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Massimiliano e l’esotismo. Arte orientale nel Castello di Miramare
Più di 100 oggetti preziosi d’arte orientale raccolti dall’imperatore durante i suoi numerosi viaggi, conservati nelle collezioni storiche del Castello, sono esposti adesso per la prima volta. Porcellane, lacche, arredi, sculture e suppellettili di vario genere – provenienti dall’area medio-orientale, dall’India, dalla Cina e dal Giappone – dialogano con dipinti, litografie, iscrizioni arabe ed esemplari della produzione europea e americana ispirata all’arte orientale, la cosiddetta Cineseria. I manufatti risalgono a un arco cronologico che va dalla fine del Cinquecento alla metà dell’Ottocento. Massimiliano infatti acquista pezzi antichi insieme a oggetti della produzione allora contemporanea presso gli antiquari delle città che frequenta, tra le quali Trieste.
collezione di oggetti preziosi, ceramiche e dipinti raccolti dall’imperatore Massimiliano
d’Asburgo nel corso dei suoi viaggi. Uno sguardo sul mondo complesso ed esotico delle
culture dell’Asia che affascina l’Italia e l’Europa dal XIX secolo.
In occasione dei 150 anni dalla morte di Massimiliano d’Asburgo (6 luglio 1832-19 giugno
1867) il Museo storico del Castello di Miramare rende omaggio all’imperatore del Messico,
presentando la mostra Massimiliano e l’esotismo. Arte orientale
nel Castello di Miramare.
Curato da Rossella Fabiani e da Francesco Morena, il percorso espositivo offre ai visitatori il
patrimonio di oggetti preziosi d’arte orientale – oltre 100 opere – raccolti dall’imperatore
durante i suoi numerosi viaggi, conservati nelle collezioni storiche del Castello di
Miramare ed esposti adesso per la prima volta.
In questo modo il Museo, oltre ad approfondire la personalità di Massimiliano, sensibile alla
cultura e all’arte, offre una riflessione sull’importanza che la tradizione artistica orientale ha
avuto nell’Europa della metà del XIX secolo.
Porcellane, lacche, arredi, sculture e suppellettili di vario genere – provenienti dall’area
medio-orientale, dall’India, dalla Cina e dal Giappone – dialogheranno con dipinti,
litografie, iscrizioni arabe ed esemplari della produzione europea e americana ispirata
all’arte orientale, la cosiddetta Cineseria. Il termine identifica in maniera molto ampia tutto
ciò che in Europa aveva a che fare con l’Asia orientale, dal collezionismo di manufatti, alla
realizzazione di Gabinetti in stile, dalla produzione europea di oggetti d’ispirazione asiatica,
all’influenza che la Cina e territori limitrofi ebbero sulla filosofia, sul teatro e sulla letteratura
europei.
I manufatti risalgono a un arco cronologico che va dalla fine del Cinquecento alla metà
dell’Ottocento. Massimiliano infatti acquista pezzi antichi insieme a oggetti della produzione
allora contemporanea presso gli antiquari delle città che frequenta, tra le quali Trieste.
Oltre al monumentale paravento messicano del 1719, che raffigura un’intensa scena di vita
cinese, esemplare prezioso e unico in Italia di Cineseria coloniale, si potranno ammirare –
tra gli altri –
uno stipo giapponese in legno e intarsi di madreperla dell’inizio del Seicento, realizzato
per il mercato portoghese e appartenente alla tipologia Nanban, una scultura di porcellana
dipinta in esuberante policromia, ancora giapponese, della fine del XVII secolo,
raffigurante un leone seduto, e due spettacolari vasche da pesci in porcellana cinese della
metà del Settecento. Rappresentativo dell’arte indiana un magnifico stipo di Goa, in
legno di cedro e intarsi di ebano e avorio, anch’esso appartenente a un genere di manufatto
raro per le collezioni italiane.
Un’infatuazione, quella di Massimiliano per l’Oriente, che raggiunge il suo acme nei due
ambienti ‘alla cinese’ presenti al Castello. Il Salotto Giapponese e il Salotto Cinese riflettono
l’ammirazione da parte del giovane Asburgo di una moda molto diffusa già nel Settecento,
seguita con entusiasmo anche dai membri della famiglia imperiale, i quali avevano realizzato
simili stanze nelle residenze di Vienna e Schönbrunn.
In particolare, il Salotto Cinese, adibito a fumoir nelle giornate di gala e destinato ad ospitare
parte dei manufatti asiatici di Massimiliano, ha tutte le pareti rivestite di un tessuto decorato a
stampa con un motivo orientaleggiante, ispirato a composizioni che si ritrovano
frequentemente nei repertori settecenteschi di incisioni, ad esempio nel The Ladies
Amuseument di Pillement (1762). Massimiliano fornì già nel 1860 precise indicazioni per la
Chinesisches Zimmer, richiedendo che si predisponesse “ancora legno di quercia con ricca
doratura, le pareti con grandi specchi… e anche piante fresche”, secondo uno schema in cui
arredi e natura si compenetrano anche all’interno dell’abitazione, già sperimentato in una
stanza verandata di Villa Lazarovich, la prima residenza triestina dell’arciduca, così
raffigurata in un dipinto di Germano Prosdocimi del 1855 circa.
Il Salotto Giapponese, così denominato nonostante in realtà esso non mostri prevalenti
caratteri giapponesi, rimane piuttosto ancorato agli stilemi della Cineseria settecentesca.
Richiamano quel contesto le sete dipinte utilizzate per le pareti, il soffitto e i tendaggi della
sala, decorate in ricca policromia su fondo chiaro con motivi di fiori, farfalle e vasi racchiusi
entro volute rocaille. La boiserie in legno chiaro che corre nella parte inferiore delle pareti,
nell’angolo con lo specchio e sulle sovrapporte mostra una filettatura che riproduce le naturali
nodosità dei fusti di bambù. Simili griglie di bambù si vedono anche sulle superfici delle due
porte che affacciano nel Salotto. Ognuna di loro inquadra un pannello in lacca, a fondo rosso,
oppure marrone, oppure nero, decorato a oro con composizioni di fiori e uccelli e scorci di
paesaggio marino con imbarcazioni. Un certo numero di questi pannelli – della metà
dell’Ottocento circa - costituisce l’unica reale presenza di Giappone nella sala.
Per Massimiliano l’Oriente non è solo la risposta all’esigenza di adeguarsi a certi gusti
aristocratici, ma un’autentica scoperta. Il viaggio diviene per l’imperatore uno stile di vita,
una dimensione della mente grazie al quale, toccando ben quattro continenti (Europa, Asia,
Africa e America), conosce culture e popoli diversi,
rispettandone i costumi e apprezzandone le abitudini, fino a
farne propria qualcuna. Attraverso l’acquisizione di oggetti extraeuropei e
di libri dedicati a queste esplorazioni (presenti nella biblioteca del Castello) Massimiliano
porta il mondo per così dire “dentro casa”. Pur non avendo visto, infatti, l’India, la Cina e il
Giappone, gli oggetti provenienti da quei luoghi lontani e misteriosi costituiscono uno
strumento per ampliare orizzonti di cultura e di conoscenza altrimenti preclusi.
La mostra intende indagare anche questo aspetto della complessa e affascinante personalità di
Massimiliano, che ha fatto del viaggio uno dei fili conduttori della sua breve, ma intensa,
esistenza.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo Marsilio Editori, frutto del lavoro di
catalogazione di tutti gli oggetti orientali della collezione del Castello di Miramare.
Massimiliano e l’esotismo. Arte orientale nel Castello di Miramare
Trieste, Viale Miramare, (Trieste)