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Margherita Balzerani – Il Palais de Tokyo, site de création contemporanea di Parigi. Una piattaforma interdisciplinare per l’arte contemporanea
conferenza
Comunicato stampa
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Il Palais de Tokyo site de création contemporaine di Parigi si presenta come un paradosso nel panorama dell’architettura contemporanea.
Creato all’interno dell’antico Museo Nazionale d’arte Moderna, costruito nel 1937 durante l’Esposizione Internazionale “des Arts et Techniques dans la vie moderne”, l’edificio rappresenta oggi un originale esempio di “riattivazione” architettonica.
Il ripristino di questo antico Museo in favore di una logica spaziale contemporanea è frutto dell’intervento dei due architetti: Anne Lacaton e Jean Philippe Vassal.
Al di là dell’imponente facciata eco dell’architettura monumentale degli anni ’30, l’interno dell’edificio rivela un’estetica dai volumi industriali e l’identità di un’istituzione dalla natura mutevole.
Inaugurato il 20 gennaio del 2002, per iniziativa del Ministero della cultura e della comunicazione il Palais de Tokyo è un luogo di sperimentazione ed innovazione.
Prima istituzione aperta da mezzogiorno a mezzanotte, si presenta come un vero e proprio laboratorio che espone la creazione contemporanea attraverso tutte le sue forme di espressione (esposizioni, performance, sfilate, concerti, dibattiti, etc.).
Concepito come una piattaforma di dialogo : pluridisciplinare e aperta a tutti, questo centro d’arte offre un modo di vivere e fruire l’arte più vicino ai bisogni del pubblico attraverso un’equipe di mediatori specializzati nelle nuove pratiche e nelle nuove forme di espressione dell’arte attuale.
Reattiva, internazionale, sperimentale la programmazione testimonia un impegno costante nei confronti degli artisti e durante tutto il corso del loro processo di creazione, al fine di produrre assieme delle opere inedite e significative.
5000 mq. di superficie espositiva, un ristorante, una caffetteria, una libreria, una boutique, ne fanno un vero e proprio luogo di vita.
Dal 21 Gennaio 2002, più di 740 000 spettatori hanno già visitato il Palais de Tokyo, con una frequenza media di 15 000 spettatori ogni mese e più di 3 milioni hanno visitato il sito internet ufficile : www.palaisdetokyo.com
In tre anni, hanno esposto 250 artisti.
Il Palais de Tokyo site de création contemporaine costituisce il riflesso di una tendenza affermatasi nella pratica museografica contemporanea che consiste nella metamorfosi graduale dell’istituzione museale in favore di una struttura abitabile, aperta, che faciliti la fruizione da parte del pubblico e che preveda l’esposizione di una programmazione artistica pluridisciplinare.
Tale orientamento, affermatosi negli ultimi vent’anni, ha favorito sempre più di frequente l’esposizione all’interno di spazi ormai abbandonati o edifici industriali.
In molti casi come per site de création contemporaine, questo si è trasformato in un fenomeno che ha assunto una dimensione istituzionale.
Il Palais de Tokyo, site de création contemporaine di Parigi testimonia la trasformazione di un’estetica museografica tradizionale nei confronti di una vera e propria “piattaforma” interdisciplinare in base alla quale : modalità museografiche e i principi espositivi caratterizzano un esempio per l’istituzione artistica del XXI secolo.
La città contemporanea è in eterno movimento, si distende, si frammenta, si estende, si espande.
La ricerca architettonica contemporanea riflette l’istanza temporale attuale, dinamica temporanea ed in eterna mutazione.
Accanto alla tendenza ad immortalare il passato all’interno di Musei che assomigliano sempre più a colossi, strutturalmente imponenti, cresce il fascino nei confronti dell’evidenza dell’incompiuto.
La ricerca di luoghi periferici, alternativi, al margine dell’urbanità, riflette una necessità iniziata dagli artisti della generazione degli anni ’70 come la Land Art e si riflette nelle atmosfere al margine celebrate dall’immaginario letterario di Pier Paolo Pasolini sino ad animare alcune tematiche che ritroviamo nell’arte contemporanea:
l’universo violento dei film di Larry Clark, le panoramiche urbane di Andreas Gursky, sino all’intimità misteriosa delle foto di Nan Golding.
Rifugiarsi nei territori sub urbani, nei “non luoghi” si rivela oggi sempre più come un’esigenza della società contemporanea. Lontani dall’estetica della rovina in senso romantico ci avviciniamo nel caso del Palais de Tokyo site de création contemporaine verso un sempre più forte interesse per la realtà tangibile.
Siamo passati dal continuo al discontinuo, dall’unità al frammento, dalla facciata al media-building, dall’intramuros al territorio, dall’ idea della città eterna all’istant city.
In tal contesto “riabilitare” non vuol dire riprodurre, ma attuare un processo creativo prossimo al concetto di “ready made” Duchampiano.
Un’ulteriore vocazione del Palais de Tokyo è allora quella di “media” artistico.
La riabilitazione compiuta dai due architetti francesi: Lacaton e Vassal mostra la negazione dell'idea di “white cube”, del “contenitore chiuso”, classica forma espositiva utilizzata dalle istituzioni che espongono l’arte contemporanea.
La soppressione della cornice museale nel caso del Palais de Tokyo favorisce lo sviluppo della sua funzione di “Media” di “interfaccia culturale”.
L’istituzione assume allora un ruolo di catalizzatore dell’opera d’arte.
Possiamo considerare il Palais de Tokyo site de création contemporaine come un’istituzione che ha apportato numerose novità museografiche all’interno del panorama artistico ed architettonico contemporaneo e nonostante le incoerenze e le difficoltà ch’essa mostra, costituisce un esempio con numerose possibilità di sviluppo per costituire, in futuro l’istituzione del XXI secolo.
La cosa interessante sarebbe che questo progetto, nella sua marginalità, e per il suo aspetto sperimentale possa diventare un criterio di misura per valutare le mancanze delle iniziative future e dunque costituisca uno sguardo verso un’iniziativa culturale più reattiva, attuale e internazionale.
Margherita Balzerani
Creato all’interno dell’antico Museo Nazionale d’arte Moderna, costruito nel 1937 durante l’Esposizione Internazionale “des Arts et Techniques dans la vie moderne”, l’edificio rappresenta oggi un originale esempio di “riattivazione” architettonica.
Il ripristino di questo antico Museo in favore di una logica spaziale contemporanea è frutto dell’intervento dei due architetti: Anne Lacaton e Jean Philippe Vassal.
Al di là dell’imponente facciata eco dell’architettura monumentale degli anni ’30, l’interno dell’edificio rivela un’estetica dai volumi industriali e l’identità di un’istituzione dalla natura mutevole.
Inaugurato il 20 gennaio del 2002, per iniziativa del Ministero della cultura e della comunicazione il Palais de Tokyo è un luogo di sperimentazione ed innovazione.
Prima istituzione aperta da mezzogiorno a mezzanotte, si presenta come un vero e proprio laboratorio che espone la creazione contemporanea attraverso tutte le sue forme di espressione (esposizioni, performance, sfilate, concerti, dibattiti, etc.).
Concepito come una piattaforma di dialogo : pluridisciplinare e aperta a tutti, questo centro d’arte offre un modo di vivere e fruire l’arte più vicino ai bisogni del pubblico attraverso un’equipe di mediatori specializzati nelle nuove pratiche e nelle nuove forme di espressione dell’arte attuale.
Reattiva, internazionale, sperimentale la programmazione testimonia un impegno costante nei confronti degli artisti e durante tutto il corso del loro processo di creazione, al fine di produrre assieme delle opere inedite e significative.
5000 mq. di superficie espositiva, un ristorante, una caffetteria, una libreria, una boutique, ne fanno un vero e proprio luogo di vita.
Dal 21 Gennaio 2002, più di 740 000 spettatori hanno già visitato il Palais de Tokyo, con una frequenza media di 15 000 spettatori ogni mese e più di 3 milioni hanno visitato il sito internet ufficile : www.palaisdetokyo.com
In tre anni, hanno esposto 250 artisti.
Il Palais de Tokyo site de création contemporaine costituisce il riflesso di una tendenza affermatasi nella pratica museografica contemporanea che consiste nella metamorfosi graduale dell’istituzione museale in favore di una struttura abitabile, aperta, che faciliti la fruizione da parte del pubblico e che preveda l’esposizione di una programmazione artistica pluridisciplinare.
Tale orientamento, affermatosi negli ultimi vent’anni, ha favorito sempre più di frequente l’esposizione all’interno di spazi ormai abbandonati o edifici industriali.
In molti casi come per site de création contemporaine, questo si è trasformato in un fenomeno che ha assunto una dimensione istituzionale.
Il Palais de Tokyo, site de création contemporaine di Parigi testimonia la trasformazione di un’estetica museografica tradizionale nei confronti di una vera e propria “piattaforma” interdisciplinare in base alla quale : modalità museografiche e i principi espositivi caratterizzano un esempio per l’istituzione artistica del XXI secolo.
La città contemporanea è in eterno movimento, si distende, si frammenta, si estende, si espande.
La ricerca architettonica contemporanea riflette l’istanza temporale attuale, dinamica temporanea ed in eterna mutazione.
Accanto alla tendenza ad immortalare il passato all’interno di Musei che assomigliano sempre più a colossi, strutturalmente imponenti, cresce il fascino nei confronti dell’evidenza dell’incompiuto.
La ricerca di luoghi periferici, alternativi, al margine dell’urbanità, riflette una necessità iniziata dagli artisti della generazione degli anni ’70 come la Land Art e si riflette nelle atmosfere al margine celebrate dall’immaginario letterario di Pier Paolo Pasolini sino ad animare alcune tematiche che ritroviamo nell’arte contemporanea:
l’universo violento dei film di Larry Clark, le panoramiche urbane di Andreas Gursky, sino all’intimità misteriosa delle foto di Nan Golding.
Rifugiarsi nei territori sub urbani, nei “non luoghi” si rivela oggi sempre più come un’esigenza della società contemporanea. Lontani dall’estetica della rovina in senso romantico ci avviciniamo nel caso del Palais de Tokyo site de création contemporaine verso un sempre più forte interesse per la realtà tangibile.
Siamo passati dal continuo al discontinuo, dall’unità al frammento, dalla facciata al media-building, dall’intramuros al territorio, dall’ idea della città eterna all’istant city.
In tal contesto “riabilitare” non vuol dire riprodurre, ma attuare un processo creativo prossimo al concetto di “ready made” Duchampiano.
Un’ulteriore vocazione del Palais de Tokyo è allora quella di “media” artistico.
La riabilitazione compiuta dai due architetti francesi: Lacaton e Vassal mostra la negazione dell'idea di “white cube”, del “contenitore chiuso”, classica forma espositiva utilizzata dalle istituzioni che espongono l’arte contemporanea.
La soppressione della cornice museale nel caso del Palais de Tokyo favorisce lo sviluppo della sua funzione di “Media” di “interfaccia culturale”.
L’istituzione assume allora un ruolo di catalizzatore dell’opera d’arte.
Possiamo considerare il Palais de Tokyo site de création contemporaine come un’istituzione che ha apportato numerose novità museografiche all’interno del panorama artistico ed architettonico contemporaneo e nonostante le incoerenze e le difficoltà ch’essa mostra, costituisce un esempio con numerose possibilità di sviluppo per costituire, in futuro l’istituzione del XXI secolo.
La cosa interessante sarebbe che questo progetto, nella sua marginalità, e per il suo aspetto sperimentale possa diventare un criterio di misura per valutare le mancanze delle iniziative future e dunque costituisca uno sguardo verso un’iniziativa culturale più reattiva, attuale e internazionale.
Margherita Balzerani
12
dicembre 2005
Margherita Balzerani – Il Palais de Tokyo, site de création contemporanea di Parigi. Una piattaforma interdisciplinare per l’arte contemporanea
12 dicembre 2005
incontro - conferenza
Location
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI LA SAPIENZA – FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Vernissage
12 Dicembre 2005, ore 14-16




