“La famiglia può essere stretta o vastissima, a colori o in bianco e nero, vera o finta, salubre o malsana, da non lasciarla mai o da scapparne via di corsa.

Può essere giudicante o disinteressata, regolare o anomala, artistica o metodica, un nucleo pulsante o una stretta mortale.

Attraverso questa mostra cerco di rappresentare una famiglia, colta in tanti momenti della sua storia, recuperata attraverso il filtro del ricordo: vecchie foto diventano spunto per dipingere quadri che sono interpretazioni di vari momenti di vita. Ritratti grandi, piccoli o medi.

Si ricompone così una storia della famiglia, reale o immaginaria che sia, rivisitata attraverso la pittura. Il ricordo personale diventa collettivo, la vecchia foto si muta in un simbolo della famiglia: la mia famiglia, la tua famiglia, la vostra famiglia”.





Paolo Merloni, trentunenne pittore romano, commenta così i suoi quadri di “Famiglia”, gruppo di dipinti a tema familiare tratti da vecchie fotografie ritrovate nei cassetti di casa.

Nella storia di Paolo Merloni il disegno è un’abitudine quotidiana e consolidata: gli scarabocchi della sua infanzia sono diventati molto presto un giornale intimo, un archivio privato di immagini e di contingenze. Dagli autoritratti agli schizzi di quello che Paolo vedeva dalla finestra, dalle caricature alle copie da Caravaggio.

Facce, figure simboliche, resoconti illustrati di intere giornate, parole in libertà di sapore futurista, una rilettura allucinata della storia di Pinocchio disegnata a penna.

Un’esplosione espressiva, personale e urgente, alla quale Merloni ha cercato di dare un metodo, passando attraverso lo studio delle misure esatte dell’architettura prima, e adottando il registro basso del fumetto poi.

La pittura arriva dopo, linguaggio finalmente adatto a commentare un’esperienza violentemente patita: il passaggio dalla confusione alla regola avviene grazie a uno studio sistematico di tutti i modi della pittura e permette a Merloni di maturare uno stile emotivo e potente, in bilico tra la febbre accesa dei colori e la delicata pacatezza dell’artista che scorre all’indietro la propria storia.

La foto di famiglia viene allora trattata come un materiale prefabbricato, di cui Merloni non altera la composizione né il contenuto: il colore, intensamente, quasi drammaticamente steso sulla tela, esalta i dettagli di un’immagine già fatta, fa emergere la vitalità dei contenuti affettivi trasmessi dalle fotografie stesse, interpreta l’oggetto del ricordo restituendo la visione interiore che, proprio di quel ricordo, l’artista riceve o possiede.

Quaranta dipinti come altrettante tracce della vita di una nucleo familiare paradigmatico i cui gesti, fissati per sempre nell’album fotografico di famiglia, sembrano alludere a un destino comune, quello di far parte delle piena del fiume delle generazioni.



L’Associazione Culturale Granma, nella sua nuova sede di via dei Vecchiarelli, nel quartiere Tor di Nona, di fronte a Castel Sant’Angelo, sarà felice di ospitare le mostre dei giovani artisti e di chi, sensibile all’arte, si avvicinerà alle sue iniziative, che prevedono anche incontri, feste, serate.