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Paolo Cavinato – Passaggioininterno
Dipinti e installazioni
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Stanze
«…Si parla di contenitori, stanze come contenitori dell’anima?
Il ritorno alla pittura… un periodo di ricerca durato circa 10 anni,
nel quale ho cercato il valore della pittura oggi. Il senso del fare
pittura oggi.. ? è già questa una problematica interessante.
Attraverso altri linguaggi, altre esperienze nel campo del video, della
fotografia, della macchina scenica teatrale.. sono giunto alla
conclusione che in ogni caso dipingere, significa tradurre in modo
molto più diretto ciò che abbiamo nel profondo, sul supporto..,
tracciare il segno, il colore, la tensione, vuol dire imprimere uno
stato d’essere, una malattia, un sentimento fuori da sé, che diventa
poi altro da sé.
Oggi gli automatismi, gli schemi predefiniti, già programmati, già
destinati, ci sottraggono da quell’essenza naturale da cui in realtà
deriviamo.
Nei sistemi sociali precostituiti, è inscritto il problema della
mancanza di spiritualità e della solitudine dell’uomo.
Il gesto pittorico rimane la base della creazione, della vita.
Irriproducibile? Il mondo interiore forse è lo spazio, il solo, l’unico
ancora rimasto insostituibile, puro, lontano dal bisturi, freddi
strumenti della tecnologia e della scienza.
Mi ha commosso questa forza, questa possibilità ancora, questa
potenzialità insita nell’uomo. L’uomo può essere oltre, andare oltre
gli schemi preconfezionati, “televisivi”, riproduttivi industriali. Ma
il segno pittorico, è ancora di più del tipo “fatto a mano”,
artigianale… raggiunge la sfera Spirituale direi.
La descrizione di luoghi, del profondo.
Ho raccolto alcune immagini cercando di esprimere delle atmosfere
particolari. I miei dipinti sono delle situazioni, suggestioni di
luoghi. Si tratta di luoghi chiusi o aperti. Le stanze o i saloni da
ballo, dove figure solitarie se ne stanno dritte ad osservare la folla
e nell’attesa di un evento (di un cambiamento). I boschi sono i
paesaggi dove uomo e natura ritornano in un’armonia unica insieme.
Mescolati in particelle di colore gocciolante. Sono sempre immagini
liquide, sciolte.., dove quasi si ha la sensazione che tutto stia per
accadere, come in sogno, dopo di ché non è mai stato. Presente e
passato… linee che si avvicinano all’infinito senza mai toccarsi..
Alcuni riferimenti vanno sicuramente alla pittura seicentesca di
Alessandro Magnasco.. dove le figure “staccate” nelle sale enormi
brune e di terra bruciata e il colore della peste, il colore di secoli
in fumo accentuano il peso della storia, del passato. Tutta una
questione europea comunque, e ancora molto affascinante. E poi queste
prospettive sceniche, che richiamano il Tintoretto. Stanze come scatole
nere, dove la luce rischiara alcune cose, altre invece le lascia in
penombra. Una luce della coscienza, direi.
C’è sempre l’idea di luogo come spazio “intimo” o “interiore” nel quale
giacciono le sensazioni, le impressioni più nascoste. Le memorie da
custodire, quelle memorie lontane di secoli.. nei secoli della pittura,
della storia dell’arte: il passaggio dalla bidimensionalità alla
tridimensionalità. La dimensione così detta tattile, esistenziale, e
poi oltre la dimensione, l’infinito, l’oro, il valore oro.. che va
oltre perché non ha dimensioni. L’oro Disintegra la prospettiva, va
oltre la rappresentazione.
(Riferimento all’odissea kubrickiana)
Nella pittura figurativa sacra è la luce divina.
Si arriva alla Camera d’oro.
Come dice Deleuze, si arriva ad uno “spazio aptico” e non più ottico.
Perspectiva significa infatti “vedere chiaramente”, operare un processo
di razionalizzazione della visione.
La camera d’oro potrebbe essere una risorsa, ancora custodita,
nascosta, ancora chiusa…
In quest’ultima serie di dipinti la materia è ancora più vibrante…
In rivelazione, il bagno pubblico (o privato?), figura in bosco, La
camera d’oro, rivelano lo sfaldarsi delle cose… delle materie che si
sciolgono..
E figure umane che possiedono un’energia, che concentrano in sé
un’energia magnetica, luminosa, sacra… ma non saprei spiegarle…
La luce va a toccare certe cose, a rischiararle. Le cose cambiano sotto
il velo luminoso…? Per me sì…».
Paolo Cavinato 2005
«…Si parla di contenitori, stanze come contenitori dell’anima?
Il ritorno alla pittura… un periodo di ricerca durato circa 10 anni,
nel quale ho cercato il valore della pittura oggi. Il senso del fare
pittura oggi.. ? è già questa una problematica interessante.
Attraverso altri linguaggi, altre esperienze nel campo del video, della
fotografia, della macchina scenica teatrale.. sono giunto alla
conclusione che in ogni caso dipingere, significa tradurre in modo
molto più diretto ciò che abbiamo nel profondo, sul supporto..,
tracciare il segno, il colore, la tensione, vuol dire imprimere uno
stato d’essere, una malattia, un sentimento fuori da sé, che diventa
poi altro da sé.
Oggi gli automatismi, gli schemi predefiniti, già programmati, già
destinati, ci sottraggono da quell’essenza naturale da cui in realtà
deriviamo.
Nei sistemi sociali precostituiti, è inscritto il problema della
mancanza di spiritualità e della solitudine dell’uomo.
Il gesto pittorico rimane la base della creazione, della vita.
Irriproducibile? Il mondo interiore forse è lo spazio, il solo, l’unico
ancora rimasto insostituibile, puro, lontano dal bisturi, freddi
strumenti della tecnologia e della scienza.
Mi ha commosso questa forza, questa possibilità ancora, questa
potenzialità insita nell’uomo. L’uomo può essere oltre, andare oltre
gli schemi preconfezionati, “televisivi”, riproduttivi industriali. Ma
il segno pittorico, è ancora di più del tipo “fatto a mano”,
artigianale… raggiunge la sfera Spirituale direi.
La descrizione di luoghi, del profondo.
Ho raccolto alcune immagini cercando di esprimere delle atmosfere
particolari. I miei dipinti sono delle situazioni, suggestioni di
luoghi. Si tratta di luoghi chiusi o aperti. Le stanze o i saloni da
ballo, dove figure solitarie se ne stanno dritte ad osservare la folla
e nell’attesa di un evento (di un cambiamento). I boschi sono i
paesaggi dove uomo e natura ritornano in un’armonia unica insieme.
Mescolati in particelle di colore gocciolante. Sono sempre immagini
liquide, sciolte.., dove quasi si ha la sensazione che tutto stia per
accadere, come in sogno, dopo di ché non è mai stato. Presente e
passato… linee che si avvicinano all’infinito senza mai toccarsi..
Alcuni riferimenti vanno sicuramente alla pittura seicentesca di
Alessandro Magnasco.. dove le figure “staccate” nelle sale enormi
brune e di terra bruciata e il colore della peste, il colore di secoli
in fumo accentuano il peso della storia, del passato. Tutta una
questione europea comunque, e ancora molto affascinante. E poi queste
prospettive sceniche, che richiamano il Tintoretto. Stanze come scatole
nere, dove la luce rischiara alcune cose, altre invece le lascia in
penombra. Una luce della coscienza, direi.
C’è sempre l’idea di luogo come spazio “intimo” o “interiore” nel quale
giacciono le sensazioni, le impressioni più nascoste. Le memorie da
custodire, quelle memorie lontane di secoli.. nei secoli della pittura,
della storia dell’arte: il passaggio dalla bidimensionalità alla
tridimensionalità. La dimensione così detta tattile, esistenziale, e
poi oltre la dimensione, l’infinito, l’oro, il valore oro.. che va
oltre perché non ha dimensioni. L’oro Disintegra la prospettiva, va
oltre la rappresentazione.
(Riferimento all’odissea kubrickiana)
Nella pittura figurativa sacra è la luce divina.
Si arriva alla Camera d’oro.
Come dice Deleuze, si arriva ad uno “spazio aptico” e non più ottico.
Perspectiva significa infatti “vedere chiaramente”, operare un processo
di razionalizzazione della visione.
La camera d’oro potrebbe essere una risorsa, ancora custodita,
nascosta, ancora chiusa…
In quest’ultima serie di dipinti la materia è ancora più vibrante…
In rivelazione, il bagno pubblico (o privato?), figura in bosco, La
camera d’oro, rivelano lo sfaldarsi delle cose… delle materie che si
sciolgono..
E figure umane che possiedono un’energia, che concentrano in sé
un’energia magnetica, luminosa, sacra… ma non saprei spiegarle…
La luce va a toccare certe cose, a rischiararle. Le cose cambiano sotto
il velo luminoso…? Per me sì…».
Paolo Cavinato 2005
13
maggio 2005
Paolo Cavinato – Passaggioininterno
Dal 13 al 28 maggio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA TESTONI
Verona, Piazza Pozza, 11, (Verona)
Verona, Piazza Pozza, 11, (Verona)
Orario di apertura
da venerdì a sabato 18-21
Vernissage
13 Maggio 2005, ore 18.30
Sito web
www.paolocavinato.net
Autore
Curatore



