La Galleria Santa Marta ospita dal 31 gennaio fino a fine Marzo le opere di Peter Schuyff.
L’artista nasce in Olanda nel 1958 e trasferendosi a New York diventa ben presto un personaggio di gran rilievo nel campo dell’arte made in U.S.A.
L’idea di base delle opere di Schuyff è nota fin dalla prima metà degli anni Ottanta quando, giovanissimo, l’autore s’affacciò alla ribalta dell’arte con tutti i crismi del talento innovatore: le linee dei suoi motivi astratti – giocosi, coloratissimi, a volte addirittura leziosi con quello svolgere continuo di pieghe e curve, con quello sviluppo esagerato delle superfici a bandiera sventolante – sono dipinte sopra quadri antichi (ma sarebbe meglio dire vecchi) raccattati dagli antiquari, nelle soffitte, nei mercatini.
Al posto della comunità d’intenti tra pittura iconica e non iconica – lungamente dibattuta e cercata nella seconda metà del Novecento – l’autore persegue l’atto e i modi della sfida, non dialoga con la controparte ma la forza, la sovrasta con prepotenza. Cambia, rovesciandola come un guanto, la storia dell’arte: se prima l’astrazione nasceva dalla figurazione, procedeva kandiskianamente per sottrazioni e semplificazioni fino a giungere alla forma pura e irriferibile – da un paesaggio assolato a un cerchio rosso stagliato sopra una linea orizzontale – ora, con Schuyff, l’astrazione violenta la figurazione, la possiede contro la sua volontà.
Ciò che conta, nella pittura di Schuyff, è l’azione. Soltanto l’azione.