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Maryam Bakhtiari – Oltre lo specchio
C’è una fenomenologia dell’essere nelle opere grafiche di Maryam Bakhtiari che non tradisce le sue origini, sforzandosi di cercare il presente diverso da sé, arricchendosi nel contagio col pensato altrui, nella contaminazione continua immergendosi in altri mondi, sapendo di poter e di dover restare alla fine se stessa. E non soltanto per qualche lettera in lingua parsi tracciata qua e là, sempre ai margini del fogli, ma per l’atmosfera e l’orizzonte in cui tale fenomenologia si manifesta
Comunicato stampa
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Il segno è sicuro, deciso, netto. Nessun ripensamento. La gomma per cancellare può restare al suo posto, quando si tratta di matita. Se poi è la penna intinta nella china, la certezza del segno è definitiva.
Maryam Bakhtiari ha imparato a manifestare il proprio pensiero attraverso un segno grafico che parte dalla lezione dell’Università di Belle Arti di Teheran, affinata a Roma con studi sistematici e organici, sia frequentando i corsi all’Accademia di Belle Arti sia nello studio del maestro Salvatore Provino.
Ma qual è il segno distintivo di questa giovane artista iraniana, approdata in Italia come cantante di musica popolare del suo straordinario Paese e trasformatasi e rivelatasi pittrice e grafica di sorprendenti qualità, come attesta la recente mostra Oltre lo specchio a Castel dell’Ovo, a Napoli?
Il foglio bianco si distende sul tavolo da disegno per ospitare sedimenti grafici sempre neri, addensati in linee prevalentemente rette, creando superfici compatte e definite. Quando la deviazione prende il sopravvento è per cercare ed esprimere un orizzonte che s’incastra nello spazio precedente, conferendo dinamismo all’insieme, perché cresce un curvare che talvolta rotea su stesso, senza mai vorticare e quindi annullarsi nel centripetismo e disperdersi nella forza che mena all’esterno. Il nero è il colore della sapienza nella cultura persiana e qualche scheggia di rosso, verde o giallo presente di tanto in tanto è quasi una trasgressione, un rabbrividire del pensiero, un sostare della mente. Una sorta di cuneo che si fa strada per affermare il proprio diritto ad esistere in quanto diversità minoritaria.
Nelle ultime prove ecco il geometrismo della composizione che assume rilievo armonico, volontà di ordinare a scomparti le proprie pulsioni. Non c’è in questo bisogno di compattare il segno un rimando ai contemporanei Ulrich Erben, Hans Hartung, Yves Klein a cui lei dice di sentirsi attratta, ma una scelta consapevole dei propri mezzi espressivi. Anche quando l’ordinazione resta sospesa, quasi un volere attendere il maturare di eventi o riprendere le forze per proseguire, è sempre la ragione che vince, spingendo cause e concause del gesto. Il tempo e lo spazio, il vuoto e il pieno, il bianco e il nero non si scontrano e si ostacolano per la supremazia, ma per esprimere la tensione interiore della materia, del pensato in questo caso, il Noûs (νοῦς) dei greci, l’essente dei filosofi. Tutto è finalizzato per costruire equilibri, armonie, architetture di emozioni, sensazioni e sentimenti.
C’è una fenomenologia dell’essere nelle opere grafiche di Maryam Bakhtiari che non tradisce le sue origini, sforzandosi di cercare il presente diverso da sé, arricchendosi nel contagio col pensato altrui, nella contaminazione continua immergendosi in altri mondi, sapendo di poter e di dover restare alla fine se stessa. E non soltanto per qualche lettera in lingua parsi tracciata qua e là, sempre ai margini del fogli, ma per l’atmosfera e l’orizzonte in cui tale fenomenologia si manifesta.
Una bella prova che ci renderà ancora più presti ad arricchire il nostro Noûs di contemporanei relativizzati.
Agostino Bagnato
Maryam Bakhtiari ha imparato a manifestare il proprio pensiero attraverso un segno grafico che parte dalla lezione dell’Università di Belle Arti di Teheran, affinata a Roma con studi sistematici e organici, sia frequentando i corsi all’Accademia di Belle Arti sia nello studio del maestro Salvatore Provino.
Ma qual è il segno distintivo di questa giovane artista iraniana, approdata in Italia come cantante di musica popolare del suo straordinario Paese e trasformatasi e rivelatasi pittrice e grafica di sorprendenti qualità, come attesta la recente mostra Oltre lo specchio a Castel dell’Ovo, a Napoli?
Il foglio bianco si distende sul tavolo da disegno per ospitare sedimenti grafici sempre neri, addensati in linee prevalentemente rette, creando superfici compatte e definite. Quando la deviazione prende il sopravvento è per cercare ed esprimere un orizzonte che s’incastra nello spazio precedente, conferendo dinamismo all’insieme, perché cresce un curvare che talvolta rotea su stesso, senza mai vorticare e quindi annullarsi nel centripetismo e disperdersi nella forza che mena all’esterno. Il nero è il colore della sapienza nella cultura persiana e qualche scheggia di rosso, verde o giallo presente di tanto in tanto è quasi una trasgressione, un rabbrividire del pensiero, un sostare della mente. Una sorta di cuneo che si fa strada per affermare il proprio diritto ad esistere in quanto diversità minoritaria.
Nelle ultime prove ecco il geometrismo della composizione che assume rilievo armonico, volontà di ordinare a scomparti le proprie pulsioni. Non c’è in questo bisogno di compattare il segno un rimando ai contemporanei Ulrich Erben, Hans Hartung, Yves Klein a cui lei dice di sentirsi attratta, ma una scelta consapevole dei propri mezzi espressivi. Anche quando l’ordinazione resta sospesa, quasi un volere attendere il maturare di eventi o riprendere le forze per proseguire, è sempre la ragione che vince, spingendo cause e concause del gesto. Il tempo e lo spazio, il vuoto e il pieno, il bianco e il nero non si scontrano e si ostacolano per la supremazia, ma per esprimere la tensione interiore della materia, del pensato in questo caso, il Noûs (νοῦς) dei greci, l’essente dei filosofi. Tutto è finalizzato per costruire equilibri, armonie, architetture di emozioni, sensazioni e sentimenti.
C’è una fenomenologia dell’essere nelle opere grafiche di Maryam Bakhtiari che non tradisce le sue origini, sforzandosi di cercare il presente diverso da sé, arricchendosi nel contagio col pensato altrui, nella contaminazione continua immergendosi in altri mondi, sapendo di poter e di dover restare alla fine se stessa. E non soltanto per qualche lettera in lingua parsi tracciata qua e là, sempre ai margini del fogli, ma per l’atmosfera e l’orizzonte in cui tale fenomenologia si manifesta.
Una bella prova che ci renderà ancora più presti ad arricchire il nostro Noûs di contemporanei relativizzati.
Agostino Bagnato
24
ottobre 2015
Maryam Bakhtiari – Oltre lo specchio
Dal 24 ottobre al 07 novembre 2015
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
STAMPERIA DEL TEVERE
Roma, Via Di San Francesco A Ripa, 69, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco A Ripa, 69, (Roma)
Vernissage
24 Ottobre 2015, ore 18
Autore