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Nando Crippa – Solitudini Apparenti
Uomini e donne soli. Figure in posa o, magari, immobilizzate con lo sguardo concentrato e sospeso verso un orizzonte lontano. Una vista silenziosa la loro, tesa nella contemplazione di un mistero profondo e imperscrutabile. Questo appare dall’incontro con la scultura di Nando Crippa.
Comunicato stampa
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Comunicato Stampa
Nando Crippa. Solitudini apparenti
Inaugurazione: 10 febbraio 2011 ore 18.30
Uomini e donne soli. Figure in posa o, magari, immobilizzate con lo sguardo concentrato e sospeso verso un orizzonte lontano. Una vista silenziosa la loro, tesa nella contemplazione di un mistero profondo e imperscrutabile. Questo appare dall’incontro con la scultura di Nando Crippa che descrive soggetti presi ed estrapolati dalla realtà – quotidiana, che riconosciamo come nostra, attuale e pertinente al nostro tempo – e chiusi poi in un isolato tacere. Sottratti da un quotidiano qualsiasi vivono in un fermo immagine che non si vincola mai però, nonostante la staticità della scultura, alla fissità inderogabile, all’immobilismo passivo: ciascuna figura viene posta nella condizione di ritrovarsi in un tempo vissuto al rallentatore. Uno stop motion prolungato e a tal punto dilatato che il movimento diventa impercettibile, in cui anche il respiro si fa quasi trattenuto. Questa progressiva istantanea di un attimo è l’artefice della riflessione che attorno alle figure si crea nel silenzio dell’attesa. Attesa che diventa allora scoperta.
Il loro isolamento non si configura mai quindi come abbandono di chi è ripreso e bloccato nell’eternità consacrante dell’arte, questi individui non sono totalmente spersonalizzati e allontanati dalla dimensione dell’esistente, ma mantengono un legame che si riflette non nella trasposizione del reale ma con la rivelazione della sua percezione. S’instaura una comunicazione empatica tra chi osserva e queste sculture: in questi piccoli teatrini delle solitudini chi guarda si fa spettatore del quotidiano senza tempo della condizione esistenziale. Il condividere lo sguardo dei soggetti di Crippa ci orienta verso la scoperta, attuata sempre secondo una prospettiva personale ed individuale, di una ritrovata interiorità.
La figurazione di Nando Crippa supera i limiti convenzionali di questa espressione: non diventa rappresentativa della personale individualità di colui che è ritratto, ma contestualizza, nel sentimento della sua carica emotiva, anche lo sguardo volto al profondo di chi osserva.
Cerca la risoluzione di un conflitto, non aggressivo, nella relazione tra natura e spirito dell’individuo, in rapporto con l’essenza dell’assoluto esistenziale in cui ci si immedesima e, inaspettatamente, ci si ritrova. Aspetti dell’esistere di cui spesso ci dimentichiamo, oppressi dal peso della quotidianità contingente.
Una scultura che diviene, in una solitudine apparente, impressionismo. Impressionismo non nel segno, non nel gesto, ma nella percezione. L’impressione si lega al rilevare dei sensi, a fior di pelle fino giù nel profondo dell’anima. Ed ecco che la solitudine non è solo fine a sé stessa, diventata apparente, Crippa ne dilata il confine e ci mostra la diversità delle solitudini. Differenze che solo individualmente, grazie al ritrovarsi di ciascuno di noi nelle sue opere, possiamo comprendere. In ciascuna sua realizzazione c’è una rispondente identificazione che fa leva sui meccanismi surreali – posti oltre il reale – dell’inconscio.
Ritroviamo il rapporto con un’altra realtà che non si rivela con l’intorno, con le circostanziate accidentalità del quotidiano del vivere, con i suoi paesaggi noti, con le immagini di richiamo, con le evocazioni di luoghi e situazioni, ma che si svela con il sentimento, col percepire la consapevolezza di una coscienza e conoscenza nuove. A ciascuno tocca ora il compito, in questa solitudine apparente, di ritrovare e giocare lì il proprio ruolo.
Matteo Galbiati
Nando Crippa. Solitudini apparenti
Inaugurazione: 10 febbraio 2011 ore 18.30
Uomini e donne soli. Figure in posa o, magari, immobilizzate con lo sguardo concentrato e sospeso verso un orizzonte lontano. Una vista silenziosa la loro, tesa nella contemplazione di un mistero profondo e imperscrutabile. Questo appare dall’incontro con la scultura di Nando Crippa che descrive soggetti presi ed estrapolati dalla realtà – quotidiana, che riconosciamo come nostra, attuale e pertinente al nostro tempo – e chiusi poi in un isolato tacere. Sottratti da un quotidiano qualsiasi vivono in un fermo immagine che non si vincola mai però, nonostante la staticità della scultura, alla fissità inderogabile, all’immobilismo passivo: ciascuna figura viene posta nella condizione di ritrovarsi in un tempo vissuto al rallentatore. Uno stop motion prolungato e a tal punto dilatato che il movimento diventa impercettibile, in cui anche il respiro si fa quasi trattenuto. Questa progressiva istantanea di un attimo è l’artefice della riflessione che attorno alle figure si crea nel silenzio dell’attesa. Attesa che diventa allora scoperta.
Il loro isolamento non si configura mai quindi come abbandono di chi è ripreso e bloccato nell’eternità consacrante dell’arte, questi individui non sono totalmente spersonalizzati e allontanati dalla dimensione dell’esistente, ma mantengono un legame che si riflette non nella trasposizione del reale ma con la rivelazione della sua percezione. S’instaura una comunicazione empatica tra chi osserva e queste sculture: in questi piccoli teatrini delle solitudini chi guarda si fa spettatore del quotidiano senza tempo della condizione esistenziale. Il condividere lo sguardo dei soggetti di Crippa ci orienta verso la scoperta, attuata sempre secondo una prospettiva personale ed individuale, di una ritrovata interiorità.
La figurazione di Nando Crippa supera i limiti convenzionali di questa espressione: non diventa rappresentativa della personale individualità di colui che è ritratto, ma contestualizza, nel sentimento della sua carica emotiva, anche lo sguardo volto al profondo di chi osserva.
Cerca la risoluzione di un conflitto, non aggressivo, nella relazione tra natura e spirito dell’individuo, in rapporto con l’essenza dell’assoluto esistenziale in cui ci si immedesima e, inaspettatamente, ci si ritrova. Aspetti dell’esistere di cui spesso ci dimentichiamo, oppressi dal peso della quotidianità contingente.
Una scultura che diviene, in una solitudine apparente, impressionismo. Impressionismo non nel segno, non nel gesto, ma nella percezione. L’impressione si lega al rilevare dei sensi, a fior di pelle fino giù nel profondo dell’anima. Ed ecco che la solitudine non è solo fine a sé stessa, diventata apparente, Crippa ne dilata il confine e ci mostra la diversità delle solitudini. Differenze che solo individualmente, grazie al ritrovarsi di ciascuno di noi nelle sue opere, possiamo comprendere. In ciascuna sua realizzazione c’è una rispondente identificazione che fa leva sui meccanismi surreali – posti oltre il reale – dell’inconscio.
Ritroviamo il rapporto con un’altra realtà che non si rivela con l’intorno, con le circostanziate accidentalità del quotidiano del vivere, con i suoi paesaggi noti, con le immagini di richiamo, con le evocazioni di luoghi e situazioni, ma che si svela con il sentimento, col percepire la consapevolezza di una coscienza e conoscenza nuove. A ciascuno tocca ora il compito, in questa solitudine apparente, di ritrovare e giocare lì il proprio ruolo.
Matteo Galbiati
10
febbraio 2011
Nando Crippa – Solitudini Apparenti
Dal 10 febbraio al 18 marzo 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA SENO
Milano, Via Ciovasso, 19, (Milano)
Milano, Via Ciovasso, 19, (Milano)
Orario di apertura
lunedì - venerdì dalle 10.30 – 13.00 alle 15.00 – 19.00
Vernissage
10 Febbraio 2011, ore 18.30
Autore