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Restituzioni 2004 – Tesori d’arte restaurati
La mostra corona il progetto Restituzioni, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione: esemplare e ormai consolidata modalità, nel settore dei beni culturali, di un’autentica condivisione, tra pubblico e privato, di progetti, risorse, responsabilità.
Comunicato stampa
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A Milano la Pinacoteca Ambrosiana e i Musei Poldi Pezzoli e Bagatti Valsecchi, a Roma le Gallerie Pontificie, a Venezia le Gallerie dell'Accademia, le Fondazioni Giorgio Cini e Querini Stampalia, il Tesoro di San Marco: sono solo alcuni dei “contenitori”, certo i più prestigiosi, da cui provengono le novanta opere appena restaurate che, dal 20 marzo al 20 giugno, saranno esposte a Vicenza nelle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Banca Intesa.
La mostra corona il progetto Restituzioni, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione: esemplare e ormai consolidata modalità, nel settore dei beni culturali, di un’autentica condivisione, tra pubblico e privato, di progetti, risorse, responsabilità.
Avviato alla fine degli anni ’80, dapprima con cadenza annuale e, dal 2002, biennale, il programma Restituzioni è stato direttamente progettato e promosso da un “privato” (le diverse e susseguenti espressioni dell’attuale Banca Intesa) in organica collaborazione con gli organismi “pubblici” di tutela presenti sul territorio, dapprima con le diverse Soprintendenze del Veneto, poi con quelle lombarde e infine, da quest'anno, in un quadro ormai compiutamente nazionale.
Il programma si impernia, da sempre, nella periodica selezione di un consistente numero di opere danneggiate dal tempo, individuate da un qualificato comitato scientifico coordinato da Carlo Bertelli e composto dai Soprintendenti competenti per territorio, e quindi nell’avvio ad uno scrupoloso intervento di restauro (di qui la prima accezione del titolo dell'iniziativa, che vale a restitutio in pristinam dignitatem); il restauro innesca specifiche e rigorose ricerche (oltre che sullo stato conservativo, anche sulla datazione delle opere, sull'autografia di certe tradizionali attribuzioni, su altri delicati problemi di committenza), indagini che confluiscono poi in rendiconti editoriali di crescente valore, per giungere quindi alla mostra e alla finale riconsegna delle opere alle collocazioni originarie. Sono ormai più di quattrocento i pezzi di varia provenienza, tutti di fruizione pubblica e spesso di straordinaria qualità, che scandiscono questa storia più che decennale.
Nel corso di tre lustri, l'iniziativa si è caratterizzata soprattutto come luogo di incontro, senza indebite intrusioni, tra diverse e cooperanti professionalità, pubbliche e private, tese a individuare insieme priorità ed emergenze: non si è quindi mai trattato solo della semplice erogazione di fondi per interventi conservativi e di restauro di alcuni frammenti dell'immenso patrimonio artistico italiano.
Le undici mostre precedenti - né questa dodicesima incrina la tradizione - non hanno mai ambito a configurare soltanto degli affascinanti percorsi storico-artistici. Esse coronano una preveggente, continuativa e responsabile attenzione (regolata in primo luogo da precisi criteri di urgenza) nei confronti di quelle inevitabili zone d’ombra che, per cronica penuria di mezzi, connotano il vastissimo patrimonio artistico italiano: l’elenco delle provenienze, dove compaiono alcune sedi museali conosciute a livello internazionale, attesta come sia ormai generalizzata la sproporzione tra esigenze di gestione e risorse disponibili.
Quanto agli elementi forti dell’edizione 2004 (che inaugura il nuovo ritmo biennale del programma, più che raddoppiando però il numero di pezzi solitamente coinvolto), due comuni denominatori appaiono evidenti: in primo luogo la prevalenza accordata a opere insigni di oreficeria, antica e moderna (non a caso sui problemi posti dal restauro conservativo di queste specifiche opere insisterà il saggio introduttivo di Giorgio Bonsanti, dell'Università di Firenze); dalle Gallerie Vaticane provengono infatti alcuni pezzi, di manifattura occidentale e bizantina, ma pressoché coevi per epoca, che costituiscono alcuni vertici assoluti dell'arte orafa alla fine del primo millennio dell'era cristiana, dalla Croce di Pasquale I a un reliquiario ovale in argento sbalzato e dorato, di provenienza costantinopolitana, segni che potranno essere utilmente comparati con quelli, ancora a cavallo tra X e XI secolo, spettanti al Tesoro di San Marco a Venezia; e dal Vaticano giungono anche in mostra alcune opere rinascimentali del vicentino Valerio Belli (che per la prima volta arrivano pertanto nella sua città natale), protagonista assoluto dell'arte orafa a Roma, dove è amico di Michelangelo e di Raffaello, nella generazione precedente a quella di Benvenuto Cellini.
In secondo luogo, altro tratto distintivo di questa dodicesima edizione è il prestigio dell'elenco delle provenienze, che pure non trascura, come da tradizione, chiese o recenti scavi archeologici. Dopo aver stabilito rapporti di partnership con i più importanti musei internazionali, le Gallerie vicentine di Banca Intesa confermano una volta di più di non essere solo, o soprattutto, una sede espositiva, ma l'adeguato interlocutore per quei musei italiani, statali o privati, come pure per quelle Fondazioni culturali che hanno difeso e promosso, in questi ultimi decenni, l'identità civile del Paese.
Non mancano naturalmente dipinti di specialissimo valore, dai Bramantino e dal Pinturicchio della Pinacoteca Ambrosiana al Veronese e al Tintoretto dell'Ateneo Veneto, a due opere mitologiche di Francesco Maffei delle Gallerie dell'Accademia, alle due tavole quattrocentesche della veneziana Isola degli Armeni, ai tre Romanino bresciani e ad altre opere ancora. Anche la scultura è rappresentata sia con statue classiche, sia con altri segni preziosi tra XIV e XV secolo.
La mostra corona il progetto Restituzioni, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione: esemplare e ormai consolidata modalità, nel settore dei beni culturali, di un’autentica condivisione, tra pubblico e privato, di progetti, risorse, responsabilità.
Avviato alla fine degli anni ’80, dapprima con cadenza annuale e, dal 2002, biennale, il programma Restituzioni è stato direttamente progettato e promosso da un “privato” (le diverse e susseguenti espressioni dell’attuale Banca Intesa) in organica collaborazione con gli organismi “pubblici” di tutela presenti sul territorio, dapprima con le diverse Soprintendenze del Veneto, poi con quelle lombarde e infine, da quest'anno, in un quadro ormai compiutamente nazionale.
Il programma si impernia, da sempre, nella periodica selezione di un consistente numero di opere danneggiate dal tempo, individuate da un qualificato comitato scientifico coordinato da Carlo Bertelli e composto dai Soprintendenti competenti per territorio, e quindi nell’avvio ad uno scrupoloso intervento di restauro (di qui la prima accezione del titolo dell'iniziativa, che vale a restitutio in pristinam dignitatem); il restauro innesca specifiche e rigorose ricerche (oltre che sullo stato conservativo, anche sulla datazione delle opere, sull'autografia di certe tradizionali attribuzioni, su altri delicati problemi di committenza), indagini che confluiscono poi in rendiconti editoriali di crescente valore, per giungere quindi alla mostra e alla finale riconsegna delle opere alle collocazioni originarie. Sono ormai più di quattrocento i pezzi di varia provenienza, tutti di fruizione pubblica e spesso di straordinaria qualità, che scandiscono questa storia più che decennale.
Nel corso di tre lustri, l'iniziativa si è caratterizzata soprattutto come luogo di incontro, senza indebite intrusioni, tra diverse e cooperanti professionalità, pubbliche e private, tese a individuare insieme priorità ed emergenze: non si è quindi mai trattato solo della semplice erogazione di fondi per interventi conservativi e di restauro di alcuni frammenti dell'immenso patrimonio artistico italiano.
Le undici mostre precedenti - né questa dodicesima incrina la tradizione - non hanno mai ambito a configurare soltanto degli affascinanti percorsi storico-artistici. Esse coronano una preveggente, continuativa e responsabile attenzione (regolata in primo luogo da precisi criteri di urgenza) nei confronti di quelle inevitabili zone d’ombra che, per cronica penuria di mezzi, connotano il vastissimo patrimonio artistico italiano: l’elenco delle provenienze, dove compaiono alcune sedi museali conosciute a livello internazionale, attesta come sia ormai generalizzata la sproporzione tra esigenze di gestione e risorse disponibili.
Quanto agli elementi forti dell’edizione 2004 (che inaugura il nuovo ritmo biennale del programma, più che raddoppiando però il numero di pezzi solitamente coinvolto), due comuni denominatori appaiono evidenti: in primo luogo la prevalenza accordata a opere insigni di oreficeria, antica e moderna (non a caso sui problemi posti dal restauro conservativo di queste specifiche opere insisterà il saggio introduttivo di Giorgio Bonsanti, dell'Università di Firenze); dalle Gallerie Vaticane provengono infatti alcuni pezzi, di manifattura occidentale e bizantina, ma pressoché coevi per epoca, che costituiscono alcuni vertici assoluti dell'arte orafa alla fine del primo millennio dell'era cristiana, dalla Croce di Pasquale I a un reliquiario ovale in argento sbalzato e dorato, di provenienza costantinopolitana, segni che potranno essere utilmente comparati con quelli, ancora a cavallo tra X e XI secolo, spettanti al Tesoro di San Marco a Venezia; e dal Vaticano giungono anche in mostra alcune opere rinascimentali del vicentino Valerio Belli (che per la prima volta arrivano pertanto nella sua città natale), protagonista assoluto dell'arte orafa a Roma, dove è amico di Michelangelo e di Raffaello, nella generazione precedente a quella di Benvenuto Cellini.
In secondo luogo, altro tratto distintivo di questa dodicesima edizione è il prestigio dell'elenco delle provenienze, che pure non trascura, come da tradizione, chiese o recenti scavi archeologici. Dopo aver stabilito rapporti di partnership con i più importanti musei internazionali, le Gallerie vicentine di Banca Intesa confermano una volta di più di non essere solo, o soprattutto, una sede espositiva, ma l'adeguato interlocutore per quei musei italiani, statali o privati, come pure per quelle Fondazioni culturali che hanno difeso e promosso, in questi ultimi decenni, l'identità civile del Paese.
Non mancano naturalmente dipinti di specialissimo valore, dai Bramantino e dal Pinturicchio della Pinacoteca Ambrosiana al Veronese e al Tintoretto dell'Ateneo Veneto, a due opere mitologiche di Francesco Maffei delle Gallerie dell'Accademia, alle due tavole quattrocentesche della veneziana Isola degli Armeni, ai tre Romanino bresciani e ad altre opere ancora. Anche la scultura è rappresentata sia con statue classiche, sia con altri segni preziosi tra XIV e XV secolo.
19
marzo 2004
Restituzioni 2004 – Tesori d’arte restaurati
Dal 19 marzo al 20 giugno 2004
arte antica
Location
GALLERIE D’ITALIA – PALAZZO LEONI MONTANARI
Vicenza, Contrà Santa Corona, 25, (Vicenza)
Vicenza, Contrà Santa Corona, 25, (Vicenza)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica, dalle 10 alle 18




