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Paige Beeber – Nel gioco delle fiamme
Paige Beeber (1993), Brooklyn , New York City. Guardando le sue opere ci troviamo di fronte a una wunderkammer in cui lo spettatore si trova davanti a delle stanze, luoghi lontani, spazi che si aprono in altri spazi in cui il tempo implicito diventa tempo esplicito, ma dove un evento ha avuto luogo.
Comunicato stampa
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Paige Beeber (1993) è un’artista newyorkese, formatasi artisticamente nella grande mela, in una società dinamica e fluida, espressione anche della politica e della ideologia, effervescenza metropolitana che spesso si trasforma in protesta, e l’arte rappresenta la vita stessa. I” nomadi dell’arte”(R.Barilli) hanno rivoluzionato il paradigma estetico, assimilano il contesto esistenziale e lo traducono in un linguaggio che non si affida a un modello stabilito, ma è la risultante di diverse tecniche, spesso mescolate e innovate sulla base delle esperienze interiori e personali di ciascuno di essi.
Tra gli anni 70 e 80 il filosofo J. Derrida con le sue idee, riesce a permeare e penetrare negli strati più impegnati della cultura e dell’arte americana: è dekostruzione, differenza, gioco delle forme in cui l’immaginazione non più vincolata da nulla prospetta liberamente all’intelletto forme nuove. La percezione estetica ne risulta modificata profondamente. Non importa che il mondo, le cose siano realmente, importa che esse nel mondo dell’apparenza siano quelle che dovrebbero essere.
Dekostruzione è una pratica culturale che ha come scopo di distruggere i concetti fondatori dell’ontologia, smontare un sapere che si manifesta come tramandato, è critica al colonialismo, al concetto di identità di genere, maschile e femminile, alla razza; è critica alla cultura occidentale tutta ed è rinvio all’altro.
Le opere di Paige Beeber risentono di questa formazione estetica, di questo respiro metropolitano, che trova nell’entropia intesa come deterioramento irrecuperabile di un ordine iniziale una traccia da cui generarsi. L’opera dell’artista è un’opera aperta e si presenta a noi come un multiverso metafisico, con più direzioni, possibilità sempre aperte, un labirinto. Si apre a noi un mondo di sentieri, di porte che rinviano ad altre uscite e altre entrate, come un cammino dell’umano inteso come avanzamento e smarrimento, un perdersi in una società metropolitana dinamica e diseguale.
Guardando le sue opere ci troviamo di fronte a una wunderkammer in cui lo spettatore si trova davanti a delle stanze, luoghi lontani, spazi che si aprono in altri spazi in cui il tempo implicito diventa tempo esplicito, ma dove un evento ha avuto luogo. In questo gioco di forme, Paige Beeber non rappresenta o ri-presenta sulla tela ciò che vede, le linee e i colori veduti nel paesaggio esteriore, fa circolare un soffio vitale, dà vitalità e dinamismo alla natura. Il reale lo vede, lo percepisce non solo con gli occhi ma con l’integralità della propria persona.
Vede il mondo e con lo sguardo, l’artista, si apre a esso e coglie intuitivamente il mondo e si proietta in contatto con il mondo, penetrando il senso del fenomeno del mondo e ad afferrarlo in concetti.
Tra gli anni 70 e 80 il filosofo J. Derrida con le sue idee, riesce a permeare e penetrare negli strati più impegnati della cultura e dell’arte americana: è dekostruzione, differenza, gioco delle forme in cui l’immaginazione non più vincolata da nulla prospetta liberamente all’intelletto forme nuove. La percezione estetica ne risulta modificata profondamente. Non importa che il mondo, le cose siano realmente, importa che esse nel mondo dell’apparenza siano quelle che dovrebbero essere.
Dekostruzione è una pratica culturale che ha come scopo di distruggere i concetti fondatori dell’ontologia, smontare un sapere che si manifesta come tramandato, è critica al colonialismo, al concetto di identità di genere, maschile e femminile, alla razza; è critica alla cultura occidentale tutta ed è rinvio all’altro.
Le opere di Paige Beeber risentono di questa formazione estetica, di questo respiro metropolitano, che trova nell’entropia intesa come deterioramento irrecuperabile di un ordine iniziale una traccia da cui generarsi. L’opera dell’artista è un’opera aperta e si presenta a noi come un multiverso metafisico, con più direzioni, possibilità sempre aperte, un labirinto. Si apre a noi un mondo di sentieri, di porte che rinviano ad altre uscite e altre entrate, come un cammino dell’umano inteso come avanzamento e smarrimento, un perdersi in una società metropolitana dinamica e diseguale.
Guardando le sue opere ci troviamo di fronte a una wunderkammer in cui lo spettatore si trova davanti a delle stanze, luoghi lontani, spazi che si aprono in altri spazi in cui il tempo implicito diventa tempo esplicito, ma dove un evento ha avuto luogo. In questo gioco di forme, Paige Beeber non rappresenta o ri-presenta sulla tela ciò che vede, le linee e i colori veduti nel paesaggio esteriore, fa circolare un soffio vitale, dà vitalità e dinamismo alla natura. Il reale lo vede, lo percepisce non solo con gli occhi ma con l’integralità della propria persona.
Vede il mondo e con lo sguardo, l’artista, si apre a esso e coglie intuitivamente il mondo e si proietta in contatto con il mondo, penetrando il senso del fenomeno del mondo e ad afferrarlo in concetti.
24
settembre 2021
Paige Beeber – Nel gioco delle fiamme
Dal 24 settembre al 24 ottobre 2021
arte contemporanea
Location
SARP PALAZZO PREVITERA
Linguaglossa, Via D. Alighieri, 22, (CT)
Linguaglossa, Via D. Alighieri, 22, (CT)
Orario di apertura
17-19
Ufficio stampa
Balloon Project
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Curatore
Media partner
Produzione organizzazione
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