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Marco Delogu – Italianità
ventiquattro ritratti, stampati in grande formato, di cui 20 in bianco e nero e 4 a colori
Comunicato stampa
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La galleria della Temple University in Rome ha il piacere di annunciare la mostra fotografica di Marco Delogu Italianità: ventiquattro ritratti, stampati in grande formato, di cui 20 in bianco e nero e 4 a colori. Con questa mostra Delogu inizia a mettere insieme i suoi precedenti lavori e prova a comporre un quadro di ritratti “italiani” dalle serie dei carcerati, contadini veneti che fecero la bonifica pontina, cardinali, cacciatori di cinghiali, operai dei mercati generali e delle officine dei tram; uomini degli ippodromi, fantini del palio di Siena, una famiglia rom, e cardinali. La mostra parte da due ritratti a statue romane, Salonina e Alessandro Severo.
Se è vero che l’arte della fotografia in generale promette di svelare le verità celate nelle apparenze, in questo senso il ritratto fotografico in particolare è assolutamente irresistibile. Non scrutiamo forse senza fine le facce fotografate, nella speranza di cogliervi il segreto della loro storia e della loro vita interiore? E non proviamo forse invidia per quella loro forma di immortalità? Marco Delogu, riconosciuto maestro nel ritratto fotografico, con questa mostra ci offre una specie di “album di famiglia”, nella quale la sua attenzione ossessiva per l’individualità dei volti sembra volerne onorare e coltivare la memoria. In tutta la sua ricerca estetica, Delogu entra in mondi che hanno toccato la sua vita: l’idea di fotografare i cardinali è partita dal suo zio arcivescovo, le statue romane dall’ossessione di rivederle vive in molti luoghi della città; i contadini pontini dai racconti sul nonno agricoltore in Sardegna e dalla condivisione della malaria, oggetto di studi del padre; i fantini dall’aver molto vissuto con i cavalli e nel mondo delle corse, e dalle sue origini sarde; il carcere dall’appartenenza a una generazione che negli anni settanta ha vissuto la lotta politica in forme estreme e che spesso ha conosciuto la detenzione.
Queste fotografie mostrano volti di italiani, donne e uomini, mentre entrano silenziosamente nella storia, per via della loro semplice riservatezza e discrezione, la spesso anonima devozione verso il loro lavoro e i doveri della vita quotidiana. Emergono dignità e ottimismo, persino dai volti più segnati da dure esperienze di vita.
Mentre queste fotografie con il loro impegno e il loro rispetto rappresentano una specie di ritratto collettivo, una visione dell’ “italianità” – o la qualità dell’essere italiani – ricordano anche il lavoro di un altro tipo di artisti, i poeti, che spesso hanno celebrato in versi l’esistenza quotidiana dei loro contemporanei. Per questo abbiamo scelto alcune composizioni poetiche, molto diverse tra di loro, come quelle di Walt Whitman, Alda Merini, Pier Paolo Pasolini e Cesare Pavese, ad accompagnare la mostra, con traduzioni inedite di Brunella Antomarini e Susan Stewart.
Se è vero che l’arte della fotografia in generale promette di svelare le verità celate nelle apparenze, in questo senso il ritratto fotografico in particolare è assolutamente irresistibile. Non scrutiamo forse senza fine le facce fotografate, nella speranza di cogliervi il segreto della loro storia e della loro vita interiore? E non proviamo forse invidia per quella loro forma di immortalità? Marco Delogu, riconosciuto maestro nel ritratto fotografico, con questa mostra ci offre una specie di “album di famiglia”, nella quale la sua attenzione ossessiva per l’individualità dei volti sembra volerne onorare e coltivare la memoria. In tutta la sua ricerca estetica, Delogu entra in mondi che hanno toccato la sua vita: l’idea di fotografare i cardinali è partita dal suo zio arcivescovo, le statue romane dall’ossessione di rivederle vive in molti luoghi della città; i contadini pontini dai racconti sul nonno agricoltore in Sardegna e dalla condivisione della malaria, oggetto di studi del padre; i fantini dall’aver molto vissuto con i cavalli e nel mondo delle corse, e dalle sue origini sarde; il carcere dall’appartenenza a una generazione che negli anni settanta ha vissuto la lotta politica in forme estreme e che spesso ha conosciuto la detenzione.
Queste fotografie mostrano volti di italiani, donne e uomini, mentre entrano silenziosamente nella storia, per via della loro semplice riservatezza e discrezione, la spesso anonima devozione verso il loro lavoro e i doveri della vita quotidiana. Emergono dignità e ottimismo, persino dai volti più segnati da dure esperienze di vita.
Mentre queste fotografie con il loro impegno e il loro rispetto rappresentano una specie di ritratto collettivo, una visione dell’ “italianità” – o la qualità dell’essere italiani – ricordano anche il lavoro di un altro tipo di artisti, i poeti, che spesso hanno celebrato in versi l’esistenza quotidiana dei loro contemporanei. Per questo abbiamo scelto alcune composizioni poetiche, molto diverse tra di loro, come quelle di Walt Whitman, Alda Merini, Pier Paolo Pasolini e Cesare Pavese, ad accompagnare la mostra, con traduzioni inedite di Brunella Antomarini e Susan Stewart.
14
febbraio 2006
Marco Delogu – Italianità
Dal 14 febbraio al 02 marzo 2006
fotografia
Location
TEMPLE UNIVERSITY
Roma, Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15, (Roma)
Roma, Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15, (Roma)
Orario di apertura
Lunedì – venerdì 10:0 – 19:30
Sabato – domenica 12:00 – 19:30 (sabato 25, domenica 26.2. galleria chiusa)
Vernissage
14 Febbraio 2006, ore 18:30
Autore
Curatore




