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L’AlterEgo ritratto
L’AlterEgo ritratto è il filo conduttore ideale di un percorso espositivo che si interroga sulle relazioni e sulle tracce sedimentate di osservazioni, di passaggi e di apparizioni nei luoghi arcensi
Comunicato stampa
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L’AlterEgo ritratto è il filo conduttore ideale di un percorso espositivo che si interroga sulle relazioni e sulle tracce sedimentate di osservazioni, di passaggi e di apparizioni nei luoghi arcensi. Il tema dell’identità e dell’alterità sono vissute con particolare attenzione attraverso lo studio del territorio e la valorizzazione delle memorie storico-artistiche in esso presenti. Il recupero di tradizioni, di personaggi e di eventi del passato sono dunque gli elementi fondanti questo “attraversamento” dove la tecnica dei maestri si confronta con i linguaggi della contemporaneità.
Il ritratto giovanile di Giovanni Segantini, caratterizzato da una luce vivida e attenta dello sguardo, rappresenta il legame tra il segno inciso di Albrecht Dürer, intriso di complesse simbologie che assistono alla metamorfosi di spirito e materia, e la manifestazione dell’idea di bellezza che Greta Frau, attraverso una delle sue trance, ha ritrovato nella città di Arco.
Le dieci incisioni di Albrecht Dürer, provenienti dalla Dürer Haus di Norimberga e dal Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, così come le trance di Greta Frau sono state selezionate per evidenziare lo studio del ritratto come uno dei temi più affascinanti dell’arte. Esso è luogo di trasformazioni artistiche ed estetiche e strumento espressivo di complessità etiche e sociali.
Dürer, durante il suo viaggio in Italia, descrivendo la rupe del castello di Arco traccia un segno facilmente decifrabile come estensione e presenza umana espresso dal doppio ritratto. E’ probabilmente quello stesso segno ad essere colto da Greta Frau come luogo della manifestazione dell’ideale di Bellezza attraverso il ritratto di una delle sue trance (GP 256) rinvenuto su quella stessa roccia che ha ispirato la raffigurazione di Dürer.
Il carattere nordico dell’opera di Albrecht Dürer gli permette di infondere nella sua opera un sentimento di appassionata malinconia. I ritratti immersi nei paesaggi e gli studi del vero sono permeati da una sensibilità interiore che guida il segno grafico. Ritornato a Norimberga l’artista incide più di sessanta bulini e xilografie tra cui le incisioni esposte definendo la modernità della tecnica, grazie alla quale diffonde le sue immagini in tutta Europa, e l’autonomia espressiva di questa pratica, alla quale affida la divulgazione dei più profondi ed inquietanti motivi di riflessione religiosa e filosofica del suo tempo, sulla scia di Erasmo da Rotterdam. Dürer appare come un visionario "pieno di immagini interiori" che tende ad una visione razionale dei fenomeni naturali, come ne La scofa mostruosa di Landser, 1494 o alla prospettiva delle proporzioni umane, come in Adamo ed Eva del 1504. Alcune delle sue opere rimangono comunque invenzioni visive pregne di molteplici letture come Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, 1513 che richiama il mistero della fede o ancora la nota Melancolia, 1514 ricca di molti simboli alchemici ed esoterici che per quanto definiti nascondono ancora il mistero del "ritratto spirituale" dell'artista.
Nel clima dell’identità, della ricerca del proprio altro da sé Arco si “guarda” stimolata dalla presenza simbolica di artisti che hanno rappresentato il passato e il presente. E’ così che il ritratto della trancia GP256 realizzato da Greta Frau appare improvvisa sulla roccia segnata da Dürer durante il suo passaggio. Nel luogo del ritratto tracciato in pieno Rinascimento si manifesta la trancia a predicare il Principio di Bellezza proclamando per noi che restiamo muti a cercare nei segni della natura che ci circonda il nostro Alter Ego. La trancia autentica epifania dell’autrice, che si manifesta attraverso la loro azione, è stata recuperata durante una complessa performance di freeclimbing.
E con le parole di Greta Frau: “Lasciamo a chi, atto alla meraviglia, vorrà, la facoltà di immaginare il miracolo della trancia che immacolata ignora le ingiurie degli anni e delle piogge, e di sin troppo curiosi scalatori.”
Albrecht Dürer
Albrecht Dürer nasce il 21 maggio 1471 a Norimberga. Il padre Albrecht il Vecchio, orafo di origine ungherese, lo tiene nella sua bottega fino al 1486 quando l'artista inizia a lavorare con Michael Wolgemut e con Wilhelm Pleydenwurff. Nel 1490 visita i Paesi Bassi e successivamente la zona del Reno superiore, Basilea, centro di cultura e di editoria, e Strasburgo, dove esegue uno dei suoi autoritratti più famosi. Nel 1494, dopo essere ritornato a Norimberga, per volontà delle famiglie, sposa Agnes Frey. Lo stesso anno intraprende il primo viaggio in Italia, avvicinandosi all'arte classica e rinascimentale italiana, in particolare all'opera di Andrea Mantegna e di Giovanni Bellini. L'interesse per la cultura umanistica e il classicismo è sostenuto dall'amicizia con Willibald Perckheimer, umanista appassionato, appartenente ad una delle famiglie più importanti di Norimberga. L'anno seguente, ritornato nella città natale, apre una bottega. Sviluppa una ricerca personale tesa tra il gusto nordico per il frammento e l'interesse italiano per lo spazio. Tra il 1505 e il 1507 è nuovamente in Italia, a Venezia. Ormai artista di chiara fama, dal 1510 Dürer si occupa prevalentemente di grafica. In questi anni, fino al 1519, si lega a Massimiliano I dal quale, dal 1515, riceve uno stipendio annuo di 100 fiorini. Nel 1518 prende parte alla Dieta di Augusta, dove esegue il ritratto dell'imperatore, di Jakob Fugger e di altri notabili. Nel 1520, in seguito alla morte di Massimiliano, si reca nei Paesi Bassi con l'intento di ottenere da Carlo V lo stipendio annuale. Nascono numerosi immagini del viaggio e, dall'incontro con la pittura fiamminga, un rinnovato
interesse per il genere del ritratto. Durante il viaggio incontra Erasmo da Rotterdam.
Negli ultimi anni si occupa di ritratti, di pale d'altare e di scritti teorici. Muore a Norimberga il 6 aprile 1528.
Greta Frau
Greta Frau, nata a Colonia nel maggio 1942 (secondo altri, nel 1952 o nel 1962), pittrice e predicatrice di Bellezza, è una figura attorno a cui ruotano arte, letteratura e misticismo, una sorta di puzzle, una situazione articolata e suggestiva che nella sua interezza costituisce l’operazione artistica.
Nel 1987, allora ricercatrice in microbiologia, Greta rimane paralizzata agli arti inferiori in un terribile incidente durante un viaggio in Sardegna. Decide di rimanere nell’isola che l’ha voluta trattenere e da allora la sua vita riceve il dono della pittura e della visione. Greta individua nella Bellezza il principio assoluto del cosmo, e decide di diffondere questa sua filosofia attraverso La Classe delle Trance, una sorta di setta composta dalle sue ex compagne di collegio, stranamente in continua crescita.
Ma chi sia veramente Greta Frau, è impossibile rispondere. L'artista non è mai apparsa in pubblico, non presenzia all'inaugurazione delle proprie mostre, ed è quasi impossibile ottenere un colloquio con lei. Pittrice a soggetto unico, dipinge “a memoria” in uno stile levigato ed accademico i ritratti delle “Trance”: volti androgini (i modelli, indipendentemente dal loro sesso ed età, vengono rappresentati nell’aspetto di fanciulle quindicenni), statici e frontali, incorniciati dai capelli divisi in due bande e dal colletto bianco dell’uniforme da collegiale.
Il ritratto giovanile di Giovanni Segantini, caratterizzato da una luce vivida e attenta dello sguardo, rappresenta il legame tra il segno inciso di Albrecht Dürer, intriso di complesse simbologie che assistono alla metamorfosi di spirito e materia, e la manifestazione dell’idea di bellezza che Greta Frau, attraverso una delle sue trance, ha ritrovato nella città di Arco.
Le dieci incisioni di Albrecht Dürer, provenienti dalla Dürer Haus di Norimberga e dal Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, così come le trance di Greta Frau sono state selezionate per evidenziare lo studio del ritratto come uno dei temi più affascinanti dell’arte. Esso è luogo di trasformazioni artistiche ed estetiche e strumento espressivo di complessità etiche e sociali.
Dürer, durante il suo viaggio in Italia, descrivendo la rupe del castello di Arco traccia un segno facilmente decifrabile come estensione e presenza umana espresso dal doppio ritratto. E’ probabilmente quello stesso segno ad essere colto da Greta Frau come luogo della manifestazione dell’ideale di Bellezza attraverso il ritratto di una delle sue trance (GP 256) rinvenuto su quella stessa roccia che ha ispirato la raffigurazione di Dürer.
Il carattere nordico dell’opera di Albrecht Dürer gli permette di infondere nella sua opera un sentimento di appassionata malinconia. I ritratti immersi nei paesaggi e gli studi del vero sono permeati da una sensibilità interiore che guida il segno grafico. Ritornato a Norimberga l’artista incide più di sessanta bulini e xilografie tra cui le incisioni esposte definendo la modernità della tecnica, grazie alla quale diffonde le sue immagini in tutta Europa, e l’autonomia espressiva di questa pratica, alla quale affida la divulgazione dei più profondi ed inquietanti motivi di riflessione religiosa e filosofica del suo tempo, sulla scia di Erasmo da Rotterdam. Dürer appare come un visionario "pieno di immagini interiori" che tende ad una visione razionale dei fenomeni naturali, come ne La scofa mostruosa di Landser, 1494 o alla prospettiva delle proporzioni umane, come in Adamo ed Eva del 1504. Alcune delle sue opere rimangono comunque invenzioni visive pregne di molteplici letture come Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, 1513 che richiama il mistero della fede o ancora la nota Melancolia, 1514 ricca di molti simboli alchemici ed esoterici che per quanto definiti nascondono ancora il mistero del "ritratto spirituale" dell'artista.
Nel clima dell’identità, della ricerca del proprio altro da sé Arco si “guarda” stimolata dalla presenza simbolica di artisti che hanno rappresentato il passato e il presente. E’ così che il ritratto della trancia GP256 realizzato da Greta Frau appare improvvisa sulla roccia segnata da Dürer durante il suo passaggio. Nel luogo del ritratto tracciato in pieno Rinascimento si manifesta la trancia a predicare il Principio di Bellezza proclamando per noi che restiamo muti a cercare nei segni della natura che ci circonda il nostro Alter Ego. La trancia autentica epifania dell’autrice, che si manifesta attraverso la loro azione, è stata recuperata durante una complessa performance di freeclimbing.
E con le parole di Greta Frau: “Lasciamo a chi, atto alla meraviglia, vorrà, la facoltà di immaginare il miracolo della trancia che immacolata ignora le ingiurie degli anni e delle piogge, e di sin troppo curiosi scalatori.”
Albrecht Dürer
Albrecht Dürer nasce il 21 maggio 1471 a Norimberga. Il padre Albrecht il Vecchio, orafo di origine ungherese, lo tiene nella sua bottega fino al 1486 quando l'artista inizia a lavorare con Michael Wolgemut e con Wilhelm Pleydenwurff. Nel 1490 visita i Paesi Bassi e successivamente la zona del Reno superiore, Basilea, centro di cultura e di editoria, e Strasburgo, dove esegue uno dei suoi autoritratti più famosi. Nel 1494, dopo essere ritornato a Norimberga, per volontà delle famiglie, sposa Agnes Frey. Lo stesso anno intraprende il primo viaggio in Italia, avvicinandosi all'arte classica e rinascimentale italiana, in particolare all'opera di Andrea Mantegna e di Giovanni Bellini. L'interesse per la cultura umanistica e il classicismo è sostenuto dall'amicizia con Willibald Perckheimer, umanista appassionato, appartenente ad una delle famiglie più importanti di Norimberga. L'anno seguente, ritornato nella città natale, apre una bottega. Sviluppa una ricerca personale tesa tra il gusto nordico per il frammento e l'interesse italiano per lo spazio. Tra il 1505 e il 1507 è nuovamente in Italia, a Venezia. Ormai artista di chiara fama, dal 1510 Dürer si occupa prevalentemente di grafica. In questi anni, fino al 1519, si lega a Massimiliano I dal quale, dal 1515, riceve uno stipendio annuo di 100 fiorini. Nel 1518 prende parte alla Dieta di Augusta, dove esegue il ritratto dell'imperatore, di Jakob Fugger e di altri notabili. Nel 1520, in seguito alla morte di Massimiliano, si reca nei Paesi Bassi con l'intento di ottenere da Carlo V lo stipendio annuale. Nascono numerosi immagini del viaggio e, dall'incontro con la pittura fiamminga, un rinnovato
interesse per il genere del ritratto. Durante il viaggio incontra Erasmo da Rotterdam.
Negli ultimi anni si occupa di ritratti, di pale d'altare e di scritti teorici. Muore a Norimberga il 6 aprile 1528.
Greta Frau
Greta Frau, nata a Colonia nel maggio 1942 (secondo altri, nel 1952 o nel 1962), pittrice e predicatrice di Bellezza, è una figura attorno a cui ruotano arte, letteratura e misticismo, una sorta di puzzle, una situazione articolata e suggestiva che nella sua interezza costituisce l’operazione artistica.
Nel 1987, allora ricercatrice in microbiologia, Greta rimane paralizzata agli arti inferiori in un terribile incidente durante un viaggio in Sardegna. Decide di rimanere nell’isola che l’ha voluta trattenere e da allora la sua vita riceve il dono della pittura e della visione. Greta individua nella Bellezza il principio assoluto del cosmo, e decide di diffondere questa sua filosofia attraverso La Classe delle Trance, una sorta di setta composta dalle sue ex compagne di collegio, stranamente in continua crescita.
Ma chi sia veramente Greta Frau, è impossibile rispondere. L'artista non è mai apparsa in pubblico, non presenzia all'inaugurazione delle proprie mostre, ed è quasi impossibile ottenere un colloquio con lei. Pittrice a soggetto unico, dipinge “a memoria” in uno stile levigato ed accademico i ritratti delle “Trance”: volti androgini (i modelli, indipendentemente dal loro sesso ed età, vengono rappresentati nell’aspetto di fanciulle quindicenni), statici e frontali, incorniciati dai capelli divisi in due bande e dal colletto bianco dell’uniforme da collegiale.
09
aprile 2005
L’AlterEgo ritratto
Dal 09 aprile al 15 maggio 2005
arte antica
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MAG MUSEO ALTO GARDA – GALLERIA CIVICA G. SEGANTINI
Arco, Via Giovanni Segantini, 9, (Trento)
Arco, Via Giovanni Segantini, 9, (Trento)
Orario di apertura
da martedì a domenica 9.30-12 e 15-19
Autore
Curatore