L’undicesimo anno di attività de La Casa dell’Arte si apre con un evento importante:il recupero all’arte di un autore che emerge da un lungo periodo di silenzio e riflessione, durante il quel ha portato a maturazione la propria sensibilità e ha messo a punto le proprie modalità operative attraverso una oculata scelta di materiali, il recupero del colore come gioia di vivere, l’inserimento nella sintassi spaziale dell’opera degli spazi vuoti e, come un ininterrotto fil rouge con i propri esordi, il mantenimento e la riproposta del suo antico segno, allora denso e drammatico, adesso più netto e controllato.
Le opere attuali di Renzo Sbolci hanno lo spessore del legno in più strati, possono essere attaccate al muro o disposte nello spazio, creano un festoso effetto di allegria decorativa, eppure, a un esame appena più ravvicinato, svelano tutta la loro complessità, e tutto il lavoro manuale, l’applicazione, la pazienza che costano al loro autore.
Particolare peso linguistico assume l’utilizzo dello specchio, d questo singolare materiale che cattura l’immagine, la duplica, la inverte, e immediatamente dopo la perde; dallo specchio le laboriose composizioni di Sbolci traggono caratteri di continua variabilità e movimento, trasformandosi in opere al tempo stesso solide e inafferrabili, in linea, dunque, con il modello culturale basato su relativo e sul transitorio che caratterizza la civiltà contemporanea.