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Leonardo Dudreville – Dal Divisionismo al Novecento
È la prima antologica completa realizzata su Dudreville, protagonista tra i più significativi dell’arte italiana della prima metà del secolo scorso, e documenta tutto il suo percorso espressivo, dal divisionismo al futurismo, dal Novecento Italiano al realismo “fiammingo”.
Comunicato stampa
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Si apre domenica 19 settembre, al Serrone della Villa Reale di Monza, la mostra LEONARDO DUDREVILLE (1885-1975). DAL DIVISIONISMO A “NOVECENTO”, curata da Elena Pontiggia e promossa dal Comune di Monza, Assessorato alla Cultura, col patrocinio della Regione Lombardia – Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, della Provincia di Milano, in collaborazione con Musei Civici di Novara, Archivio Leonardo Dudreville, Galleria Antologia, e la partecipazionedi Ina Assicurazioni Monza e Cortesi Arte.
È la prima antologica completa realizzata su Dudreville, protagonista tra i più significativi dell'arte italiana della prima metà del secolo scorso, e documenta tutto il suo percorso espressivo, dal divisionismo al futurismo, dal Novecento Italiano al realismo “fiammingo”.
L’iniziativa si inserisce all'interno di un programma espositivo pluriennale che intende indagare il periodo compreso tra le due guerre, in cui Monza visse un momento di grande visibilità internazionale, testimoniata da esperienze quali l’ISIA e le Biennali di Arte decorativa, e che vuole approfondire argomenti di interesse locale alternate a tematiche di più ampio respiro, come già iniziato con le mostre dedicate a Ugo Zovetti, Luca Crippa, Guido Pajetta, Niccolò Segota, Raffaele De Grada, alle Biennali monzesi, e che continuerà con quelle su Anselmo Bucci e sul Coenobium monzese.
La mostra, allestita fino al 19 dicembre, comprende settanta dipinti e si apre con una serie di luminosi paesaggi divisionisti, tra cui la Trilogia Campestre (1912), un monumentale trittico ora nei Civici Musei di Lugano, non più esposto in Italia dal 1912, che ha come tema l’armonia della natura.
Analizza poi il particolare futurismo di Dudreville, che andrebbe meglio definito come un'astrazione a sfondo simbolico, e che dà vita al gruppo "Nuove Tendenze" (1913-1914). Capolavori di questo periodo sono le grandi composizioni La Primavera (1912) e L’Estate (1913), della Civica Galleria Giannoni di Novara, che interpretano il tema delle stagioni alla luce della sensibilità astratto-futurista dell’epoca.
Sono di questo periodo anche i suggestivi Ritmi emananti da Antonio Sant'Elia (1913); il profetico Eroismo, tragedia, follia… (1914), che si oppone all’interventismo allora dominante e denuncia l’assurdità della guerra; il lirico Nel bosco dei castagni (Cento, Galleria Civica “Aroldo Bonzagni”), che diede scandalo alla Biennale di Brera del 1916; il monumentale Aspirazione del 1917, che simboleggia la nevrosi della metropoli moderna; e infine Senso, un nudo di donna che, alla Mostra Nazionale Futurista del 1919, venne ammirato da D’Annunzio.
Alla fine degli anni Dieci, Dudreville matura un ‘Ritorno all’ordine’, che lo porta ad avvicinarsi al "Novecento" di Margherita Sarfatti, di cui è uno dei fondatori. Di particolare intensità sono in questi anni paesaggi come Il cantiere del 1920, simbolo della ricostruzione dopo la guerra; il grande bassorilievo con Figura femminile (1921), l’unica scultura realizzata dall’artista; i ritratti di familiari e conoscenti (il padre; il figlio Giacomino; la compagna Marcella; Studio di carattere della collezione Carima di Macerata), dipinti senza abbellimenti, con una precisione da entomologo.
Dalla metà degli anni Venti, Dudreville persegue un realismo vicino alla Nuova Oggettività tedesca e all’arte fiamminga del passato. L’esito più alto sono le piccole nature morte, caratterizzate da un disegno nitido e millimetrico, in cui si alternano animali, oggetti, elementi naturali: da Argento (1927) a Beccaccini, esposto alla Quadriennale di Roma del 1935, a Natura morta con beccaccia, presente alla Biennale di Venezia del 1942.
Accompagna la mostra un ampio catalogo pubblicato da Silvana Editoriale con un saggio introduttivo di Elena Pontiggia e approfonditi apparati critici.
Note biografiche
Di lontana origine francese (il nome della famiglia, Dudreuil, viene italianizzato nell'Ottocento), Leonardo Dudreville (Venezia 1885 - Ghiffa, Novara, 1975) nasce a Venezia da genitori veneziani, ma si trasferisce presto a Milano dove compie gli studi all'Accademia di Brera. Nonostante una menomazione fisica (aveva perso un occhio giocando con la balestra all'età di nove anni) si dedica precocemente alla pittura e nel 1906 si reca a Parigi con Bucci e lo scrittore Mario Buggelli. Nella capitale francese resta solo pochi mesi, poi torna in patria, dove entra nella scuderia di Alberto Grubicy, che apprezza le sue prime prove, segantiniane e divisioniste. Nei primi anni del secolo dà vita, assieme a Luigi Arrigoni, Eugenio Bajoni, Anselmo Bucci, Guido Caprotti e altri, al ‘Coenobium’ monzese, un gruppo eterogeneo unito nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali dell’arte.
Dudreville conosce Boccioni, Bonzagni e i futuristi, ma non viene incluso tra i firmatari del Manifesto. La sua pittura, che intorno al 1913 matura una singolare forma di astrazione di matrice simbolica, mostra comunque alcuni punti di contatto col futurismo, soprattutto nella ricerca del ritmo dell'immagine.
Nel 1914 Dudreville fonda il gruppo "Nuove Tendenze" a cui partecipano Funi, Sant'Elia e altri artisti. Il gruppo, però, ha vita breve e si scioglie dopo l'unica mostra, tenuta a Milano alla Famiglia Artistica.
Nel 1919 abbandona l'astrattismo simbolista e torna a una figurazione classica, a quelle che lui stesso definisce "idee chiare, chiaramente espresse". Si avvicina intanto alla cerchia di Margherita Sarfatti, e firma nel 1920 con Sironi, Funi e Russolo il Manifesto contro tutti i ritorni in pittura e nel 1922 è tra i fondatori del "Novecento". La sua partecipazione al gruppo è limitata nel tempo, e si esprime in una oggettività fiamminga, vicina alla ‘Neue Sachlichkeit’ tedesca.
Negli anni Trenta, l'artista prosegue appartato la sua ricerca, esponendo alla Quadriennale di Roma e a due personali milanesi (Galleria Dedalo, 1936; Galleria Gian Ferrari, 1940).
Nel 1942 si trasferisce a Ghiffa, sul lago Maggiore, dove rimarrà fino alla morte.
È la prima antologica completa realizzata su Dudreville, protagonista tra i più significativi dell'arte italiana della prima metà del secolo scorso, e documenta tutto il suo percorso espressivo, dal divisionismo al futurismo, dal Novecento Italiano al realismo “fiammingo”.
L’iniziativa si inserisce all'interno di un programma espositivo pluriennale che intende indagare il periodo compreso tra le due guerre, in cui Monza visse un momento di grande visibilità internazionale, testimoniata da esperienze quali l’ISIA e le Biennali di Arte decorativa, e che vuole approfondire argomenti di interesse locale alternate a tematiche di più ampio respiro, come già iniziato con le mostre dedicate a Ugo Zovetti, Luca Crippa, Guido Pajetta, Niccolò Segota, Raffaele De Grada, alle Biennali monzesi, e che continuerà con quelle su Anselmo Bucci e sul Coenobium monzese.
La mostra, allestita fino al 19 dicembre, comprende settanta dipinti e si apre con una serie di luminosi paesaggi divisionisti, tra cui la Trilogia Campestre (1912), un monumentale trittico ora nei Civici Musei di Lugano, non più esposto in Italia dal 1912, che ha come tema l’armonia della natura.
Analizza poi il particolare futurismo di Dudreville, che andrebbe meglio definito come un'astrazione a sfondo simbolico, e che dà vita al gruppo "Nuove Tendenze" (1913-1914). Capolavori di questo periodo sono le grandi composizioni La Primavera (1912) e L’Estate (1913), della Civica Galleria Giannoni di Novara, che interpretano il tema delle stagioni alla luce della sensibilità astratto-futurista dell’epoca.
Sono di questo periodo anche i suggestivi Ritmi emananti da Antonio Sant'Elia (1913); il profetico Eroismo, tragedia, follia… (1914), che si oppone all’interventismo allora dominante e denuncia l’assurdità della guerra; il lirico Nel bosco dei castagni (Cento, Galleria Civica “Aroldo Bonzagni”), che diede scandalo alla Biennale di Brera del 1916; il monumentale Aspirazione del 1917, che simboleggia la nevrosi della metropoli moderna; e infine Senso, un nudo di donna che, alla Mostra Nazionale Futurista del 1919, venne ammirato da D’Annunzio.
Alla fine degli anni Dieci, Dudreville matura un ‘Ritorno all’ordine’, che lo porta ad avvicinarsi al "Novecento" di Margherita Sarfatti, di cui è uno dei fondatori. Di particolare intensità sono in questi anni paesaggi come Il cantiere del 1920, simbolo della ricostruzione dopo la guerra; il grande bassorilievo con Figura femminile (1921), l’unica scultura realizzata dall’artista; i ritratti di familiari e conoscenti (il padre; il figlio Giacomino; la compagna Marcella; Studio di carattere della collezione Carima di Macerata), dipinti senza abbellimenti, con una precisione da entomologo.
Dalla metà degli anni Venti, Dudreville persegue un realismo vicino alla Nuova Oggettività tedesca e all’arte fiamminga del passato. L’esito più alto sono le piccole nature morte, caratterizzate da un disegno nitido e millimetrico, in cui si alternano animali, oggetti, elementi naturali: da Argento (1927) a Beccaccini, esposto alla Quadriennale di Roma del 1935, a Natura morta con beccaccia, presente alla Biennale di Venezia del 1942.
Accompagna la mostra un ampio catalogo pubblicato da Silvana Editoriale con un saggio introduttivo di Elena Pontiggia e approfonditi apparati critici.
Note biografiche
Di lontana origine francese (il nome della famiglia, Dudreuil, viene italianizzato nell'Ottocento), Leonardo Dudreville (Venezia 1885 - Ghiffa, Novara, 1975) nasce a Venezia da genitori veneziani, ma si trasferisce presto a Milano dove compie gli studi all'Accademia di Brera. Nonostante una menomazione fisica (aveva perso un occhio giocando con la balestra all'età di nove anni) si dedica precocemente alla pittura e nel 1906 si reca a Parigi con Bucci e lo scrittore Mario Buggelli. Nella capitale francese resta solo pochi mesi, poi torna in patria, dove entra nella scuderia di Alberto Grubicy, che apprezza le sue prime prove, segantiniane e divisioniste. Nei primi anni del secolo dà vita, assieme a Luigi Arrigoni, Eugenio Bajoni, Anselmo Bucci, Guido Caprotti e altri, al ‘Coenobium’ monzese, un gruppo eterogeneo unito nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali dell’arte.
Dudreville conosce Boccioni, Bonzagni e i futuristi, ma non viene incluso tra i firmatari del Manifesto. La sua pittura, che intorno al 1913 matura una singolare forma di astrazione di matrice simbolica, mostra comunque alcuni punti di contatto col futurismo, soprattutto nella ricerca del ritmo dell'immagine.
Nel 1914 Dudreville fonda il gruppo "Nuove Tendenze" a cui partecipano Funi, Sant'Elia e altri artisti. Il gruppo, però, ha vita breve e si scioglie dopo l'unica mostra, tenuta a Milano alla Famiglia Artistica.
Nel 1919 abbandona l'astrattismo simbolista e torna a una figurazione classica, a quelle che lui stesso definisce "idee chiare, chiaramente espresse". Si avvicina intanto alla cerchia di Margherita Sarfatti, e firma nel 1920 con Sironi, Funi e Russolo il Manifesto contro tutti i ritorni in pittura e nel 1922 è tra i fondatori del "Novecento". La sua partecipazione al gruppo è limitata nel tempo, e si esprime in una oggettività fiamminga, vicina alla ‘Neue Sachlichkeit’ tedesca.
Negli anni Trenta, l'artista prosegue appartato la sua ricerca, esponendo alla Quadriennale di Roma e a due personali milanesi (Galleria Dedalo, 1936; Galleria Gian Ferrari, 1940).
Nel 1942 si trasferisce a Ghiffa, sul lago Maggiore, dove rimarrà fino alla morte.
18
settembre 2004
Leonardo Dudreville – Dal Divisionismo al Novecento
Dal 18 settembre al 19 dicembre 2004
arte contemporanea
Location
SERRONE DELLA VILLA REALE
Monza, Viale Brianza, 2, (Milano)
Monza, Viale Brianza, 2, (Milano)
Biglietti
intero 5 euro, ridotto 2 euro (studenti, over 60, soci Fai, soci TCI, Icom, accompagnatori di gruppi min. 10 persone); ingresso libero minori di anni 12
Orario di apertura
Da martedì a domenica 10-13 / 15-19. Chiuso lunedì
Vernissage
18 Settembre 2004, ore 18.00



