Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Mirko Basaldella – Iconografia del mito
Scaramouche Gallery è orgogliosa di inaugurare la mostra monografica dedicata a Mirko Basaldella, artista che ha saputo intrecciare mito e modernità in maniera unica.
L’esposizione è il risultato di oltre trent’anni anni di studi e ricerche condotti dal gallerista Daniele Ugolini, che ha curato una
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mirko Basaldella
Iconografia del mito
dal 9 ottobre 2025 al 15 gennaio 2026
Scaramouche Gallery è orgogliosa di inaugurare la mostra monografica dedicata a Mirko Basaldella, artista che ha saputo intrecciare mito e modernità in maniera unica.
L’esposizione è il risultato di oltre trent’anni anni di studi e ricerche condotti dal gallerista Daniele Ugolini, che ha curato una selezione di sculture, dipinti e disegni dell’artista facente parte di un molto più vasto nucleo di opere, proveniente direttamente dalla vedova dell’artista Serena Cagli Basaldella e in seguito passate agli eredi Zariski.
Oltre sessanta opere dagli anni Quaranta fino agli ultimi lavori della sua carriera, improvvisamente interrotta nel 1969 negli Stati Uniti dove risiedeva e lavorava già da oltre un decennio.
Iconografia del mito non è solo un titolo, ma una vera e propria chiave di lettura che illumina l'intero percorso espositivo e l'evoluzione dell'arte post-war internazionale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il mito ha assunto nuove connotazioni: non più simbolo di un ideale lontano, ma forza evocativa radicata nella realtà fisica e concreta del quotidiano. Mirko ha saputo reinterpretare miti e leggende antiche, dando loro una dimensione materiale che rispecchia le ferite della guerra e la speranza di una rinascita, sia spirituale che artistica.
Le sculture dell'artista, pur ispirandosi a figure mitologiche e archetipiche, sfidano la leggerezza dell’immaginario, incarnandosi nelle forme possenti dei vari metalli come bronzo, rame, ottone o acciaio oppure nell’organicità del legno intagliato e dipinto. La scelta di questi materiali duri e fisici, crea un contrasto che riflette la realtà post-bellica.
Dal punto di vista stilistico, la sua produzione si distingue per l’adozione di un linguaggio materico potente e al contempo evocativo, che sembra sfidare la complessità dei materiali. La superficie delle sue sculture non è mai liscia o perfetta, ma piuttosto ruvida e vibrante, come se la materia stessa fosse intrisa di vita. Questa scelta, se da un lato testimonia un legame con la tradizione del bronzo fuso o dall’intaglio manuale su lamiere di altri metalli, dall’altro conferisce alle sue opere un’immediatezza emozionale e un impatto visivo inedito, che affonda le radici nel realismo e nell’astrazione.
La retrospettiva non solo celebra un grande maestro della scultura e della pittura italiana del secondo dopoguerra, ma invita anche a riflettere sul linguaggio simbolico che ha attraversato la storia dell'arte, dal passato alla modernità. Le opere di Basaldella, pur profondamente radicate nel mito e nella tradizione, appaiono straordinariamente contemporanee, in sintonia con le inquietudini e le trasformazioni artistiche e culturali del XX secolo.
Biografia
Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, USA, 1969) nasce a Udine il 28 settembre 1910, figlio secondogenito dell’artista decoratore Leo Basaldella e di Virginia Angeli. Durante l’infanzia cresce con i fratelli Dino e Afro, anch’essi destinati a diventare affermati artisti del panorama italiano.
Completa i suoi studi prima a Venezia, poi presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, e dal 1930 frequenta la Scuola di Arti Applicate di Monza sotto la guida di Arturo Martini, con il quale collabora successivamente nello studio di Milano tra il 1932 e il 1934.
Si trasferisce a Roma nel 1934, dove entra subito in contatto con gli artisti della Scuola Romana stringendo una solida amicizia con Corrado Cagli. Nel 1935 esordisce alla Quadriennale romana, nel 1936 tiene la sua prima personale alla Galleria della Cometa a Roma e partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove tornerà anche nel 1954, nel 1960 e nel 1968.
Si avvicina all’esperienza cubista, avviando ricerche strutturali e materiche sia nella scultura che nella pittura, presentate in diverse personali negli Stati Uniti, alla Knoedler Gallery e alla Catherine Viviano Gallery di New York. Nel 1955 espone a documenta a Kassel e vince il premio internazionale alla III Biennale di San Paolo del Brasile. Nel 1957 ottiene un analogo riconoscimento a Carrara, nel 1959 riceve il premio dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, e nel 1966 dalla Quadriennale romana.
Dal 1957 fino alla morte, dirige il Design Workshop presso la Harvard University di Cambridge (USA), continuando la sua ricerca artistica tra echi figurativi di suggestione totemica e forme astratte.
Tra le sue opere più celebri spiccano sculture monumentali come la cancellata delle Fosse Ardeatine a Roma (1949-51), le decorazioni e le vetrate della sede FAO sempre a Roma (1953), il Memoriale a Mauthausen (1954) e la Fontana delle Voci di Piazza Brin a La Spezia (1956), opere in cui esplora la dualità e la complessità del mito.
Nel corso della sua carriera partecipa a numerose mostre nazionali e internazionali, ottenendo prestigiosi riconoscimenti. Le sue opere sono esposte in importanti musei, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, il Musée d’Art Moderne di Parigi, l’Institute of Contemporary Art di Boston ed il MoMA di New York, solo per citarne alcuni.
Nonostante la morte prematura a 59 anni, la sua produzione artistica lascia una traccia indelebile nel panorama della scultura contemporanea, influenzando intere generazioni di artisti. Le sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo: da New York a Tokyo, da Roma a Parigi, fino alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia e al Museo del Novecento di Firenze, a testimonianza dell’importanza di un artista capace di coniugare tradizione e modernità con una visione unica e personale.
Iconografia del mito
dal 9 ottobre 2025 al 15 gennaio 2026
Scaramouche Gallery è orgogliosa di inaugurare la mostra monografica dedicata a Mirko Basaldella, artista che ha saputo intrecciare mito e modernità in maniera unica.
L’esposizione è il risultato di oltre trent’anni anni di studi e ricerche condotti dal gallerista Daniele Ugolini, che ha curato una selezione di sculture, dipinti e disegni dell’artista facente parte di un molto più vasto nucleo di opere, proveniente direttamente dalla vedova dell’artista Serena Cagli Basaldella e in seguito passate agli eredi Zariski.
Oltre sessanta opere dagli anni Quaranta fino agli ultimi lavori della sua carriera, improvvisamente interrotta nel 1969 negli Stati Uniti dove risiedeva e lavorava già da oltre un decennio.
Iconografia del mito non è solo un titolo, ma una vera e propria chiave di lettura che illumina l'intero percorso espositivo e l'evoluzione dell'arte post-war internazionale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il mito ha assunto nuove connotazioni: non più simbolo di un ideale lontano, ma forza evocativa radicata nella realtà fisica e concreta del quotidiano. Mirko ha saputo reinterpretare miti e leggende antiche, dando loro una dimensione materiale che rispecchia le ferite della guerra e la speranza di una rinascita, sia spirituale che artistica.
Le sculture dell'artista, pur ispirandosi a figure mitologiche e archetipiche, sfidano la leggerezza dell’immaginario, incarnandosi nelle forme possenti dei vari metalli come bronzo, rame, ottone o acciaio oppure nell’organicità del legno intagliato e dipinto. La scelta di questi materiali duri e fisici, crea un contrasto che riflette la realtà post-bellica.
Dal punto di vista stilistico, la sua produzione si distingue per l’adozione di un linguaggio materico potente e al contempo evocativo, che sembra sfidare la complessità dei materiali. La superficie delle sue sculture non è mai liscia o perfetta, ma piuttosto ruvida e vibrante, come se la materia stessa fosse intrisa di vita. Questa scelta, se da un lato testimonia un legame con la tradizione del bronzo fuso o dall’intaglio manuale su lamiere di altri metalli, dall’altro conferisce alle sue opere un’immediatezza emozionale e un impatto visivo inedito, che affonda le radici nel realismo e nell’astrazione.
La retrospettiva non solo celebra un grande maestro della scultura e della pittura italiana del secondo dopoguerra, ma invita anche a riflettere sul linguaggio simbolico che ha attraversato la storia dell'arte, dal passato alla modernità. Le opere di Basaldella, pur profondamente radicate nel mito e nella tradizione, appaiono straordinariamente contemporanee, in sintonia con le inquietudini e le trasformazioni artistiche e culturali del XX secolo.
Biografia
Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, USA, 1969) nasce a Udine il 28 settembre 1910, figlio secondogenito dell’artista decoratore Leo Basaldella e di Virginia Angeli. Durante l’infanzia cresce con i fratelli Dino e Afro, anch’essi destinati a diventare affermati artisti del panorama italiano.
Completa i suoi studi prima a Venezia, poi presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, e dal 1930 frequenta la Scuola di Arti Applicate di Monza sotto la guida di Arturo Martini, con il quale collabora successivamente nello studio di Milano tra il 1932 e il 1934.
Si trasferisce a Roma nel 1934, dove entra subito in contatto con gli artisti della Scuola Romana stringendo una solida amicizia con Corrado Cagli. Nel 1935 esordisce alla Quadriennale romana, nel 1936 tiene la sua prima personale alla Galleria della Cometa a Roma e partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove tornerà anche nel 1954, nel 1960 e nel 1968.
Si avvicina all’esperienza cubista, avviando ricerche strutturali e materiche sia nella scultura che nella pittura, presentate in diverse personali negli Stati Uniti, alla Knoedler Gallery e alla Catherine Viviano Gallery di New York. Nel 1955 espone a documenta a Kassel e vince il premio internazionale alla III Biennale di San Paolo del Brasile. Nel 1957 ottiene un analogo riconoscimento a Carrara, nel 1959 riceve il premio dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, e nel 1966 dalla Quadriennale romana.
Dal 1957 fino alla morte, dirige il Design Workshop presso la Harvard University di Cambridge (USA), continuando la sua ricerca artistica tra echi figurativi di suggestione totemica e forme astratte.
Tra le sue opere più celebri spiccano sculture monumentali come la cancellata delle Fosse Ardeatine a Roma (1949-51), le decorazioni e le vetrate della sede FAO sempre a Roma (1953), il Memoriale a Mauthausen (1954) e la Fontana delle Voci di Piazza Brin a La Spezia (1956), opere in cui esplora la dualità e la complessità del mito.
Nel corso della sua carriera partecipa a numerose mostre nazionali e internazionali, ottenendo prestigiosi riconoscimenti. Le sue opere sono esposte in importanti musei, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, il Musée d’Art Moderne di Parigi, l’Institute of Contemporary Art di Boston ed il MoMA di New York, solo per citarne alcuni.
Nonostante la morte prematura a 59 anni, la sua produzione artistica lascia una traccia indelebile nel panorama della scultura contemporanea, influenzando intere generazioni di artisti. Le sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo: da New York a Tokyo, da Roma a Parigi, fino alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia e al Museo del Novecento di Firenze, a testimonianza dell’importanza di un artista capace di coniugare tradizione e modernità con una visione unica e personale.
09
ottobre 2025
Mirko Basaldella – Iconografia del mito
Dal 09 ottobre 2025 al 15 gennaio 2026
arte moderna
Location
Scaramouche
Milano, Via Vezza d'Oglio, 14, (MI)
Milano, Via Vezza d'Oglio, 14, (MI)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 14-20
Autore




