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Safet Zec – Opera grafica 1992/2007 #2
Per la prima volta a Firenze uno dei maggiori artisti della Ex Yugoslavia SAFET ZEC e la sua opera grafica. Seconda parte
Comunicato stampa
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Opera Grafica - Parte II
Da giovedi' 8 novembre (ore 18.00) seconda parte della mostra di SAFET ZEC, presso la Galleria Falteri di Antonio Berni. L' artista bosniaco, per la prima volta a Firenze, sarà presente all'inaugurazione.
Dopo il largo consenso di pubblico registrato nella prima parte della mostra, la Galleria si accinge a presentare un nuovo ciclo di incisioni (perlopiu' acquatinta e ceramolle): il -Tavolo rosso-, il tavolo di lavoro dell'artista con i suoi strumenti, le -Case di pietra-, facciate caratteristiche delle case dei Balcani ed i famosi -Abbracci e Preghiere-, nati dal dolore della guerra.
-Da una guerra si esce sempre allo stesso modo, con in mano un sacchetto con poche cose o senza niente. Io ho il diritto e il dovere di dipingere e incidere come dipingo e incido oggi. E' la mia battaglia quotidiana. Contro le stupidaggini, la tv che vende, lo scherzo scacciapensieri in cui vogliono farci vivere. (-) Creare dopo Sarajevo? Non potevo continuare con paesaggi poetici, alberi meravigliosi. Oggi la mia arte e' preghiera. Ha un'altra drammaticità, una gestualità diversa. Non raffiguro temi religiosi, la religiosità e' nello sguardo concentrato su piccole cose semplici, un piatto, una pagnotta, un cestino, una mano, una finestra. Dietro la sofferenza cerco sempre la bellezza. Nel mio lavoro c'e' l'eco dei maestri del passato, certo, Rembrandt e' il mio padre artistico. Prima, prima della guerra, mi definivano -realista poetico-. Dopo, ogni gesto e' preghiera-. Cosi' parla Safet Zec, in un'intervista a L'Espresso del 15 settembre 2005.
SAFET ZEC, nato in Bosnia nel 1943, e' arrivato in Italia con la famiglia nel 1992 in conseguenza della guerra dei Balcani; oggi vive e lavora a Venezia. Dalla fine della guerra torna spesso nel suo paese a Pocitelj vicino Mostar dove, dalle rovine del suo atelier di grafica, ha recentemente fondato una scuola di incisione per giovani artisti.
Artista di fama internazionale, oltre 100 mostre all'attivo, un suo autoritratto e' stato esposto tra quello di Picasso e di Duchamp alla mostra Moi!, inaugurata al Musee' du Luxembourg di Parigi, e poi agli Uffizi; lo scrittore e filosofo Jorge Semprun sta lavorando a un saggio sul suo lavoro; l'International League of Humanists gli ha conferito il premio umanistico Linus Pauling. Vincitore del Premio Siascia nel 2002, quest'anno e' stato insignito del titolo di Chavallier de l'Ordre des Arts e des Lettres dalla Repubblica Francese.
Da giovedi' 8 novembre (ore 18.00) seconda parte della mostra di SAFET ZEC, presso la Galleria Falteri di Antonio Berni. L' artista bosniaco, per la prima volta a Firenze, sarà presente all'inaugurazione.
Dopo il largo consenso di pubblico registrato nella prima parte della mostra, la Galleria si accinge a presentare un nuovo ciclo di incisioni (perlopiu' acquatinta e ceramolle): il -Tavolo rosso-, il tavolo di lavoro dell'artista con i suoi strumenti, le -Case di pietra-, facciate caratteristiche delle case dei Balcani ed i famosi -Abbracci e Preghiere-, nati dal dolore della guerra.
-Da una guerra si esce sempre allo stesso modo, con in mano un sacchetto con poche cose o senza niente. Io ho il diritto e il dovere di dipingere e incidere come dipingo e incido oggi. E' la mia battaglia quotidiana. Contro le stupidaggini, la tv che vende, lo scherzo scacciapensieri in cui vogliono farci vivere. (-) Creare dopo Sarajevo? Non potevo continuare con paesaggi poetici, alberi meravigliosi. Oggi la mia arte e' preghiera. Ha un'altra drammaticità, una gestualità diversa. Non raffiguro temi religiosi, la religiosità e' nello sguardo concentrato su piccole cose semplici, un piatto, una pagnotta, un cestino, una mano, una finestra. Dietro la sofferenza cerco sempre la bellezza. Nel mio lavoro c'e' l'eco dei maestri del passato, certo, Rembrandt e' il mio padre artistico. Prima, prima della guerra, mi definivano -realista poetico-. Dopo, ogni gesto e' preghiera-. Cosi' parla Safet Zec, in un'intervista a L'Espresso del 15 settembre 2005.
SAFET ZEC, nato in Bosnia nel 1943, e' arrivato in Italia con la famiglia nel 1992 in conseguenza della guerra dei Balcani; oggi vive e lavora a Venezia. Dalla fine della guerra torna spesso nel suo paese a Pocitelj vicino Mostar dove, dalle rovine del suo atelier di grafica, ha recentemente fondato una scuola di incisione per giovani artisti.
Artista di fama internazionale, oltre 100 mostre all'attivo, un suo autoritratto e' stato esposto tra quello di Picasso e di Duchamp alla mostra Moi!, inaugurata al Musee' du Luxembourg di Parigi, e poi agli Uffizi; lo scrittore e filosofo Jorge Semprun sta lavorando a un saggio sul suo lavoro; l'International League of Humanists gli ha conferito il premio umanistico Linus Pauling. Vincitore del Premio Siascia nel 2002, quest'anno e' stato insignito del titolo di Chavallier de l'Ordre des Arts e des Lettres dalla Repubblica Francese.
08
novembre 2007
Safet Zec – Opera grafica 1992/2007 #2
Dall'otto novembre all'otto dicembre 2007
disegno e grafica
Location
GALLERIA FALTERI
Firenze, Via Della Spada, 38/R, (Firenze)
Firenze, Via Della Spada, 38/R, (Firenze)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10-13.30 e 16-19.30
Vernissage
8 Novembre 2007, ore 18
Autore




