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Patrick Mimran – Vertigine
Dopo la grande mostra a Venezia, alla fondazione Querini Stampalia nel 2004, l’artista parigino arriva a Roma dove installerà anche uno sei suoi celebri billboard, giganteschi cartelloni con riflessioni sull’arte
Comunicato stampa
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Dopo la grande mostra a Venezia, alla fondazione Querini Stampalia nel 2004, l’artista parigino arriva a Roma dove installerà anche uno sei suoi celebri billboard, giganteschi cartelloni con riflessioni sull’arte.
Patrick Mimran, nato a Parigi nel 1956, è un artista pluridisciplinare, versato nella fotografia, nella musica, nella tecnologia, nella multimedialità, nelle installazioni.
Mimran ha sin dall’inizio della sua carriera dimostrato un amore profondo per il mezzo fotografico. La fotografia è, infatti, sempre presente nelle sue esposizioni ed ha un ruolo di assoluta parità rispetto al mezzo espressivo del video. Per la prima volta questo ruolo fondamentale viene riconosciuto con una mostra in cui le fotografie parleranno da sole e con la loro dirompente forza riprenderanno i temi delle celebri installazioni – Vertigo e Torre di Babele.
Mimran osserva senza batter ciglio e con la più grande positività tinta di humour sui grandi temi dell’umanità – la morte, la bellezza, la sessualità – attraverso colori vivi, composizioni provocanti e giochi di parole. Emblematico in tal senso il lavoro che da titolo alla mostra “Vertigine”
Vertigine rappresenta virtualmente tutti gli aspetti della sessualità umana. Nelle immagini Mimran utilizza più oggetti (monete, sigari, giochi per bambini) che persone fisiche. La sua scelta è motivata dalla convinzione che gli uomini siano gli oggetti della propria pulsione sessuale. Desideri e oggetti che si lasciano manipolare più facilmente delle persone stesse. Una manipolazione che permette sempre nuove prospettive. Un mondo sessuale vertiginoso, scabroso e gioioso, sopportato da un fortissimo sense of humor, dal gioco della attrazione fatale. Dice Mimran : “Ho l’impressione che non ci sia nulla di più forte che una vera attrazione per qualcuno. E’ come una vertigine. E’ questo il tema dominante di questa prospettiva sulla sessualità umana. "
Bocche attraenti e parlanti in Babele TV. Le immagini di labbra colorate, fermate nell’attimo in cui pronunciano parole, si pongono a commento di come la sovrabbondanza di informazioni superficiali che giungono da una base di mezzi di comunicazione in continua espansione si sia dimostrata inutile.
Babel.TV si basa sul racconto biblico dell’origine della molteplicità culturale, nel quale si narra di come Dio abbia abbattuto la torre che il suo popolo stava costruendo per avvicinarsi a lui e raggiungerlo. Dio fu talmente irritato dall’arroganza degli uomini che pensavano di poterlo raggiungere che, non solo distrusse la torre, ma impose anche loro lingue differenti. Questa allegoria del Vecchio Testamento che affronta il problema delle divisioni determinate dalle differenze culturali è stata reincarnata nell’installazione multimediale Babel.TV da cui sono tratte le immagini fotografiche. Mimran ritiene che l’iperstimolazione dovuta all’avvento dei mezzi di comunicazione globale di massa abbia determinato un antitetico, se non ironico, effetto: le persone comunicano sempre meno, proprio nell’epoca dell’informazione e della comunicazione globale.
“Le persone conoscono meno cose oggi rispetto a cinquanta anni fa, ma pensano di conoscere ogni cosa” afferma, infatti, Mimran. Sebbene quest’opera sia stata pensata prima degli accadimenti dell’undici settembre, la sua connotazione di rottura della capacità di comunicazione globale echeggia nell’aumentata presa di coscienza dell’America rispetto alla sua debole prospettiva culturale nel mondo.
L’arte di Patrick Mimran
Mimran non si lega ad una sola forma d’espressione. Si sforza senza sosta di combinare diversi supporti espressivi per favorire la sinestesia nel suo spettatore e per arricchire la sua esperienza visuale. Egli crede che la tecnologia, sua grande passione, possa servire all’arte allo stesso livello in termini di creazione e di comunicazione.
Per Mimran, la spontaneità è primordiale durante la fase creativa, cosa che lo porta a pensare che « l'art gagne à ce qu'on ne réfléchisse pas ».
E’ giocando sull’angolo della improvvisazione e della spontaneità che fa uscire l’arte dal più profondo di se stesso. Ciascuna nuova creazione è un’esperienza di cui bisogna approfittare. Noi non possiamo mai veramente prevedere come un’opera sarà percepita prima di apportarvi il tocco finale. Mimran è convinto che si debba lasciare allo spettatore la cura di reagire poiché il suo giudizio viene da pari a pari. Lui auspica di poter stabilire un dialogo tra l’artista e lo spettatore per creare un substrato comune e propizio per la sua arte: “ Credo che lo spettatore sia altrettanto importante che l’artista, se non di più”.
L’ accessibilità del suo lavoro è tale che trasporta lo spettatore in un mondo sensoriale e immaginario dove tutto è possibile. E’ un’esperienza alle volte profondamente intima e totalmente universale.
Patrick Mimran, nato a Parigi nel 1956, è un artista pluridisciplinare, versato nella fotografia, nella musica, nella tecnologia, nella multimedialità, nelle installazioni.
Mimran ha sin dall’inizio della sua carriera dimostrato un amore profondo per il mezzo fotografico. La fotografia è, infatti, sempre presente nelle sue esposizioni ed ha un ruolo di assoluta parità rispetto al mezzo espressivo del video. Per la prima volta questo ruolo fondamentale viene riconosciuto con una mostra in cui le fotografie parleranno da sole e con la loro dirompente forza riprenderanno i temi delle celebri installazioni – Vertigo e Torre di Babele.
Mimran osserva senza batter ciglio e con la più grande positività tinta di humour sui grandi temi dell’umanità – la morte, la bellezza, la sessualità – attraverso colori vivi, composizioni provocanti e giochi di parole. Emblematico in tal senso il lavoro che da titolo alla mostra “Vertigine”
Vertigine rappresenta virtualmente tutti gli aspetti della sessualità umana. Nelle immagini Mimran utilizza più oggetti (monete, sigari, giochi per bambini) che persone fisiche. La sua scelta è motivata dalla convinzione che gli uomini siano gli oggetti della propria pulsione sessuale. Desideri e oggetti che si lasciano manipolare più facilmente delle persone stesse. Una manipolazione che permette sempre nuove prospettive. Un mondo sessuale vertiginoso, scabroso e gioioso, sopportato da un fortissimo sense of humor, dal gioco della attrazione fatale. Dice Mimran : “Ho l’impressione che non ci sia nulla di più forte che una vera attrazione per qualcuno. E’ come una vertigine. E’ questo il tema dominante di questa prospettiva sulla sessualità umana. "
Bocche attraenti e parlanti in Babele TV. Le immagini di labbra colorate, fermate nell’attimo in cui pronunciano parole, si pongono a commento di come la sovrabbondanza di informazioni superficiali che giungono da una base di mezzi di comunicazione in continua espansione si sia dimostrata inutile.
Babel.TV si basa sul racconto biblico dell’origine della molteplicità culturale, nel quale si narra di come Dio abbia abbattuto la torre che il suo popolo stava costruendo per avvicinarsi a lui e raggiungerlo. Dio fu talmente irritato dall’arroganza degli uomini che pensavano di poterlo raggiungere che, non solo distrusse la torre, ma impose anche loro lingue differenti. Questa allegoria del Vecchio Testamento che affronta il problema delle divisioni determinate dalle differenze culturali è stata reincarnata nell’installazione multimediale Babel.TV da cui sono tratte le immagini fotografiche. Mimran ritiene che l’iperstimolazione dovuta all’avvento dei mezzi di comunicazione globale di massa abbia determinato un antitetico, se non ironico, effetto: le persone comunicano sempre meno, proprio nell’epoca dell’informazione e della comunicazione globale.
“Le persone conoscono meno cose oggi rispetto a cinquanta anni fa, ma pensano di conoscere ogni cosa” afferma, infatti, Mimran. Sebbene quest’opera sia stata pensata prima degli accadimenti dell’undici settembre, la sua connotazione di rottura della capacità di comunicazione globale echeggia nell’aumentata presa di coscienza dell’America rispetto alla sua debole prospettiva culturale nel mondo.
L’arte di Patrick Mimran
Mimran non si lega ad una sola forma d’espressione. Si sforza senza sosta di combinare diversi supporti espressivi per favorire la sinestesia nel suo spettatore e per arricchire la sua esperienza visuale. Egli crede che la tecnologia, sua grande passione, possa servire all’arte allo stesso livello in termini di creazione e di comunicazione.
Per Mimran, la spontaneità è primordiale durante la fase creativa, cosa che lo porta a pensare che « l'art gagne à ce qu'on ne réfléchisse pas ».
E’ giocando sull’angolo della improvvisazione e della spontaneità che fa uscire l’arte dal più profondo di se stesso. Ciascuna nuova creazione è un’esperienza di cui bisogna approfittare. Noi non possiamo mai veramente prevedere come un’opera sarà percepita prima di apportarvi il tocco finale. Mimran è convinto che si debba lasciare allo spettatore la cura di reagire poiché il suo giudizio viene da pari a pari. Lui auspica di poter stabilire un dialogo tra l’artista e lo spettatore per creare un substrato comune e propizio per la sua arte: “ Credo che lo spettatore sia altrettanto importante che l’artista, se non di più”.
L’ accessibilità del suo lavoro è tale che trasporta lo spettatore in un mondo sensoriale e immaginario dove tutto è possibile. E’ un’esperienza alle volte profondamente intima e totalmente universale.
08
aprile 2005
Patrick Mimran – Vertigine
Dall'otto aprile al 03 giugno 2005
fotografia
Location
GALLERIA LUXARDO
Roma, Via Di Tor Di Nona, 39, (Roma)
Roma, Via Di Tor Di Nona, 39, (Roma)
Orario di apertura
ma-sa 16-19,30
Vernissage
8 Aprile 2005, ore 19
Sito web
www.mimran.com
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