Il ritmo e la campitura, elementi musicali, ma nello stesso tempo scansioni estetiche che si traducono in larghi spazi, che abbracciano ed avvolgono scenograficamente. Le larghe pennellate nel loro scorrere orizzontale formano profondità e anche quando Pepe cerca l’essenziale, riemerge quel suo ardire minimale. Il pensiero è propulsione costante dell’agire e integra l’opera, ma non è semplice accettare questa scommessa, poiché la difficoltà sta nell’immedesimazione col pensiero dell’artista. Un vagare quindi in tentativi che sperimentano le nuove strade dell’Arte, un viaggiare sulle onde musicali e sull’impalpabilità video, immagini e corse infinite nelle spazio. Poi improvvisamente gesti, segni, tracce di colore, monocromi e esperimenti; nuove scritture o forse solo riaffacciarsi di antichi gesti, l’ancestralità espressa con nuovi mezzi. Difficile per chi non vuole entrare e lasciarsi trasportare nella contemporaneità fatta di estremi, di contraddizioni, di oggetti lasciati, gettati, dimenticati e arrugginiti. Una materia che si distrugge, ma che in effetti non fa altro che trasformarsi, e questa è la sola verità. Tradurre questo in estetica e oggettività dell’arte è il pensiero fisso, una meta da raggiungere a ogni costo e tenere la rotta non è facile. Non è facile reggere il peso e la fatica di un esperimento continuo, di un progredire a fatica nell’immensa solitudine che l’artista moderno attraversa.

Salvatore Pepe nato a Paia a Mare (cs) nel 1962, ha studiato Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Si dedica all’insegnamento artistico, per qualche tempo anche in Trentino, poi vive fra Roma e Perugia; attualmente è docente di Progettazione presso l’Istituto d’Arte di Luzzi-Cosenza; è stato promotore e curatore del Museo Civico di Praia a Mare. Espone le sue esperienze artistiche incentrate sulla percezione visiva, sui materiali “altri” oggetti e istallazioni. Gravita fra minimalismo estetico e superamento dei materiali per dare ritmo alle sue composizioni che spesso sono anche affiancate da happening musicali, dove il jazz trova visione. Espone dal 1988, in Italia, negli USA, Israele, Repubblica di San Marino, Spagna, Malta, Turchia. Nel 2007 partecipa alla 52^Biennale di Venezia nell’ambito del progetto “Camera 312-promemoria per Pierre”