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PAM Paolo Mazzuchelli – Tra le ciglia
Dal 6 settembre 2020 al 28 marzo 2021 il Museo d’arte della Svizzera italiana rende omaggio all'artista ticinese PAM Paolo Mazzuchelli con la mostra Tra le ciglia. Realizzata in stretta collaborazione con l’artista, l’esposizione ripercorre le varie fasi della sua creazione artistica, attraverso un centinaio di opere, tra cui il monumentale ciclo Lettere dall’Europa con cui Mazzuchelli si è aggiudicato la Borsa federale delle belle arti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nato negli anni Cinquanta, Mazzuchelli è tra gli artisti ticinesi più rappresentativi della sua
generazione. Osservatore attento del panorama contemporaneo, matura il suo percorso artistico in
Ticino, dove sceglie di vivere e lavorare mantenendo rapporti vivaci di scambio artistico con altre
realtà, in modo particolare con la Svizzera d’Oltralpe e l’Italia. Pittore segnico e di materia spessa
ai suoi esordi, è un artista di ascendenza surrealista, espressionista e informale, il cui lavoro deve
molto alla Beat generation, all’arte psichedelica e alla letteratura underground.
La mostra Tra le ciglia ripercorre le varie fasi della carriera dell’artista presentando un corpus di
circa cento opere, prevalentemente di grande formato, realizzate a partire dagli anni Settanta fino
ai giorni nostri. L’allestimento non segue un ordine cronologico e si sviluppa in nuclei di lavori
accomunati da tematiche e soggetti ricorrenti. Tra questi, emergono elementi legati al mondo
vegetale, i paesaggi visionari e apocalittici e la figura umana. La mostra evidenzia, inoltre, le varie
tecniche utilizzate dall’artista e in particolare le tecniche miste su tela e carta, il carbone e la china
su carta, nonché le diverse tecniche di incisione.
Il percorso espositivo si apre con un’opera riconducibile agli esordi, Quello che rimane dell’infanzia
(1976-1977), dove l’artista, mediante un taglio prospettico audace e una pennellata vibrante,
raffigura alcuni giocattoli abbandonati sopra un armadio. La mostra prosegue con una serie di
lavori cruciali nel percorso artistico di Mazzuchelli: Rinoceronte (1990 ca.) e Lophophora Williamsi
(1990-1991), entrambi realizzati a partire da un’impronta del corpo sulla carta con successivo
intervento da parte dell’artista. Le due opere testimoniano sia la dimensione performativa del lavoro
dei primi anni Novanta che l’inserimento della scrittura all’interno dell’immagine, due aspetti che
diventeranno una costante nelle scelte espressive successive dell’artista. Carta geografica (1991)
è invece realizzata a china con innumerevoli gradazioni di nero – colore che dominerà la ricerca
dell’artista per oltre un decennio – e compone una oscura mappa. Completano la prima sala una
serie di opere astratte della metà degli anni Ottanta, Perché non da Z (1996-1997), opera articolata
da una sequenza di riquadri che ricordano la struttura del fumetto tradizionale, e soprattutto Da
dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (2002), omaggio a Goya e Gauguin, una delle stampe
policrome monumentali, tecnica attraverso cui Mazzuchelli si riappropria del colore. La parte
centrale della mostra è introdotta da una sezione contraddistinta proprio da stampe dalla cromia
vivace di grande formato: Lamera (2002) e Stele delle ciliegie (2002), a fanno eco alla quasi
“psichedelica” Battilamera (1996/2015), che si incontra successivamente nel percorso. Delicate
incisioni di piccolo formato caratterizzano la serie Novantanove haiku (2007), in cui Mazzuchelli
compone un proprio bestiario ed erbario. Questa parte dell’esposizione è dominata dai grandi
disegni a carboncino del ciclo dedicato all’attivista brasiliano Chico Mendes con cui Paolo
Mazzuchelli si aggiudicò la Borsa federale delle belle arti nel 1993, per il secondo anno
consecutivo. In una sorta di viaggio nella profondità oscura dell’inconscio, vengono qui
rappresentati mondi visionari e scenari apocalittici popolati da figure e paesaggi fantastici. Il dittico
Vomir charognes (2014) documenta il ritorno alla rappresentazione dell’anatomia umana tramite
una figurazione caustica, di denuncia e che contraddistingue la ricerca artistica degli ultimi cinque
ann,i così come la parte finale dell’allestimento della mostra.
Un’estetica apparentemente più conciliante, legata alle meraviglie e ai misteri della natura – tema
ricorrente nelle opere a partire dal 1992 – trova sfogo nella serie Giardini immaginari (2013) e in
Naga e Hiro (2008) il cui titolo riconduce a momenti oscuri della storia del XX secolo.
Il ciclo Ancora una stagione per riflettere (2018/2019) riunisce invece le realizzazioni a stampa più
recenti dell’artista: una serie di omaggi agli amici scomparsi.
Concludono il percorso espositivo una cinquantina di disegni di diverso formato dove, tramite corpi
mozzati e innaturalmente contorti, l’artista denuncia la violenza che contraddistingue in varie forme
la nostra società, gettando uno sguardo sul mondo contemporaneo.
Cenni biografici
Paolo Mazzuchelli nasce a Lugano il 27 gennaio 1954. Come molti artisti ticinesi, si iscrive al
Centro Scolastico Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano per proseguire la formazione all’Accademia
di Brera a Milano, che frequenta fino al 1975. Nel 1982 vince il concorso di disegno indetto dal
comune di Chiasso e tiene, sempre a Chiasso, la prima mostra personale di rilievo alla Galleria
Mosaico, dove espone ancora nel 1985, 1990 e nel 1993. Dopo il periodo formativo, vive e lavora
in Ticino dove è parte di un tessuto di vivaci scambi. Nel 1992 e nel 1993 ottiene la Borsa federale
delle belle arti
Dagli anni ’90 Mazzuchelli inizia ad intrattenere rapporti con artisti e scrittori gravitanti intorno al
poeta visivo Franco Beltrametti, dando vita ad esperienze di contaminazione fra immagine, musica
e poesia che vengono presentate, tra gli altri a Venezia, a Locarno, Milano e Zurigo. Nel 2000 il
Museo Villa dei Cedri di Bellinzona ordina un fondo, presentato nel 2002 – tutt’oggi conservato
presso il museo –, che documenta in dettaglio, attraverso una nutrita scelta di lavori su carta,
l’importanza crescente dell’atto grafico nel lavoro di Mazzuchelli: dai disegni di esordio ai grandi
fogli a china e carbone fino alle grandi stampe policrome esposte al Museo Epper di Ascona nel
1998. Nel 2002 il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona e il Centro Culturale Elisarion di Minusio gli
dedicano una mostra con opere del periodo 1982-2002. Nel 2010 e nel 2013 espone alla Galerie
Carzaniga a Basilea, mentre nell 2015 e nel 2019 è ospite della Galleria Carlo Mazzi a Tegna.
Paolo Mazzuchelli vive e lavora a Tegna.
Il catalogo
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/tedesco di circa 200 pagine, di cui 120
tavole a colori e 70 pagine corredate da minimali dedicate ai saggi critici e agli apparati. Saggi a
cura di Daria Caverzasio Hug, Paolo Mazzuchelli, Fabrizio Scaravaggi, Cristina Sonderegger.
Apparati a cura di Cristina Sonderegger. Grafica Massimo Prandi. Edizioni Casagrande,
Bellinzona.
Il catalogo è stato realizzato grazie al sostegno della Sophie und Karl Binding Stiftung.
Rappresenta l’88esimo progetto selezionato nel contesto della sezione “Binding Sélection
d’Artistes”, volta a incentivare artiste e artisti svizzeri.
MASI Lugano
Il Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato
come uno dei musei d'arte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il
nord delle Alpi, tra l'Europa latina e quella germanica. Nelle sue due sedi - quella presso il centro
culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali - offre una ricca programmazione espositiva con
mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più
lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. L'offerta artistica è arricchita dalla
collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati - parte del circuito del MASI -
interamente dedicata all'arte contemporanea. Il MASI è uno dei musei svizzeri sostenuti dall'Ufficio
federale della cultura ed è anche uno degli "Art Museums of Switzerland", il gruppo di musei
selezionati da Svizzera Turismo per promuovere l'immagine culturale del Paese in tutto il mondo.
generazione. Osservatore attento del panorama contemporaneo, matura il suo percorso artistico in
Ticino, dove sceglie di vivere e lavorare mantenendo rapporti vivaci di scambio artistico con altre
realtà, in modo particolare con la Svizzera d’Oltralpe e l’Italia. Pittore segnico e di materia spessa
ai suoi esordi, è un artista di ascendenza surrealista, espressionista e informale, il cui lavoro deve
molto alla Beat generation, all’arte psichedelica e alla letteratura underground.
La mostra Tra le ciglia ripercorre le varie fasi della carriera dell’artista presentando un corpus di
circa cento opere, prevalentemente di grande formato, realizzate a partire dagli anni Settanta fino
ai giorni nostri. L’allestimento non segue un ordine cronologico e si sviluppa in nuclei di lavori
accomunati da tematiche e soggetti ricorrenti. Tra questi, emergono elementi legati al mondo
vegetale, i paesaggi visionari e apocalittici e la figura umana. La mostra evidenzia, inoltre, le varie
tecniche utilizzate dall’artista e in particolare le tecniche miste su tela e carta, il carbone e la china
su carta, nonché le diverse tecniche di incisione.
Il percorso espositivo si apre con un’opera riconducibile agli esordi, Quello che rimane dell’infanzia
(1976-1977), dove l’artista, mediante un taglio prospettico audace e una pennellata vibrante,
raffigura alcuni giocattoli abbandonati sopra un armadio. La mostra prosegue con una serie di
lavori cruciali nel percorso artistico di Mazzuchelli: Rinoceronte (1990 ca.) e Lophophora Williamsi
(1990-1991), entrambi realizzati a partire da un’impronta del corpo sulla carta con successivo
intervento da parte dell’artista. Le due opere testimoniano sia la dimensione performativa del lavoro
dei primi anni Novanta che l’inserimento della scrittura all’interno dell’immagine, due aspetti che
diventeranno una costante nelle scelte espressive successive dell’artista. Carta geografica (1991)
è invece realizzata a china con innumerevoli gradazioni di nero – colore che dominerà la ricerca
dell’artista per oltre un decennio – e compone una oscura mappa. Completano la prima sala una
serie di opere astratte della metà degli anni Ottanta, Perché non da Z (1996-1997), opera articolata
da una sequenza di riquadri che ricordano la struttura del fumetto tradizionale, e soprattutto Da
dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (2002), omaggio a Goya e Gauguin, una delle stampe
policrome monumentali, tecnica attraverso cui Mazzuchelli si riappropria del colore. La parte
centrale della mostra è introdotta da una sezione contraddistinta proprio da stampe dalla cromia
vivace di grande formato: Lamera (2002) e Stele delle ciliegie (2002), a fanno eco alla quasi
“psichedelica” Battilamera (1996/2015), che si incontra successivamente nel percorso. Delicate
incisioni di piccolo formato caratterizzano la serie Novantanove haiku (2007), in cui Mazzuchelli
compone un proprio bestiario ed erbario. Questa parte dell’esposizione è dominata dai grandi
disegni a carboncino del ciclo dedicato all’attivista brasiliano Chico Mendes con cui Paolo
Mazzuchelli si aggiudicò la Borsa federale delle belle arti nel 1993, per il secondo anno
consecutivo. In una sorta di viaggio nella profondità oscura dell’inconscio, vengono qui
rappresentati mondi visionari e scenari apocalittici popolati da figure e paesaggi fantastici. Il dittico
Vomir charognes (2014) documenta il ritorno alla rappresentazione dell’anatomia umana tramite
una figurazione caustica, di denuncia e che contraddistingue la ricerca artistica degli ultimi cinque
ann,i così come la parte finale dell’allestimento della mostra.
Un’estetica apparentemente più conciliante, legata alle meraviglie e ai misteri della natura – tema
ricorrente nelle opere a partire dal 1992 – trova sfogo nella serie Giardini immaginari (2013) e in
Naga e Hiro (2008) il cui titolo riconduce a momenti oscuri della storia del XX secolo.
Il ciclo Ancora una stagione per riflettere (2018/2019) riunisce invece le realizzazioni a stampa più
recenti dell’artista: una serie di omaggi agli amici scomparsi.
Concludono il percorso espositivo una cinquantina di disegni di diverso formato dove, tramite corpi
mozzati e innaturalmente contorti, l’artista denuncia la violenza che contraddistingue in varie forme
la nostra società, gettando uno sguardo sul mondo contemporaneo.
Cenni biografici
Paolo Mazzuchelli nasce a Lugano il 27 gennaio 1954. Come molti artisti ticinesi, si iscrive al
Centro Scolastico Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano per proseguire la formazione all’Accademia
di Brera a Milano, che frequenta fino al 1975. Nel 1982 vince il concorso di disegno indetto dal
comune di Chiasso e tiene, sempre a Chiasso, la prima mostra personale di rilievo alla Galleria
Mosaico, dove espone ancora nel 1985, 1990 e nel 1993. Dopo il periodo formativo, vive e lavora
in Ticino dove è parte di un tessuto di vivaci scambi. Nel 1992 e nel 1993 ottiene la Borsa federale
delle belle arti
Dagli anni ’90 Mazzuchelli inizia ad intrattenere rapporti con artisti e scrittori gravitanti intorno al
poeta visivo Franco Beltrametti, dando vita ad esperienze di contaminazione fra immagine, musica
e poesia che vengono presentate, tra gli altri a Venezia, a Locarno, Milano e Zurigo. Nel 2000 il
Museo Villa dei Cedri di Bellinzona ordina un fondo, presentato nel 2002 – tutt’oggi conservato
presso il museo –, che documenta in dettaglio, attraverso una nutrita scelta di lavori su carta,
l’importanza crescente dell’atto grafico nel lavoro di Mazzuchelli: dai disegni di esordio ai grandi
fogli a china e carbone fino alle grandi stampe policrome esposte al Museo Epper di Ascona nel
1998. Nel 2002 il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona e il Centro Culturale Elisarion di Minusio gli
dedicano una mostra con opere del periodo 1982-2002. Nel 2010 e nel 2013 espone alla Galerie
Carzaniga a Basilea, mentre nell 2015 e nel 2019 è ospite della Galleria Carlo Mazzi a Tegna.
Paolo Mazzuchelli vive e lavora a Tegna.
Il catalogo
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/tedesco di circa 200 pagine, di cui 120
tavole a colori e 70 pagine corredate da minimali dedicate ai saggi critici e agli apparati. Saggi a
cura di Daria Caverzasio Hug, Paolo Mazzuchelli, Fabrizio Scaravaggi, Cristina Sonderegger.
Apparati a cura di Cristina Sonderegger. Grafica Massimo Prandi. Edizioni Casagrande,
Bellinzona.
Il catalogo è stato realizzato grazie al sostegno della Sophie und Karl Binding Stiftung.
Rappresenta l’88esimo progetto selezionato nel contesto della sezione “Binding Sélection
d’Artistes”, volta a incentivare artiste e artisti svizzeri.
MASI Lugano
Il Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato
come uno dei musei d'arte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il
nord delle Alpi, tra l'Europa latina e quella germanica. Nelle sue due sedi - quella presso il centro
culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali - offre una ricca programmazione espositiva con
mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più
lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. L'offerta artistica è arricchita dalla
collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati - parte del circuito del MASI -
interamente dedicata all'arte contemporanea. Il MASI è uno dei musei svizzeri sostenuti dall'Ufficio
federale della cultura ed è anche uno degli "Art Museums of Switzerland", il gruppo di musei
selezionati da Svizzera Turismo per promuovere l'immagine culturale del Paese in tutto il mondo.
06
settembre 2020
PAM Paolo Mazzuchelli – Tra le ciglia
Dal 06 settembre 2020 al 28 marzo 2021
arte contemporanea
Location
MASI LUGANO
Lugano, Piazza Bernardino Luini, 6, (Lugano)
Lugano, Piazza Bernardino Luini, 6, (Lugano)
Autore
Curatore