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La Via del Mito – Dall’India all’Europa
L’evento vedrà personalità artistiche di rilievo internazionale, impegnate nell’allestimento di eventi ed in workshop. In allegato troverà il comunicato stampa e la programmazione dettagliata, corredata di una presentazione dei singoli eventi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il teatro è uno strumento sensibile con cui prendere atto di trasformazioni che avvengono nel tessuto sociale e proprio questo succederà all’Espace di via Mantova a Torino dal 16 settembre al 7 ottobre con la rassegna “LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”: ventidue giorni di spettacoli, proiezioni video, laboratori, suggestioni, teatro, danza, nel continuo confronto-scontro con il Mito nelle diverse culture.
Il mito, da racconto immaginoso di avvenimenti storici a simbolo di verità filosofica e di norma morale, fino ad espressione dell'uomo primitivo incapace di formulare concetti astratti, è stato oggetto di molteplici interpretazioni nelle diverse epoche storiche. Oggi lo si considera come espressione del momento in cui l'uomo ha incontrato sé stesso: un'origine psicologica che spiegherebbe le grandi analogie tra le mitologie più diverse, e anche la sua grande attualità.
La rassegna prende il via con due laboratori, il primo dal titolo “Mito e Attualità” (dal 16 al 20 settembre) a cura di Mallika Sarabhai, Ulla Alasjärvi, Rita Maffei, che tratteranno la coreutica indiana, l’uso della voce ed elementi di regia; il secondo, intitolato “Sacro e Violenza” (il 18, 19, 25 e 26 settembre) curato da Antonella Usai e Sabine Seume, che si occuperanno di danza Bharatanatyam e Butoh.
A dare corpo e voce al mito, ad interpretarlo con modalità e discipline differenti, saranno tre spettacoli appositamente creati per l’Espace.
Si tratta di “Tirtha”, dal 24 al 30 settembre, un evento teatrale ideato dalla pluripremiata artista indiana Mallika Sarabhai - che tutti ricordiamo per la sua straordinaria interpretazione nel Mahabharata di Peter Brook - in collaborazione con Ulla Alasjärvi, Sabine Seume, Rita Maffei, Antonella Usai e Ambra Bergamasco.
Seguirà “L’arte della trasformazione” interpretato da Sabine Seume, in scena venerdì 1 ottobre.
Raphael Bianco, coreografo e danzatore di origine indiana, firma le coreografie di “Crown of creation” (dal 3 al 7 ottobre), spettacolo in prima assoluta, che esplora l’idea indiana del corpo come momento finale e assoluto della creazione, intrecciando la danza alle nuove tecnologie video.
Per questa straordinaria rassegna a Torino un luogo altrettanto straordinario: l’Espace, diretto da Ulla Alasjärvi e Beppe Bergamasco, un edificio di importanza storica – sede della Arturo Ambrosio film, che ne fece uno dei templi produttivi del cinema muto – ora ristrutturato per divenire una cittadella della cultura e della creatività; un laboratorio di esperienze dove è possibile sviluppare nuovi linguaggi, tecniche e saperi nel campo del design, delle arti visive, della musica, della fotografia, dei newmedia, del teatro, della danza, del cinema e della scultura, delle arti in genere.
E’ questo il messaggio che si respira all’Espace, il nuovo laboratorio multi-culturale, multi-mediale e multi-disciplinare torinese. Per meglio dire, Residenza Multidisciplinare Teatro Europeo e Internazionale.
Seguono programma dettagliato e schede degli spettacoli.
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
dal 16 settembre al 7 ottobre 2004
ESPACE di Torino
realizzato da
CSD Compagnia Sperimentale Drammatica
Espace - Residenza Multidisciplinare - Progetto Teatro Europeo e Internazionale
Regione Piemonte, Città di Torino
in collaborazione con Settembre Musica, DAMS – CRUD Università degli Studi di Torino
__________________________________________
Con LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa, si intende produrre non solo uno spettacolo, ma un insieme di allestimenti che realizzino al meglio gli obiettivi primari del grande progetto "Residenza multidisciplinare Teatro Europeo Internazionale" nato dall’intento di Beppe Bergamasco e Ulla Alasjärvi con l’apertura dell’Espace, ovvero ricerca e dialogo tra forme espressive e ricambio generazionale; innovazione attraverso la creazione di forme contaminate e riaffermazione di espressioni culturali originarie in nuovi contesti; realizzazione di eventi ed iniziative per maggiori consapevolezze e coinvolgimento del pubblico.
I miti, da sempre, costituiscono la fonte letteraria o artistica, la storia leggendaria cui attingono poeti e artisti per comporre tragedie, balletti, poesie. Miti diversi tra loro, eppure comuni alla cultura dell’uomo, dal cuore dell’India al Nord Europa. Miti che vengono continuamente variati e combinati tra loro dagli artisti che se ne servono nelle loro opere, cosicché da semplice imitazione di una fonte preesistente si innalzano a struttura organizzata di un’azione.
Il mito, quindi, anche come narrazione fabulistica delle qualità e delle gesta di esseri ideati come divini, o più che umani: dei ed eroi. Eroi e divinità dell’immaginario collettivo dell’antichità e della quotidianità contemporanea sotto forme auliche e, al contrario, di basso profilo.
All'interno degli spettacoli proposti, si vuole indagare quale mito sia ancora presente o nascosto nel quotidiano Indo-europeo, quale la violenza che scaturisce dal sacro, quale l’idea di mito e la sua trasformazione nel passaggio spazio-temporale.
Gli obiettivi della CSD Compagnia Sperimentale Drammatica - Teatro Europeo e Internazionale con sede all’Espace sono ambiziosi nel dare il via a questa rassegna.
Sul piano culturale, contribuire a diffondere un'idea indoeuropea della nostra cultura, tramite l'affiancamento di tradizioni differenti, ma organicamente fuse in spettacoli dai contenuti storici e letterari. Dal punto di vista pratico e artistico, offrire una rara opportunità a giovani artisti di lavorare sul campo con personalità teatrali di storica importanza sul piano internazionale.
La C.S.D. ha operato costantemente e con continuità per offrire strumenti di conoscenza allargata e di approfondimento. I mezzi per l’ottenimento di questi obiettivi sono una politica di contenimento del costo dei biglietti di ingresso, gli incontri coi protagonisti, seminari, mostre, l’opportunità di lavorare a diretto contatto con vari artisti internazionali e, comunque, l’articolazione complessiva della materia trattata, a volte anche estrapolandola dal contesto di origine, per collocarla e plasmarla nel contesto di fruizione.
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
CALENDARIO SPETTACOLI
____________________________________________________
“TIRTHA”
dal 24 al 30 settembre 2004 Prima Assoluta
ore 21.00 - Espace
evento teatrale ideato e interpretato da Mallika Sarabhai (India), Ulla Alasjarvi (Finlandia), Sabine Seume (Germania), Rita Maffei (Italia), Antonella Usai (Italia), Ambra Bergamasco (Irlanda)
regia
Rita Maffei
musiche
Ivan Bert e Tristan Martinelli
luci
Conleth White e Nico Valliera
scenografie
Sarah Paulley
Lo spettacolo presenta un luogo di passaggio, una strada, il posto ideale dove la molteplicità diviene unicità, il luogo della trasformazione. In un dialogo tra miti indiani, scandinavi e greci, le artiste si muovono sulla strada portando il proprio bagaglio. Nasce così, a poco a poco, il confronto tra mito e contemporaneità, il sacro e la violenza, la realtà di donne, madri creatrici, esseri di trasformazione.
Tirtha: dal sanscrito; n. (raramente maschile): 1. passaggio, strada, via, confine, scale che scendono o terminano in un fiume, un luogo per fare il bagno, luogo di pellegrinaggio sulle rive di affluenti sacri, un posto dove l'acqua è pura e si può bere, acqua sacra; 2. un canale; 3. il posto giusto al momento giusto; 4. consiglio; 5. certe linee o parti delle mani sacre alle divinità; 6. un oggetto venerato; 7. uno dei dieci ordini ascetici; 8. la vulva; 9. i percorsi di una donna; 10. fuoco; 11. il confine, la linea che unisce la congiunzione, l'unione di due realtà, due mondi.
TIRTHA
le interpreti
____________
Mallika Sarabhai, attrice e danzatrice di fama mondiale, nota in Europa per il suo ruolo di Draupadi nel Mahabharata diretto da Peter Brook, nonché figlia di Mrinalini Sarabhai, danzatrice di fama mondiale, promulgatrice del Bharatanatyam, ha danzato con artisti di fama internazionale tra cui Carla Fracci. L’artista è impegnata nel portare avanti la filosofia della non-violenza all’interno dell’Accademia Darpana e numerose attività socio-politiche. La filosofia dell’Accademia si può sintetizzare in un pensiero: “Darpana, dove una volta un seme fu piantato con amore e cura, una foresta folta di migliaia di alberi ora si erge estesa e rigogliosa”.
Sabine Seume, nota danzatrice formatasi con Pina Bausch, con particolare ricerca nel Butoh. Lavora per sei anni con base in Giappone nella compagnia Ariadone di Carlotta Ikeda (danzatrice Butoh giapponese di consolidata fama sulle scene parigine). Dopo numerosi soli di grande successo, fonda la sua compagnia Sabine Seume Ensamble.
Antonella Usai, dopo un percorso nel teatro danza occidentale si diploma alla Darpana Academy of Performing Arts in Bharatanatyam. Ha lavorato a diverse produzioni della compagnia formata da Mallika Sarabhai e Mrnalini Sarabhai. La sua ricerca si rivolge in modo particolare alla simbologia del gesto e ai legami fra danza e sacro.
Rita Maffei, attrice e regista lavora e collabora con il C.S.S. di Udine. Crea spettacoli insieme a Fabiano Fantini. Ha lavorato con Antonio Syxty, curatrice per la stesura degli atti dell’Ecole de Maitre sul lavoro di Lev Dodin e di Yannis Kokkos editi da UbuLibri Milano, ha diretto Le Baccanti ad Ahmedabad in India.
Ulla Alasjärvi collabora con l’Odin Teatret di Eugenio Barba, partecipando alla produzione ed alla tournée dello spettacolo Ferai; segue seminari di Grotowski, Jo Chaikin, Decroux, Dario Fo, Barraut (per nominarne solo alcuni) e lavora in Danimarca, Polonia, Olanda. Fondatrice, con Beppe Bergamasco, della Compagnia Sperimentale Drammatica, ha portato in scena le produzioni della compagnia, che esiste ormai da più di trent’anni, in Europa, Africa, Australia, Americhe. Con Bergamasco, apre il Teatro Espace di Torino. Si occupa di teatro e rottura, uso delle tecniche teatrali in situazioni di disagio..
Ambra Bergamasco, porta avanti la sua ricerca nel Butoh e teatro con la sua compagnia Oncaonca.7 allestendo spettacoli in Italia, Olanda, Irlanda e India; studia Bharatanatyam e canto industano alla Darpana in India.
“L’ARTE DELLA TRASFORMAZIONE”
1ottobre 2004 Prima Assoluta
ore 21 - Espace
Sabine Seume è parte dell’ensamble artistico di Tirha. Concepisce e crea attraverso le stesse tematiche il suo solo di danza Butho.
“CROWN OF CREATION”
dal 3 al 7 ottobre 2004 Prima Assoluta
ore 21.00 - Espace
creazione per sei danzatori
coreografia di Raphael Bianco
videoinstallazioni di Elena Sorrentino e Paolo Favaro
Crown of creation è la definizione che il filosofo indiano Sree Aurobindo dà del corpo umano, ovvero corona, completamento sublime della creazione. A differenza della visione occidentale giudaico-cristiana, il corpo in India è concepito ancora oggi (almeno per gli indù) come veicolo privilegiato per raggiungere il trascendente ed entrare in contatto con l’essenza più segreta dell’universo.
E’ da questa dimensione corporea che Bianco affronta il tema della rassegna “La via del Mito – dall’India all’Europa”, evitando di portare in scena folkloristicamente danze indiane e costumi, tanto meno musiche tradizionali, che spesso non si prestano ad un lavoro contemporaneo, poiché troppo vincolanti e legate a manifestazioni tradizionali del costume e della religione indù.
Bianco lavora, dunque, su corpo, mito e violenza.
E se mentre per il corpo e per la violenza il discorso è apparentemente più semplice, poiché sono presenti oggi come nell’antichità, il mito o meglio una meditazione sul mito e la poesia in tutte le sue forme diviene il nucleo più interessante di questo progetto.
“Credo che il crescente disincanto del mondo occidentale abbia, già prima del ’900, privato l’uomo di quella sensibilità al racconto poetico, creando un distacco netto da esso, sostituendo un approccio estremamente razionale ai fenomeni interiori e naturali, privando anche le stesse arti di quell’incanto che la poesia mitica e tutta la comunicazione ad essa correlata trasmetteva.
Il mito quindi non ha più un suo spazio nell’immaginario moderno come verità di memoria storica e precetti morali, il pensiero tragico non trova predisposizione nell’animo contemporaneo. La predisposizione al mito però sopravvive in alcune fasce della società indù, permeate di quell’incanto e poesia attraverso cui ancora oggi il mondo si spiega.
Ecco perché lo spettacolo intende esplorare due diversi approcci al mondo, due diversi modi di agire nello spazio, due diverse concezioni di tempo: due personaggi a confronto con i propri limiti e debolezze e le loro apparenti virtù, agiranno in uno spazio dove si crea ed annulla la vita.
Da una parte un personaggio con un approccio cartesiano alla realtà, apparentemente autonomo nel proprio agire, delimitato nello spazio, confinato in certezze e definizioni tanto psicologiche quanto spaziali, che lotta e combatte superando gli ostacoli a lui presentati senza una reale ragione. Un eroe che è anche vittima di inspiegabili accadimenti che kafkianamente non svelano alcuna verità, ma ostinatamente ripropongono nuove imprese attraverso misteriosi custodi di una pseudo –prigione o casa, da cui non è concesso uscire e senza orizzonti (ed ecco la violenza).
Dall’altra un personaggio in balia degli eventi, lo spazio per lui non ha confini, ma a differenza del suo opposto, non sembra autonomo anzi è in balia degli eventi, apparentemente vittima. Schiva gli ostacoli o vi si immerge, ne è compreso, non combatte cede al vortice di tempo e spazio, di cui è pervaso ed in cui ciclicamente ritorna, il suo abbandono è un abbandono totale a forze superiori che per lui governano e amministrano la storia, rappresentate proprio da due corpi nudi, uomo e donna, a simbolo dei due principi vivificanti dell’universo, di quel corpo sublime attraverso cui si può raggiungere la verità essendo corona della creazione, a simbolo di quell’arte sublime che col suo incanto esaltava, commuoveva, rassicurava, consolava e ammaestrava gli animi.
L’agire disperato e caparbio di uno, l‘abbandono pacificato e malinconico dell’altro sono inseriti in uno spazio frammentato, come frammentata è la nostra società, dove siamo spettatori ed attori allo stesso tempo, dove si è perso il pudore per l’intimità, dove siamo protagonisti inconsapevoli di uno spettacolo che non trova differenza fra scena e realtà, dove l’arte della poesia, il mito, la bellezza, come relitti vagano nella ciclicità di un universo che crea trasforma e distrugge al di là dell’agire a volte cinico a volte illuso ed appassionato, a volte inconsapevole dell’uomo”.
Raphael Bianco
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
CALENDARIO LABORATORI
____________________________________________________
MITO E ATTUALITA’
dal 16 al 20 settembre 2004
ore 16.00 - Espace
Laboratorio con Mallika Sarabhai, Ulla Alasjärvi, Rita Maffei. Elementi di coreutica indiana, tecniche vocali, elementi di regia
Per offrire più strumenti ai partecipanti, i laboratori sono organizzati dalla compresenza delle artiste e della regista e diviso in due parti: la prima parte della giornata sarà dedicata al lavoro tecnico-teorico.
Mallika Sarabhai per quanto riguarda la danza classica indiana Kuchipudi e Bharatanatyam: semantica del gesto, ritmica, e utilizzo degli elementi elementi propri di questa disciplina per raccontare il contemporaneo partendo da un mito indiano
Ulla Alasjärvi si occuperà delle tecniche di utilizzo della voce che, in quanto corpo interno, vive di infinite possibilità.
Rita Maffei curerà tutto ciò che riguarda le istituzioni di drammaturgia scenica e regia, nonché la costruzione drammaturgica dello spettacolo.
La seconda parte della giornata sarà dedicata alle prove dello spettacolo.
VIOLENZA E SACRO
18 e19 settembre 2004 - 25 e 26 settembre 2004
dalle ore 10.00 alle ore 18.00 e dalle 10.30 alle 16.00 - Espace
Laboratori di danza e coreografia con Sabine Seume per la danza Butoh e Antonella Usai per il Bharatanatyam, danza classica indiana.
La sezione curata da Antonella Usai (18 e 19 settembre), ‘Scrittura e poesia del gesto’, vuole essere un approccio al teatro danzato al confine fra movimento improvvisato, alta codificazione e teatro ritualizzato.
Partendo dall'approccio del teatro danza indiano, in cui viene data particolare importanza ai movimenti delle mani e degli occhi e al ritmo, questo seminario si propone due obiettivi principali:
1. Far avvicinare i partecipanti all'estetica e alla filosofia del teatro danza indiano.
2. Far sperimentare l'applicazione di alcune delle sue leggi fondamentali a codici estetici preesistenti o di nuova elaborazione.
La sezione curata da Sabine Seume (25 e 26 settembre), “Movimento Arcaico”, tratta nello specifico la Danza Butoh, ovvero una forma di danza contemporanea giapponese, formata agli inizi degli anni ’60. Il Butoh indaga le emozioni, gli stati dell’essere, visioni ed immagini di esse, per trasportarle all’esterno.
Il laboratorio prevede un warm-up con esercizi di meditazione, respirazione, centramento del corpo, floor work, stretching e conditioning. Verranno proposte improvvisazioni ed interpretazioni con immagini arcaiche, emozioni e piccole situazioni. La lentezza del Butoh permette la connessione tra movimento e spirito ad un enorme livello di intensità. Il vuoto apre le porte alle radici del movimento lasciando, così, accadere infinite possibilità.
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
PROIEZIONI VIDEO
_______________________
18 settembre 2004 video proiezioni con aperitivo
ore 18.30 - Espace
Un percorso video, curato da Elisa Guzzo Vaccarino, mostra le diverse forme della danza indiana e i suoi interpreti, ripresi durante gli spettacoli, lo studio, le prove, la meditazione. Grazie alle riprese di registi di origine e formazione differenti, si offre al pubblico una visione di insieme della danza indiana, delle sue origini e della sua trasformazione.
PROGRAMMA.
- estratti da documentari
"La route Tzigane", danza indiana e flamenco a confronto
"Devadasi" di Pan Nalin, 1996
- estratti da film
"Il visitatore" di Satyajit Ray
Diretto da colui che è definito il Bergman indiano, narra la storia di un parente misterioso che riconosce la sua vera nipote attraverso la danza
"Monsoon Wedding" di Mira Nair, 2001
Tutto il colore di un matrimonio, tra modernità e tradizione, drammi, felicità e danze
"Lagaan, c'era una volta in India", 2001, di Ashutosh Gowariker
Lotta contro le tasse ingiuste e il colonialismo, danzando l'amore e la gelosia
- clip musicali hindi pop da
"Dancing Divas" - videodanza britannico-indiana
"Duets with Automobiles" di Shobana Jeyasingh, regia di Terry Braun, 1993, 15'
Danza classica indiana in spazi modernissimi occidentali
"If not, why not?" di Akram Khan, regia di Daniel Wiroth, 2002, 26'
Kathak e danza contemporanea britannico-multietnica fianco a fianco.
Il mito, da racconto immaginoso di avvenimenti storici a simbolo di verità filosofica e di norma morale, fino ad espressione dell'uomo primitivo incapace di formulare concetti astratti, è stato oggetto di molteplici interpretazioni nelle diverse epoche storiche. Oggi lo si considera come espressione del momento in cui l'uomo ha incontrato sé stesso: un'origine psicologica che spiegherebbe le grandi analogie tra le mitologie più diverse, e anche la sua grande attualità.
La rassegna prende il via con due laboratori, il primo dal titolo “Mito e Attualità” (dal 16 al 20 settembre) a cura di Mallika Sarabhai, Ulla Alasjärvi, Rita Maffei, che tratteranno la coreutica indiana, l’uso della voce ed elementi di regia; il secondo, intitolato “Sacro e Violenza” (il 18, 19, 25 e 26 settembre) curato da Antonella Usai e Sabine Seume, che si occuperanno di danza Bharatanatyam e Butoh.
A dare corpo e voce al mito, ad interpretarlo con modalità e discipline differenti, saranno tre spettacoli appositamente creati per l’Espace.
Si tratta di “Tirtha”, dal 24 al 30 settembre, un evento teatrale ideato dalla pluripremiata artista indiana Mallika Sarabhai - che tutti ricordiamo per la sua straordinaria interpretazione nel Mahabharata di Peter Brook - in collaborazione con Ulla Alasjärvi, Sabine Seume, Rita Maffei, Antonella Usai e Ambra Bergamasco.
Seguirà “L’arte della trasformazione” interpretato da Sabine Seume, in scena venerdì 1 ottobre.
Raphael Bianco, coreografo e danzatore di origine indiana, firma le coreografie di “Crown of creation” (dal 3 al 7 ottobre), spettacolo in prima assoluta, che esplora l’idea indiana del corpo come momento finale e assoluto della creazione, intrecciando la danza alle nuove tecnologie video.
Per questa straordinaria rassegna a Torino un luogo altrettanto straordinario: l’Espace, diretto da Ulla Alasjärvi e Beppe Bergamasco, un edificio di importanza storica – sede della Arturo Ambrosio film, che ne fece uno dei templi produttivi del cinema muto – ora ristrutturato per divenire una cittadella della cultura e della creatività; un laboratorio di esperienze dove è possibile sviluppare nuovi linguaggi, tecniche e saperi nel campo del design, delle arti visive, della musica, della fotografia, dei newmedia, del teatro, della danza, del cinema e della scultura, delle arti in genere.
E’ questo il messaggio che si respira all’Espace, il nuovo laboratorio multi-culturale, multi-mediale e multi-disciplinare torinese. Per meglio dire, Residenza Multidisciplinare Teatro Europeo e Internazionale.
Seguono programma dettagliato e schede degli spettacoli.
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
dal 16 settembre al 7 ottobre 2004
ESPACE di Torino
realizzato da
CSD Compagnia Sperimentale Drammatica
Espace - Residenza Multidisciplinare - Progetto Teatro Europeo e Internazionale
Regione Piemonte, Città di Torino
in collaborazione con Settembre Musica, DAMS – CRUD Università degli Studi di Torino
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Con LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa, si intende produrre non solo uno spettacolo, ma un insieme di allestimenti che realizzino al meglio gli obiettivi primari del grande progetto "Residenza multidisciplinare Teatro Europeo Internazionale" nato dall’intento di Beppe Bergamasco e Ulla Alasjärvi con l’apertura dell’Espace, ovvero ricerca e dialogo tra forme espressive e ricambio generazionale; innovazione attraverso la creazione di forme contaminate e riaffermazione di espressioni culturali originarie in nuovi contesti; realizzazione di eventi ed iniziative per maggiori consapevolezze e coinvolgimento del pubblico.
I miti, da sempre, costituiscono la fonte letteraria o artistica, la storia leggendaria cui attingono poeti e artisti per comporre tragedie, balletti, poesie. Miti diversi tra loro, eppure comuni alla cultura dell’uomo, dal cuore dell’India al Nord Europa. Miti che vengono continuamente variati e combinati tra loro dagli artisti che se ne servono nelle loro opere, cosicché da semplice imitazione di una fonte preesistente si innalzano a struttura organizzata di un’azione.
Il mito, quindi, anche come narrazione fabulistica delle qualità e delle gesta di esseri ideati come divini, o più che umani: dei ed eroi. Eroi e divinità dell’immaginario collettivo dell’antichità e della quotidianità contemporanea sotto forme auliche e, al contrario, di basso profilo.
All'interno degli spettacoli proposti, si vuole indagare quale mito sia ancora presente o nascosto nel quotidiano Indo-europeo, quale la violenza che scaturisce dal sacro, quale l’idea di mito e la sua trasformazione nel passaggio spazio-temporale.
Gli obiettivi della CSD Compagnia Sperimentale Drammatica - Teatro Europeo e Internazionale con sede all’Espace sono ambiziosi nel dare il via a questa rassegna.
Sul piano culturale, contribuire a diffondere un'idea indoeuropea della nostra cultura, tramite l'affiancamento di tradizioni differenti, ma organicamente fuse in spettacoli dai contenuti storici e letterari. Dal punto di vista pratico e artistico, offrire una rara opportunità a giovani artisti di lavorare sul campo con personalità teatrali di storica importanza sul piano internazionale.
La C.S.D. ha operato costantemente e con continuità per offrire strumenti di conoscenza allargata e di approfondimento. I mezzi per l’ottenimento di questi obiettivi sono una politica di contenimento del costo dei biglietti di ingresso, gli incontri coi protagonisti, seminari, mostre, l’opportunità di lavorare a diretto contatto con vari artisti internazionali e, comunque, l’articolazione complessiva della materia trattata, a volte anche estrapolandola dal contesto di origine, per collocarla e plasmarla nel contesto di fruizione.
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
CALENDARIO SPETTACOLI
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“TIRTHA”
dal 24 al 30 settembre 2004 Prima Assoluta
ore 21.00 - Espace
evento teatrale ideato e interpretato da Mallika Sarabhai (India), Ulla Alasjarvi (Finlandia), Sabine Seume (Germania), Rita Maffei (Italia), Antonella Usai (Italia), Ambra Bergamasco (Irlanda)
regia
Rita Maffei
musiche
Ivan Bert e Tristan Martinelli
luci
Conleth White e Nico Valliera
scenografie
Sarah Paulley
Lo spettacolo presenta un luogo di passaggio, una strada, il posto ideale dove la molteplicità diviene unicità, il luogo della trasformazione. In un dialogo tra miti indiani, scandinavi e greci, le artiste si muovono sulla strada portando il proprio bagaglio. Nasce così, a poco a poco, il confronto tra mito e contemporaneità, il sacro e la violenza, la realtà di donne, madri creatrici, esseri di trasformazione.
Tirtha: dal sanscrito; n. (raramente maschile): 1. passaggio, strada, via, confine, scale che scendono o terminano in un fiume, un luogo per fare il bagno, luogo di pellegrinaggio sulle rive di affluenti sacri, un posto dove l'acqua è pura e si può bere, acqua sacra; 2. un canale; 3. il posto giusto al momento giusto; 4. consiglio; 5. certe linee o parti delle mani sacre alle divinità; 6. un oggetto venerato; 7. uno dei dieci ordini ascetici; 8. la vulva; 9. i percorsi di una donna; 10. fuoco; 11. il confine, la linea che unisce la congiunzione, l'unione di due realtà, due mondi.
TIRTHA
le interpreti
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Mallika Sarabhai, attrice e danzatrice di fama mondiale, nota in Europa per il suo ruolo di Draupadi nel Mahabharata diretto da Peter Brook, nonché figlia di Mrinalini Sarabhai, danzatrice di fama mondiale, promulgatrice del Bharatanatyam, ha danzato con artisti di fama internazionale tra cui Carla Fracci. L’artista è impegnata nel portare avanti la filosofia della non-violenza all’interno dell’Accademia Darpana e numerose attività socio-politiche. La filosofia dell’Accademia si può sintetizzare in un pensiero: “Darpana, dove una volta un seme fu piantato con amore e cura, una foresta folta di migliaia di alberi ora si erge estesa e rigogliosa”.
Sabine Seume, nota danzatrice formatasi con Pina Bausch, con particolare ricerca nel Butoh. Lavora per sei anni con base in Giappone nella compagnia Ariadone di Carlotta Ikeda (danzatrice Butoh giapponese di consolidata fama sulle scene parigine). Dopo numerosi soli di grande successo, fonda la sua compagnia Sabine Seume Ensamble.
Antonella Usai, dopo un percorso nel teatro danza occidentale si diploma alla Darpana Academy of Performing Arts in Bharatanatyam. Ha lavorato a diverse produzioni della compagnia formata da Mallika Sarabhai e Mrnalini Sarabhai. La sua ricerca si rivolge in modo particolare alla simbologia del gesto e ai legami fra danza e sacro.
Rita Maffei, attrice e regista lavora e collabora con il C.S.S. di Udine. Crea spettacoli insieme a Fabiano Fantini. Ha lavorato con Antonio Syxty, curatrice per la stesura degli atti dell’Ecole de Maitre sul lavoro di Lev Dodin e di Yannis Kokkos editi da UbuLibri Milano, ha diretto Le Baccanti ad Ahmedabad in India.
Ulla Alasjärvi collabora con l’Odin Teatret di Eugenio Barba, partecipando alla produzione ed alla tournée dello spettacolo Ferai; segue seminari di Grotowski, Jo Chaikin, Decroux, Dario Fo, Barraut (per nominarne solo alcuni) e lavora in Danimarca, Polonia, Olanda. Fondatrice, con Beppe Bergamasco, della Compagnia Sperimentale Drammatica, ha portato in scena le produzioni della compagnia, che esiste ormai da più di trent’anni, in Europa, Africa, Australia, Americhe. Con Bergamasco, apre il Teatro Espace di Torino. Si occupa di teatro e rottura, uso delle tecniche teatrali in situazioni di disagio..
Ambra Bergamasco, porta avanti la sua ricerca nel Butoh e teatro con la sua compagnia Oncaonca.7 allestendo spettacoli in Italia, Olanda, Irlanda e India; studia Bharatanatyam e canto industano alla Darpana in India.
“L’ARTE DELLA TRASFORMAZIONE”
1ottobre 2004 Prima Assoluta
ore 21 - Espace
Sabine Seume è parte dell’ensamble artistico di Tirha. Concepisce e crea attraverso le stesse tematiche il suo solo di danza Butho.
“CROWN OF CREATION”
dal 3 al 7 ottobre 2004 Prima Assoluta
ore 21.00 - Espace
creazione per sei danzatori
coreografia di Raphael Bianco
videoinstallazioni di Elena Sorrentino e Paolo Favaro
Crown of creation è la definizione che il filosofo indiano Sree Aurobindo dà del corpo umano, ovvero corona, completamento sublime della creazione. A differenza della visione occidentale giudaico-cristiana, il corpo in India è concepito ancora oggi (almeno per gli indù) come veicolo privilegiato per raggiungere il trascendente ed entrare in contatto con l’essenza più segreta dell’universo.
E’ da questa dimensione corporea che Bianco affronta il tema della rassegna “La via del Mito – dall’India all’Europa”, evitando di portare in scena folkloristicamente danze indiane e costumi, tanto meno musiche tradizionali, che spesso non si prestano ad un lavoro contemporaneo, poiché troppo vincolanti e legate a manifestazioni tradizionali del costume e della religione indù.
Bianco lavora, dunque, su corpo, mito e violenza.
E se mentre per il corpo e per la violenza il discorso è apparentemente più semplice, poiché sono presenti oggi come nell’antichità, il mito o meglio una meditazione sul mito e la poesia in tutte le sue forme diviene il nucleo più interessante di questo progetto.
“Credo che il crescente disincanto del mondo occidentale abbia, già prima del ’900, privato l’uomo di quella sensibilità al racconto poetico, creando un distacco netto da esso, sostituendo un approccio estremamente razionale ai fenomeni interiori e naturali, privando anche le stesse arti di quell’incanto che la poesia mitica e tutta la comunicazione ad essa correlata trasmetteva.
Il mito quindi non ha più un suo spazio nell’immaginario moderno come verità di memoria storica e precetti morali, il pensiero tragico non trova predisposizione nell’animo contemporaneo. La predisposizione al mito però sopravvive in alcune fasce della società indù, permeate di quell’incanto e poesia attraverso cui ancora oggi il mondo si spiega.
Ecco perché lo spettacolo intende esplorare due diversi approcci al mondo, due diversi modi di agire nello spazio, due diverse concezioni di tempo: due personaggi a confronto con i propri limiti e debolezze e le loro apparenti virtù, agiranno in uno spazio dove si crea ed annulla la vita.
Da una parte un personaggio con un approccio cartesiano alla realtà, apparentemente autonomo nel proprio agire, delimitato nello spazio, confinato in certezze e definizioni tanto psicologiche quanto spaziali, che lotta e combatte superando gli ostacoli a lui presentati senza una reale ragione. Un eroe che è anche vittima di inspiegabili accadimenti che kafkianamente non svelano alcuna verità, ma ostinatamente ripropongono nuove imprese attraverso misteriosi custodi di una pseudo –prigione o casa, da cui non è concesso uscire e senza orizzonti (ed ecco la violenza).
Dall’altra un personaggio in balia degli eventi, lo spazio per lui non ha confini, ma a differenza del suo opposto, non sembra autonomo anzi è in balia degli eventi, apparentemente vittima. Schiva gli ostacoli o vi si immerge, ne è compreso, non combatte cede al vortice di tempo e spazio, di cui è pervaso ed in cui ciclicamente ritorna, il suo abbandono è un abbandono totale a forze superiori che per lui governano e amministrano la storia, rappresentate proprio da due corpi nudi, uomo e donna, a simbolo dei due principi vivificanti dell’universo, di quel corpo sublime attraverso cui si può raggiungere la verità essendo corona della creazione, a simbolo di quell’arte sublime che col suo incanto esaltava, commuoveva, rassicurava, consolava e ammaestrava gli animi.
L’agire disperato e caparbio di uno, l‘abbandono pacificato e malinconico dell’altro sono inseriti in uno spazio frammentato, come frammentata è la nostra società, dove siamo spettatori ed attori allo stesso tempo, dove si è perso il pudore per l’intimità, dove siamo protagonisti inconsapevoli di uno spettacolo che non trova differenza fra scena e realtà, dove l’arte della poesia, il mito, la bellezza, come relitti vagano nella ciclicità di un universo che crea trasforma e distrugge al di là dell’agire a volte cinico a volte illuso ed appassionato, a volte inconsapevole dell’uomo”.
Raphael Bianco
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
CALENDARIO LABORATORI
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MITO E ATTUALITA’
dal 16 al 20 settembre 2004
ore 16.00 - Espace
Laboratorio con Mallika Sarabhai, Ulla Alasjärvi, Rita Maffei. Elementi di coreutica indiana, tecniche vocali, elementi di regia
Per offrire più strumenti ai partecipanti, i laboratori sono organizzati dalla compresenza delle artiste e della regista e diviso in due parti: la prima parte della giornata sarà dedicata al lavoro tecnico-teorico.
Mallika Sarabhai per quanto riguarda la danza classica indiana Kuchipudi e Bharatanatyam: semantica del gesto, ritmica, e utilizzo degli elementi elementi propri di questa disciplina per raccontare il contemporaneo partendo da un mito indiano
Ulla Alasjärvi si occuperà delle tecniche di utilizzo della voce che, in quanto corpo interno, vive di infinite possibilità.
Rita Maffei curerà tutto ciò che riguarda le istituzioni di drammaturgia scenica e regia, nonché la costruzione drammaturgica dello spettacolo.
La seconda parte della giornata sarà dedicata alle prove dello spettacolo.
VIOLENZA E SACRO
18 e19 settembre 2004 - 25 e 26 settembre 2004
dalle ore 10.00 alle ore 18.00 e dalle 10.30 alle 16.00 - Espace
Laboratori di danza e coreografia con Sabine Seume per la danza Butoh e Antonella Usai per il Bharatanatyam, danza classica indiana.
La sezione curata da Antonella Usai (18 e 19 settembre), ‘Scrittura e poesia del gesto’, vuole essere un approccio al teatro danzato al confine fra movimento improvvisato, alta codificazione e teatro ritualizzato.
Partendo dall'approccio del teatro danza indiano, in cui viene data particolare importanza ai movimenti delle mani e degli occhi e al ritmo, questo seminario si propone due obiettivi principali:
1. Far avvicinare i partecipanti all'estetica e alla filosofia del teatro danza indiano.
2. Far sperimentare l'applicazione di alcune delle sue leggi fondamentali a codici estetici preesistenti o di nuova elaborazione.
La sezione curata da Sabine Seume (25 e 26 settembre), “Movimento Arcaico”, tratta nello specifico la Danza Butoh, ovvero una forma di danza contemporanea giapponese, formata agli inizi degli anni ’60. Il Butoh indaga le emozioni, gli stati dell’essere, visioni ed immagini di esse, per trasportarle all’esterno.
Il laboratorio prevede un warm-up con esercizi di meditazione, respirazione, centramento del corpo, floor work, stretching e conditioning. Verranno proposte improvvisazioni ed interpretazioni con immagini arcaiche, emozioni e piccole situazioni. La lentezza del Butoh permette la connessione tra movimento e spirito ad un enorme livello di intensità. Il vuoto apre le porte alle radici del movimento lasciando, così, accadere infinite possibilità.
“LA VIA DEL MITO - dall’India all’Europa”
PROIEZIONI VIDEO
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18 settembre 2004 video proiezioni con aperitivo
ore 18.30 - Espace
Un percorso video, curato da Elisa Guzzo Vaccarino, mostra le diverse forme della danza indiana e i suoi interpreti, ripresi durante gli spettacoli, lo studio, le prove, la meditazione. Grazie alle riprese di registi di origine e formazione differenti, si offre al pubblico una visione di insieme della danza indiana, delle sue origini e della sua trasformazione.
PROGRAMMA.
- estratti da documentari
"La route Tzigane", danza indiana e flamenco a confronto
"Devadasi" di Pan Nalin, 1996
- estratti da film
"Il visitatore" di Satyajit Ray
Diretto da colui che è definito il Bergman indiano, narra la storia di un parente misterioso che riconosce la sua vera nipote attraverso la danza
"Monsoon Wedding" di Mira Nair, 2001
Tutto il colore di un matrimonio, tra modernità e tradizione, drammi, felicità e danze
"Lagaan, c'era una volta in India", 2001, di Ashutosh Gowariker
Lotta contro le tasse ingiuste e il colonialismo, danzando l'amore e la gelosia
- clip musicali hindi pop da
"Dancing Divas" - videodanza britannico-indiana
"Duets with Automobiles" di Shobana Jeyasingh, regia di Terry Braun, 1993, 15'
Danza classica indiana in spazi modernissimi occidentali
"If not, why not?" di Akram Khan, regia di Daniel Wiroth, 2002, 26'
Kathak e danza contemporanea britannico-multietnica fianco a fianco.
16
settembre 2004
La Via del Mito – Dall’India all’Europa
Dal 16 settembre al 07 ottobre 2004
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
TEATRO ESPACE
Torino, Via Mantova, 38, (Torino)
Torino, Via Mantova, 38, (Torino)



