Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Paolo Gubinelli – L’opera su carta
Questa mostra offre alla città di Firenze un mondo di carta dai contorni evanescenti, nel quale è possibile ritrovare quella stessa materia che sopra ogni altra ci conduce al sapere
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’arte di Paolo Gubinelli si esprime attraverso un movimento di luce in costante dialogo con il mondo sensibile e diventa un flusso di coscienza che ci porta nella sua profondità visiva, fonte di prospettive sospese tra la geometria delle linee e la profondità astratta del colore.
Così da una superficie priva di vita, i tagli, le incisioni, le sovrapposizioni, i colori, per mezzo di un’architettura sapiente, diventano per lo spettatore una lettura lirica dello spazio..
In questa nuova dimensione, nella quale “ vapora la vita quale essenza “ ( Montale ), si può cogliere il senso dell’arte che Paolo Gubinelli offre ai suoi attenti “ lettori “.
Osservando, infatti, le sue opere, siamo messi facilmente nella condizione di percepire un flusso energetico che permea la materia ed emana una vitalità sottesa e discreta, e per tale motivo la nostra emotività subisce un mutamento di stato, portandoci ad una più esatta conoscenza di questo singolare linguaggio di luce.
Questa mostra offre alla città di Firenze un mondo di carta dai contorni evanescenti, nel quale è possibile ritrovare quella stessa materia che sopra ogni altra ci conduce al sapere.
Simone Siliani Assessore alla Cultura del Comune di Firenze - ( Comune di Firenze , Limonaia di Villa Strozzi, BZF Vallecchi – 2004 )
LARA VINCA MASINI - ( Tra luce-colore e spazio-luce. )
La sensibilità e la capacità degli artisti (nella loro ‘consapevolezza infinita’, come scriveva McLuahan) di cogliere la mobilità, anche la più sottile e quasi inavvertibile, della ‘temperatura’ del momento culturale in cui vivono, riesce sempre a superare qualsiasi dubbio o incertezza che possiamo aver nutrito circa la naturale e consapevole crescita di un’operazione artistica che abbia preso il via lungo un particolare indirizzo, al momento di un ‘cambiamento di rotta’.
Quando, infatti, nel 1977 scrivevo del lavoro di Paolo Gubinelli, che dichiaravo ‘in fase di autodefinizione’, aggiungevo che le ‘vie possibili per autodefinirsi (potevano) essere tante; la sua ricerca (era) tutt’altro che chiusa’. Allo scopo di fornire una chiave di lettura dell’opera (ciò che resta, ancora credo, almeno una delle funzioni della critica - o no?) cercavo, allora di collocare il lavoro di Gubinelli nella linea ‘analitica’ per definizione, dell’arte moderna (o di ‘riflessione sulla pittura’, di ‘analisi del mezzo’, che va dalle Compenetrazioni iridescenti di Balla, Fontana, Castellani, Dorazio, a Support-Surface, a Newman, Reinhardt, ad Agnes Martin e Dorotea Rockburne); linea che, in quel momento sembrava sul punto di esaurire la sua incisività diretta sulla cultura artistica.
E Gubinelli, la cui sensibilità è, innegabilmente, estremamente acuta -lo dimostra proprio la sottile e quasi impalpabile profondità del suo lavoro- è riuscito ad aprire il suo discorso senza peraltro, tradirne l’impostazione di base, anzi evidenziandone imprevedibili approfondimenti.
La carta resta il medium univoco, a mezzo del quale elaborare la sua ricerca sulla luce-colore e sullo spazio-luce: all’inizio era il cartoncino bianco, compatto, morbido, sul quale l’incisione, abbastanza profonda e la piegatura manuale lungo il segno, provocavano, con l’incidenza radente della luce, ombre più spesse e linee molto nette, evidenzianti il nucleo geometrico, il ‘gioco ottico’, che tendeva a dilatare nello spazio visibile, costituito dalla distanza tra il fruitore e l’opera, il segno-colore (si ricordi che nel manifesto della pittura futurista del 1910 si poteva leggere: ‘Allora tutti si accorgeranno che sotto la nostra epidermide non serpeggia il bruno, ma che vi splende il giallo, che il rosso vi fiammeggia, e che il verde, l’azzurro e il violetto vi danzano voluttuosi e carezzevoli !).
Gubinelli è passato poi, all’uso di un materiale quasi riflettente, una carta trasparente, quasi opalina (la carta ‘da lucido’, per intenderci - e questo si riallaccia più propriamente alla sua attivita professionale di progettazione tecnico-industriale -) in cui i segni si delineano con maggiore incisività e sottigliezza e attraverso la quale il segno passa, visivamente, come il taglio di Fontana ‘oltre’ (il segno tracciato dalla lama che non trapassa mai il foglio, qui, virtualmente, ‘taglia’ a ‘scoprire massaggi al di là’, aprendo ‘la piaga ferita ancestrale, necessario varco alla vita’, cito dei versi dello stesso Gubinelli).
E non solo è cambiato l’uso del materiale, ma da quel bianco, che fin dall’inizio conteneva virtualmente, tutti i colori, da quel bianco, ora divenuto fluido, trasparente, carico di colore segreto, misteriosamente latente, alfine il colore emerge libero, vitalistico, permeato di quella luce che tutto lo contiene e lo dilata. Sulla superficie accanto alla lieve, libera grafia del colore, l’incisione generatrice di fulcri geometrici, occupa ancora una sezione, offrendosi all’incidenza radente della luce.
Il supporto ha assunto, frattanto, forme e dimensioni diverse, si fa ora lungo rotolo che occupa parete del pavimento (con chiara allusione agli Emakimono giapponesi e anche all’occupazione spaziale degli ‘environments’) oppure si definisce in forme composite ritmiche in cui il modulo è quasi sempre il triangolo.
‘Il triangolo’ scrive nei suoi appunti Gubinelli ‘o come figura disegnata, o come forma data ai fogli di carta, o come modulo di scultura in carta, sempre con la prevalenza dell’altezza sulla base; ciò rimanda l’occhio allo slancio verso l’alto’.
L’uso del segno colorato libero e gestuale, realizzato con pastelli e unito a sezioni trattate ancora con incisione e piegatura, delimitanti immagini geometriche come in lievitazione, viene esteso anche, da Gubinelli, al cartoncino, con effetto di profonda e sottile suggestione lirica.
Il lavoro di Gubinelli nasce, dunque, sotto l’insegna della progettualità; ma, ‘progettualità’, non significa soltanto ‘geometria’.
Chi ha detto che la libera espressività non risponde anch’essa, ad un ‘diverso’ e forse più sottile e segreto modello progettuale ?
Ed. Le Arti News, 1 - 2 aprile 1985.
Antologica, Ed. Palazzo dei Diamanti, Comune di Ferrara, 1987.
Paolo Gubinelli, nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura.
Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici: Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Paolo Fossati, Alberto Fiz, Francesco Gallo, Mario Luzi, Lara Vinca Masini, Bruno Munari, Pierre Restany, Carmelo Strano, Maria Luisa Spaziani, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Cesare Vivaldi.
Hanno scritto di lui: Giulio Angelucci, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Debora Ferrari, Mario Giannella, Armando Ginesi, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Roberto Pinto, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani : Andrea Zanzotto. Mario Luzi, Tiziano Rossi, Milo De Angelis, Maria Luisa Spaziani, Alberto Bevilacqua, Franco Loi, Maurizio Cucchi, Alberto Caramella, Giuseppe Conte, Vivian Lamarque, Giancarlo Majorino, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Antonio Riccardi, Mario Santagostini, Cesare Vivaldi.
Così da una superficie priva di vita, i tagli, le incisioni, le sovrapposizioni, i colori, per mezzo di un’architettura sapiente, diventano per lo spettatore una lettura lirica dello spazio..
In questa nuova dimensione, nella quale “ vapora la vita quale essenza “ ( Montale ), si può cogliere il senso dell’arte che Paolo Gubinelli offre ai suoi attenti “ lettori “.
Osservando, infatti, le sue opere, siamo messi facilmente nella condizione di percepire un flusso energetico che permea la materia ed emana una vitalità sottesa e discreta, e per tale motivo la nostra emotività subisce un mutamento di stato, portandoci ad una più esatta conoscenza di questo singolare linguaggio di luce.
Questa mostra offre alla città di Firenze un mondo di carta dai contorni evanescenti, nel quale è possibile ritrovare quella stessa materia che sopra ogni altra ci conduce al sapere.
Simone Siliani Assessore alla Cultura del Comune di Firenze - ( Comune di Firenze , Limonaia di Villa Strozzi, BZF Vallecchi – 2004 )
LARA VINCA MASINI - ( Tra luce-colore e spazio-luce. )
La sensibilità e la capacità degli artisti (nella loro ‘consapevolezza infinita’, come scriveva McLuahan) di cogliere la mobilità, anche la più sottile e quasi inavvertibile, della ‘temperatura’ del momento culturale in cui vivono, riesce sempre a superare qualsiasi dubbio o incertezza che possiamo aver nutrito circa la naturale e consapevole crescita di un’operazione artistica che abbia preso il via lungo un particolare indirizzo, al momento di un ‘cambiamento di rotta’.
Quando, infatti, nel 1977 scrivevo del lavoro di Paolo Gubinelli, che dichiaravo ‘in fase di autodefinizione’, aggiungevo che le ‘vie possibili per autodefinirsi (potevano) essere tante; la sua ricerca (era) tutt’altro che chiusa’. Allo scopo di fornire una chiave di lettura dell’opera (ciò che resta, ancora credo, almeno una delle funzioni della critica - o no?) cercavo, allora di collocare il lavoro di Gubinelli nella linea ‘analitica’ per definizione, dell’arte moderna (o di ‘riflessione sulla pittura’, di ‘analisi del mezzo’, che va dalle Compenetrazioni iridescenti di Balla, Fontana, Castellani, Dorazio, a Support-Surface, a Newman, Reinhardt, ad Agnes Martin e Dorotea Rockburne); linea che, in quel momento sembrava sul punto di esaurire la sua incisività diretta sulla cultura artistica.
E Gubinelli, la cui sensibilità è, innegabilmente, estremamente acuta -lo dimostra proprio la sottile e quasi impalpabile profondità del suo lavoro- è riuscito ad aprire il suo discorso senza peraltro, tradirne l’impostazione di base, anzi evidenziandone imprevedibili approfondimenti.
La carta resta il medium univoco, a mezzo del quale elaborare la sua ricerca sulla luce-colore e sullo spazio-luce: all’inizio era il cartoncino bianco, compatto, morbido, sul quale l’incisione, abbastanza profonda e la piegatura manuale lungo il segno, provocavano, con l’incidenza radente della luce, ombre più spesse e linee molto nette, evidenzianti il nucleo geometrico, il ‘gioco ottico’, che tendeva a dilatare nello spazio visibile, costituito dalla distanza tra il fruitore e l’opera, il segno-colore (si ricordi che nel manifesto della pittura futurista del 1910 si poteva leggere: ‘Allora tutti si accorgeranno che sotto la nostra epidermide non serpeggia il bruno, ma che vi splende il giallo, che il rosso vi fiammeggia, e che il verde, l’azzurro e il violetto vi danzano voluttuosi e carezzevoli !).
Gubinelli è passato poi, all’uso di un materiale quasi riflettente, una carta trasparente, quasi opalina (la carta ‘da lucido’, per intenderci - e questo si riallaccia più propriamente alla sua attivita professionale di progettazione tecnico-industriale -) in cui i segni si delineano con maggiore incisività e sottigliezza e attraverso la quale il segno passa, visivamente, come il taglio di Fontana ‘oltre’ (il segno tracciato dalla lama che non trapassa mai il foglio, qui, virtualmente, ‘taglia’ a ‘scoprire massaggi al di là’, aprendo ‘la piaga ferita ancestrale, necessario varco alla vita’, cito dei versi dello stesso Gubinelli).
E non solo è cambiato l’uso del materiale, ma da quel bianco, che fin dall’inizio conteneva virtualmente, tutti i colori, da quel bianco, ora divenuto fluido, trasparente, carico di colore segreto, misteriosamente latente, alfine il colore emerge libero, vitalistico, permeato di quella luce che tutto lo contiene e lo dilata. Sulla superficie accanto alla lieve, libera grafia del colore, l’incisione generatrice di fulcri geometrici, occupa ancora una sezione, offrendosi all’incidenza radente della luce.
Il supporto ha assunto, frattanto, forme e dimensioni diverse, si fa ora lungo rotolo che occupa parete del pavimento (con chiara allusione agli Emakimono giapponesi e anche all’occupazione spaziale degli ‘environments’) oppure si definisce in forme composite ritmiche in cui il modulo è quasi sempre il triangolo.
‘Il triangolo’ scrive nei suoi appunti Gubinelli ‘o come figura disegnata, o come forma data ai fogli di carta, o come modulo di scultura in carta, sempre con la prevalenza dell’altezza sulla base; ciò rimanda l’occhio allo slancio verso l’alto’.
L’uso del segno colorato libero e gestuale, realizzato con pastelli e unito a sezioni trattate ancora con incisione e piegatura, delimitanti immagini geometriche come in lievitazione, viene esteso anche, da Gubinelli, al cartoncino, con effetto di profonda e sottile suggestione lirica.
Il lavoro di Gubinelli nasce, dunque, sotto l’insegna della progettualità; ma, ‘progettualità’, non significa soltanto ‘geometria’.
Chi ha detto che la libera espressività non risponde anch’essa, ad un ‘diverso’ e forse più sottile e segreto modello progettuale ?
Ed. Le Arti News, 1 - 2 aprile 1985.
Antologica, Ed. Palazzo dei Diamanti, Comune di Ferrara, 1987.
Paolo Gubinelli, nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura.
Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici: Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Paolo Fossati, Alberto Fiz, Francesco Gallo, Mario Luzi, Lara Vinca Masini, Bruno Munari, Pierre Restany, Carmelo Strano, Maria Luisa Spaziani, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Cesare Vivaldi.
Hanno scritto di lui: Giulio Angelucci, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Debora Ferrari, Mario Giannella, Armando Ginesi, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Roberto Pinto, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani : Andrea Zanzotto. Mario Luzi, Tiziano Rossi, Milo De Angelis, Maria Luisa Spaziani, Alberto Bevilacqua, Franco Loi, Maurizio Cucchi, Alberto Caramella, Giuseppe Conte, Vivian Lamarque, Giancarlo Majorino, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Antonio Riccardi, Mario Santagostini, Cesare Vivaldi.
10
maggio 2005
Paolo Gubinelli – L’opera su carta
Dal 10 al 19 maggio 2005
arte contemporanea
Location
VILLA VOGEL
Firenze, Via Delle Torri, 23, (Firenze)
Firenze, Via Delle Torri, 23, (Firenze)
Orario di apertura
tutti giorni: 10.00 – 14.00 – 15.00 – 17.00
Vernissage
10 Maggio 2005, ore 18
Autore




