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Logos Infinito – Volume 02
A Recanati prende il via il secondo capitolo di “Logos Infinito”, progetto curato da Gianluca Marziani che ha l’obiettivo di declinare in chiave contemporanea l’uso visivo della parola tramite una serie di mostre in diversi luoghi della città.
Comunicato stampa
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LOGOS INFINITO VOLUME 02
La Parola e i suoi ecosistemi. Il flusso rizomatico del testo visivo nel tempo digitale.
A cura di Gianluca Marziani
VOLUME 02 Recanati_Museo Civico Villa Colloredo Mels
Fino al 10 dicembre 2023
Roberto Giacomucci
Giulio Marchetti
Mario Ricci
Secondo capitolo per il progetto diffuso, a cura di Gianluca Marziani, che vede protagonista la città di Recanati, perla marchigiana conosciuta ad un ampio pubblico per aver dato i natali al grande poeta Giacomo Leopardi ma anche al tenore di fama mondiale Beniamino Gigli, e per ospitare alcuni tra i principali capolavori del Maestro rinascimentale Lorenzo Lotto, tra cui spicca la celebre Annunciazione.
In tale contesto culturale non poteva mancare un forte riferimento ai linguaggi artistici del contemporaneo, tra espressioni di felice attualità in grado di garantire una “continuità creativa” con il passato: LOGOS INFINITO parte così dalla figura di Giacomo Leopardi e dalla sua eredità universale, per indagare il Linguaggio come ragione filosofica di un processo artistico che esprime nuovi sguardi etici sul presente.
La poesia più nota di Leopardi, L'Infinito, traccia la struttura ideale su cui regolare la trama del progetto: frasi o parole diventano la griglia d’ingaggio degli interventi artistici, dove la scomposizione del testo ricompone la psicogeografia di Recanati, disegnando una planimetria d’interventi sulla misura ideale degli spazi individuati: molteplici espressioni visuali che utilizzano il Testo nella sua estensione polisemica e trasversale. Le parole che definivano l’arte incarnano la nuova natura dell’espressione artistica; l’opera visiva che agisce sul Logos unisce il tema iconografico alla Parola, togliendo a quest’ultima la funzione esclusiva di monade grammaticale, orientando il testo scritto negli ecosistemi diffusi del nuovo paesaggio artistico.
L’opera visiva che agisce sul LOGOS unisce il tema iconografico alla Parola, togliendo a quest’ultima la funzione esclusiva di monade grammaticale, orientando il testo scritto negli ecosistemi diffusi del nuovo paesaggio artistico.
Nel primo capitolo di Logos Infinito (4 dicembre 2022) erano sei gli artisti selezionati da Marziani per la relizzazione dei vari interventi: Sveva Angeletti - Matteo Attruia - Donato Dozzy - Sara Leghissa - Manu Invisible - Numero Cromatico; quattro invece i siti interessati, ovvero tutte le strutture che compongono il circuito museale civico “Infinito Recanati”: Museo Civico Villa Colloredo Mels, MUM - Museo della Musica, Torre del Borgo, Chiesa di San Pietrino (c/o Ufficio Turistico). “L’intervento degli artisti in città si pone come landmark semantico e simbolico” – dichiara Marziani – “e ogni opera verte così sulle preesistenze locali, su quei marcatori identitari che integrano i temi culturali agli aspetti urbanistici, imprenditoriali, educativi, ambientali e sociali del suddetto luogo. Ogni artista agisce con un processo di sottolineatura e implementazione, ovvero, utilizza il marcatore per rimodulare la narrazione esistente, portando il pubblico verso immersioni sensoriali e inclusive, semplici dietro la complessità, universali nel genius loci che metabolizza visioni per un futuro non scontato.”
Nel secondo capitolo, concentrando le azioni negli spazi del Museo Civico Villa Colloredo Mels, si aggiungono tre artisti con opere che entrano in radiosa sintonia con l’apparato teorico del progetto. Assieme alle opere dei nuovi arrivati, il progetto prevede nuovi allestimenti per diversi lavori che appartenevano al primo capitolo. Un sistema che conferma la natura liquida e diffusa del progetto, lungo schemi che creano nuove relazioni con la memoria, nuovi cortocircuiti dialettici, nuove angolazioni del contenuto.
Roberto Giacomucci, proveniente dal Sistema Design nelle sue declinazioni artigianali e industriali, presenta due momenti che delineano un ingaggio metafisico tra volumi e materie. Da una parte i quadri che incorniciano alcune reazioni chimiche, debordanti oltre la funzione d’uso, fonte di pattern spontanei che tessono tramature ad effetto random, secondo un’alchimia olistica in cui la materia diviene rizoma grammaticale tra microscopico e cosmogonico. Una sorta di lessico cellulare che ripensa il pavimento della pittura in un codice di infinite strofe cromo/geometriche, ognuna diversa dalle altre, ognuna protesa in un dialogo espressivo con le neutralità del tipico white cube. Da qui si distende la digressione plastica oltre la pittura, un’azione in cui le sculture di Giacomucci - native digitali con sviluppo reale solo per alcune - ricompattano la chimica cromatica in un dinamismo tra geometrie volumetriche, colore puro e spinte gravitazionali. Esplosione pittorica e implosione scultorea per legarci ai temi ambiziosi di Leopardi, per riflettere sui contenuti filosofici del poeta attraverso il superamento della finitezza nella geometria (e nella scrittura).
Giulio Marchetti appartiene ad una genia di artisti (neonativi) cresciuti fuori dalla filiera del sistema novecentesco, più liberi nei metodi d’ingaggio, liquidi nei processi semantici e concettuali. Il suo approccio, consapevole dei tracciati formativi, ha capito un dato di sostanza: non si può appartenere al presente digitale se non si selezionano i giusti collanti umanistici, operando con approcci non più accademici e stringenti, al contrario elaborando un personale sistema integrato che si muova su direzioni rizomatiche, secondo schemi che superano il verticalismo gerarchico e le vecchie ideologie orizzontali. La formulazione del suo linguaggio digitale vive in una costante dialettica con la frase e la sua declinazione prosaica, così da filtrare la natura poetica dentro il sistema nervoso e muscolare dell’immaginario digitale. Un percorso memestetico - come teorizzato da Valentina Tanni - in cui l’immagine compatta ed esplica la sua narrazione interna, diventando storia conclusa ad effetto detonante. Se ci pensiamo bene, immaginando un Leopardi in azione nel ventunesimo secolo, non sarebbe così assurdo ritrovarlo a cimentarsi con quartine in forma di meme. Il futuro, costruito nel rituale del presente capitalista, non è mai stato così vicino ad una nuova estetica della Poesia.
Mario Ricci utilizza la pittura per fondere testo e immagine nel suo sistema mimetico e depistante. Dentro i suoi cicli tematici intercetta le traiettorie di uno spazialismo battesimale, dalle parti di Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, evolvendo quei moti estroflessi in un richiamo ad animali, oggetti e corpi del reale sublimato. E’ come se sotto la sua tela spingesse una mosca per rompere la superficie e volare verso lo spettatore: un trucco ottico che racconta di una pittura tra fisica dell’apparire e metafisica del pensiero puro; un continuo depistaggio visivo che oggi intercetta le linee poetiche del testo leopardiano e le ingloba al suo apparato di sedimentazione linguistica. Lettere che si trasformano in un rito geografico sulla superficie dai colori metafisici, lettere che volano oltre la frase per scomporre la natura letteraria in un caos armonico che attualizza gli echi leopardiani. Lettere in un vortice randomico che chiedono una partecipazione del nostro sguardo, per integrarci al rito poetico del presente, per sedimentare la cultura pittorica dentro la natura mobile delle nuove narrazioni.
Logos Infinito è un progetto fortemente voluto dall’Assessorato alle Culture e Turismo del Comune di Recanati, prodotto da Sistema Museo e realizzato in collaborazione con Fratelli Guzzini.
La Parola e i suoi ecosistemi. Il flusso rizomatico del testo visivo nel tempo digitale.
A cura di Gianluca Marziani
VOLUME 02 Recanati_Museo Civico Villa Colloredo Mels
Fino al 10 dicembre 2023
Roberto Giacomucci
Giulio Marchetti
Mario Ricci
Secondo capitolo per il progetto diffuso, a cura di Gianluca Marziani, che vede protagonista la città di Recanati, perla marchigiana conosciuta ad un ampio pubblico per aver dato i natali al grande poeta Giacomo Leopardi ma anche al tenore di fama mondiale Beniamino Gigli, e per ospitare alcuni tra i principali capolavori del Maestro rinascimentale Lorenzo Lotto, tra cui spicca la celebre Annunciazione.
In tale contesto culturale non poteva mancare un forte riferimento ai linguaggi artistici del contemporaneo, tra espressioni di felice attualità in grado di garantire una “continuità creativa” con il passato: LOGOS INFINITO parte così dalla figura di Giacomo Leopardi e dalla sua eredità universale, per indagare il Linguaggio come ragione filosofica di un processo artistico che esprime nuovi sguardi etici sul presente.
La poesia più nota di Leopardi, L'Infinito, traccia la struttura ideale su cui regolare la trama del progetto: frasi o parole diventano la griglia d’ingaggio degli interventi artistici, dove la scomposizione del testo ricompone la psicogeografia di Recanati, disegnando una planimetria d’interventi sulla misura ideale degli spazi individuati: molteplici espressioni visuali che utilizzano il Testo nella sua estensione polisemica e trasversale. Le parole che definivano l’arte incarnano la nuova natura dell’espressione artistica; l’opera visiva che agisce sul Logos unisce il tema iconografico alla Parola, togliendo a quest’ultima la funzione esclusiva di monade grammaticale, orientando il testo scritto negli ecosistemi diffusi del nuovo paesaggio artistico.
L’opera visiva che agisce sul LOGOS unisce il tema iconografico alla Parola, togliendo a quest’ultima la funzione esclusiva di monade grammaticale, orientando il testo scritto negli ecosistemi diffusi del nuovo paesaggio artistico.
Nel primo capitolo di Logos Infinito (4 dicembre 2022) erano sei gli artisti selezionati da Marziani per la relizzazione dei vari interventi: Sveva Angeletti - Matteo Attruia - Donato Dozzy - Sara Leghissa - Manu Invisible - Numero Cromatico; quattro invece i siti interessati, ovvero tutte le strutture che compongono il circuito museale civico “Infinito Recanati”: Museo Civico Villa Colloredo Mels, MUM - Museo della Musica, Torre del Borgo, Chiesa di San Pietrino (c/o Ufficio Turistico). “L’intervento degli artisti in città si pone come landmark semantico e simbolico” – dichiara Marziani – “e ogni opera verte così sulle preesistenze locali, su quei marcatori identitari che integrano i temi culturali agli aspetti urbanistici, imprenditoriali, educativi, ambientali e sociali del suddetto luogo. Ogni artista agisce con un processo di sottolineatura e implementazione, ovvero, utilizza il marcatore per rimodulare la narrazione esistente, portando il pubblico verso immersioni sensoriali e inclusive, semplici dietro la complessità, universali nel genius loci che metabolizza visioni per un futuro non scontato.”
Nel secondo capitolo, concentrando le azioni negli spazi del Museo Civico Villa Colloredo Mels, si aggiungono tre artisti con opere che entrano in radiosa sintonia con l’apparato teorico del progetto. Assieme alle opere dei nuovi arrivati, il progetto prevede nuovi allestimenti per diversi lavori che appartenevano al primo capitolo. Un sistema che conferma la natura liquida e diffusa del progetto, lungo schemi che creano nuove relazioni con la memoria, nuovi cortocircuiti dialettici, nuove angolazioni del contenuto.
Roberto Giacomucci, proveniente dal Sistema Design nelle sue declinazioni artigianali e industriali, presenta due momenti che delineano un ingaggio metafisico tra volumi e materie. Da una parte i quadri che incorniciano alcune reazioni chimiche, debordanti oltre la funzione d’uso, fonte di pattern spontanei che tessono tramature ad effetto random, secondo un’alchimia olistica in cui la materia diviene rizoma grammaticale tra microscopico e cosmogonico. Una sorta di lessico cellulare che ripensa il pavimento della pittura in un codice di infinite strofe cromo/geometriche, ognuna diversa dalle altre, ognuna protesa in un dialogo espressivo con le neutralità del tipico white cube. Da qui si distende la digressione plastica oltre la pittura, un’azione in cui le sculture di Giacomucci - native digitali con sviluppo reale solo per alcune - ricompattano la chimica cromatica in un dinamismo tra geometrie volumetriche, colore puro e spinte gravitazionali. Esplosione pittorica e implosione scultorea per legarci ai temi ambiziosi di Leopardi, per riflettere sui contenuti filosofici del poeta attraverso il superamento della finitezza nella geometria (e nella scrittura).
Giulio Marchetti appartiene ad una genia di artisti (neonativi) cresciuti fuori dalla filiera del sistema novecentesco, più liberi nei metodi d’ingaggio, liquidi nei processi semantici e concettuali. Il suo approccio, consapevole dei tracciati formativi, ha capito un dato di sostanza: non si può appartenere al presente digitale se non si selezionano i giusti collanti umanistici, operando con approcci non più accademici e stringenti, al contrario elaborando un personale sistema integrato che si muova su direzioni rizomatiche, secondo schemi che superano il verticalismo gerarchico e le vecchie ideologie orizzontali. La formulazione del suo linguaggio digitale vive in una costante dialettica con la frase e la sua declinazione prosaica, così da filtrare la natura poetica dentro il sistema nervoso e muscolare dell’immaginario digitale. Un percorso memestetico - come teorizzato da Valentina Tanni - in cui l’immagine compatta ed esplica la sua narrazione interna, diventando storia conclusa ad effetto detonante. Se ci pensiamo bene, immaginando un Leopardi in azione nel ventunesimo secolo, non sarebbe così assurdo ritrovarlo a cimentarsi con quartine in forma di meme. Il futuro, costruito nel rituale del presente capitalista, non è mai stato così vicino ad una nuova estetica della Poesia.
Mario Ricci utilizza la pittura per fondere testo e immagine nel suo sistema mimetico e depistante. Dentro i suoi cicli tematici intercetta le traiettorie di uno spazialismo battesimale, dalle parti di Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, evolvendo quei moti estroflessi in un richiamo ad animali, oggetti e corpi del reale sublimato. E’ come se sotto la sua tela spingesse una mosca per rompere la superficie e volare verso lo spettatore: un trucco ottico che racconta di una pittura tra fisica dell’apparire e metafisica del pensiero puro; un continuo depistaggio visivo che oggi intercetta le linee poetiche del testo leopardiano e le ingloba al suo apparato di sedimentazione linguistica. Lettere che si trasformano in un rito geografico sulla superficie dai colori metafisici, lettere che volano oltre la frase per scomporre la natura letteraria in un caos armonico che attualizza gli echi leopardiani. Lettere in un vortice randomico che chiedono una partecipazione del nostro sguardo, per integrarci al rito poetico del presente, per sedimentare la cultura pittorica dentro la natura mobile delle nuove narrazioni.
Logos Infinito è un progetto fortemente voluto dall’Assessorato alle Culture e Turismo del Comune di Recanati, prodotto da Sistema Museo e realizzato in collaborazione con Fratelli Guzzini.
30
giugno 2023
Logos Infinito – Volume 02
Dal 30 giugno al 10 dicembre 2023
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO VILLA COLLOREDO MELS/MUSEO EMIGRAZIONE MARCHIGIANA
Recanati, Piazzale Duomo, (MC)
Recanati, Piazzale Duomo, (MC)
Biglietti
BIGLIETTO DI CIRCUITO (Museo Civico Villa Colloredo Mels e Museo dell’Emigrazione Marchigiana/Torre del Borgo/Museo della Musica/Museo Beniamino Gigli) Intero € 9,50 Ridotto A € 8 Gruppi min. 15 persone, possessori di tessera FAI, insegnanti, possessori di voucher strutture ricettive Ridotto B € 6 Gruppi di oltre 15 persone Gratuito Soci ICOM, ragazzi/e fino a 13 anni, giornalisti muniti di regolare tesserino, guide turistiche abilitate Regione Marche munite di regolare tesserino, persone disabili e accompagnatore, residenti a Recanati
Orario di apertura
Dal 10 luglio al 10 settembre
Tutti i giorni
10:00 - 13:00 | 15:00 - 19:00
Dall'11 settembre al 31 dicembre
Dal martedì alla domenica
10:00 - 13:00 | 15:00 - 18:00
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