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Roni Horn – Angie and Emily: The Dickinson Presence
All’insegna di una poetica del doppio, la mostra di MUSEION, si svolgerà in contemporanea con una mostra parimenti quasi esclusivamente incentrata su lavori fotografici ad Inverleith House ad Edimburgo
Comunicato stampa
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Roni Horn (nata a New York nel 1955) è un’artista ormai famosa in tutto il mondo per la semplicità e al tempo stesso la complessità dei suoi lavori, che pretendono il coinvolgimento attivo del fruitore facendo leva sulla sua esperienza immediata delle cose. Che si tratti di opera plastiche, di disegni o fotografie, chi sta di fronte ad un’opera dell’artista americana è chiamato a cimentarsi in una continua scoperta, che in un certo senso deve poter prescindere da conoscenze già acquisite e diventare un lento processo di apprendimento quasi intuitivo: davanti alle opere di Roni Horn siamo chiamati a re-imparare a vedere, a degnare della giusta attenzione ciò che stiamo guardando. Si comprende pertanto la diffusa presenza di immagini e di oggetti “doppi” nella produzione artistica della Horn: lo sviluppo parallelo di cose quasi identiche permette all’artista di affrontare tematiche per lei fondamentali come la differenza e l’identità.
Per l’esposizione a MUSEION Roni Horn ha scelto di presentare esclusivamente opere fotografiche. Molte immagini in mostra hanno origine in Islanda, una sorta di terra d’elezione per Roni sin dagli anni Settanta, dove trascorre molto tempo esplorando e fotografando. A partire dagli anni ‘90 questa attrazione ha dato luogo ad un corpo non ancora terminato di libri d’artista intitolati “To Place”, il cui titolo rinvia al fatto che Roni considera l’Islanda un verbo e non un oggetto, in quanto proprio in questo paese ha appreso come ogni luogo sia essenzialmente soggetto a cambiamenti e non può essere ritenuto una cosa in sé conclusa. Le sequenze giustapposte di espressioni di visi e di fenomeni naturali che troviamo in Becoming a Landscape (1999-2001) esprimono adeguatamente la dialettica insita all’immenso lavoro in continua evoluzione di “To Place”: lo sguardo non può essere separato da chi vede e pertanto l’Islanda nello sguardo di qualcuno diventa qualcosa di diverso dall’Islanda in sè. La reciprocità tra sguardo e cosa vista è la chiave dell’intero progetto “To Place”. Da una sorta di archivio personale “non-intenzionale”, come lo definisce l’artista, collezionato durante i diversi soggiorni islandesi trae anche origine Doubt by Water (2003-04), un’installazione di un’eterogenea scelta di fotografie bifronti presentate su steli di alluminio, dove il viso di un giovane si accompagna alla superficie anonima di un corso d’acqua e un paesaggio artico compare sul retro di un fiume. Le diverse fotografie sono riunite nel segno dell’acqua, la quale non solo trasmette emozioni, ma fa anche da tramite per le impressioni di un luogo.
La mostra propone inoltre una scelta di sette Bird Pairs e il dittico Dead Owl (1997), ovvero una serie di coppie di uccelli imbalsamati fotografati in un museo islandese, in cui si ripropone l’invito allo spettatore a cogliere la differenza tra le cose. Due cose sono apparentemente identiche, ma nel processo di percezione si realizza che non possono esserlo per definizione, dato che non si può fare la stessa esperienza due volte. L’esperienza della differenza per Roni Horn comporta anche implicazioni metaforiche più profonde con riferimenti alla sessualità e all’androginia. Vale la pena citare a questo proposito un’affermazione fatta dall’amico artista Felix Gonzalez-Torres in occasione dell’esposizione dell’opera Gold Field a Los Angeles nel 1990: “Alcuni congedano l’opera di Roni Horn come puro formalismo, come se tale purismo fosse possibile dopo anni di consapevolezza che l’atto di vedere un oggetto, ogni oggetto, è trasfigurato da genere, razza, classe socio-economica e orientamento sessuale.” [Some people dismiss Roni’s work as pure formalism, as if such purity were possible after years of knowing that the act of looking at an object, any object, is transfigured by gender, race, socio-economic class, and sexual orientation.]
L’esperienza della differenza e della dialettica tra osservatore e oggetto dell’osservazione ritorna in This is Me, This is You (1999-2000), che consiste in 49 coppie di foto scattate da Roni a sua nipote Georgia Loy in diverse pose nell’arco di due anni, dove in ogni coppia le immagini differiscono solo minimamente una dall’altra.
Completano la mostra due ulteriori lavori fotografici: Her, Her, Her and Her (2004) e Still Water (The River Thames, for Example) (1999). Her, Her, Her and Her riunisce una serie di fotografie scattate negli spogliatoi della piscina di Reykjavik, in cui si affiancano immagini di corridoi vuoti, ambienti freddi e piastrellati, porte chiuse all’insegna di una ripetizione similare che informa molti lavori di Roni.
Still Water combina le immagini delle torbide acque del Tamigi con diverse note a piè di pagina, che sono costituite da scritti dell’artista sull’acqua e da estratti da altre fonti, compresi gli archivi della polizia municipale e articoli di giornale, che evocano fatti di cronaca legati alle acque. Le fotografie catturano aspetti dell’acqua che non sono visibili ad occhio nudo e si integrano con le parole scritte, che aggiungono un ulteriore dimensione all’opera: nell’insieme si crea una polifonia tra l’immagine, lo sguardo del fruitore e la voce delle note a piè di pagina.
All’insegna di una poetica del doppio, la mostra di MUSEION, si svolgerà in contemporanea con una mostra parimenti quasi esclusivamente incentrata su lavori fotografici ad Inverleith House ad Edimburgo.
Letizia Ragaglia (curatrice)
Per l’esposizione a MUSEION Roni Horn ha scelto di presentare esclusivamente opere fotografiche. Molte immagini in mostra hanno origine in Islanda, una sorta di terra d’elezione per Roni sin dagli anni Settanta, dove trascorre molto tempo esplorando e fotografando. A partire dagli anni ‘90 questa attrazione ha dato luogo ad un corpo non ancora terminato di libri d’artista intitolati “To Place”, il cui titolo rinvia al fatto che Roni considera l’Islanda un verbo e non un oggetto, in quanto proprio in questo paese ha appreso come ogni luogo sia essenzialmente soggetto a cambiamenti e non può essere ritenuto una cosa in sé conclusa. Le sequenze giustapposte di espressioni di visi e di fenomeni naturali che troviamo in Becoming a Landscape (1999-2001) esprimono adeguatamente la dialettica insita all’immenso lavoro in continua evoluzione di “To Place”: lo sguardo non può essere separato da chi vede e pertanto l’Islanda nello sguardo di qualcuno diventa qualcosa di diverso dall’Islanda in sè. La reciprocità tra sguardo e cosa vista è la chiave dell’intero progetto “To Place”. Da una sorta di archivio personale “non-intenzionale”, come lo definisce l’artista, collezionato durante i diversi soggiorni islandesi trae anche origine Doubt by Water (2003-04), un’installazione di un’eterogenea scelta di fotografie bifronti presentate su steli di alluminio, dove il viso di un giovane si accompagna alla superficie anonima di un corso d’acqua e un paesaggio artico compare sul retro di un fiume. Le diverse fotografie sono riunite nel segno dell’acqua, la quale non solo trasmette emozioni, ma fa anche da tramite per le impressioni di un luogo.
La mostra propone inoltre una scelta di sette Bird Pairs e il dittico Dead Owl (1997), ovvero una serie di coppie di uccelli imbalsamati fotografati in un museo islandese, in cui si ripropone l’invito allo spettatore a cogliere la differenza tra le cose. Due cose sono apparentemente identiche, ma nel processo di percezione si realizza che non possono esserlo per definizione, dato che non si può fare la stessa esperienza due volte. L’esperienza della differenza per Roni Horn comporta anche implicazioni metaforiche più profonde con riferimenti alla sessualità e all’androginia. Vale la pena citare a questo proposito un’affermazione fatta dall’amico artista Felix Gonzalez-Torres in occasione dell’esposizione dell’opera Gold Field a Los Angeles nel 1990: “Alcuni congedano l’opera di Roni Horn come puro formalismo, come se tale purismo fosse possibile dopo anni di consapevolezza che l’atto di vedere un oggetto, ogni oggetto, è trasfigurato da genere, razza, classe socio-economica e orientamento sessuale.” [Some people dismiss Roni’s work as pure formalism, as if such purity were possible after years of knowing that the act of looking at an object, any object, is transfigured by gender, race, socio-economic class, and sexual orientation.]
L’esperienza della differenza e della dialettica tra osservatore e oggetto dell’osservazione ritorna in This is Me, This is You (1999-2000), che consiste in 49 coppie di foto scattate da Roni a sua nipote Georgia Loy in diverse pose nell’arco di due anni, dove in ogni coppia le immagini differiscono solo minimamente una dall’altra.
Completano la mostra due ulteriori lavori fotografici: Her, Her, Her and Her (2004) e Still Water (The River Thames, for Example) (1999). Her, Her, Her and Her riunisce una serie di fotografie scattate negli spogliatoi della piscina di Reykjavik, in cui si affiancano immagini di corridoi vuoti, ambienti freddi e piastrellati, porte chiuse all’insegna di una ripetizione similare che informa molti lavori di Roni.
Still Water combina le immagini delle torbide acque del Tamigi con diverse note a piè di pagina, che sono costituite da scritti dell’artista sull’acqua e da estratti da altre fonti, compresi gli archivi della polizia municipale e articoli di giornale, che evocano fatti di cronaca legati alle acque. Le fotografie catturano aspetti dell’acqua che non sono visibili ad occhio nudo e si integrano con le parole scritte, che aggiungono un ulteriore dimensione all’opera: nell’insieme si crea una polifonia tra l’immagine, lo sguardo del fruitore e la voce delle note a piè di pagina.
All’insegna di una poetica del doppio, la mostra di MUSEION, si svolgerà in contemporanea con una mostra parimenti quasi esclusivamente incentrata su lavori fotografici ad Inverleith House ad Edimburgo.
Letizia Ragaglia (curatrice)
03
febbraio 2006
Roni Horn – Angie and Emily: The Dickinson Presence
Dal 03 febbraio al 07 maggio 2006
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEION
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Biglietti
Normale: € 3,50 (con MuseumCard € 2,50)
Ridotti: (studenti, anziani, gruppi): € 2,00 (con MuseumCard € 1,50)
Ingresso famiglia € 7,00 (con MuseumCard € 5,00)
Scuole superiori con visita guidata € 2,50
Scuole medie con o senza visita guidata € 1,00
MuseumCard € 2,50
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-18, giovedì 10-20
Vernissage
3 Febbraio 2006, ore 19:30
Autore
Curatore



