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Mark Tobey
una retrospettiva con un’accurata, inedita selezione di opere
Comunicato stampa
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«Penso che la pittura debba transitare attraverso le vie della meditazione, e non lungo i canali dell’azione».
Con questa dichiarazione d’intenti, Mark Tobey (Centerville, 11 dicembre 1890 – Basilea, 24 aprile 1976) sintetizzò l’adesione «spirituale» all’Espressionismo Astratto americano che diede lustro a Jackson Pollock, Willem de Kooning e Arshile Gorky. Al pittore studiato e appassionatamente «metabolizzato» da Keith Haring, che ne apprezzò le fitte pulsazioni dei segni, Movimento arte contemporanea dedica una retrospettiva con un’accurata, inedita selezione di opere.
La cosiddetta «white writing» (scrittura bianca). Cioè la stesura pittorica di simboli calligrafici – bianchi o colorati di luce – su uno sfondo astratto, a sua volta composto da minuscole pennellate che si intrecciano fra loro. É il «modus operandi» di Mark Tobey, che dal 1906 al 1908 frequenta i corsi dell’Art Institute of Chicago per poi trasferirsi a New York dove svolge mansioni di illustratore per la rivista di moda «McCall’s». Nel 1918 la svolta esistenziale e artistica: si converte alla fede Baha’i, che lo spinge ad esplorare la rappresentazione spirituale nell’arte, quindi studia nel 1922 la calligrafia cinese e nel 1926, in Medio Oriente, la scrittura araba e persiana. Viaggiatore instancabile (da Seattle al Devonshire inglese, dal Messico all’Oriente), nel 1934 approda in un monastero Zen di Kyoto. L’anno seguente libera nei quadri la «scrittura bianca», segno preponderante che gli farà raggiungere importanti méte espositive come la Willard Gallery di New York (1944), il Palace of the Legion of Honor di San Francisco (1951), la Galerie Jeanne Bucher di Parigi (1955), la Biennale di Venezia (1958) e il Musée des Arts Décoratifs di Parigi (1961), enfatizzando soprattutto gli aspetti trascendentali della sua arte.
Con questa dichiarazione d’intenti, Mark Tobey (Centerville, 11 dicembre 1890 – Basilea, 24 aprile 1976) sintetizzò l’adesione «spirituale» all’Espressionismo Astratto americano che diede lustro a Jackson Pollock, Willem de Kooning e Arshile Gorky. Al pittore studiato e appassionatamente «metabolizzato» da Keith Haring, che ne apprezzò le fitte pulsazioni dei segni, Movimento arte contemporanea dedica una retrospettiva con un’accurata, inedita selezione di opere.
La cosiddetta «white writing» (scrittura bianca). Cioè la stesura pittorica di simboli calligrafici – bianchi o colorati di luce – su uno sfondo astratto, a sua volta composto da minuscole pennellate che si intrecciano fra loro. É il «modus operandi» di Mark Tobey, che dal 1906 al 1908 frequenta i corsi dell’Art Institute of Chicago per poi trasferirsi a New York dove svolge mansioni di illustratore per la rivista di moda «McCall’s». Nel 1918 la svolta esistenziale e artistica: si converte alla fede Baha’i, che lo spinge ad esplorare la rappresentazione spirituale nell’arte, quindi studia nel 1922 la calligrafia cinese e nel 1926, in Medio Oriente, la scrittura araba e persiana. Viaggiatore instancabile (da Seattle al Devonshire inglese, dal Messico all’Oriente), nel 1934 approda in un monastero Zen di Kyoto. L’anno seguente libera nei quadri la «scrittura bianca», segno preponderante che gli farà raggiungere importanti méte espositive come la Willard Gallery di New York (1944), il Palace of the Legion of Honor di San Francisco (1951), la Galerie Jeanne Bucher di Parigi (1955), la Biennale di Venezia (1958) e il Musée des Arts Décoratifs di Parigi (1961), enfatizzando soprattutto gli aspetti trascendentali della sua arte.
30
novembre 2005
Mark Tobey
Dal 30 novembre 2005 al 17 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
MOVIMENTO ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Corso Magenta, 96, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 96, (Milano)
Orario di apertura
Lunedì – Venerdì 14–19
Vernissage
30 Novembre 2005, ore 18.30
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