Il titolo di questa mostra dedicata a Nanni Menetti rinvia immediatamente al famoso palindromo (frase che può essere letta tanto da sinistra quanto da destra senza che cambi identità) latino “in girum imus nocte et consumimur igni”, che, come sottolinea Stefano Bartezzaghi nel suo libro Incontri con la Sfinge (Einaudi, 2004), viene comunemente tradotto “andiamo in giro di notte e ci consumiamo al fuoco”, e, insistendo sul fuoco, intende catturarne tutta la pregnanza concettualmente desiderante, addirittura fino alla propria estinzione.

Palindromo enigmatico diversamente interpretato, da una figurazione delle lucciole a quella delle anime dei dannati di cui le lucciole spesso sono l’immagine, ma non dimentichiamoci che tale palindromo era anche detto, nel Medio-evo, “verso del diavolo” e che il diavolo ha anche il nome di lucifero, portatore di luce, appunto come il fuoco.

Non interessa a Nanni Menetti l’aspetto demoniaco della vicenda, ma quello “illuminante” (da un punto di vista epistemico) sì e non poco. Non si vuole spesso che anche la scienza sia luciferina? E in quale senso lo si vuole se non in quello che la vuole portatrice della luce della conoscenza, là dove regna appunto il buio della notte (l’ignoranza in cui ci muoviamo)?

Nanni Menetti è fermamente convinto che non solo la scienza ma anche l’arte ci abbia da sempre arricchito di conoscenze. Certo, in forme che la scienza ovviamente non conosce, ma proprio per questo più intense. In particolare l’arte che già di suo ha come campo di lavoro l’universo dei segni, della comunicazione e della scrittura, naturalmente intrisi di concettualità.

Su questa linea le opere presenti in questa mostra declinano in diverse figure questa loro generale, ossessiva, ricerca di conoscenza fino ad arrivare inevitabilmente a scoprire che non ci sono valori puri e che la violenza è una inevitabile struttura della nostra esistenza. Croce e delizia del nostro vivere.

Croce, perché queste opere ci rivelano che essa è ineliminabile anche se, tramite l’arte, possiamo tenerla a bada e ridurla al minimo necessario. Delizia, poi, perché ci rivelano che, nonostante questa condanna, il positivo, per esempio della bellezza, non ci è impedito in assoluto. Anzi! Sapendo che anche l’arte è una specie di Giano bifronte si può perseguirla godendo insieme e della Bellezza e della Conoscenza secondo un connubio che nessun altra pratica umana riesce a realizzare.

E’ questa l’avventura visiva che le opere di Nanni Menetti, chiamate non a caso “microviolenze”, da sempre tentano di intraprendere. Con gli straordinari Leggii-illeggibili, le Sfingi i Ritratti Scaramazza, opere realizzate con il riutilizzo dei materiali della scrittura, e con le crio-grafie, eseguite in contemporanea dal gelo e dalla mano dell’artista.



Sue opere sono presenti in modo permanente in diverse collezioni private e pubbliche, tra le quali:



la Collezione d’Ateneo dell’Università di Bologna (Aula Magna di Santa Lucia); La Pinacoteca di Ravenna; Casa Cini a Ferrara; La Collezione d’arte contemporanea della Banca UniCredit di Bologna; la Collezione dell’Associazione Italo-Francese di Bologna; la Collezione della Fondazione Ca’ La Ghironda, Ponte Ronca di Zola Predona (BO); la Collezione d’arte contemporanea dell’università Di Marshall del Minnesota (USA); il Centro di Poesia contemporanea dell’Università di Bologna; il Dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna; la Collezione dell’Associazione Italo-Francese di Bologna; il Centro di Poesia contemporanea dell’Università di Bologna; le Collezioni comunali d’arte di Forlì, di Foggia, di Macerata (Ripa San Ginesio), di Caltanissetta (Montedoro), Di Castel San Pietro (Bologna), di Pavullo ( Modena); la Collezione Rainbow di Cagliari; la Collezione del Premio internazionale G. Marconi c/o il “Circolo artistico” di Bologna e La collezione del Museo d’arte delle Generazioni italiane del ‘900 “G. Bargellini” di Pieve di Cento (BO).



Sulla sua opera hanno scritto, tra altri, Renato Barilli, Stefano Bartezzaghi, Stefano Bonaga, Giorgio Bonomi, Beatrice Buscaroli, Omar Calabrese, Claudio Cerritelli, Leonardo Conti, Valerio Dehò, Monica Miretti, Lorella Pagnucco Salvemini, Silvia Pegoraro, Bruno Rosada, Claudio Spadoni e gli scrittori Paolo Ruffilli e Roberto Roversi.