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Meneghello incontra Borges
La mostra mette in dialogo le opere di Meneghello e l’immaginario di Borges, trasformando testi e libri in superfici compatte, oggetti-presenza e percorsi fisici. Cinque lavori murali e un labirinto di quindici volumi creano un attraversamento tra parola e silenzio, tra visibile e invisibile.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Blue Gallery, galleria indipendente di Venezia, è lieta di annunciare MENEGHELLO INCONTRA BORGES, personale di Simone Meneghello, visitabile dal 9 dicembre fino all’11 gennaio 2026.
Alla Blue Gallery gli eventi non si programmano: accadono. Nascono da conversazioni leggere ma dense, dall’andirivieni quotidiano, nella vivace zona di Dorsoduro a Venezia, dall’ascolto fertile che maturano i progetti come semi. È in questo terreno, vivo e non artificiale, che Simone Meneghello incontra Borges. Non una citazione, non un omaggio illustrativo, ma uno scambio: un attraversamento.
Un incontro che avviene fisicamente nello spazio della galleria e poeticamente nell’opera, come se la letteratura si fosse fermata qui, pronta a trasformarsi in materia, oggetto, corpo. Meneghello lavora da anni sul limite. Sul confine tra parola e silenzio, tra senso e opacità. Le sue opere non comunicano un contenuto: custodiscono una presenza. Sono libri riscritti, sovrapposti, saturati fino a diventare superfici compatte, nere, inaggirabili. Sono scatole che contengono nulla pur contenendo tutto, boccette che archiviano poesie frante come messaggi lanciati al mare; sono enciclopedie che hanno perso la possibilità della lettura ma hanno guadagnato densità, peso, esistenza.
Il critico Dambruoso osserva che «le parole, frantumate o sovrascritte, perdono la loro funzione originaria mostrandosi solo per la loro nuda e scarna presenza». È Meneghello stesso a definire questa pratica come Presenza dell’assenza, e ancora:”Quando il linguaggio si compatta nelle mie opere, quando le lettere si sovrappongono e si perdono nella densità tipografica, accade qualcosa che va oltre la scrittura: il linguaggio mostra se stesso nel momento in cui non può più dire. Le opere sono il varco, la soglia dove la parola smette di essere discorso e diventa presenza».
Dopo Pasolini e Pavese, ora il dialogo si apre con Borges. Il confronto con l’opera letteraria del grande scrittore e poeta argentino, nasce soprattutto intorno al concetto di simultaneità. E’ ancora Meneghello a definire questo punto affermando che: “Nelle mie opere il testo si sottrae alla sequenza lineare e viene restituito come densità simultanea” (In alcune opere la sovrapposizione si sviluppa anche in un solo punto. Un intero testo è presente, stratificato, sovrapposto in un unico punto, come ad esempio nell’opera dal titolo “L’Aleph”).
Meneghello ha impostato la sua ricerca su questi concetti, declinandola però su un piano visivo: i suoi libri non si leggono ma contengono tutto. Attraversandole non si entra nel significato ma in quello spazio in cui significato e materia coincidono.
La mostra si compone di due nuclei espositivi, due forme di passaggio:
I. Le opere a parete
Cinque lavori murali — Cosmogonia, Finzioni, L’Aleph, Trittico L’altro, La biblioteca di Babele, Funes, Il giardino dai sentieri che si biforcano.Oggetti che non trasmettono significato, ma lo trattengono.
Sono opere-soglia: blocchi compattati di testo, superfici che non si lasciano leggere ma custodiscono la totalità dei libri da cui provengono. Ogni opera è un frammento di un tutto simultaneo, un punto di densità che nega la sequenza e invita a sostare nel limite del linguaggio. Non tutte le opere sono sovrascritte, alcune sono compattate, destrutturate o velate; tutte, in ogni caso, non possono essere decodificate.
II. Labirinto di Borges — Sentiero della conoscenza
Il secondo nucleo comprende l’installazione “Labirinto di Borges – Sentiero della conoscenza”; quindici volumi enciclopedici, privi di copertine e monocromi, formano un sentiero che parte dalla parete, attraversa il pavimento e supera la soglia della galleria per continuare idealmente e materialmente sulla strada (oltre il vetro/velo della vetrina). È un gesto che porta l’enciclopedia – simbolo del sapere ordinato e totale – oltre il proprio linguaggio: un attraversamento, un oltrepassamento del limite. «Il vuoto compreso tra un volume e l’altro è un vuoto che è tutto: lo spazio stesso della simultaneità, dove presenza e assenza coincidono», scrive Dambruoso.
Anche nella sua struttura, il sentiero si offre come figura paradossale: sembra un sentiero che conduce, ma pur conducendo, non porta da nessuna parte. Non vi è inizio né fine, né sopra né sotto, né dentro né fuori, né pieno né vuoto: tutto è contemporaneamente presente.
Un percorso che conduce e non conduce: la meta non è l’arrivo, ma il cammino.
Non c’è inizio né fine. Non c’è dualità che resista. Il percorso è luogo di tempo indiviso.
Dambruoso riconosce nella ricerca di Meneghello «una tappa ulteriore verso la dimostrazione della verità dell’opera», in cui l’opera esiste al di là del significato.
Non per dire: per essere. L’artista stesso ribadisce:“L’arte, per come la vivo io, e il mio lavoro non sono mai comunicazione. Attraversare la soglia significa accettare che ogni senso sia già ecceduto, che il linguaggio – nel momento in cui si arresta – riveli la sua appartenenza all’Uno”.
MENEGHELLO INCONTRA BORGES non è una mostra che si guarda. È una mostra che si attraversa.
Alla Blue Gallery gli eventi non si programmano: accadono. Nascono da conversazioni leggere ma dense, dall’andirivieni quotidiano, nella vivace zona di Dorsoduro a Venezia, dall’ascolto fertile che maturano i progetti come semi. È in questo terreno, vivo e non artificiale, che Simone Meneghello incontra Borges. Non una citazione, non un omaggio illustrativo, ma uno scambio: un attraversamento.
Un incontro che avviene fisicamente nello spazio della galleria e poeticamente nell’opera, come se la letteratura si fosse fermata qui, pronta a trasformarsi in materia, oggetto, corpo. Meneghello lavora da anni sul limite. Sul confine tra parola e silenzio, tra senso e opacità. Le sue opere non comunicano un contenuto: custodiscono una presenza. Sono libri riscritti, sovrapposti, saturati fino a diventare superfici compatte, nere, inaggirabili. Sono scatole che contengono nulla pur contenendo tutto, boccette che archiviano poesie frante come messaggi lanciati al mare; sono enciclopedie che hanno perso la possibilità della lettura ma hanno guadagnato densità, peso, esistenza.
Il critico Dambruoso osserva che «le parole, frantumate o sovrascritte, perdono la loro funzione originaria mostrandosi solo per la loro nuda e scarna presenza». È Meneghello stesso a definire questa pratica come Presenza dell’assenza, e ancora:”Quando il linguaggio si compatta nelle mie opere, quando le lettere si sovrappongono e si perdono nella densità tipografica, accade qualcosa che va oltre la scrittura: il linguaggio mostra se stesso nel momento in cui non può più dire. Le opere sono il varco, la soglia dove la parola smette di essere discorso e diventa presenza».
Dopo Pasolini e Pavese, ora il dialogo si apre con Borges. Il confronto con l’opera letteraria del grande scrittore e poeta argentino, nasce soprattutto intorno al concetto di simultaneità. E’ ancora Meneghello a definire questo punto affermando che: “Nelle mie opere il testo si sottrae alla sequenza lineare e viene restituito come densità simultanea” (In alcune opere la sovrapposizione si sviluppa anche in un solo punto. Un intero testo è presente, stratificato, sovrapposto in un unico punto, come ad esempio nell’opera dal titolo “L’Aleph”).
Meneghello ha impostato la sua ricerca su questi concetti, declinandola però su un piano visivo: i suoi libri non si leggono ma contengono tutto. Attraversandole non si entra nel significato ma in quello spazio in cui significato e materia coincidono.
La mostra si compone di due nuclei espositivi, due forme di passaggio:
I. Le opere a parete
Cinque lavori murali — Cosmogonia, Finzioni, L’Aleph, Trittico L’altro, La biblioteca di Babele, Funes, Il giardino dai sentieri che si biforcano.Oggetti che non trasmettono significato, ma lo trattengono.
Sono opere-soglia: blocchi compattati di testo, superfici che non si lasciano leggere ma custodiscono la totalità dei libri da cui provengono. Ogni opera è un frammento di un tutto simultaneo, un punto di densità che nega la sequenza e invita a sostare nel limite del linguaggio. Non tutte le opere sono sovrascritte, alcune sono compattate, destrutturate o velate; tutte, in ogni caso, non possono essere decodificate.
II. Labirinto di Borges — Sentiero della conoscenza
Il secondo nucleo comprende l’installazione “Labirinto di Borges – Sentiero della conoscenza”; quindici volumi enciclopedici, privi di copertine e monocromi, formano un sentiero che parte dalla parete, attraversa il pavimento e supera la soglia della galleria per continuare idealmente e materialmente sulla strada (oltre il vetro/velo della vetrina). È un gesto che porta l’enciclopedia – simbolo del sapere ordinato e totale – oltre il proprio linguaggio: un attraversamento, un oltrepassamento del limite. «Il vuoto compreso tra un volume e l’altro è un vuoto che è tutto: lo spazio stesso della simultaneità, dove presenza e assenza coincidono», scrive Dambruoso.
Anche nella sua struttura, il sentiero si offre come figura paradossale: sembra un sentiero che conduce, ma pur conducendo, non porta da nessuna parte. Non vi è inizio né fine, né sopra né sotto, né dentro né fuori, né pieno né vuoto: tutto è contemporaneamente presente.
Un percorso che conduce e non conduce: la meta non è l’arrivo, ma il cammino.
Non c’è inizio né fine. Non c’è dualità che resista. Il percorso è luogo di tempo indiviso.
Dambruoso riconosce nella ricerca di Meneghello «una tappa ulteriore verso la dimostrazione della verità dell’opera», in cui l’opera esiste al di là del significato.
Non per dire: per essere. L’artista stesso ribadisce:“L’arte, per come la vivo io, e il mio lavoro non sono mai comunicazione. Attraversare la soglia significa accettare che ogni senso sia già ecceduto, che il linguaggio – nel momento in cui si arresta – riveli la sua appartenenza all’Uno”.
MENEGHELLO INCONTRA BORGES non è una mostra che si guarda. È una mostra che si attraversa.
09
dicembre 2025
Meneghello incontra Borges
Dal 09 dicembre 2025 all'undici gennaio 2026
arte contemporanea
Location
Blue Gallery
Venezia, Sestiere Dorsoduro, 3061, (VE)
Venezia, Sestiere Dorsoduro, 3061, (VE)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-13 e 15-19
Vernissage
9 Dicembre 2025, 18:00
Sito web
Ufficio stampa
Cristina Gatti - Press & P.R. - Venezia
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico





