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Miji Yi – I want to be an angel
L’arte è un fatto privato. Miji Yi, Helen Dowling, Francesca Grilli, Giulio Squillacciotti. Quattro incontri focalizzati sul rapporto tra arte e musica, biografie private, creazioni sonore, immagini in movimento, azioni dal vivo.
Comunicato stampa
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Voglio essere un angelo
A-San City, Korea, maggio 1988, nel mio asilo.
Sei bambini, inclusa me, stanno festeggiando il loro compleanno, assieme alle rispettive mamme, le insegnanti e altri alunni più grandi. Una delle maestre chiede a ciascuno di noi di pensare al futuro esprimendo i nostri sogni più profondi e immaginando per un istante che cosa avremmo voluto diventare una volta adulti.
Uno dei bambini di fronte a me dice che vuole diventare un medico.
Un altro che desidera intensamente diventare un vigile del fuoco e così via sino a chiudere, in maniera disordinata, un piccolo coro di voci radunate attorno ad un tavolo pieno di torte e bevande.
Quando arriva il mio turno, rispondo con gioia che voglio essere un angelo, immaginandomi in volo, nell'atto di trasmettere una magica energia alle persone.
L' atmosfera nella stanza divene improvvisamente silenziosa e fredda, mi rendo immediatamente conto che la mia risposta non convince nessuno, tranne mia madre che mi ha abbraccia dolcemente.
Ripercorrere con la mente un pensiero lontano nel tempo, incarnandolo come avenisse per la prima volta, significa svuotarsi. Bisogna fare silenzio tutt'intorno per permettere all'esperienza di ripetersi in forma naturale, come un liquido che torna ad occupare lo stesso bicchiere.
A quel punto non c'è solo divisione fra passato e presente ma anche una forte, evidente connessione. Il cordone ombelicale di tutto il tempo della storia sembra allora cucito realmente alle sue traccie. E' come un vecchio spartito attraverso il quale far rinsuonare improvvisamente nell'aria l'esperienza di una musica dimenticata.
Inizierò suonando al piano un brano musicale di Erik Satie e poi di seguito una mia composizione.
Il pezzo sarà ripetuto ogni volta con un ritmo e a un volume differenti. Tra una canzone e l'altra rappresenterò situazioni, atmosfere ed azioni che Satie avrebbe eseguito lui stesso, ma che appartengono anche a me. Sono attratta da Satie non solo perché siamo nati entrambi il 17 maggio, ma anche per la natura melanconica della sua musica che ho scelto di suonare e per il suo stile di vita e personalità unici. Al tempo della sua morte nel 1925 nessuno era mai entrato nella sua stanza ad Arcueil, dal momento in cui vi si era trasferito ventisette anni prima. Dopo la sua sepoltura al Cimitero di Arcueil i suoi amici scoprirono nella sua stanza innumerevoli oggetti strani, tra i quali anche centinaia di ombrelli che non aveva mai usato e quattro pianoforti, appoggiati e rovesciati a coppie gli uni sugli altri.
A-San City, Korea, maggio 1988, nel mio asilo.
Sei bambini, inclusa me, stanno festeggiando il loro compleanno, assieme alle rispettive mamme, le insegnanti e altri alunni più grandi. Una delle maestre chiede a ciascuno di noi di pensare al futuro esprimendo i nostri sogni più profondi e immaginando per un istante che cosa avremmo voluto diventare una volta adulti.
Uno dei bambini di fronte a me dice che vuole diventare un medico.
Un altro che desidera intensamente diventare un vigile del fuoco e così via sino a chiudere, in maniera disordinata, un piccolo coro di voci radunate attorno ad un tavolo pieno di torte e bevande.
Quando arriva il mio turno, rispondo con gioia che voglio essere un angelo, immaginandomi in volo, nell'atto di trasmettere una magica energia alle persone.
L' atmosfera nella stanza divene improvvisamente silenziosa e fredda, mi rendo immediatamente conto che la mia risposta non convince nessuno, tranne mia madre che mi ha abbraccia dolcemente.
Ripercorrere con la mente un pensiero lontano nel tempo, incarnandolo come avenisse per la prima volta, significa svuotarsi. Bisogna fare silenzio tutt'intorno per permettere all'esperienza di ripetersi in forma naturale, come un liquido che torna ad occupare lo stesso bicchiere.
A quel punto non c'è solo divisione fra passato e presente ma anche una forte, evidente connessione. Il cordone ombelicale di tutto il tempo della storia sembra allora cucito realmente alle sue traccie. E' come un vecchio spartito attraverso il quale far rinsuonare improvvisamente nell'aria l'esperienza di una musica dimenticata.
Inizierò suonando al piano un brano musicale di Erik Satie e poi di seguito una mia composizione.
Il pezzo sarà ripetuto ogni volta con un ritmo e a un volume differenti. Tra una canzone e l'altra rappresenterò situazioni, atmosfere ed azioni che Satie avrebbe eseguito lui stesso, ma che appartengono anche a me. Sono attratta da Satie non solo perché siamo nati entrambi il 17 maggio, ma anche per la natura melanconica della sua musica che ho scelto di suonare e per il suo stile di vita e personalità unici. Al tempo della sua morte nel 1925 nessuno era mai entrato nella sua stanza ad Arcueil, dal momento in cui vi si era trasferito ventisette anni prima. Dopo la sua sepoltura al Cimitero di Arcueil i suoi amici scoprirono nella sua stanza innumerevoli oggetti strani, tra i quali anche centinaia di ombrelli che non aveva mai usato e quattro pianoforti, appoggiati e rovesciati a coppie gli uni sugli altri.
23
gennaio 2010
Miji Yi – I want to be an angel
23 gennaio 2010
performance - happening
Location
ARTERICAMBI
Verona, Via Leida, 6/A, (Verona)
Verona, Via Leida, 6/A, (Verona)
Vernissage
23 Gennaio 2010, ore 21
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