percorsi, lavora sulle reminescenze e sui ricordi e li applica alla registrazione di ciò che avviene davanti a lei, scrutando il mondo con un tele, sempre restando distante e paradossalmente molto vicina. Ogni istante è un momento a parte, tutto ciò che accade è materia prima per le sue riprese, materiale "rough" da elaborare. L¹osservazione del mondo è costante, l¹indagine di spazi aperti è avida e allo stesso tempo romantica e dotata di tempi lunghi. La dilatazione temporale è la chiave per entrare nel suo lavoro, abitato da presenze che a volte sembrano impacciate a volte del tutto casuali, ma nello spirito fatalista di Vanessa, proprio per questo per niente casuali. La modalità è quella del documentario, la narrazione è del tutto personale, quasi intimista, con ulteriore invito ad immergerci nel suo sguardo e perderci nel loop visivo di incontri volanti e tuttavia molto intensi.
La galleria Aka presenta per la prima volta in Italia due artisti con alcuni punti in comune tra video e fotografia.
Dal primo lavoro sul Barrio del Cura, ovvero uno dei palazzi storici di Vigo, sono diversi gli edifici in Spagna destinati a convertirsi ad altre funzioni. Il paese sta vivendo un momento di esultanza economica e sociale e Javier Fernàndez da qualche anno ha deciso di immedesimarsi con l¹upgrade in classe A della sua periferia. Classe '79, fotografo di architettura per vari magazine, dopo un corso speciale alla Universidad Politécnica de Valencia, focalizza la sua attenzione sulla fluidità del paesaggio urbano, e insegna a basare molta della sua ricerca nelle aree destinate al mutamento, con l'obiettivo puntato sull'immediatezza delle architetture create per l'uomo, laddove la presenza umana sembra temporaneamente nascosta. Tutto è pervaso di luce cangiante, i luoghi sembrano avere un sesto senso. Javier cerca il lato romantico dell'urbanistica in via di estinzione, sia essa per evoluzione o per necessità, e ritrae senza commenti la trasformazione centripeta e centrifuga della città sopra cui si pone come un osservatore attento ai dettagli fuori posto e alle interferenze rispetto alla normalità. Registra tutte le cose che a suo parere stanno dando impulso alla trasformazione da città media a città grande, come nel caso di Vigo e i suoi dintorni. A volte prevale la bizzarra osservazione dei luoghi ancora in cerca di identità, a volte il collocamento di oggetti stranianti, l'utilizzo di spazi comuni per funzioni diverse da quelle per cui sono destinati: altalene in zone selvagge, docce nei parcheggi, luoghi remoti che valgono per azioni non previste, come un autobus sulla spiaggia. Elementi che sopravvivono in luoghi dove non dovrebbero stare. Ovunque dominante è la luce, le sue rifrazioni, i cromatismi inaspettati, la saturazione dei toni. A volte l'immagine è grezza ma è un intreccio in cerca di un rapporto vero con l' attualità.
Una ricerca simile e con esiti totalmente differenti è attuata da Vanessa Santullo, presente nel basement di AKA con due video, entrambi ironici e poetici al contempo. L'artista francese adora perlustrare quello che le accade intorno in maniera inesorabile, con un senso di attesa premiato dalla possibilità di cogliere eventi inattesi. Dopo il diploma alla scuola superiore di Fotografia di Arles, vive tra Roma e Marsiglia dove è nata nel '75. Lavora con il video e la fotografia e utilizza tutti i media per interrogarsi sulla natura dei luoghi e sul loro rapporto con l¹individuo.
In questo caso al posto delle architetture in divenire, Vanessa interroga l¹umanità, la studia, ne traccia i percorsi, lavora sulle reminescenze e sui ricordi e li applica alla registrazione di ciò che avviene davanti a lei, scrutando il mondo con un tele, sempre restando distante e paradossalmente molto vicina. Ogni istante è un momento a parte, tutto ciò che accade è materia prima per le sue riprese, materiale "rough" da elaborare. L¹osservazione del mondo è costante, l¹indagine di spazi aperti è avida e allo stesso tempo romantica e dotata di tempi lunghi. La dilatazione temporale è la chiave per entrare nel suo lavoro, abitato da presenze che a volte sembrano impacciate a volte del tutto casuali, ma nello spirito fatalista di Vanessa, proprio per questo per niente casuali. La modalità è quella del documentario, la narrazione è del tutto personale, quasi intimista, con ulteriore invito ad immergerci nel suo sguardo e perderci nel loop visivo di incontri volanti e tuttavia molto intensi.
09
febbraio 2006
Javier Fernandez Perez de Lis / Vanessa Santullo
Dal 09 al 24 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
AKA
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Orario di apertura
11-13 e 16-20
Vernissage
9 Febbraio 2006, ore 19-21
Autore
Curatore

