Patrizia Zara, che ha esordito ad exfabbricadellebambole con il suo stupefacente iperrealismo riscuotendo ampio consenso ed attenzione, torna con una divagazione, la fotografia. Dico "divagazione" per dire che Zara non fotografa soggetti da trascrivere in pittura, lei i suoi soggetti li copia prodigiosamente dal vero e in punta di pennello, ma ora, tramite l'obiettivo, legge dai muri, dall'acqua, dal suolo, dal cielo, e trascrive in poesia la fortuita cosmogonia della materia secondo un'opzione che tralascia il reale e divaga poeticmente nell'Informale.
Qui Zara, distolta dai vincoli di bottega, sceglie e scarta secondo un criterio che non partecipa del novero dei fotografi, ma rientra nella categoria dei compositori. Zara non cerca qualcosa che "sembra", vuole qualcosa che, nell'esser vibrazione materica e armonia strutturale, prenda forma e senso estetico, e il gioco non smentisce l'estro. (Gustavo Bonora)