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Kinkaleri – Pool
nuovo spettacolo del gruppo
Comunicato stampa
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Progetto, produzione: Kinkaleri in collaborazione con: Teatro Metastasio Stabile della Toscana – Contemporanea05 con il sostegno di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Dipartimento dello Spettacolo, Regione Toscana.
Piscina. Pozzanghera. Biliardo. Un luogo di svariati sollazzi e inappuntabili dondolii, circolazioni del pensiero, misurazioni del tempo e della distanza: da bordo a bordo. Oppure: un luogo che potrebbe essere attraversato da un senso, dal senso, di marciume o cosa stantia. Ancora: un luogo fatto di traiettorie e geometrie, scontri cercati da sponda a sponda o fortuiti. Uno spazio grigio, un rettangolo di linoleum che accoglie lo spettacolo, gli spettatori appena fuori, sui bordi. Stavolta ad ognuno il suo posto. Una tenda, o fondale, come monumento e parodia, senza piangere sul morto. Sul davanti il pubblico e anche ai lati fino al limite di ciò che un pudore, tutto umano, potrebbe considerare senza decoro. Tutto costruito per un fronte aprendone altri affacciati sul retro. Ogni retro al suo posto. Fino ad avere negli occhi due porzioni indistinte: la mia scena al di qua ha la stessa censura applicabile alla mostra di sé che avviene a poca distanza, appena varcata una soglia, il limite dell’occhio. Mi vergogno quasi sempre o quasi mai. Produrre le immagini cercando il modo per tacere ché ogni cosa dell’oggi mi sovrasta in definizione ed eccitazione, apparecchiando sistemi di visione orizzontale che dichiarano la propria percezione delle cose e del mondo, nell’evidenza dei segni: dall’arrivo all’uscita (quale?). Indiscutibilmente. Inequivocabilmente. Evidentemente. Anche se gli occhi del mondo si affollano d’immagini e riferimenti continui, incessanti, affaticanti, non voluti, invadenti. Costruire la propria esposizione, la propria estetica dai rami della jungla. Spogliarsi e rivestirsi. Mettendo tutto nello stesso piatto, dentro la mia indifferente bellezza, a una durata e a un suono di basso. Se lo spettacolo c’è per essere visto, lo spettacolo dichiara la mia condizione di strabico congenito, impossibilitato alla messa a fuoco, distratto da ogni cosa: My love for you will never die. In modo che non ti raggiunga mai. “Che stai facendo?” Guardami guardare. Guardati guardare. Ogni tragedia al suo posto.
Piscina. Pozzanghera. Biliardo. Un luogo di svariati sollazzi e inappuntabili dondolii, circolazioni del pensiero, misurazioni del tempo e della distanza: da bordo a bordo. Oppure: un luogo che potrebbe essere attraversato da un senso, dal senso, di marciume o cosa stantia. Ancora: un luogo fatto di traiettorie e geometrie, scontri cercati da sponda a sponda o fortuiti. Uno spazio grigio, un rettangolo di linoleum che accoglie lo spettacolo, gli spettatori appena fuori, sui bordi. Stavolta ad ognuno il suo posto. Una tenda, o fondale, come monumento e parodia, senza piangere sul morto. Sul davanti il pubblico e anche ai lati fino al limite di ciò che un pudore, tutto umano, potrebbe considerare senza decoro. Tutto costruito per un fronte aprendone altri affacciati sul retro. Ogni retro al suo posto. Fino ad avere negli occhi due porzioni indistinte: la mia scena al di qua ha la stessa censura applicabile alla mostra di sé che avviene a poca distanza, appena varcata una soglia, il limite dell’occhio. Mi vergogno quasi sempre o quasi mai. Produrre le immagini cercando il modo per tacere ché ogni cosa dell’oggi mi sovrasta in definizione ed eccitazione, apparecchiando sistemi di visione orizzontale che dichiarano la propria percezione delle cose e del mondo, nell’evidenza dei segni: dall’arrivo all’uscita (quale?). Indiscutibilmente. Inequivocabilmente. Evidentemente. Anche se gli occhi del mondo si affollano d’immagini e riferimenti continui, incessanti, affaticanti, non voluti, invadenti. Costruire la propria esposizione, la propria estetica dai rami della jungla. Spogliarsi e rivestirsi. Mettendo tutto nello stesso piatto, dentro la mia indifferente bellezza, a una durata e a un suono di basso. Se lo spettacolo c’è per essere visto, lo spettacolo dichiara la mia condizione di strabico congenito, impossibilitato alla messa a fuoco, distratto da ogni cosa: My love for you will never die. In modo che non ti raggiunga mai. “Che stai facendo?” Guardami guardare. Guardati guardare. Ogni tragedia al suo posto.
02
dicembre 2005
Kinkaleri – Pool
Dal 02 all'otto dicembre 2005
performance - happening
Location
TEATRO STUDIO
Scandicci, Via Gaetano Donizetti, 58, (Firenze)
Scandicci, Via Gaetano Donizetti, 58, (Firenze)
Biglietti
prenotazione obbligatoria
Vernissage
2 Dicembre 2005, ore 21.15
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