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Piera Narducci – Ricordi di viaggio…
Il gioco delle luci si appropria della poetica della Narducci che si compiace di cogliere nelle naturali bellezze gli aspetti più salienti e suggestivi.
Comunicato stampa
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Roma – il 1° ottobre, col titolo “RICORDI DI VIAGGIO...” si inaugura la personale di Piera Narducci la quale attraverso il percorso della memoria traccia, a ritroso, le tappe più salienti di una vita vissuta all’insegna dell’arte. Allieva del Maestro Sandro Trotti all’Accademia di Belle Arti di Roma, non poteva non fare del colore, nella forza delle emozioni, l’elemento a priori di tutta la sua pittura.
Il gioco delle luci si appropria della poetica della Narducci che si compiace di cogliere nelle naturali bellezze gli aspetti più salienti e suggestivi.
In un contesto che nella figurazione trova un largo consenso, non stupisce la necessità di una pluralità cromatica per meglio esprimere le profonde istanze di una complessa sensibilità artistica. Ed è proprio questo tipo di sensibilità ad aver condizionato e appagato insieme l’artista, predisponendola ad una pittura dai risvolti assai accattivanti e personalizzati.
La peculiarità della poetica della Narducci è tutta giocata nei pastelli “carbotelli” precisamente pastelli gessosi, evanescenti di difficile lavorazione. Con tali presupposti tecnici necessariamente ne deriva una pittura impalpabile, quasi inconsistente, le cui sfumature si realizzano in addizione cromatica, di grande impatto visivo.
Da qui nasce una lunga teoria di opera che si suddividono in varie sezioni: la sezione straniera (“La casa malese”, “La Cornovaglia”...), la sezione italiana (“Cortina”, “Vicoli di Orvieto”) e quella ritrattistica caratterizzata da soluzioni stilistiche fortemente liriche come “Il ritratto di Ginevra o “Il ritratto di Fabrizio”; per ultima ma non per questo meno importante la sezione delle nature morte espressa anch’essa secondo una profonda sensibilità a convalida della continua ricerca che la Narducci persegue nei vari ambienti dell’arte.
Anny Baldissera
Il gioco delle luci si appropria della poetica della Narducci che si compiace di cogliere nelle naturali bellezze gli aspetti più salienti e suggestivi.
In un contesto che nella figurazione trova un largo consenso, non stupisce la necessità di una pluralità cromatica per meglio esprimere le profonde istanze di una complessa sensibilità artistica. Ed è proprio questo tipo di sensibilità ad aver condizionato e appagato insieme l’artista, predisponendola ad una pittura dai risvolti assai accattivanti e personalizzati.
La peculiarità della poetica della Narducci è tutta giocata nei pastelli “carbotelli” precisamente pastelli gessosi, evanescenti di difficile lavorazione. Con tali presupposti tecnici necessariamente ne deriva una pittura impalpabile, quasi inconsistente, le cui sfumature si realizzano in addizione cromatica, di grande impatto visivo.
Da qui nasce una lunga teoria di opera che si suddividono in varie sezioni: la sezione straniera (“La casa malese”, “La Cornovaglia”...), la sezione italiana (“Cortina”, “Vicoli di Orvieto”) e quella ritrattistica caratterizzata da soluzioni stilistiche fortemente liriche come “Il ritratto di Ginevra o “Il ritratto di Fabrizio”; per ultima ma non per questo meno importante la sezione delle nature morte espressa anch’essa secondo una profonda sensibilità a convalida della continua ricerca che la Narducci persegue nei vari ambienti dell’arte.
Anny Baldissera




