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Ricordando Guido
Mostra antologica che rende omaggio a Guido Aloise (1925-1986). Capace di utilizzare tecniche e linguaggi diversi (dall’olio su tela e tavola alla matita, dal carboncino alla tempera, dalla creta alla lavorazione su lastre d’oro), Aloise è un pittore straordinario e dalla sensibilità unica, perfettamente espressa in lavori che, come scrive Ettore Della Giovanna, “sono come i sogni di Baudelaire, che chiedeva alle donne di essere belle di un bellezza che avvince e tristi di una tristezza che soggioga”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 4 al 18 maggio, a Monterotondo,
un’antologica rende omaggio all’artista Guido Aloise,
il pittore-poeta dell’animo umano
In esposizione presso lo Showroom & Atelier di Paola Romano (Via Giovanni Pascoli, 10/A) circa
50 opere che rappresentano un interessante spaccato della sua feconda attività pittorica. Grazie
alla mostra il pubblico potrà conoscere a pieno un appassionato artista, filosofo dell’animo umano
Roma, 4 maggio 2013 – Dal 4 al 18 maggio, a Monterotondo, presso lo Showroom di Paola Romano
(Via Giovanni Pascoli, 10/A), una mostra antologica dal titolo “Ricordando Guido” rende omaggio
a Guido Aloise (1925-1986), “un uomo e un artista” – come ricorda Giuseppe Selvaggi - “di limpida
lealtà”.
Capace di utilizzare tecniche e linguaggi diversi (dall’olio su tela e tavola alla matita, dal carboncino
alla tempera, dalla creta alla lavorazione su lastre d’oro), Aloise è un pittore straordinario e dalla
sensibilità unica, perfettamente espressa in lavori che, come scrive Ettore Della Giovanna, “sono
come i sogni di Baudelaire, che chiedeva alle donne di essere belle di un bellezza che avvince e tristi di
una tristezza che soggioga”.
L’esposizione, a ingresso libero, con la quale la famiglia ha scelto di rendere omaggio all’artista
e all’uomo, padre e marito, punta a valorizzare e a divulgare la sua opera e offre al pubblico
la possibilità di ammirare uno spaccato importante della sua vasta e ricca attività. In mostra
circa 50 pezzi, un’ampia raccolta di lavori pittorici, oli su tela o tavola, che rappresentano un
interessante viaggio all’interno delle tematiche della sua produzione espresse dalle
variazioni cromatiche dei diversi periodi: dal fortissimo legame con la sua terra d'origine,
spesso concepita come madre e ritratta nei pochi paesaggi e nei molti componimenti onirici e di
denuncia sociale, al mondo dei sogni e dell’inconscio fino alle atmosfere tristi e raffinate in cui si
ritrovano le rappresentazioni simboliche di eroi malinconici e perdenti come Pulcinella e Don
Chisciotte.
Figura eclettica, nell’arte e nella vita, Guido Aloise, calabrese di nascita e romano d’adozione,
dimostra fin da bambino un’innata capacità artistica premiata anche da alcuni concorsi indetti per
le scuole elementari. Dopo un breve periodo all’Accademia di Belle Arti, incalzato dagli eventi bellici,
decide di lasciare gli studi e cercare lavoro. Non per questo abbandona però la passione per l’arte
che, anzi, per un lungo periodo riesce addirittura a far convivere con altri mestieri: il disegnatore
tecnico-elettronico, il cartellonista cinematografico, l’illustratore di “affiches” pubblicitarie, il fotografo e
addirittura l’attore di fotoromanzi. Intanto prende parte a note collettive, che gli valgono consensi di
critica e pubblico, e, dal 1960, espone in mostre personali sia in Italia che all’estero. In questo
periodo la sua produzione è caratterizzata da atmosfere cupe e da colori scuri, che sono
l’espressione delle angosce e dei tumulti di un’epoca carica di conflitti sociali e
accadimenti tragici. E’ solo con la fine degli anni ’70 e con il decennio successivo che la
tavolozza si accende e la luce si fa strada nelle tele dell’artista, che diventano molto più
vibranti e, forse, anche più sicure nel tratto e nella pennellata. Sono queste le opere della
maturità, quelle in cui trovano spazio i quadri a carattere onirico, veri e propri racconti
dell'inconscio, dove le paure e il trauma infantile per la perdita della madre, vissuto come un
abbandono, sono ben visibili e ricorrenti. Intanto dal 1976, rassicurato anche dalla sempre
maggiore richiesta da parte di galleristi e mercanti, decide di dedicarsi completamente alla
pittura. La ricerca di forme espressive sempre nuove lo porta frattanto a cimentarsi anche nella
scultura e nella riproduzione dei suoi lavori su lastre d’oro. Artista autodidatta dallo spiccato talento,
Aloise dipinge per un bisogno istintuale, emotivo, quasi terapeutico tanto che la sua pittura è
una sorta di “analisi psicologica”, come dimostra anche la sua attenzione verso il mondo dei sogni.
Di indole indipendente, non cede ai compromessi o ai sodalizi politici, non si nasconde dietro la
tessera di un partito o tra le fila dei pittori maledetti, non frequenta gli ambienti che contano e
non è un “radical chic”. La droga non fa per lui così come la sperimentazione di “tecniche estreme”.
Tutto questo lo rende poco appetibile agli occhi della Roma pseudo-intellettuale del periodo.
Ciononostante il pubblico e alcuni critici attenti riconoscono la profondità del suo talento e
ammirano i suoi lavori, sia quando sono volti a rappresentare tematiche sociali o oniriche, sia quando sono soltanto purezza figurativa ed estetica. Da ricordare, tra i suoi lavori, l'affresco
dell'altare maggiore nella Chiesa di Sant'Aniello a Cosenza, monumentale e stupenda raffigurazione
del Giudizio Universale, e i due dipinti, dedicati all'Ultima Cena e alla Deposizione, nell'abside della
Chiesa di Santa Maria Addolorata a Roma. Molte anche le donazioni fatte dall’artista alle istituzioni
pubbliche. Tra queste l'omaggio di una "Testa di Cristo" al Pontefice Giovanni Paolo II nel 1979, un
murales nella cittadina calabra di Fuscaldo Marina e due bozzetti su tela per il mosaico absidale della
Chiesa di San Francesco di Paola a Catona (RC). Scompare a Roma, all’età di soli 60 anni, nel
1986.
Di lui hanno detto: “Guido Aloise è un pittore. La buon'anima del Vasari forse, non avrebbe detto una
parola di più, o una di meno. Un pittore, si, e mi pare molto, poiché lo si può dire di pochi.... I suoi
quadri sono come i sogni di Baudelaire, che chiedeva alle donne di essere "belle e tristi", ma belle di
una bellezza che avvince e tristi di una tristezza che soggioga, i gialli si confondono con i verdi, le figure
hanno un significato che richiama secoli di passioni e di sofferenze dell'umanità intera, le composizioni
sono complete e finite, proprio, "finite", come diceva la buon'anima del Vasari. Tutto questo è molto
bello. Ci rimane un dubbio. Siamo vicino ad un pittore, o a un poeta? O a un filosofo, che è anche
pittore di vaglia e poeta senza saperlo?” (Ettore Della Giovanna,1976)
“L'asse della produzione artistica di Aloise ruota - mi sembra - attorno a due poli: il ricordo struggente
dell'infanzia, la sorprendente intuizione di un modo metafisico che egli bene esprime pur rimanendo
ancorato al vero, alla realtà di tutti gli uomini, non di una casta, di una élite. Qualunque sia il tema, non
c'è tela che lasci perplessi, che non sia intellegibile all'immediato, che non susciti emozioni pervase a
volte di dolcezza poetica e di sentimentali abbandoni o cariche invece della drammaticità e del pathos
che gli derivano da una sensibilità e una formazione tutte meridionali”. (Marco Raviart, 1977)
“…Feci il Flaminio, Piazza del Popolo, incalzato dalla ressa, tamponato dai microfoni del comizio:
un incubo. Alla fine camminai per via Margutta, fino all'83/A. L'incubo mio era finito; oltre la soglia
dell'83/A c'era però l'incubo di Guido: la prima tela, anticipo delle altre in fila sui muri, alla personale
di Guido Aloise. In questo incubo pittorico, Guido appare sconvolto e sereno al contempo; le figure
incappucciate sui lati del salone dell'antico castello lo sospingono senza minimamente sfiorarlo,
verso un'uscita, la liberazione che non è visibile ma esiste: va cercata sulle altre tele, sentiero dopo
sentiero. .... Sono i dubbi, le angosce e, al centro di tutto, l'interrogativo su Dio e su Cristo. Il Figlio
dell'Uomo è ritratto di profilo, di prospetto, di spalle, in croce e non. Ma è presente in Spirito dovunque:
come nel dipinto della pesca: la miracolosa pesca evangelica in tono moderno, calamitante nelle sue
positure anatomiche ed espressive. Il Cristo, sorgente di pace e di vita. Da questa sorgente scaturisce
l'intera gamma delle suggestive coloriture, regolate da un pennello accortissimo che nel corso del
pensoso, faticato ritrarre il mistero esistenziale può anche permettersi il vezzo di porre sulla tela le
sembianze di dolcissime creature femminili: il pittore vi trova una fragile tregua. Al tramonto, esco dalla
galleria e mi riesce di afferrare un bus. Scossoni, semafori inceppati e tutto il resto. Pazienza. Ero
andato per vedere Guido e l'ho visto. Un artista calabrese che, stranamente, non dipinge la Calabria.
Ha preferito la ben più vasta e fascinosa regione dell'animo umano: nel bene e nel male, nella gioia e
nella tristezza”. (Sepp D'Amore, 1981)
L’appuntamento per il vernissage è fissato per sabato 4 maggio 2013 dalle 17.30 alle 20.00.
Showroom & Atelier di Paola Romano - Via Giovanni Pascoli, 10/A Monterotondo (Roma)
Contatti: 393/1415677 – francesca.aloise@gmail.com
Sito: www.guidoaloise.org – info@guidoaloise.org
Mostra: Ricordando Guido. Mostra antologica di Guido Aloise.
Vernissage cocktail: sabato 4 maggio 2013, ore 17.30 - 20.00.
La mostra si protrarrà fino al 18 maggio 2013. Per visitare la mostra durante l’esposizione contattare il
numero 393/1415677.
Per informazioni:
Ufficio Stampa
Paola Pacchiani – Maria Alessandra Scuderi
Cell.: 338/27.15.138 – 339/6817939
e-mail: paola_pacchiani@yahoo.it; mariaalessandra@montitv.it
un’antologica rende omaggio all’artista Guido Aloise,
il pittore-poeta dell’animo umano
In esposizione presso lo Showroom & Atelier di Paola Romano (Via Giovanni Pascoli, 10/A) circa
50 opere che rappresentano un interessante spaccato della sua feconda attività pittorica. Grazie
alla mostra il pubblico potrà conoscere a pieno un appassionato artista, filosofo dell’animo umano
Roma, 4 maggio 2013 – Dal 4 al 18 maggio, a Monterotondo, presso lo Showroom di Paola Romano
(Via Giovanni Pascoli, 10/A), una mostra antologica dal titolo “Ricordando Guido” rende omaggio
a Guido Aloise (1925-1986), “un uomo e un artista” – come ricorda Giuseppe Selvaggi - “di limpida
lealtà”.
Capace di utilizzare tecniche e linguaggi diversi (dall’olio su tela e tavola alla matita, dal carboncino
alla tempera, dalla creta alla lavorazione su lastre d’oro), Aloise è un pittore straordinario e dalla
sensibilità unica, perfettamente espressa in lavori che, come scrive Ettore Della Giovanna, “sono
come i sogni di Baudelaire, che chiedeva alle donne di essere belle di un bellezza che avvince e tristi di
una tristezza che soggioga”.
L’esposizione, a ingresso libero, con la quale la famiglia ha scelto di rendere omaggio all’artista
e all’uomo, padre e marito, punta a valorizzare e a divulgare la sua opera e offre al pubblico
la possibilità di ammirare uno spaccato importante della sua vasta e ricca attività. In mostra
circa 50 pezzi, un’ampia raccolta di lavori pittorici, oli su tela o tavola, che rappresentano un
interessante viaggio all’interno delle tematiche della sua produzione espresse dalle
variazioni cromatiche dei diversi periodi: dal fortissimo legame con la sua terra d'origine,
spesso concepita come madre e ritratta nei pochi paesaggi e nei molti componimenti onirici e di
denuncia sociale, al mondo dei sogni e dell’inconscio fino alle atmosfere tristi e raffinate in cui si
ritrovano le rappresentazioni simboliche di eroi malinconici e perdenti come Pulcinella e Don
Chisciotte.
Figura eclettica, nell’arte e nella vita, Guido Aloise, calabrese di nascita e romano d’adozione,
dimostra fin da bambino un’innata capacità artistica premiata anche da alcuni concorsi indetti per
le scuole elementari. Dopo un breve periodo all’Accademia di Belle Arti, incalzato dagli eventi bellici,
decide di lasciare gli studi e cercare lavoro. Non per questo abbandona però la passione per l’arte
che, anzi, per un lungo periodo riesce addirittura a far convivere con altri mestieri: il disegnatore
tecnico-elettronico, il cartellonista cinematografico, l’illustratore di “affiches” pubblicitarie, il fotografo e
addirittura l’attore di fotoromanzi. Intanto prende parte a note collettive, che gli valgono consensi di
critica e pubblico, e, dal 1960, espone in mostre personali sia in Italia che all’estero. In questo
periodo la sua produzione è caratterizzata da atmosfere cupe e da colori scuri, che sono
l’espressione delle angosce e dei tumulti di un’epoca carica di conflitti sociali e
accadimenti tragici. E’ solo con la fine degli anni ’70 e con il decennio successivo che la
tavolozza si accende e la luce si fa strada nelle tele dell’artista, che diventano molto più
vibranti e, forse, anche più sicure nel tratto e nella pennellata. Sono queste le opere della
maturità, quelle in cui trovano spazio i quadri a carattere onirico, veri e propri racconti
dell'inconscio, dove le paure e il trauma infantile per la perdita della madre, vissuto come un
abbandono, sono ben visibili e ricorrenti. Intanto dal 1976, rassicurato anche dalla sempre
maggiore richiesta da parte di galleristi e mercanti, decide di dedicarsi completamente alla
pittura. La ricerca di forme espressive sempre nuove lo porta frattanto a cimentarsi anche nella
scultura e nella riproduzione dei suoi lavori su lastre d’oro. Artista autodidatta dallo spiccato talento,
Aloise dipinge per un bisogno istintuale, emotivo, quasi terapeutico tanto che la sua pittura è
una sorta di “analisi psicologica”, come dimostra anche la sua attenzione verso il mondo dei sogni.
Di indole indipendente, non cede ai compromessi o ai sodalizi politici, non si nasconde dietro la
tessera di un partito o tra le fila dei pittori maledetti, non frequenta gli ambienti che contano e
non è un “radical chic”. La droga non fa per lui così come la sperimentazione di “tecniche estreme”.
Tutto questo lo rende poco appetibile agli occhi della Roma pseudo-intellettuale del periodo.
Ciononostante il pubblico e alcuni critici attenti riconoscono la profondità del suo talento e
ammirano i suoi lavori, sia quando sono volti a rappresentare tematiche sociali o oniriche, sia quando sono soltanto purezza figurativa ed estetica. Da ricordare, tra i suoi lavori, l'affresco
dell'altare maggiore nella Chiesa di Sant'Aniello a Cosenza, monumentale e stupenda raffigurazione
del Giudizio Universale, e i due dipinti, dedicati all'Ultima Cena e alla Deposizione, nell'abside della
Chiesa di Santa Maria Addolorata a Roma. Molte anche le donazioni fatte dall’artista alle istituzioni
pubbliche. Tra queste l'omaggio di una "Testa di Cristo" al Pontefice Giovanni Paolo II nel 1979, un
murales nella cittadina calabra di Fuscaldo Marina e due bozzetti su tela per il mosaico absidale della
Chiesa di San Francesco di Paola a Catona (RC). Scompare a Roma, all’età di soli 60 anni, nel
1986.
Di lui hanno detto: “Guido Aloise è un pittore. La buon'anima del Vasari forse, non avrebbe detto una
parola di più, o una di meno. Un pittore, si, e mi pare molto, poiché lo si può dire di pochi.... I suoi
quadri sono come i sogni di Baudelaire, che chiedeva alle donne di essere "belle e tristi", ma belle di
una bellezza che avvince e tristi di una tristezza che soggioga, i gialli si confondono con i verdi, le figure
hanno un significato che richiama secoli di passioni e di sofferenze dell'umanità intera, le composizioni
sono complete e finite, proprio, "finite", come diceva la buon'anima del Vasari. Tutto questo è molto
bello. Ci rimane un dubbio. Siamo vicino ad un pittore, o a un poeta? O a un filosofo, che è anche
pittore di vaglia e poeta senza saperlo?” (Ettore Della Giovanna,1976)
“L'asse della produzione artistica di Aloise ruota - mi sembra - attorno a due poli: il ricordo struggente
dell'infanzia, la sorprendente intuizione di un modo metafisico che egli bene esprime pur rimanendo
ancorato al vero, alla realtà di tutti gli uomini, non di una casta, di una élite. Qualunque sia il tema, non
c'è tela che lasci perplessi, che non sia intellegibile all'immediato, che non susciti emozioni pervase a
volte di dolcezza poetica e di sentimentali abbandoni o cariche invece della drammaticità e del pathos
che gli derivano da una sensibilità e una formazione tutte meridionali”. (Marco Raviart, 1977)
“…Feci il Flaminio, Piazza del Popolo, incalzato dalla ressa, tamponato dai microfoni del comizio:
un incubo. Alla fine camminai per via Margutta, fino all'83/A. L'incubo mio era finito; oltre la soglia
dell'83/A c'era però l'incubo di Guido: la prima tela, anticipo delle altre in fila sui muri, alla personale
di Guido Aloise. In questo incubo pittorico, Guido appare sconvolto e sereno al contempo; le figure
incappucciate sui lati del salone dell'antico castello lo sospingono senza minimamente sfiorarlo,
verso un'uscita, la liberazione che non è visibile ma esiste: va cercata sulle altre tele, sentiero dopo
sentiero. .... Sono i dubbi, le angosce e, al centro di tutto, l'interrogativo su Dio e su Cristo. Il Figlio
dell'Uomo è ritratto di profilo, di prospetto, di spalle, in croce e non. Ma è presente in Spirito dovunque:
come nel dipinto della pesca: la miracolosa pesca evangelica in tono moderno, calamitante nelle sue
positure anatomiche ed espressive. Il Cristo, sorgente di pace e di vita. Da questa sorgente scaturisce
l'intera gamma delle suggestive coloriture, regolate da un pennello accortissimo che nel corso del
pensoso, faticato ritrarre il mistero esistenziale può anche permettersi il vezzo di porre sulla tela le
sembianze di dolcissime creature femminili: il pittore vi trova una fragile tregua. Al tramonto, esco dalla
galleria e mi riesce di afferrare un bus. Scossoni, semafori inceppati e tutto il resto. Pazienza. Ero
andato per vedere Guido e l'ho visto. Un artista calabrese che, stranamente, non dipinge la Calabria.
Ha preferito la ben più vasta e fascinosa regione dell'animo umano: nel bene e nel male, nella gioia e
nella tristezza”. (Sepp D'Amore, 1981)
L’appuntamento per il vernissage è fissato per sabato 4 maggio 2013 dalle 17.30 alle 20.00.
Showroom & Atelier di Paola Romano - Via Giovanni Pascoli, 10/A Monterotondo (Roma)
Contatti: 393/1415677 – francesca.aloise@gmail.com
Sito: www.guidoaloise.org – info@guidoaloise.org
Mostra: Ricordando Guido. Mostra antologica di Guido Aloise.
Vernissage cocktail: sabato 4 maggio 2013, ore 17.30 - 20.00.
La mostra si protrarrà fino al 18 maggio 2013. Per visitare la mostra durante l’esposizione contattare il
numero 393/1415677.
Per informazioni:
Ufficio Stampa
Paola Pacchiani – Maria Alessandra Scuderi
Cell.: 338/27.15.138 – 339/6817939
e-mail: paola_pacchiani@yahoo.it; mariaalessandra@montitv.it
04
maggio 2013
Ricordando Guido
Dal 04 al 18 maggio 2013
arte contemporanea
Location
SHOWROOM & ATELIER PAOLA ROMANO
Monterotondo, Via Giovanni Pascoli, 10/a, (Roma)
Monterotondo, Via Giovanni Pascoli, 10/a, (Roma)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
4 Maggio 2013, ore 17.30
Sito web
www.guidoaloise.org
Autore




