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Moi, Jean Gabin
La mostra vede protagonisti 9 artisti che, tutti ispirati dalla figura di Jean Gabin, icona noir e di modernità per eccellenza, propongono un gioco di narrazioni interessanti, tessendo una trama, proprio come in un film.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Moi, Jean Gabin
Are35 ArtGallery Milano
Artisti:
Artisti
Mauro Barbieri
Dennis Dawson
Sarah De Vos
Pietro Finelli
Toma Fichter
Axel Geis
Daniel Hartlaub
Gregor Hildebrandt
Sofiia Yesakova
Entrare e uscire dai ruoli che ci vengono assegnati o che noi ricerchiamo o semplicemente noi siamo, mai definiti e acquisiti, in questo legati a quell’identificazione che il cinema spesso, attraverso le sue narrazioni e immagini, alimenta in noi spettatori. Accade agli adulti, accade nei bambini, negli adolescenti, con quella frequenza che ci porta a identificarci con l’eroe del film che ci ammalia, in questo un substrato così potente e identificatorio della nostra psiche, da provocare piacere e interesse. Nel libro di Goliarda Sapienza (1924-1996), Io, Jean Gabin, attraverso l’identificazione della scrittrice con il celebre attore, Goliarda compone diverse stratificazioni di ruoli: c’è quello mitico di una bambina che guarda il cinema e si identifica con l’attore simbolo che significava anche, in quel caso, un modo di amare le donne. Una stratificazione tira l’altra: l’attore amato nel film amato - Le Quai des brumes, 1938, di Marcel Carné - , la scrittura di Goliarda, l’infanzia in Sicilia a Catania, le storie della vita vissuta, tutto si compone e si annoda, la scrittura che non racconta solamente ma è essa stessa la storia, fino alla costruzione di quei capolavori che sono i suoi romanzi. L’immedesimazione è una costante dell’arte e delle artiste e degli artisti. È grazie a essa che ‘rubiamo’ il mestiere, entriamo e usciamo da molteplici vite, che costruiamo l’esistenza. Uno dei caratteri fondanti dell’arte in ogni sua espressione, è stato quello di allacciare similitudini, mescolandole e ricreandole per impossessarsene e dotarle di nuova e differente forza. Che sia l’arte o l’architettura antica nel Rinascimento, o i vari ismi che hanno coniugato le diverse rappresentazioni del momento storico prescelto, abbiamo a che fare con questa pratica appunto fondante del fare arte. Ma l’immedesimazione riguarda anche la vita, sia quando Marcel Duchamp gioca a scacchi, sia quando un attore e un’attrice recitano nei diversi ruoli imposti dal copione di un film, sia quando un irreprensibile impiegato si trasforma in un ladro. L’arte, che è una componente della vita, ci fa riflettere e ci dona questa sua molteplicità del sentire e del vedere, che non fanno che accrescere, in ogni generazione, in ogni essere umano, questa complessità del sentirsi in altro/i, per ricordarci forse che siamo formati dal tempo e dalla memoria, dal futuro e dal passato, nel continuo scambio del qui e ora.
Perché Jean Gabin? Uno studioso importante di cinema come Noël Simsolo si sofferma sull’importanza di Jean Gabin come vera e propria icona noir, estraneo alla sentimentalità espansiva del realismo poetico francese. “Quello che colpisce – scrive – è la sua interiorità quasi patologica. Una sofferenza muta davanti al marciume, alla corruzione e al vizio. La sua recitazione passa da una sobrietà totale a esplosioni di energia collerica di una sconvolgente verità. Questo modo di vivere il ruolo influenzerà John Garfield, Burt Lancaster e Laurence Tierney. Questi attori del ciclo noir conoscevano i suoi film e amavano la modernità della sua recitazione”. Tenendo presente questa modernità di ruolo e capacità di immedesimazione dell’attore, ne omaggiamo il nome attraverso quell’identificazione che aveva colto Goliarda Sapienza nel suo romanzo, che costituisce per noi la base di un possibile discorso dell’arte oggi. Gli artisti invitati, ognuno con la propria personalità, interpretano il proprio ruolo, la cui presenza, intrecciata con quella degli altri, determina un nuovo soggetto, un nuovo organismo, che noi chiamiamo mostra, che in realtà è come la composizione di un film, nella quale si dispiega una narrazione, lineare o no, che ci interroga e ci meraviglia, scandisce un ritmo, che è quello dell’arte e degli artisti. E del mondo.(Pietro Finelli)
Scheda della mostra
MOI, JEAN GABIN
Area35 Art Gallery | Via Vigevano 35, 20144 Milano
25 marzo – 25 aprile 2025
Inaugurazione: martedì 25 marzo ore 18
Ufficio stampa Valentina Malanot valentinamalanot@gmail.com
Orari: martedì – venerdì dalle 14 alle 19. Sabato, domenica e lunedì chiuso.
Gradito appuntamento
Area35 Art Gallery Tel. 339 391 6899
info@area35artgallery.com| www.area35artgallery.com
Are35 ArtGallery Milano
Artisti:
Artisti
Mauro Barbieri
Dennis Dawson
Sarah De Vos
Pietro Finelli
Toma Fichter
Axel Geis
Daniel Hartlaub
Gregor Hildebrandt
Sofiia Yesakova
Entrare e uscire dai ruoli che ci vengono assegnati o che noi ricerchiamo o semplicemente noi siamo, mai definiti e acquisiti, in questo legati a quell’identificazione che il cinema spesso, attraverso le sue narrazioni e immagini, alimenta in noi spettatori. Accade agli adulti, accade nei bambini, negli adolescenti, con quella frequenza che ci porta a identificarci con l’eroe del film che ci ammalia, in questo un substrato così potente e identificatorio della nostra psiche, da provocare piacere e interesse. Nel libro di Goliarda Sapienza (1924-1996), Io, Jean Gabin, attraverso l’identificazione della scrittrice con il celebre attore, Goliarda compone diverse stratificazioni di ruoli: c’è quello mitico di una bambina che guarda il cinema e si identifica con l’attore simbolo che significava anche, in quel caso, un modo di amare le donne. Una stratificazione tira l’altra: l’attore amato nel film amato - Le Quai des brumes, 1938, di Marcel Carné - , la scrittura di Goliarda, l’infanzia in Sicilia a Catania, le storie della vita vissuta, tutto si compone e si annoda, la scrittura che non racconta solamente ma è essa stessa la storia, fino alla costruzione di quei capolavori che sono i suoi romanzi. L’immedesimazione è una costante dell’arte e delle artiste e degli artisti. È grazie a essa che ‘rubiamo’ il mestiere, entriamo e usciamo da molteplici vite, che costruiamo l’esistenza. Uno dei caratteri fondanti dell’arte in ogni sua espressione, è stato quello di allacciare similitudini, mescolandole e ricreandole per impossessarsene e dotarle di nuova e differente forza. Che sia l’arte o l’architettura antica nel Rinascimento, o i vari ismi che hanno coniugato le diverse rappresentazioni del momento storico prescelto, abbiamo a che fare con questa pratica appunto fondante del fare arte. Ma l’immedesimazione riguarda anche la vita, sia quando Marcel Duchamp gioca a scacchi, sia quando un attore e un’attrice recitano nei diversi ruoli imposti dal copione di un film, sia quando un irreprensibile impiegato si trasforma in un ladro. L’arte, che è una componente della vita, ci fa riflettere e ci dona questa sua molteplicità del sentire e del vedere, che non fanno che accrescere, in ogni generazione, in ogni essere umano, questa complessità del sentirsi in altro/i, per ricordarci forse che siamo formati dal tempo e dalla memoria, dal futuro e dal passato, nel continuo scambio del qui e ora.
Perché Jean Gabin? Uno studioso importante di cinema come Noël Simsolo si sofferma sull’importanza di Jean Gabin come vera e propria icona noir, estraneo alla sentimentalità espansiva del realismo poetico francese. “Quello che colpisce – scrive – è la sua interiorità quasi patologica. Una sofferenza muta davanti al marciume, alla corruzione e al vizio. La sua recitazione passa da una sobrietà totale a esplosioni di energia collerica di una sconvolgente verità. Questo modo di vivere il ruolo influenzerà John Garfield, Burt Lancaster e Laurence Tierney. Questi attori del ciclo noir conoscevano i suoi film e amavano la modernità della sua recitazione”. Tenendo presente questa modernità di ruolo e capacità di immedesimazione dell’attore, ne omaggiamo il nome attraverso quell’identificazione che aveva colto Goliarda Sapienza nel suo romanzo, che costituisce per noi la base di un possibile discorso dell’arte oggi. Gli artisti invitati, ognuno con la propria personalità, interpretano il proprio ruolo, la cui presenza, intrecciata con quella degli altri, determina un nuovo soggetto, un nuovo organismo, che noi chiamiamo mostra, che in realtà è come la composizione di un film, nella quale si dispiega una narrazione, lineare o no, che ci interroga e ci meraviglia, scandisce un ritmo, che è quello dell’arte e degli artisti. E del mondo.(Pietro Finelli)
Scheda della mostra
MOI, JEAN GABIN
Area35 Art Gallery | Via Vigevano 35, 20144 Milano
25 marzo – 25 aprile 2025
Inaugurazione: martedì 25 marzo ore 18
Ufficio stampa Valentina Malanot valentinamalanot@gmail.com
Orari: martedì – venerdì dalle 14 alle 19. Sabato, domenica e lunedì chiuso.
Gradito appuntamento
Area35 Art Gallery Tel. 339 391 6899
info@area35artgallery.com| www.area35artgallery.com
25
marzo 2025
Moi, Jean Gabin
Dal 25 marzo al 25 aprile 2025
collettiva
Location
AREA35 ARTGALLERY
Milano, Via Vigevano, 35, (Milano)
Milano, Via Vigevano, 35, (Milano)
Orario di apertura
martedì-venerdì 14:00 - 19:00
sabato, domenica e lunedì chiuso
gradito appuntamento
Vernissage
25 Marzo 2025, 18:00
Autore









