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La speranza è un cuscino di spine
La mostra raccoglie ceramiche ed oggetti che dialogano con le pareti segnate del tempo del luogo, creando un ambiente intimo e meditativo.Le opere di Seri nascono infatti da un’urgenza personale e universale: fare della fragilità una materia viva, capace di raccontare ciò che spesso resta invisibile
Comunicato stampa
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“La speranza è un cuscino di spine”
Mostra personale di Giulia Seri
A cura di Giorgia Munaron
Cappella Marchi – Seravezza (LU)
29 agosto – 21 settembre 2025
Cappella Marchi di Seravezza, gestita da Alkedo APS sotto la direzione artistica di Lorenzo Belli, si trasforma in uno spazio di accoglienza e riflessione con la mostra personale di Giulia Seri (Roma, 1988), “La speranza è un cuscino di spine”, a cura di Giorgia Munaron, visitabile dal 29 agosto al 21 settembre 2025.
Il titolo, tratto da un proverbio orientale, introduce un percorso che non elude il dolore ma lo attraversa, trasformandolo in esperienza condivisa. Le opere di Seri nascono infatti da un’urgenza personale e universale: fare della fragilità una materia viva, capace di raccontare ciò che spesso resta invisibile.
La mostra raccoglie ceramiche ed oggetti che dialogano con le pareti segnate del tempo del luogo, creando un ambiente intimo e meditativo. In questo spazio sospeso, l’artista costruisce un lessico visivo che attinge tanto all’esperienza quotidiana - la cura, la terapia, i rituali che accompagnano la malattia - quanto alla memoria collettiva, fatta di simboli e allegorie.
Le ceramiche leggere come gusci d’uovo, le siringhe e le tazze trasformate in oggetti rituali, le pillole che diventano amuleti, parlano di un corpo vulnerabile ma tenace. Emblematiche sono le “bambine di pane”, figure fragili e destinate a decomporsi, che incarnano il paradosso di una forza custodita dentro la debolezza. Queste immagini, apparentemente candide, racchiudono il dolore e lo restituiscono al pubblico in forme delicate, decorate, a tratti perfino gioiose. La scelta cromatica - rosa, azzurri, bianchi, glitter - è una dichiarazione di resistenza: colori leggeri e festivi che si sovrappongono alla gravità dei temi trattati, come un velo che non nega ma rende sopportabile la realtà. Pettinare il dolore, profumarlo di festa, renderlo più lieve: è questo il gesto poetico che guida l’intera ricerca dell’artista.
Biologa di formazione, Giulia Seri è un’artista autodidatta che unisce rigore analitico e sensibilità lirica. La sua pratica si concentra da anni sulla rappresentazione della fragilità come linguaggio universale. La malattia, la perdita, la disabilità, la disperazione diventano, nelle sue mani, simboli e metafore capaci di parlare a tutti. Le sue opere assumono una funzione quasi apotropaica, come ex voto o piccoli incantesimi, con cui l’artista cerca di trasformare il dolore in possibilità di cura, ascolto e relazione.
Il contesto della Cappella Marchi, già luogo sacro e oggi spazio espositivo, amplifica questa dimensione. Le sue pareti segnate e imperfette si fanno eco delle ferite narrate dalle opere, accogliendole in una cornice che unisce spiritualità e laicità. Ne nasce un’esperienza immersiva, dove il visitatore non è spettatore passivo ma parte di un dialogo che chiede empatia, ascolto e sospensione del giudizio.
Come scrive la curatrice Giorgia Munaron, “La speranza è un cuscino di spine non racconta il superamento del dolore, ma il suo permanere. In questo spazio, la speranza non è illusione ma gesto di cura: è la capacità di rendere abitabile ciò che punge, ciò che resta”.
La mostra, organizzata in collaborazione con comune di Seravezza e Fondazione Terre Medicee, diventa così un invito a guardare senza paura la fragilità, riconoscendone la dignità e la bellezza. Un percorso che si muove tra intimità e condivisione, tra ferita e rinascita, dove il dolore si trasforma in una nuova forma di luce.
Giulia Seri (Roma, 1988) è nata a Roma e vive e lavora a Firenze. Dopo la laurea in biologia si dedica alla pittura e alla ceramica come autodidatta. La fragilità è protagonista del suo lavoro, che parla di malattia, di disabilità, di morte, di perdita e disperazione. Le opere assumono una funzione apotropaica, esorcizzando fantasmi passati e futuri: sono preghiere, ex voto, talvolta incantesimi, magie per dimenticare o trasformarsi. L’acquerello, la delicatezza dei materiali come il pane e la ceramica, l’utilizzo di toni pastello, di fiori e glitter stridono col contenuto doloroso, quasi a volerlo attenuare, mitigare e rendere accettabile, cercando un briciolo di bellezza e compassione nella pena.
Luogo : Cappella Marchi, Chiesa della Madonna del Carmine, via G. Lombardi 38 Seravezza (LU)
Date: 29 agosto – 21 settembre 2025
Vernissage: 29 agosto ore 18.30
Orari: dal sabato alla domenica ore 18-21
Ingresso libero
Per informazioni:
IG @allartof
Mail info@alkedo.org
Mostra personale di Giulia Seri
A cura di Giorgia Munaron
Cappella Marchi – Seravezza (LU)
29 agosto – 21 settembre 2025
Cappella Marchi di Seravezza, gestita da Alkedo APS sotto la direzione artistica di Lorenzo Belli, si trasforma in uno spazio di accoglienza e riflessione con la mostra personale di Giulia Seri (Roma, 1988), “La speranza è un cuscino di spine”, a cura di Giorgia Munaron, visitabile dal 29 agosto al 21 settembre 2025.
Il titolo, tratto da un proverbio orientale, introduce un percorso che non elude il dolore ma lo attraversa, trasformandolo in esperienza condivisa. Le opere di Seri nascono infatti da un’urgenza personale e universale: fare della fragilità una materia viva, capace di raccontare ciò che spesso resta invisibile.
La mostra raccoglie ceramiche ed oggetti che dialogano con le pareti segnate del tempo del luogo, creando un ambiente intimo e meditativo. In questo spazio sospeso, l’artista costruisce un lessico visivo che attinge tanto all’esperienza quotidiana - la cura, la terapia, i rituali che accompagnano la malattia - quanto alla memoria collettiva, fatta di simboli e allegorie.
Le ceramiche leggere come gusci d’uovo, le siringhe e le tazze trasformate in oggetti rituali, le pillole che diventano amuleti, parlano di un corpo vulnerabile ma tenace. Emblematiche sono le “bambine di pane”, figure fragili e destinate a decomporsi, che incarnano il paradosso di una forza custodita dentro la debolezza. Queste immagini, apparentemente candide, racchiudono il dolore e lo restituiscono al pubblico in forme delicate, decorate, a tratti perfino gioiose. La scelta cromatica - rosa, azzurri, bianchi, glitter - è una dichiarazione di resistenza: colori leggeri e festivi che si sovrappongono alla gravità dei temi trattati, come un velo che non nega ma rende sopportabile la realtà. Pettinare il dolore, profumarlo di festa, renderlo più lieve: è questo il gesto poetico che guida l’intera ricerca dell’artista.
Biologa di formazione, Giulia Seri è un’artista autodidatta che unisce rigore analitico e sensibilità lirica. La sua pratica si concentra da anni sulla rappresentazione della fragilità come linguaggio universale. La malattia, la perdita, la disabilità, la disperazione diventano, nelle sue mani, simboli e metafore capaci di parlare a tutti. Le sue opere assumono una funzione quasi apotropaica, come ex voto o piccoli incantesimi, con cui l’artista cerca di trasformare il dolore in possibilità di cura, ascolto e relazione.
Il contesto della Cappella Marchi, già luogo sacro e oggi spazio espositivo, amplifica questa dimensione. Le sue pareti segnate e imperfette si fanno eco delle ferite narrate dalle opere, accogliendole in una cornice che unisce spiritualità e laicità. Ne nasce un’esperienza immersiva, dove il visitatore non è spettatore passivo ma parte di un dialogo che chiede empatia, ascolto e sospensione del giudizio.
Come scrive la curatrice Giorgia Munaron, “La speranza è un cuscino di spine non racconta il superamento del dolore, ma il suo permanere. In questo spazio, la speranza non è illusione ma gesto di cura: è la capacità di rendere abitabile ciò che punge, ciò che resta”.
La mostra, organizzata in collaborazione con comune di Seravezza e Fondazione Terre Medicee, diventa così un invito a guardare senza paura la fragilità, riconoscendone la dignità e la bellezza. Un percorso che si muove tra intimità e condivisione, tra ferita e rinascita, dove il dolore si trasforma in una nuova forma di luce.
Giulia Seri (Roma, 1988) è nata a Roma e vive e lavora a Firenze. Dopo la laurea in biologia si dedica alla pittura e alla ceramica come autodidatta. La fragilità è protagonista del suo lavoro, che parla di malattia, di disabilità, di morte, di perdita e disperazione. Le opere assumono una funzione apotropaica, esorcizzando fantasmi passati e futuri: sono preghiere, ex voto, talvolta incantesimi, magie per dimenticare o trasformarsi. L’acquerello, la delicatezza dei materiali come il pane e la ceramica, l’utilizzo di toni pastello, di fiori e glitter stridono col contenuto doloroso, quasi a volerlo attenuare, mitigare e rendere accettabile, cercando un briciolo di bellezza e compassione nella pena.
Luogo : Cappella Marchi, Chiesa della Madonna del Carmine, via G. Lombardi 38 Seravezza (LU)
Date: 29 agosto – 21 settembre 2025
Vernissage: 29 agosto ore 18.30
Orari: dal sabato alla domenica ore 18-21
Ingresso libero
Per informazioni:
IG @allartof
Mail info@alkedo.org
29
agosto 2025
La speranza è un cuscino di spine
Dal 29 agosto al 21 settembre 2025
arte contemporanea
Location
Cappella Marchi – Chiesa della Madonna del Carmine
Seravezza, Via G. Lombardi, 38, (LU)
Seravezza, Via G. Lombardi, 38, (LU)
Orario di apertura
18-21
Vernissage
29 Agosto 2025, 18.30
Ufficio stampa
Openart Project
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione
Patrocini






